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Autore: Melanyholland    08/10/2010    6 recensioni
Una raccolta di storie dedicate a Chuck e Blair.
#1 Chuck aveva molti motivi per frequentare Blair Waldorf, nessuno dei quali poteva essere rivelato al suo migliore amico Nate.
#2 Quando Blair voleva qualcosa, era disposta a tutto per ottenerla. Anche a fare i conti con il diavolo dell’Upper East Side.
#3 Blair sapeva che avrebbe dovuto evitare di giocare ad un prezzo così alto, soprattutto contro Chuck Bass.
#4 Chuck guardò la figura addormentata di Blair e capì che le cose gli erano davvero sfuggite di mano.
#5 “Non avrei mai dovuto lasciarti. Ho capito di aver sbagliato non appena il tuo aereo è decollato”. Chuck Bass, 2x01
#6 Blair davvero non capiva perché Chuck si ostinasse a restare lì con lei, né perché la sua presenza non la disturbasse poi così tanto.
#7 “Né regina, né futura duchessa.” sospirò Chuck teatrale, con falsa solidarietà. “Povera la mia Blair. Le cose sembrano andare davvero male”.
#8 Chuck aveva provato con tutte le sue forze a dimenticare Blair, ma ritrovandosi da solo con lei, scoprì che le farfalle erano più vive che mai.
#9 Blair sorrise, perché finalmente Chuck era suo. Ed era tutto ciò che contava.
#10 “Da quel che ricordo, stare da sola con me qui non ti è mai dispiaciuto. Vuoi che ti rinfreschi la memoria?”.
#11 Chuck ricordava bene la prima volta che Blair gli aveva chiesto aiuto.
#12 “Ho appena avuto una visione perfetta di quello che sarebbe stato il nostro inevitabile divorzio”.
#13 C’erano momenti in cui Blair davvero non riusciva a credere a quello che le stava accadendo.
#14 Erano amici. Quel breve momento di trasgressione in cui erano quasi scivolati in qualcosa di più sarebbe rimasto segreto come i loro incontri.
#15 Chuck stava bene: gli piaceva la sensazione del lieve peso sulla sua spalla e della presenza di Blair proprio accanto a lui.
#16 Da settimane passava di nascosto informazioni a Chuck, e Blair non se n’era mai accorta. Di certo non era così astuta come la sua fama pretendeva.
#17 Chuck si voltò e quando vide chi si era seduta accanto a lui, capì che la serata era del tutto rovinata.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blair Waldorf, Chuck Bass
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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#11

Titolo: Two of a Kind

Autrice: Melanyholland

Summary: Chuck ricordava bene la prima volta che Blair gli aveva chiesto aiuto.

Rating: arancione

Timeline: dopo la 3x02 (The Freshman).

Pairing: Chuck/Blair

 

Two of a Kind

 

 

“Non riesco a crederci!”.

Chuck alzò gli occhi dalle statistiche sullo schermo del suo laptop per posarli sulla splendida ragazza che era appena entrata nella suite, un uragano di seta frusciante firmata Dior e oro bianco tintinnante con le iniziali di Cartier. Le labbra piene erano atteggiate ad un broncio irresistibile sotto le guance accaldate mentre misurava la stanza a passi concitati.

“È come essere in uno di quei film-spazzatura sul college in cui le ragazze non portano il reggiseno e tutti si ubriacano con birra scandente nei bicchieri di carta e si saltano addosso come animali sui prati delle confraternite! Chuck”, lo invocò disperata, saltandogli letteralmente in grembo e cingendogli il collo con le braccia: “La mia vita non può somigliare a uno di quei film. Io sono Audrey!”.

Chuck si appoggiò allo schienale soffice del divano su cui era seduto, posò una mano sul fianco di Blair e l’altra salì a sistemarle con cura i capelli dietro l’orecchio. Da qualche giorno li portava lisci e ora le ricadevano in una cascata uniforme sulle spalle scoperte. Chuck la trovava bellissima con qualunque acconciatura, ma gli mancava un po’ intrecciare le dita nei suoi boccoli morbidi e flessuosi. I boccoli erano così… Blair.

“Calmati, tesoro. Non sei costretta a frequentare quella gente.” la rassicurò in tono amorevole, accarezzandole la guancia. Per quanto lo riguardava, in tutti i film sul college che aveva visto le ragazze non portavano niente e tutti si saltavano addosso ovunque. Perciò, era più che lieto che la sua Blair se ne restasse al di fuori delle attività extra-accademiche della NYU.

“Lo so, ma è così frustrante.” sospirò lei, disegnandogli circoli sulla camicia lilla con l’indice fresco di manicure. Il labbro inferiore era leggermente sporto in fuori in un adorabile e sensuale invito ad un bacio. Chuck ne fu parecchio tentato, ma sapeva che Blair aveva prima di tutto bisogno di sfogarsi, così si limitò a darle tutta la sua attenzione, le dita che danzavano confortanti sul fianco coperto di seta color orchidea.

“Nessuno ha idea di chi sono, Chuck. Tutti sembrano troppo impegnati a venerare quella brutta accattona di Vanessa.”

“Io so chi sei.” le sussurrò lui teneramente, baciandole il mento, “Solo qualcuno alla tua altezza può capire che sei l’unica vera regina” la mascella, “E quei tizi, come hai ampiamente illustrato tu” la guancia, “Non sanno distinguere un diamante da una gemma di plastica adatta ad adornare il dito di un’altrettanto da quattro soldi cameriera di Brooklyn”.

