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_Cap. 23
Forks
Avevo un disperato bisogno di parlare con mia madre, qualche sua battuta e qualche consiglio strambo, mi avrebbero aiutato ad affrontare la situazione... inoltre, questa sera ci sarebbe stata la cena con Billy e Jacob. Io non avrei cucinato.
“Mamma, scusa per l’ora ma avevo bisogno di parlare con te!”
“Piccola mia ti sento preoccupata....Edward?!” quel nome mi provocò un brivido, sentivo ancora le sue mani su di me.
“No, papà!” il mio tono era irritato, mio padre mi aveva destabilizzato, cercando in tutti i modi di “pubblicizzare” Jacob ai miei occhi.
“Cosa ha combinato Charlie stavolta...” sorrisi involontariamente a quel tono esasperato che conoscevo bene, era lo stesso tono che avevo usato anch’io.
“Sta cercando di convincermi a lasciare Edward per mettermi insieme a Jacob!” Una risata proruppe dalla cornetta
“Non ci posso credere, l’ha fatto....” ancora una risata. Mi stavo irritando anche con lei.
“Mamma non scherzare su queste cose!” ero irritata.
“Seriamente Bella, non preoccuparti per Charlie e per i suoi piani... non potrà far nulla che tu non voglia. Ricordatelo Bella, se tu ami Edward, e sono sicura che tu lo ami, nessuno potrà fare nulla per allontanarvi. Solo tu puoi allontanarlo... Edward ti ama talmente tanto... senza di te è perso...”
“Mamma a te piace Edward, vero?” un momento di silenzio.
“Bella tu... tu non l’hai visto quando è tornato da te...” non riuscivo a capire ma, il tono di voce di mia madre era cambiato, si era fatto serio, cos’era successo, cosa le aveva detto Edward...
“Bella, tesoro, forse non dovrei dirtelo, ma Edward era veramente disperato quando ti ha raggiunta in ospedale. Il suo atteggiamento era come quello di una bilancia cui manca un piatto... destabilizzato, sofferente, come se non riuscisse più a stare in equilibrio senza di te, come se la sua stessa vita dipendesse da te... ti giuro amore, non ho mai visto nessuno soffrire come qual ragazzo...” Rimasi senza parole, Edward non mi aveva mai accennato a quanto avesse sofferto, avevo sempre preso in considerazione la mia sofferenza, ma non avevo mai pensato che anche lui avesse vissuto un dramma simile al mio.
“mamma, sei sicura...”
“Lui non te ne ha parlato, vero? Probabilmente non è nella sua natura... è un ragazzo che sa tenere dentro il dolore... solo gli occhi sono lo specchio della sua anima sofferente.” Il tono di mia madre era sempre più serio, io ero sconvolta, Se voleva Renèe sapeva essere molto acuta.
“Mamma... io non sapevo...” la sentii sorridere...
“Bella, solo tu puoi allontanarlo da te...se lo ami, qualunque cosa farà Charlie o dirà Jacob sarà inutile. Non preoccuparti, vivi con serenità...
“Ti voglio bene mamma, grazie!”
“Ciao piccolina, ti voglio bene anch’io!”
Mi stesi sul letto e ripensai alle ultime parole di mia madre. Chissà perché avevo supposto che, essendosi allontanato da me, Edward non soffrisse veramente della separazione. Invece...
La voce di mio padre mi svegliò. Guardai l’orologio, avevo dormito per quasi tre ore ed era pronta la cena.
Controvoglia scesi e dipinsi sul mio viso un sorriso rilassato. La serata sarebbe passata presto. Sperai che non ci fossero intoppi, lo sperai veramente.
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Erano le nove di mattina quando Charlie chiamò mio padre. Ci invitava a cena, ci sarebbe stata anche Bella, di ritorno a Forks per le vacanze di Natale.
Accettai con entusiasmo, avevo molta voglia di rivederla anche se, in cuor mio, sospettavo che lei non nutrisse altrettanta eccitazione.
Da quando Cullen era tornato nella sua vita, non mi aveva mai chiamato, mai cercato, ero diventato totalmente invisibile. Eppure, quando lui non c’era avevo sperato, sperato veramente... volevo che lo dimenticasse, la desideravo disperatamente... non era più l’acerba tredicenne che avevo baciato un giorno, un po’ per gioco, un po’ per consolarla, sulla spiaggia di La Push. Ora era una splendida giovane donna il cui corpo desideravo disperatamente avere per me.
