Capitolo 4
Il viaggio di
ritorno sembrò durare un’eternità. Il riverbero del sole
sulla neve gli feriva gli occhi costringendolo a voltare il viso verso
l’interno e ad accostare la tendina del finestrino. Gli bruciavano
terribilmente non riuscendo a tenerli fissi per molto tempo su niente. Si
voltò ancora e guardò sua madre che era persa in chissà
quali pensieri ma che gli sorrise appena si accorse
dello sguardo su di lei. Guardò poi suo padre, seduto di fronte. Lo
stava ancora osservando con aria severa senza dir nulla e senza far trasparire
nulla di quanto sicuramente aveva da dire. Posò la testa indietro, sul
sedile, e chiuse gli occhi respirando a fondo chiedendosi quanto sarebbe durata
la ramanzina questa volta, cosa gli sarebbe costato.
Come la carrozza
si fermò, Draco scese in fretta facendo un gesto vago con la mano verso
i suoi, imboccando subito il grande portone dove vi sparì dietro. Non
avrebbe aspettato che scendessero, non avrebbe aspettato
di entrare per farlo assieme a loro, l’unico pensiero era di raggiungere
la sua stanza e chiudersi dentro.
Mentre saliva
le scale che lo portavano al piano superiore si
accorse di avere i sensi tesissimi. Si aspettava da un momento all’altro
che suo padre lo richiamasse per parlargli ma al contrario di quanto immaginava
non successe nulla. Non lo chiamò e non lo fermò!
Una volta in
camera chiuse la porta e ci si poggiò contro slacciandosi il mantello
che lasciò cadere a terra. Rimase qualche minuto così senza fare
nulla, ad ascoltare semplicemente il ritmo del suo respiro che solo ora gli
sembrava tornato normale. Fece poi qualche passo in avanti verso il grande
letto a baldacchino dove pochi minuti dopo si
sdraiò a pancia all’aria portandosi le mani dietro alla testa,
rimanendo così a fissare le morbide pieghe delle tende legate contro le
colonnine in marmo d’alabastro. Abbassò un braccio e infilò
la mano in tasca tirando fuori i petali stropicciati. Se li portò vicino
al naso, profumavano ancora! Rimase a rimirarli a lungo girandoseli tra le
dita.
Non fosse per
quelli, si sarebbe convinto del tutto che il vissuto la notte appena trascorsa
era stato solo frutto della sua immaginazione, solo un lungo e strano sogno. Ma
quei due petali di rosa in pieno inverno erano la testimonianza tangibile che
non aveva immaginato nulla. Si girò su un
fianco e sospirò ripercorrendo con la memoria gli accadimenti in quella
radura. Sorrise al ricordo di lei e di come si era
spaventato. Lui Draco Malfoy che si spaventava davanti ad una ragazza… al
fantasma di una ragazza perché quello era, non
c’era altra spiegazione.
Ripensò
alle sue labbra così carnose, al seno che veniva
magnificamente messo in evidenza dalla morbida veste, a come sarebbe stato
poterla toccare o magari baciare. Uno strano senso di calore lo
invase facendogli socchiudere gli occhi e sorridere ancora di più. Ma poi d’un tratto si alzò di colpo mettendosi
seduto e scrollando la testa si diede dell’idiota. Ma
cosa andava a pensare? Solo le femmine fanno pensieri del genere!!!
Decisamente la nottata era stata pesante e lui aveva
l’assoluto bisogno di una doccia.
Non aveva
ancora finito quel pensiero che era già in piedi diretto verso la stanza
da bagno. Abilmente si era sfilato l’elegante
tunica e con la stessa abilità aveva slacciato i bottoni della camicia
facendola scivolare a terra. Allungò un braccio fino a raggiungere il pomello
del rubinetto nella
doccia e lo scroscio d’acqua calda animò il silenzio che
c’era stato fino a quel momento. Si fermò davanti al lavandino
avvicinando il viso allo specchio. Non aveva una buona c’era, pur avendo
la carnagione chiarissima risultava pallido e delle
ombre scure gli cerchiavano gli occhi. Aveva proprio bisogno di una buona
dormita!
Slacciò
la cinta e la chiusura dei pantaloni che finirono anch’essi a terra
insieme alla biancheria, poi s’infilò, senza pensarci due volte, sotto il
getto d’acqua bollente.
Il vapore che
lo avvolse, le gocce bollenti che gli scivolavano lungo il corpo ben modellato
disegnando strade immaginarie che s’intersecavano tra loro, gli regalarono quella tanto agoniata sensazione di pace che
aveva cercato così disperatamente. I capelli si erano appiccicati al
viso dividendosi in ciocche e mettendo ancor più in evidenza i bei
lineamenti che aiutati dal caldo creatosi si stavano rilassando allontanando
quell’espressione dura tenuta fino a quel momento.
Alzò
il viso verso il getto d’acqua cercando di pensare a quale sarebbe stata
la miglior cosa da fare. Ritornare il prima possibile
in quel luogo o aspettare il ritorno alla scuola e cercare notizie nei libri
della fornitissima biblioteca di Hogwarts?
Sicuramente cercare
notizie sarebbe stata la cosa più sensata ma si sa che gli adolescenti
in casi come questi prendono sempre la decisione opposta.