Blair sorrise compiaciuta e lui la baciò finalmente sulla bocca, assaporando il contatto e stringendola ancora di più a sé. Amava la sensazione del dolce peso di lei sulle cosce, il corpo morbido e snello fra le sue braccia premuto contro di lui tanto da fargli percepire i seni attraverso il tessuto.

 “Sarebbe stato bello se ti fossi iscritto anche tu”, bisbigliò Blair contro le sue labbra con voce sognante, sfiorandogli la nuca con le unghie e facendogli venire i brividi. “Avremmo potuto complottare insieme contro Vanessa e Georgina…”, lo baciò con trasporto, su di giri per la sua reverie. “…saremmo stati la coppia più potente e temuta della NYU.”

“Non hai bisogno di me per vincere, lo sai.” la incoraggiò lui, segretamente orgoglioso che Blair lo ritenesse tanto importante e francamente rapito dall’atteggiamento eccitato di lei mentre gli raccontava le sue fantasie su loro due. Blair gli sorrise e quando lo baciò ancora, Chuck pensò che non si sarebbe mai stancato della meravigliosa sensazione di quelle labbra setose e calde sulle sue, sempre così impazienti di impossessarsi della sua bocca.  

“Certo che no.” confermò lei, alzando il capo e accigliandosi con quella distratta presunzione che lo faceva impazzire. “Ma averti al mio fianco sarebbe stata tutta un’altra cosa.” sospirò, di nuovo tenera, affondando il viso nel suo collo. Chuck le baciò la testa, respirando avidamente il profumo dei capelli di Blair. Era la stessa dolce fragranza che ritrovava ogni mattina sui cuscini del proprio letto, una scoperta con non mancava mai di farlo sentire l’uomo più fortunato del mondo.

“Ti ricordi quella volta con Lizette Grant?” gli chiese, soffiandogli calore sulla gola prima di mordicchiargli fervente la pelle sensibile. Chuck socchiuse gli occhi alla sensazione piacevolmente stuzzicante della bocca insolente di Blair su di lui e fece un sorrisetto perfido.

Ovviamente ricordava quella vicenda. Era stata la prima volta che la fiera e indipendente Blair Waldorf si era rivolta a lui perché la aiutasse con uno dei suoi piani di distruzione sociale. Chuck aveva conservato quella memoria fra le più care anche quando ancora non sapeva di essere innamorato di Blair. Aveva sempre avuto un debole per il lato ambizioso e spietato della ragazza più elegante e impeccabile dell’Upper East Side.  

Accadde tutto al primo anno di liceo. Era l’intervallo di metà mattinata e Chuck stava parlando con una ragazza appena trasferitasi da un collegio femminile, in apparenza per spiegarle dov’era l’aula di chimica, in realtà per condurla nel più vicino luogo isolato dove avrebbe potuto constatare se le curve che s’intravedevano sotto la divisa della Constance erano tanto appetitose quanto sembravano. La piccola Caroline, che un momento prima vagava smarrita per i corridoi, lo stava guardando con le guance cremisi e un sorriso deliziato sulla bocca scintillante di lucidalabbra. Erano stati sufficienti un paio di complimenti sussurrati con voce carezzevole e un sorriso affascinante e la ragazza era caduta ai suoi piedi.

Chuck adorava le novelline. 

Era sul punto di prenderle la mano e proporre di farle da guida, quando Blair comparve inaspettatamente al suo fianco.

“Chuck, ti ho cercato dappertutto.” esordì con voce squillante e un sorriso radioso, posandogli una mano sulla spalla. “Chi è la tua nuova amica?”.

Blair certamente colse l’irritazione nello sguardo che lui le rivolse, ma non batté ciglio, allegra e disinvolta nell’atteggiamento che era solita sfoderare durante le feste dell’alta società.

“Sono Caroline.” si presentò la ragazza, passandosi timidamente una mano dalle unghie mangiucchiate nel caschetto di capelli rossi prima di tenderla a Blair, che ovviamente la ignorò.

“Caroline”, scandì invece con estrema gentilezza, fissando sfacciatamente Chuck. “Hai notato che mani grandi che ha?”

“C-Come?”

“Piantala, Waldorf.” sibilò lui, squadrandola torvo.

“E che bocca grande...” continuò Blair, imperturbata. “…ti ha già detto per cosa la usa?”.

La novellina era più confusa che mai, gli occhi chiari che saettavano dal ragazzo che era stato tanto carino con lei alla ragazza che blaterava cose senza senso. Chuck era infastidito dall’interruzione, ma non poté non trovare divertente e azzeccata la sottile metafora. Blair riusciva davvero ad essere arguta, certe volte.  

E, ora che la guardava meglio, rifletté Chuck, aveva anche un gran bel paio di gambe.

“Tornatene dalla nonna, Cappuccetto Rosso. Io e il lupo abbiamo da fare.” concluse Blair in un tono freddo e tagliente, mettendosi fisicamente fra loro due. La ragazza esitò, incerta, poi si allontanò con la fronte corrugata in un’espressione di disappunto e incomprensione.

Chuck avvertì un flebile rimpianto per la conquista mancata, ma la fermezza di Blair lo aveva incuriosito. Cosa poteva mai voler fare con lui esattamente la sempre compita ragazza di Nate Archibald? Intrigato, le rivolse un sorrisetto lascivo:

“Vuoi vedere che altro ho di grande, Waldorf?”

“Sei rivoltante.” arricciò il naso lei.