Tornai con la mente ai “giorni dell’abbandono”... Ero al settimo cielo, Cullen l’aveva lasciata, l’avevo sempre sospettato che non sarebbe riuscito a farla felice, ora era il mio turno, ora potevo avere la mia possibilità.
Andai a trovarla allo studentato... Non avrei mai dovuto farlo.
Lo spettacolo che mi si presentò davanti non lo avrei mai dimenticato.
Bella, la ragazza vitale, solare, allegra, giaceva ora immobile sul letto. Gli occhi, sbarrati, guardavano un punto imprecisato, le labbra pronunciavano un solo nome: Edward.
Mi avvicinai a lei, volevo provare a svegliarla, a parlarle... si voltò ma non mi riconobbe, poi continuò a chiamare il suo nome come una litania.
“Bella” la chiamai... ma non mi rispose, era racchiusa in un mondo tutto suo dove nessuno, neppure la sua famiglia, poteva entrare. Feci di tutto pur di costringerla a riprendersi dallo stato catatonico in cui era caduta, ma niente di ciò che facevo riusciva ad aiutarla. Nemmeno il bacio che le diedi, pensando scioccamente di svegliare la principessa addormentata, nemmeno le carezze che le feci... mi vergognai al ricordo; nulla riusciva a colpirla.
Quando Cullen si presentò all’ospedale fui preso da un’ira furibonda, come osava tornare da lei dopo tutto il dolore che le aveva causato? Come osava Bella riaccoglierlo con se? Doveva pagarla per quello che le aveva fatto, per la sofferenza che aveva provocato a tutti noi. Per la sofferenza che mi aveva causato portandomela via. Bella non era mai stata veramente mia...ammisi.
Gli urlai contro ma non diede segno di temermi, lo colpii, ma non reagì, lo colpii ancora, nulla. Sembrava di ghiaccio, insensibile, freddo... quasi volesse essere punito, consapevole del dolore che le aveva procurato...
Fece il miracolo, Edward Cullen riuscì dove io fallii. Con il suo bacio svegliò la principessa.
Lo detestavo. Detestavo che una persona come lui, potesse avere con facilità ciò che io agognavo da anni.
Questa sera avrei parlato con Bella, le avrei rivelato la portata miei sentimenti, la mia attrazione per lei. Non mi importava altro, solo che lei sapesse, e che non si fermasse alla prima occasione, ma che avesse la possibilità di scegliere. Lui o me.
Mi preparai di tutto punto, volevo essere attraente, volevo che mi guardasse con altri occhi, che mi guardasse come guardava lui. Non volevo più essere Jacob, l’amico d’infanzia che le aveva dato il suo primo bacio e poi era scappato, ma un ragazzo, un ragazzo che le avrebbe fatto dimenticare Edward...
Con questa consapevolezza uscii e mi diressi a casa Swan dove Billy e Charlie, nonostante la temperatura polare, stavano preparando una grigliata di carne e verdure.
“Buonasera Jacob” Charlie era raggiante, mi aveva chiesto di stare vicino a Bella per allontanarla gradatamente dal suo ragazzo e io ero stato ben contento di prestarmi al gioco. Ci avrei provato sicuramente, la volevo per me.
“Ho parlato con Bella stasera...le ho detto che potreste provare a frequentarvi come amici...” potrebbe essere un buon inizio. Sorrise e io ricambiai di rimando.
“Ma dovrai impegnarti a riconquistare la sua fiducia, non ti ha perdonato il fatto che non l’hai mai chiamata quando tornava per le vacanze, non ti ha perdonato la storia con Leah...”
Già, Leah... lei poteva essere un problema.
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Indossai una comoda tuta felpata con il giubbino corto e una maglietta, e scesi di sotto controvoglia. Non mi andava di vedere Jacob, non mi andava di dover assecondare mio padre nelle sue folli idee, non mi andava di sentir parlare di battute di pesca o partite di football.
L’unico con cui volevo stare veramente era Edward.
“Buonasera Billy... Jacob” avanzai verso di loro e abbracciai il padre del mio ex miglior amico, ex prima cotta, ex confidente, ex...
“Ciao Isabella, l’università ti ha fatto bene, sei splendida!” Billy era sempre galante, i suoi lineamenti erano simili a Jacob solo che avevano un fascino in più.
