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Autore: AmarA    03/11/2005    3 recensioni
Storia verosimile sulla morte del padre di Billie Joe... molto triste: necessiterete di fazzolettini... il rating è PG per via di certi insulti un po' coloriti.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Billie J. Armstrong
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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sono proprio contenta che vi stia piacendo!!
grazie mille per tutti i commenti!! ^^
e ora...capitolo nuovo!

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“Ah, eccovi! Dove diavolo eravate finiti? Va beh, va beh, fa lo stesso! Forza, muovetevi! E non fate chiasso, deve riposare!” li riprese la Mamma, quando finalmente arrivarono anche loro.

Entrarono nella stanza e videro il Papà sdraiato nel letto, attorniato da macchine che facevano strane luci e fili che terminavano in aghi conficcati nelle sue braccia.

“Andy… Andy, tesoro, apri gli occhi. Saluta i bambini che sono venuti a trovarti. Andy…”

Il Papà aprì a fatica un occhio e abbozzò un sorriso: “Ciao, Ollie. Ciao, ragazzi. Oh, ma siete venuti proprio tutti! Che carini, non dovevate…”

“Non dire sciocchezze, Pà! Non vedevamo l’ora di vederti!” esclamò Holly, posandogli un bacio su una guancia.

Lui la guardò e sorrise: “La mia piccolina, la mia piccola Holly… Come stai, tesoro? E tu, Allen? E David, Anna, Marcy? State tutti bene? La scuola? E Bill? Perché non vedo Bill? Non è venuto?” chiese il Papà, un po’ deluso.

“Ma no, Pà, sono qui!” disse Billie, sporgendosi a salutarlo. Il Papà sorrise: “Ah, eccoti! Scusa, piccolo, non ti avevo visto… Forza, ditemi come state! Voglio sapere cosa succede nel mondo e nella mia famiglia!” li incitò.

Così, chiacchierarono per un po’. Raccontarono al Papà ogni cosa, dal tifone sulla costa orientale ai monelli che imbrattavano di sabbia il bucato della vecchia Clayton. Fu felice, quando sentì che Marcy aveva preso una A nel compito di matematica e se la prese, ma non troppo, quando Allen gli confessò di aver preso una nota dall’insegnante di musica perché l’aveva beccato mentre costruiva grattacieli con i triangoli.

“E tu, Bill, con la tua musica? Hai ancora scritto canzoni?”

David si agitò sulla sedia, ma prima che potesse parlare, Billie disse, entusiasta: “Si, Papà, ne ho scritta ancora una, la scorsa settimana e adesso ne sto facendo un’altra. Però non mi vengono le parole…”

“Prima la musica, Bill, e poi…”

“…e poi le parole. Lo so, lo so. Infatti la musica l’ho quasi finita, sono solo le parole che non riesco a trovare!”

“Forse è perché non senti bene le note. Che dici, con una base ben fatta riusciresti a trovarle?”

“Potrei provarci, sarebbe più facile. Perché?” chiese incuriosito Billie.

Il Papà allora fece un cenno alla Mamma. Lei prese un pacco lungo e affusolato da dietro il comodino traballante e lo porse a Billie, che rimase a bocca aperta con quel regalo tra le mani.

“Allora, non lo apri? Voglio vedere se ti piace”, lo incoraggiò il Papà

Con le mani sudate, Billie scartò lentamente il pacco, mentre Holly tormentava il Papà: “Che cos’è, Pà? Perché l’hai dato a Billie? Volevo anch’io un regalo!”

“L’ho dato a Bill, tesoro, perché so quanto ci tenesse, a questa cosa. E perché voglio che continui a tenerci…”

Billie aveva finito di scartare il pacco: quella che teneva tra le mani era una chitarra elettrica, blu, meravigliosa. Rimase a bocca spalancata con la chitarra in mano ad osservarla estasiato. “L’ho presa da un mio amico rigattiere giù a Berecley e gli ho sostituito le corde. Dovrebbe essere abbastanza intonata. Ti piace?”