“Mi lusinga che tu abbia subito pensato a quello.” commentò Chuck in tono compiaciuto e il sorriso si ampliò salace quando la vide arrossire, realizzando l’errore. “Le ragazze della Constance non sono molto discrete se l’hanno raccontato perfino a te. Non che mi dispiaccia.”

“Falla finita, Bass. Ti devo parlare di una faccenda seria.”

“Bene. Che cosa posso fare per te, B.?”.

Chuck osservò soddisfatto l’avvicendarsi di sorpresa e stizza sul volto di Blair. Capì che aveva fatto centro –come al solito- e che lei voleva parlargli esattamente di ciò che lui aveva pensato.

Blair non era trasparente come Nate o spontanea come Serena, al contrario, ogni sua mossa era accuratamente valutata, ogni particolare del suo aspetto diligentemente studiato, ogni reazione calcolata con scrupolosità e attenzione; Blair mostrava al mondo solo ciò che voleva e sempre alle sue condizioni. Chi la guardava, mai con una ciocca di capelli sfuggita alle sofisticate acconciature o una seppur minuscola sbavatura di rossetto, chi la ascoltava, non cogliendo neppure per un istante perplessità o titubanza nel tono fermo e spesso graffiante, si ritrovava a pensare di avere di fronte una ragazza forte, algida e sicura di sé, troppo perfetta. Così, finiva sempre che i suddetti spettatori dedicassero tutta la loro attenzione all’effervescente e radiosa Serena, che appariva così naturale, spensierata, desiderabile nella sua fresca vivacità, e ignorassero la pur notevole bellezza di Blair. 

Chuck, d’altra parte, non si era mai fatto abbindolare dall’atteggiamento controllato della giovane Waldorf. Era abbastanza scaltro da intuire che c’era dell’altro dietro quei modi tanto artificiosi e abbastanza irrispettoso da scegliere di voler sbirciare proprio tutti i sentimenti più segreti della sua anima, quelli che lei cercava tanto affannosamente di celare.

La parte migliore era che, ovviamente, ci riusciva. Un dono che si era rivelato molto utile in più di un’occasione.

Lo sguardo che Blair gli stava rivolgendo in quel momento era altezzoso e contenuto, ma il rossore sulle guance era quasi sofferente.

“Gossip Girl ha postato un altro pettegolezzo su Serena. È il quarto, questa settimana.”

“Ed è notevole, considerando che è solo martedì.” commentò Chuck, godendo dell’occhiata cupa e ostile che Blair gli lanciò. In fin dei conti, doveva pur vendicarsi per aver perso la graziosa Caroline a causa sua.

“Comunque, domani non sarà così. Quando avrò attuato il mio piano, tutti, compresa la ficcanaso cibernetica, parleranno solo di me”.

Chuck era sempre più intrigato da tutta quella storia. Serena si era guadagnata l’ultimo gossip saltando ubriaca al collo del figlio dell’ambasciatore olandese e baciandolo con tanto di lingua davanti alla fidanzata, all’ultimo ricevimento a cui avevano partecipato. Per funzionare, il piano di Blair avrebbe dovuto essere altrettanto scandaloso e lei sembrava molto fiduciosa riguardo alla riuscita.

Inoltre, il fatto che avesse chiesto il suo aiuto lo stimolava più di quanto avrebbe mai ammesso ad alta voce.

“E come posso aiutarti io, hmm?” la stuzzicò, posandole con confidenza le mani sui fianchi e avvicinandosi a distanza di bacio. “Vuoi farti trovare con me nuda nel cortile della Constance?”

“Ti ho detto di piantarla con le oscenità, Bass.” lo redarguì lei freddamente, sottraendosi al suo tocco con una smorfia nauseata. “Forse quello che ho in mente è troppo delicato per un maiale rozzo come te.”

“Parla.” la esortò serio, ignorando il commento e guardandola dritta negli occhi.

Blair esitò quel tanto che bastava a comunicargli di nuovo tutto il suo sdegno con un solo, fulmineo sguardo, poi lo accontentò, descrivendogli il suo piano contro Lizette Grant, studentessa dell’ultimo anno e attuale regina. Chuck ascoltò, sempre più ammirato dalla mente brillante della sua inarrestabile amica d’infanzia. Era ora che Blair tirasse fuori il suo potenziale distruttivo e lo facesse divertire un po’, pensò con un sorrisetto appagato. Aveva sempre saputo che era solo questione di tempo, così come era stato certo che il costante riferirsi a Blair come ‘l’amica di Serena Van Der Woodsen’ l’avrebbe fatta infuriare a tal punto da spingerla ad architettare qualcosa di veramente spregevole per salire alla ribalta.

La ragazza era pura dinamite.

“Siamo d’accordo?” gli domandò infine lei, un luccichio diabolico negli occhi che stonava con il suo bel visetto d’angelo.

“Siamo d’accordo.” accettò lui, poi non resistette alla tentazione di stuzzicarla ancora un po’. Era così carina e pulita nella sua divisa scolastica, con quel grosso fiocco di velluto, da bambola, che le adornava i capelli. Impossibile trattenersi dal provocarla e, francamente, lui non ci provava neppure. 

“Ma se non funziona, sarò più che lieto di passare al nostro piano di riserva.”

“Bass, noi nudi nel cortile non è un nostro piano, è una tua fantasia.”