“Bella...” il mio amico era bello come non mai, i capelli corti passati col gel, la maglietta aderente che metteva in mostra i pettorali ben scolpiti, i pantaloni di pelle nera che fasciavano le gambe muscolose. Qualunque ragazza sarebbe impazzita per quest’uomo, qualunque ragazza avrebbe fatto follie pur di portarselo a letto o solo per avere il piacere di un suo sguardo...io non ero quel tipo di ragazza. Pur riconoscendo la sua indubbia bellezza, non me ne sentivo attratta, non ora che la confrontavo con i lineamenti finemente cesellati e con il fisico asciutto di Edward... non ora che avevo capito veramente il significato della parola amore.
“Allora cosa c’è di buono?” dissi per spezzare il silenzio. Jacob non aveva smesso un attimo di guardarmi.
“Costolette di maiale in salsa barbeque e verdure miste alla griglia” rispose Charlie allegramente strizzando l’occhio a Billy
“Vedrai Isabella, ti leccherai i baffi... sei diventata troppo magra, devi mettere un po’ di carne su quelle ossa...” Billy mi guardò e io abbassai gli occhi.
Ero molto dimagrita a seguito della fuga di Edward e, ancora oggi, non riuscivo a mangiare sufficientemente per riprendere i troppi chili perduti.
“Wow!” dissi in risposta a Charlie, “non vedo l’ora di assaggiare.. mi mancavano le tue grigliate papà!” ma in realtà non avevo fame
La cena trascorse allegramente tra gli scambi di battute tra mio padre e Billy e le occhiate, furtive e languide, che mi lanciava Jacob. Ma ora, a fine serata, non vedevo l’ora di ritirarmi in camera mia e, chiudendo gli occhi, sognare Edward.
“Bella ci pensi tu a sparecchiare?” la voce di mio padre proveniva dal salotto, lui e Billy si apprestavano a seguire una delle centinaia di partite di football del campionato americano. Odiavo il football.
“Ti aiuto se vuoi!” si offrì prontamente Jacob
“Non ti preoccupare, lo faccio con piacere!” disse a un passo da me. Potevo sentire il calore del suo corpo.
“grazie!” balbettai arrossendo.
“Bella!” la sua voce vellutata era un sussurro, potevo sentire il suo respiro sul collo, non risposi, non mi voltai. Volevo ignorarlo. Avrebbe capito.
Poi, improvvisamente sentii la sua mano scostò i miei capelli dalla nuca, sobbalzai, non credevo fosse così vicino.
“Bella!” la voce si era fatta roca e carica di desiderio, le sue labbra scesero sul mio collo mentre l’altra mano mi stringeva la vita facendomi appoggiare sul suo petto.
“Jacob, che fai?” chiesi. Per tutta risposta mi strinse di più a se. Sentivo la sua erezione premermi prepotente sulle natiche.
“shhhh!” disse mettendomi una mano sulla bocca mentre l’altra si muoveva libera sotto la mia maglietta cercando i miei seni.
“voglio che tu possa scegliere tra Cullen e me! Voglio che tu sappia cosa posso offrirti...” la sua voce era quasi un sussurro, la sua mano scese sempre di più infilandosi nei pantaloni della tuta e raggiungendo la mia intimità.
“Vedrai che con me lo dimenticherai... io sono molto più uomo di lui, saprò farti felice Bella...” era come impazzito di desiderio, mi teneva bloccata tra lui e il piano della cucina. La mano sulla bocca mi impediva di urlare, il suo corpo possente mi impediva di muovermi. Potevo solo piangere.
Improvvisamente si fermò ritrovando un momento di lucidità. Io continuavo a dargli le spalle, non volevo più guardarlo in viso. Da ora in poi per me lui era come morto.
“Perdonami,” disse con la voce rotta dal pianto “non so cosa mi sia preso” non risposi, non lo guardai.
“Bella, io... ti giuro sulla mia vita che mai, mai più ti farò una cosa del genere. Mai più proverò a prenderti con la forza...” le lacrime continuarono a bagnare il mio volto, le spalle erano scosse da singhiozzi trattenuti a forza. Non volevo che Charlie sapesse cos’era successo, non volevo che Billy sapesse, non volevo più pensare a quello che era appena accaduto con Jacob, a quello che avrebbe potuto farmi se solo non si fosse ridestato in tempo.
“Bella, ti prego, perdonami...oppure mandami al diavolo ma di qualcosa, non sopporto il tuo silenzio”. Ora, lo choc stava lasciando posto alla rabbia.
“Hai finito?” dissi senza voltarmi
“Si” una risposta timida e titubante, ben lontana dall’idea che mi voleva comunicare appena pochi istanti prima.