Billie non riuscì a spiccicare una parola. Continuava a guardare ad intermittenza la chitarra e il Papà a bocca aperta.

Il Papà lo guardò e scoppiò a ridere: “Bene, figliolo, vedo che ti piace. Sono contento, ora però devi metterti d’impegno: per il mio ritorno a casa voglio sentire quest’ultima misteriosa canzone senza parole completata, è chiaro?”

Billie sorrise, rosso d’eccitazione: “Certo, Pà! Puoi contarci!”

“Bene!”

In quel momento bussarono alla porta: era l’infermiera con lo sgradevole compito di buttarli fuori, perché l’orario delle visite era finito da un pezzo.

Tutti quanti salutarono il Papà e uscirono. “Ciao, Andy. Riguardati.”

“Ciao, Ollie. Non essere triste, stai facendo un lavoro meraviglioso con questi ragazzi: sei una mamma perfetta e loro sono dei figli perfetti. Non vedo l’ora di potermi togliere questi aghi e venire a casa”.

La Mamma sorrise e per un momento non fu più la Mamma, ma solo Ollie. Ollie che fissava Andy ed Andy che fissava Ollie.

Poi aprì la porta e gli fece ancora un cenno di saluto, prima di uscire.

“L’ho visto bene, molto bene, Mamma. Cosa dice il Dottore?”

“Lo hai sentito, Anna, dice che va tutto bene, che il tumore è stato asportato con facilità e che sta rispondendo bene alle cure di controllo”.

“No, Mamma, intendevo cosa ha detto a te che non poteva dire a noi”.

La Mamma rimase in silenzio per qualche momento. Era piuttosto tardi, i bambini erano a letto da un pezzo e non c’era il rischio che potessero sentire.

Sospirò: “Beh… Mi ha detto che è abbastanza sicuro della completa riuscita dell’intervento, a quanto si può vedere dalle TAC e dalle risonanze magnetiche, sembra che siano riusciti ad asportarlo del tutto, solo…”

“Solo… che cosa, Mamma?”

Ancora un attimo di silenzio.

“Solo che dagli ultimi esami sembra che ci sia… una macchia, un’ombra… non so come dire. Il Dottore ha detto che non è niente di preoccupante, probabilmente è solo un’imperfezione nella stampa della radiografia, ma…” Non riuscì a finire la frase, la voce spezzata.

Anna sospirò, prendendo una mano della Mamma e rimasero lì, a guardarsi, per darsi coraggio l’un l’altra.

Dietro la porta chiusa della cucina, Billie strizzò gli occhi e strinse più forte il suo bicchiere vuoto, tornando in camera in punta di piedi.

Si buttò sul letto, ma non pianse come avrebbe voluto fare. Invece si inginocchiò e pregò. Anche se non lo aveva mai fatto, quella volta pregò. Non sapeva come fare, perché nessuno era mai stato ad insegnarglielo, così improvvisò: “Caro Dio, scusa se ti prego solo adesso, ma ho davvero bisogno che tu mi aiuti. Vedi, il mio Papà sta male, ma se tu volessi farlo stare bene, mi faresti un grandissimo favore. Ti prego, ne ho davvero bisogno, di questo favore. Perché ho bisogno del mio Papà. Tutti noi abbiamo bisogno di lui: la Mamma, Holly, Anna, Marcy, Allen e pure David, anche se non sembra.” rimase un momento in silenzio, perplesso sul come terminare “Dai, Dio, non è tanto, quello che ti chiedo, no? Non ti ho mai chiesto niente, questo favore puoi farmelo. Grazie mille, Dio. Se mi fai questo favore, giuro che ti pregherò più spesso per ringraziarti!”

Come avrebbe detto Billie anni dopo, quella sera Dio non era in casa e aveva la segreteria staccata.

  
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