“Beh, non dobbiamo per forza stare all’aperto, se non ti va.” chiarì in tono vizioso, con uno sguardo allusivo che la lambì dalle caviglie al collo, soffermandosi in particolare sulle cosce fasciate dalla stretta gonna a tubo e sui seni sfiorati dalla seta leggera della camicetta, insistente e bramoso come se quei capi d’abbigliamento non ci fossero affatto e il corpo di lei fosse effettivamente nudo e vulnerabile al suo scrutinio.

Blair roteò gli occhi e sbuffò, ma Chuck si accorse con infame goduria della patina di disagio che lei cercava di camuffare dietro fastidio e ribrezzo. Era così facile farla scaldare, constatò perverso, e immaginò le dilettevoli curve di lei, dalla carnagione tanto chiara, arrossire furiosamente sotto i costosi abiti firmati. Il pensiero che ne fosse l’unico responsabile gli fece provare un prurito familiare ed estremamente illecito, trattandosi della ragazza pura e illibata del caro Nathaniel. Comunque, non se ne diede pena, perché Blair imbarazzata era un vero spettacolo e decisamente ameno fu il modo in cui le braccia salirono ad incrociarsi sotto i seni, in un inconscio gesto di protezione che lo fece ghignare. Soddisfatto, tornò a guardarla negli occhi, carichi di irritazione.

“Sei indecente.”

“Per questo hai bisogno di me”.

Blair gli scoccò un sorriso pungente e se ne andò sui tacchi, troppo intelligente per scomodarsi a pronunciare futili smentite. Chuck si concesse qualche minuto ancora per ammirare le provocanti calze scarlatte che avvolgevano quelle gambe da massimo dei voti prima di tornare nei corridoi del St. Jude, dove salutò Nate con un’amichevole pacca sulla spalla e lo invitò a farsi uno spinello.   

Quella notte, una sconosciuta nuda eccetto che per un paio di autoreggenti gli avrebbe imprigionato i fianchi fra le cosce velate di seta rossa, ondeggiando selvaggia sopra di lui fino a farlo svegliare sudato e con una sensazione appiccicosa nei pantaloni del pigiama. Chuck non ci avrebbe badato troppo mentre si alzava per cambiarsi. Non era da lui farlo.      

La mattina dopo, alla fine delle lezioni, osservò una Blair vestita con perfino più meticolosità del solito andare incontro al gruppetto delle ragazze popolari, sul volto un sorriso aperto e limpido. Per tutto il tempo che si trattenne lì, Lizette la guardò appena, ascoltandola con l’aria annoiata di chi stava facendo un grande sforzo caritatevole. Chuck ghignò, perché sapeva che quell’atteggiamento doveva essere insopportabile per una ragazza orgogliosa come Blair, eppure lei non diede alcun segno visibile di essersene accorta mentre parlava col sorriso incollato alle labbra, la mano che sfilava dalla borsa i biglietti per il party esclusivo di Teen Vogue, avuti grazie alle conoscenze nell’alta moda di Eleonor. Chuck giurò di aver notato gli occhi delle ochette accendersi come lampadine alla vista di quell’offerta, ma Lizette era ancora sostenuta e dedicò ai pezzetti di carta solo un’occhiata fuggevole mentre annuiva.

Chuck camminò con noncuranza verso di loro, le mani in tasca e lo sguardo altrove, finché non arrivò ad udire le ultime parole uscite dalla bocca di Blair, in tono serafico: “È un evento di classe, non potevo che invitare qualcuno che ne fosse degno. Allora a stasera, ragazze. Vi passerò a prendere in limousine alle otto”. Cortese, servizievole, quasi sottomessa.

Ed erano le parole che avrebbero segnato la condanna di Lizette Grant.

Allontanandosi dal gruppo, Blair gli passò accanto e lo salutò distrattamente senza fermarsi, ma gli occhi castani gli scoccarono uno sguardo piuttosto eloquente nel breve momento in cui furono vicini, che lui non ebbe difficoltà ad interpretare: È il tuo turno, Bass. Non ti azzardare a sbagliare. Poi ridivenne tutta zucchero e moine quando raggiunse Nate e si gettò tra le sue braccia.

Chuck bussò alla porta del palazzo di Lizette verso le sei. Viveva da sola con suo padre, che era attualmente in viaggio in Cina per affari.

“E per quale motivo Chuck Bass è venuto a trovarmi?” gli domandò, distaccata, ma la posa contro lo stipite della porta era accuratamente sensuale ed accattivante, studiata per accentuare la linea delle anche e fargli sbirciare nella già ampia scollatura del top. Chuck sfoderò il più fascinoso dei suoi sorrisi:

“Sono venuto a rendere omaggio alla regina.” sussurrò seducente, prendendole la mano e posandovi un bacio, senza mai staccare gli occhi dal volto impassibile di lei.

“E ad aggiungere un’altra tacca sulla tua cintura? No, grazie.” lo respinse Lizette, ma non si mosse per chiudere la porta. Chuck si ritrovò ad apprezzare la sua ostentata resistenza, rendeva il gioco più divertente. Non che il sesso fosse indispensabile al piano di Blair, ma di sicuro lo era per il suo orgoglio. Inoltre, Lizette Grant sarebbe stata un gran bel colpo per la sua già invidiabile reputazione di seduttore. Vantarsi per quella conquista lo avrebbe fatto osannare da tutti i figli di papà del St Jude, vecchi o nuovi ricchi che fossero.   

Si avvicinò finché il respiro di lei non gli accarezzò le labbra e fece scorrere le mani dai fianchi coperti di raso fino alle cosce lasciate nude dalla minigonna. Lei rabbrividì sotto il suo tocco e Chuck represse un sorrisetto di trionfo.