“Allora vattene! Un solo bacio sulla guancia e ti denuncio”. Ero stata durissima, stentavo a riconoscere il suono della mia voce.
“perdonami Bella... ma, ricordati, io ci sarò quando avrai cambiato idea sul tuo caro Cullen, io ci sarò sempre!”
“VATTENE!” sibilai. “torna da Leah!”
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Non riuscivo a credere di averlo fatto, non riuscivo a credere di averle detto quelle parole.
“...Voglio che tu possa scegliere tra Cullen e me! Voglio che tu sappia cosa posso offrirti... Vedrai che con me lo dimenticherai... io sono molto più uomo di lui, saprò farti felice Bella...” Le avevo messo le mani addosso, eccitato dal suo corpo, dal suo profumo, dai pochi ostacoli rappresentati dagli abiti.
Mi ero sentito in paradiso quando avevo sfiorato i suoi seni, mi era parso di essere sul punto di esplodere quando, con estrema facilità ero riuscita a posare le dita sulla sua femminilità calda ed accogliente. Poi, le sue lacrime avevano avuto l’effetto di un secchio d’acqua gelata. Stavo per possederla, ancora poco e le avrei calato la tuta penetrandola da dietro. Non potevo crederci. Mi sentivo un animale, un bastardo.
“Perdonami,” dissi sull’orlo del pianto “non so cosa mi sia preso” non mi guardò, non mi rispose. Aveva ragione a schifarmi, mi facevo schifo io stesso. Come avevo potuto farle questo.
“Bella, io... ti giuro sulla mia vita che mai, mai più ti farò una cosa del genere. Mai più proverò a prenderti con la forza...” continuava a piangere trattenendo i singhiozzi. Il suo silenzio mi logorava l’anima.
“Bella, ti prego, perdonami...oppure mandami al diavolo ma di qualcosa, non sopporto il tuo silenzio”. Volevo essere perdonato, sapevo di non meritarmelo.
Poi, improvvisamente ruppe il silenzio.
“Allora vattene! Un solo bacio sulla guancia e ti denuncio”. La sua voce era come una lama d’acciaio, dura, fredda...
“Perdonami Bella... ma, ricordati, io ci sarò quando avrai cambiato idea sul tuo caro Cullen, io ci sarò sempre!” le ribadii.
“VATTENE!” sibilò. “Torna da Leah!”
Leah...Leah mi aspettava da sempre, mi amava, mi desiderava... voltai le spalle a Bella e mi diressi verso la porta.
“Ci vediamo”, le dissi a mo’ di saluto, non la guardai più in viso.
Salii in macchina, fuori si gelava, quel clima mi fece venire in mente Edward.
Accesi lo stereo, la radio mandava vecchi successi degli anni settanta...John Lennon cantava Jealous guy.
Era proprio così che mi sentivo, ero geloso che qualcun altro, oltre me, potesse farla felice, che qualcun altro, oltre me potesse leggere nel fondo dei suoi occhi trovandoci amore. Non volevo farle del male, non volevo davvero.
http://www.youtube.com/watch?v=cAWEyX_XqnI
I was dreaming of a past and my heart was beating fast
I began to lose control, I began to lose control
I didn't mean to hurt, I'm sorry that i made you cry
I didn't mean to hurt you
I'm just a jealous guy
I was feeling inscure, you might not love me anymore
I was shivering inside, I was shivering inside
I was trying to catch your eyes, thought that you was trying to hide
I was swallowing my pain, I was swallowing my pain*
*Stavo sognando un passato, ed il mio cuore stava battendo i veloce
cominciò a perdere controllo, cominciò a perdere controllo
non volevo farti del male, mi dispiace di averti fatto piangere
non volevo farti del male
Io sono solo un ragazzo geloso
mi sentivo insicuro, è probabile che lei non mi ami più
stavo rabbrividendo, stavo rabbrividendo
tentavo di guardarla negli occhi, lei tentava di nasconderli
stavo ingoiando il mio dolore stavo ingoiando il mio dolore.
La macchina prese la direzione di La Push. Tra poco le caldi braccia di Leah mi avrebbero avvolto, il suo bacino si sarebbe stretto al mio, placando la mia tensione, i suoi seni sodi e profumati mi avrebbero solleticato il petto, la sua lingua morbida e saettante mi avrebbe fatto eccitare di più, sempre di più. Sentii un brivido, una specie di frenesia si era impossessata di me. Accelerai e mi diressi velocemente da lei, fra poco la mia tensione sarebbe stata placata.