Uscito dalla doccia
con un asciugamano legato intorno ai fianchi
tornò nella sua camera sgocciolando un po’ ovunque e si
fermò davanti allo specchio a rimirarsi ancora. Si,
decisamente non era male! In quel momento gli tornò in mente
l’ultima volta che alla scuola era stato con una ragazza. Proprio la sera
prima di tornare a casa per le vacanze. Si ricordava
benissimo i gemiti di lei, e di come lo guardava durante e dopo. E della
delusione che le aveva letto negli occhi quando aveva capito che per lui non
era stata altro che una delle tante e nemmeno delle
migliori tra l’altro. Non si era nemmeno preoccupato di non farglielo
capire, anzi il suo atteggiamento distaccato e anche un po’ annoiato era stato molto più significativo che se
gliel’avesse detto a voce.
Sorrise malizioso e
con una punta di superbia e cattiveria ricordò anche, come lei avesse
cercato di coprirsi quando lui le aveva intimato di andarsene e soprattutto di
come avesse cercato di trattenere le lacrime che le pungevano insistentemente
gli occhi.
Continuando a pensare
a quei, per lui, piacevoli ricordi lasciò
cadere l’asciugamano a terra e s’infilò sotto le coperte
senza nemmeno mettersi il pigiama e si addormentò quasi
all’istante.
Fù un sonno agitato anche se profondo, tanto che quando si
svegliò si accorse di essere completamente scoperto. Le lenzuola erano
aggrovigliate in un angolo ai piedi del letto e il cuscino era finito a terra.
All’improvviso
sentì un forte profumo di rose che quasi lo stordì. Una leggera e
argentea risatina si espanse nell’aria e svanì subito dopo insieme quel forte profumo, facendo ripiombare la
stanza nel più assoluto silenzio.
Draco improvvisamente
si guardò rendendosi conto di essere completamente nudo e provò
un moto di vergogna sentendosi stranamente osservato anche se
nella stanza non c’era nessuno otre lui.
Si tirò il lenzuolo
verso di se fino a coprire le parti intime e con un leggero rossore corse verso
il cassettone a prendere della biancheria da infilarsi in fretta. Tanto in
fretta che rischio di capitombolare a terra!
Una volta infilatosi
un paio di boxer si sentì subito più a
suo agio e cominciò a scrutare meglio la stanza in cerca di qualcosa che
potesse confermare o smentire del tutto il suo sospetto di non essere solo. Frugò
da per tutto, anche nei posti più impensabili o
chiaramente impossibili. Ma non trovò nulla se
non i due petali di rosa finiti a terra sotto il letto. Sembravano ancora
appena colti dalla corolla del fiore nonostante fossero un po’
stropicciati. Li raccolse con cura e li chiuse dentro al
cassetto del comodino, sentendosi ancora una volta un’idiota.
Cominciavano a essere troppe due volte in un giorno!
S’infilò
un paio di pantaloni blu e una maglietta un po’ consunta di colore grigio e scese di
sotto a cercare la madre, sperando allo stesso tempo di non dover incontrare il
padre.
Cominciò a
girare per casa cercandola per poter chiederle in
maniera, naturalmente molto vaga, qualche informazione sulla famiglia Khoocs, e sul loro castello. Magari sarebbe riuscito a
carpire qualcosa che potesse avere a che fare con quanto successo la sera
prima.
Trovò la
madre nel salone grande intenta a sistemare delle decorazioni. Quando ella si voltò e lo vide spalancò gli occhi e
con voce sconcertata gli chiese
“Draco ma che
ti sei messo addosso?”
Draco si
guardò stupito non capendo la reazione di sua madre, non notava nulla di
strano.
Fissò la
decorazione che teneva tra le mani Narcissa e in quel momento venne come
folgorato da un lampo e ricordò che era il giorno di Natale. Quella
sera, erano loro ad avere ospiti.
“Tesoro, non
stai ancora bene?” chiese
Narcissa scrutando il figlio con attenzione. Quell’espressione persa non
la convinceva per nulla. Suo figlio aveva qualcosa, qualcosa che probabilmente
aveva a che fare con la sera prima.
“Hai ragione madre Non sto ancora bene e…!”
rispose subito Draco
“No amore mio,
non puoi non esserci, sai quanto ci tiene tuo padre, almeno fin quando siamo a tavola resisti, poi magari ci penso io a parlare con
lui!” lo interruppe addolcendo però sia lo sguardo che la voce
mentre gli si avvicinava per posargli una mano sulla fronte.
Draco si
scansò non amando il contatto fisico di nessun genere, a parte quello in
determinati momenti con le ‘sue ragazze’ di passaggio ma in quei
casi,i doveva essere lui a decidere come e quando…
era lui che comandava!
Narcissa rimase con
la mano sollevata ma non disse nulla e Draco sbuffando tornò sui suoi
passi e andò a cambiarsi per essere presentabile ad
un’altra noiosissima serata a
cui avrebbe di gran lunga preferito una lezione con il professor Piton!
Nota dell’Autrice: x terryborry – ti ringrazio ancora per il
fatto che continui a seguirmi e che mi lasci un segno del tuo passaggio
^_^ Non posso rispondere
apertamente a quello che mi chiedi, rovinerei l’effetto sorpresa se mai
ce ne fosse una! :P Ti dico solo di portare
pazienza… ^_^
Davvero disegni?
Hai mai pubblicato qualcosa on line? Se si, si possono vedere? Io mi diverto a fare colorize più che altro, è una tecnica che mi
piace moltissimo^^
Un bacione! :-*