“Ma la conquista è tua, Lizette. Non riesco a smettere di pensare a te. Alle tue labbra, al tuo seno, al tuo sedere…”. Rapito, famelico, mentre le dita palpavano impudenti le parti che nominava.

“Davvero?”

“Ti voglio.” sussurrò roco e l’attirò in un bacio sensuale che le mozzò il fiato, un bacio che aveva fatto capitolare molte altre donne prima di lei, anche più adulte ed esperte. Quando si divisero, gli occhi di lei ardevano, ma il tono era ancora gelido:

“Non dovrà saperlo nessuno.”

“L’importante è che lo sappia io.” la rassicurò lui e la porta si richiuse, ma alle spalle di entrambi mentre entravano in casa, avvinghiati.

“Sei stata fantastica.” si complimentò dopo, in automatico.

“Anche tu.” disse lei nello stesso tono spassionato, ma la voce che le tremava ancora per l’ultimo orgasmo guastò l’effetto. Chuck ne ghignò, tronfio. “Però adesso vai. Devo prepararmi, la limousine arriverà a prendermi fra un’ora e le mie amiche non devono trovarti qui.”

“Come desideri.” acconsentì Chuck, pregustando il momento in cui quella puttanella piena di sé sarebbe stata distrutta. Si rivestì con cura ma in fretta, era il momento di mettersi a lavoro. Prima il piacere, poi il dovere.

Quando tornò in camera di lei con due calici di champagne, Lizette era appena uscita dalla doccia, con i capelli bagnati che le pendevano come viticci scuri intorno al volto struccato e l’accappatoio di spugna che le copriva le curve generose. Gli lanciò un’occhiata stupita: “Sei ancora qui?”

“Ti ho portato dello champagne.” le disse galante, porgendole il bicchiere. “Dom del novantasei. Ottima annata. Un incontro così indimenticabile va festeggiato come si deve, mia regina”.

Lizette lo occhieggiò con un sorrisetto soddisfatto a fior di labbra.

“Forse potremmo rifarlo, una volta o due.” gli concesse, boriosa, prendendo il bicchiere. Chuck si trattenne dal rinfacciarle che era stata lei quella che aveva avuto ben tre orgasmi invocandolo fra gli strilli e che, per quanto lo riguardava, una volta era stata più che abbastanza e alzò il proprio calice con un sorriso accattivante.

“Alla donna più sexy che abbia mai conosciuto.” brindò, mentendo spudoratamente –persino Blair stessa, che era vergine, riusciva ad essere più sexy di quella moretta slavata- e la osservò compiaciuto inghiottire tutto il suo champagne. Un sorso sarebbe stato sufficiente, ma così sarebbero andati sul sicuro.

Alle otto, Chuck scorse la limousine con Blair e le ragazze che arrivava davanti al palazzo. Lizette non uscì, per motivi che gli erano piuttosto chiari e, dopo un po’, Blair scese dall’auto insieme a tutto il gruppo. “Potrebbe esserle successo qualcosa.” esclamò, preoccupata, spingendo la porta. “Oh! È aperta”, come lui si era assicurato, ovviamente.

Chuck avrebbe tanto voluto assistere alla scoperta delle ragazze, ma farsi trovare lì avrebbe compromesso lui e il piano di Blair, quindi si limitò ad immaginare le loro facce scandalizzate –e segretamente compiaciute- quando avessero scorto l’impeccabile Lizette Grant riversa priva di sensi sul pavimento della sua camera, con indosso solo un accappatoio e intorno un mucchio di pillole sparse, polvere bianca a strisce e una bottiglia di champagne completamente svuotata. Senza contare il letto disfatto e la bustina di plastica di un preservativo aperta e vuota sul comodino, proprio accanto alla foto di lei e suo padre, un bonus che Chuck aveva regalato a Blair con estremo piacere. Sorrise crudelmente, fiero del proprio operato: narcotizzarla e poi metter su tutta quella scenografia era stato uno spasso. Ora Blair non doveva fare altro che scattare una foto e mandarla a Gossip Girl; la caduta della regina sarebbe stata eclatante, ma altrettanto scalpore avrebbe fatto la comparsa di Blair, che era solo al primo anno, alla famosa festa di Teen Vogue in testa al gruppo delle più popolari e ricche della Constance. Doveva solo stare attenta a giocarsela bene perché fosse lei la nuova leader, e non semplicemente sfruttata per i biglietti dell’evento.

Ma Blair non lo deluse nemmeno su quel punto.

“Possiamo andare senza di lei.” stava dicendo una delle ragazze, capelli ricci e quarta di reggiseno, mentre uscivano da casa Grant. Chuck ricordava vagamente di essersela fatta, ma non avrebbe potuto scommetterci.

 Blair non la guardò neppure, continuando a camminare col mento sollevato.

“Non lo so. Come vi ho detto, è un evento di classe. E forse Lizette ha bisogno delle sue amiche.”

“Non c’importa di lei.” affermò prontamente un’altra. “Abbiamo già chiamato un’ambulanza. Starà bene.”

“Certo.”

“Non so…” le tenne sulle spine Blair, astuta e subdola, rigirandosi fra le dita i biglietti.

Ovviamente tutte le altre cominciarono subito a blandirla.

“Dai, Blair, andiamo. Così domani a pranzo sugli scalini potremo parlare di tutto quello che è successo.”

“Sì, e poi hai un abito favoloso. Devi assolutamente sfoggiarlo alla festa, sei bellissima.”

“Anche i tuoi capelli sono stupendi. Vorrei averli io così”.

Chuck sorrise, allontanandosi. Non aveva bisogno di ascoltare altro per sapere che il piano era stato un completo successo. Blair era davvero incredibile, mai incontrata una ragazza tanto furba, ambiziosa e spregiudicata, pensò compiaciuto.  

La risposta di Gossip Girl non tardò ad arrivare ai cellulari di tutti. Chuck se la godette dalla sua suite, prendendo un’altra boccata di spinello:

Quando la rivoluzione toccò ai francesi, i regnanti persero la testa. Sei fortunata, L. Tu hai perso solo vestiti e… dignità. Sembra che Blair Waldorf invece non abbia perso né tempo né l’occasione. Al party di Teen Vogue, l’accessorio che fa più scalpore è la corona sulla sua testolina da matricola. Cosa ci aspetta, ora? Da quel che ricordo dalle lezioni di storia, la risposta è solo una: il Terrore. So che non mi deluderai, B. Nel frattempo, sapete di amarmi. XOXO 

“Una delle nostre vittorie più spettacolari, direi.” commentò il Chuck del presente, lieto che il ricordo avesse restituito il buonumore alla sua affascinante ragazza. Blair annuì con vigore e i capelli gli solleticarono il collo.

“Lizette non ha più avuto il coraggio di ripresentarsi a scuola e tutti non facevano che parlare di me.” si vantò lei entusiasta, sforbiciando le gambe come una bambina, poi il tono s’incupì: “Almeno finché Serena non è stata vista al braccio del principe Henry.”

“Comunque, sei stata grande.” la lodò lui, passandole un braccio sotto le ginocchia per sorreggerla mentre si alzava in piedi. Blair trasalì sorpresa e si aggrappò istintivamente alle sue spalle,  poi rise allegramente, cingendogli di nuovo il collo.

“Che stai facendo?”.

Chuck non rispose, ma la trasportò fra le braccia fino al letto, come un marito novello con la sua incantevole sposa. La lasciò cadere sdraiata contro i cuscini, poi s’inginocchiò ai suoi piedi e cominciò a slacciare la fibbietta sulla caviglia di una delle scarpe eleganti. Le sfilò un sandalo e lo abbandonò sul pavimento, per poi occuparsi dell’altro. Blair lo osservava attentamente, le guance soffuse di rossore e un sorriso spontaneo sulle labbra. Chuck le prese con delicatezza entrambi i graziosi piedi, se li sistemò in grembo e quando cominciò a massaggiarne uno, Blair sussultò, trattenendo il fiato, poi mugolò di piacere, chiudendo gli occhi e rilassandosi.

“Ci voleva proprio.” sospirò beata, allargando le braccia. Chuck sorrise, muovendo i polpastrelli esattamente come aveva fatto su di lui l’avvenente geisha di Tokyo dalle mani piccole ma molto esperte. Era stata una donna abile nel destreggiarsi in parecchie attività che avevano a che fare con il corpo, aveva scoperto con grande diletto durante quella stessa notte trascorsa nella capitale nipponica.

Ma quelli erano particolari che era meglio non raccontare a Blair, rifletté con un pizzico di irriverenza, mentre passava all’altro piede.

“Sei bravo.” lo complimentò lei, sbirciandolo con affetto attraverso le lunghe ciglia coperte di mascara, le palpebre socchiuse. “Mi sento così bene, ora”.

Chuck si stava prendendo cura di una delle sue belle caviglie lattee e si chinò adagio per posarvi un bacio adorante.

“Sono contento.” sussurrò sincero, con un sorriso tenero. “Anch’io avevo bisogno di una pausa.”

“Vedrai che riuscirai presto ad aprire il tuo club.” lo incoraggiò lei all’istante, con uno slancio così schietto e sicuro che Chuck si sentì a un tempo incredibilmente felice che Blair lo sostenesse e straordinariamente spaventato dalla possibilità di deluderla. 

Quello di Blair era l’atteggiamento che aveva sempre anelato da Bart, ma che contemporaneamente aveva rifuggito con costanza proprio per paura di non esserne all’altezza, di sbagliare clamorosamente. Non stavolta, però. Avrebbe dimostrato a Blair di essere l’uomo d’affari di successo che lei vedeva nelle sue fantasie.

A qualsiasi costo.

Qualcosa sul suo viso doveva aver fatto trapelare il turbamento che provava, perché gli occhi di Blair divennero dolci e comprensivi, il tono confortante. O forse semplicemente non poteva nasconderle niente: le bastava uno sguardo per capire se c’era qualcosa che non andava in lui.

“Ho dato un’occhiata ai progetti, è un ottimo investimento.” dichiarò lei, convinta. “Anche meglio del Victrola, e quello lo hai messo su a diciassette anni, Chuck. Ora, so che non sei un tipo paziente…”, il tono si fece lievemente canzonatorio a quella frase e le labbra di lui s’incresparono di divertimento “…ma è solo questione di tempo. Dopotutto”, e qui divenne civettuola: “Io so bene che è impossibile resisterti.”

“E tu sei il mio critico più severo.” citò lui e improvvisamente, ricordando quella mattina, si accorse che Blair c’era sempre stata. Sono veramente fiera, non essere nervoso, non mancherò. Parole proferite in tono leggero, ma così pregne di valore, per lui. Blair lo aveva sostenuto fin da allora.

Ancora non sapevano di amarsi ed erano già loro due.

“Grazie.” aggiunse, per quella e per tutte le altre volte. Blair non percepì tensioni nella sua voce e tornò a rilassarsi contro i voluminosi cuscini di piume d’oca, visibilmente contenta di averlo fatto stare meglio.

Chuck fece scorrere le dita sulla linea aggraziata della caviglia di lei, premendo un punto strategico che le strappò un sospiro di beatitudine. I suoni che emetteva Blair non mancavano mai di deliziarlo, così calorosi e afrodisiaci. Era incredibile quanto la ragazza fosse vocale, nelle sue manifestazioni di piacere. Ai tempi di Lizette Grant non lo avrebbe mai detto.

“Magari quando ho finito possiamo scambiarci i ruoli.” suggerì dopo un po’, tenendo gli occhi sulla pelle rosea e delicata del piede. Lo aveva detto in tono faceto, ma avrebbe davvero apprezzato un massaggio. Erano state giornate difficili, con Serena che era riuscita a bruciargli tutti i più probabili investitori e Carter Baizen che continuava a infestare New York e la sua vita.

“Vuoi scherzare?” esclamò Blair, sprezzante “Dovrei mettermi a toccare due piedi che sono stati tutto il giorno chiusi in un paio di mocassini? Con il caldo che fa?”. Il tono era giocoso e lei lo guardava con un luccichio divertito negli occhi socchiusi sopra la bocca atteggiata al disgusto.

 “Scordatelo, Bass.”

“Ah, è così?”.

“Ah-ha.” annuì Blair gaia, in tutto il suo altezzoso splendore.

Chuck sorrise perfido e le afferrò la caviglia, con forza. Dopodichè cominciò a farle il solletico sotto il piede. Blair iniziò subito a ridere e protestare, il corpo che si dimenava scompostamente sul materasso, flettendosi e guizzando e arcuandosi in movimenti selvaggi che lui trovava straordinariamente erotici. Chuck non se la lasciò sfuggire e continuò la sua tortura, spietato, incurante degli strilli che si facevano sempre più supplichevoli, fra le risa.

“Chiedi scusa, Blair.” comandò, mentre le solleticava un punto più sensibile.

Dovette dare credito alla sua testardaggine, però. Gli ci volle ancora qualche minuto di implacabile supplizio perché riuscisse a costringerla a scusarsi. Soddisfatto, la liberò e la osservò, sdraiata finalmente immobile sul letto, con le guance in fiamme e il seno scosso dagli ansiti, i capelli scompigliati sparsi sul cuscino, l’abito sgualcito e in disordine, con la gonna sollevata tanto da concedergli la vista delle cosce.

Lo spettacolo stimolante rinfocolò la voglia di possederla che già i gesti selvaggi gli avevano acceso. Così trasandata e accaldata, come se effettivamente l’avesse già scopata, era irresistibile.

Si sdraiò sopra di lei, che lo occhieggiò inarcando un sopracciglio.

“E adesso cosa vorresti fare?”.

Chuck le rivolse un ghigno da predatore e strattonò l’orlo della gonna per sollevarla completamente. Scoccò a Blair un’occhiata di approvazione quando notò la scelta di biancheria intima –fatta totalmente a suo beneficio e di nessun altro-: lo slip nero era minuscolo, trasparente e assolutamente eccitante. Blair sorrise maliziosa mentre gli slacciava i pantaloni e gemette quando la mano di lui la afferrò fra le cosce, premendo con il pollice.

Chuck sorrise soddisfatto nel vedere gli occhi di lei annebbiati di desiderio e sospirò beato quando le dita sottili gli abbassarono la zip dei pantaloni e s’insinuarono nei suoi boxer, accarezzandolo con una pressione decisa e un ritmo languido che lo avrebbero presto fatto impazzire, come la dispettosa Blair sapeva bene.

Si chinò per baciarla, famelico, ma appena le sue labbra la sfiorarono, Blair sussultò, scossa da un violento singhiozzo, e si affrettò a coprirsi la bocca con la mano, interrompendo anche lo stuzzicante movimento dell’altra. A Chuck dispiacque parecchio, ma quando notò il suo lieve e irragionevole imbarazzo,  non poté impedirsi di ridere.

“Non ridere! È tutta colpa tua!” lo rimproverò lei e lo spinse via con entrambi i palmi e le dieci dita divaricate sul suo petto, mettendosi a sedere. “Vai subito a prendermi un bicchiere d’acqua.” ordinò, accigliata, incrociando le braccia in attesa, l’atteggiamento glaciale e maestoso di una regina dipinta su un quadro d’autore.

Finché non singhiozzò di nuovo.

“Vado.” disse precipitoso, prima che la sua splendida furia si abbattesse su di lui. Tra l’altro, voleva sbrigare in fretta quella incombenza e tornare alle loro precedenti attività. Arrivò sulla soglia della porta e lì si voltò, occhieggiandola con lascivia e bramosia.

“Allora?” domandò lei dopo un po’.

“Sto pensando che non l’ho mai fatto con una in preda al singhiozzo. Magari potremmo…”

“Chuck!” protestò Blair, e lui sorrise sardonico e si voltò per andare a prenderle il bicchiere d’acqua.

Non fece in tempo a fare più di qualche passo che lei aggiunse, sensuale: “Torna qui”.

Mentre raggiungeva Blair sul letto, tutto ciò che Chuck pensò fu che quella era davvero la ragazza perfetta.

 

 

Fine#11

 

 

 

Note dell’Autrice:

[1] “Two of a Kind” è il titolo di un film noir del 1951 (e di svariate altre cose).

[2] Prima di tutto scusate l’enorme attesa, ma come avrete notato la storia è piuttosto lunga, ci ho messo un po’ a scriverla e revisionarla, in più sono partita per qualche giorno e non avevo a disposizione il computer. Vi confesso (senza motivo alcuno, potete tranquillamente saltare questa parte di inutili chiacchiere se volete) che ultimamente trovo difficile simpatizzare per il personaggio di Chuck, e di conseguenza non mi è molto facile scrivere su di lui. Spero che le cose cambino con i prossimi episodi della quarta stagione che, tra l’altro, anche se in apparenza sembra un controsenso, trovo davvero intriganti e divertenti, finora.

[3] Angolo dei ringraziamenti, doverosi, perché siete tutti veramente adorabili:

 

Tuccin: leggo le tue accurate e costanti recensioni ogni volta con incredibile gioia. Mi piace come stai attenta ai particolari e sono lieta che le mie storie ti entusiasmino sempre così tanto. Ammetto di essere stata contenta di averti ingannato col sogno di Chuck, l’intento era proprio quello.xD Forse dovrei preoccuparmi di riuscire a descrivere bene fantasie sessuali maschili^^”, comunque lo prendo come un complimento e ti ringrazio, come del resto ti sono grata di tutto il tuo commento tanto lusinghiero. Spero di non deluderti, in futuro.

 

Delphinium_Love: grazie davvero per la gentilissima recensione, mi fa felice sapere di aver scritto qualcosa che ti ha divertito così tanto. Essere svegliati bruscamente è davvero una scocciatura, concordo, ma io adoro il lato dispettoso di Blair, soprattutto quando è rivolto al giovane Bass (e hai ragione, forse non era così infastidito, dopotutto, trattandosi di lei).^^ Probabilmente scriverò altre scene di questo tipo. Ti ringrazio di nuovo per le belle parole.

 

ary_gg:  figurati, anche io sono spesso un po’ sbadata. Mi ha fatto piacere sapere che ti sono piaciuti entrambi i capitoli, grazie di avermelo fatto presente. Ovviamente ti ringrazio anche delle lodi, sei molto carina. Spero che anche questo aggiornamento sia di tuo gradimento.

 

HouseGirl: sono stata davvero felice di aver trovato una tua recensione, ero curiosa di conoscere il tuo parere sui miei scritti, dato che i tuoi mi piacciono molto. Mi ha fatto piacere leggere che trovi i miei personaggi ben caratterizzati, m’impegno sempre su quel punto. La mia preferita è Blair, ma non so perché, mi diverte raccontare dal punto di vista di Chuck, il Chuck della prima e seconda stagione, spregiudicato, vizioso e suo malgrado tenero, ma solo con Blair. Grazie per le tue osservazioni e i commenti positivi, spero di ricevere ancora le tue impressioni.

 

GoodGirl: le tue parole mi hanno davvero lusingata, ti ringrazio tanto. Sono contenta di sapere che segui la mia raccolta, così come sono veramente felice che ti appassioni. Grazie anche per le osservazioni sullo stile di scrittura, non sai quanto tempo spendo a revisionare, sono quasi una maniaca-ossessiva.^^”  Mi auguro che le storie continuino a piacerti e spero che vorrai ancora dirmi cosa ne pensi, nel bene e nel male.

  

Ray08: che bello, mi fa veramente piacere che la raccolta continui ad entusiasmarti e, come ti ho detto, apprezzo tanto la tua dedizione nel commentare ogni volta. Ti ringrazio molto per i complimenti e per le impressioni che hai voluto lasciarmi, sono contenta che l’ultima storia sia stata di tuo gradimento. Non ti prendo per pervertita perché ti piacciono le fantasie di Chuck, io le invento e metto su carta (digitale), quindi figurati.^^” Infine, ci tengo a ringraziarti per avermi augurato buona fortuna con l’esame. È andato bene, per la cronaca. L’assistente che mi ha interrogato era una specie di santo.:P

 

Honest: grazie per entrambe le recensioni.^^ Sono molto contenta che la scorsa storia ti sia piaciuta, che tu abbia trovato Chuck in linea col personaggio del telefilm e che i dialoghi ti abbiano divertita. Mi spiace averti fatto aspettare tanto, ma non ho potuto evitarlo, scusami. Grazie ancora per le lodi, e grazie anche per gli auguri, come ho già detto a Ray, l’esame l’ho superato con successo.^^ Alla prossima.

 

Kaicchan: wow, leggere la tua recensione mi ha fatto veramente felice. Sono lusingata dal tuo entusiasmo e da tutti i tuoi complimenti, mi farai montare la testa, di questo passo. :P Sul serio, grazie. Mi fa piacere che la scena in limousine con il NJBC ti sia piaciuta tanto quanto le parti con solo Chuck e Blair. La prima stagione fa sempre sentire la sua mancanza, è vero, ma a me la quarta non sta dispiacendo, se si escludono alcuni comportamenti odiosi di un certo personaggio. Comunque, tornando a noi, i titoli mi fanno penare parecchio, sono contenta che vengano notati e apprezzati. Grazie ancora di tutto.

 

Otella: sono lieta di sapere che hai letto tutta la raccolta, grazie per avermi lasciato le tue impressioni su quella che ti è piaciuta di più. Ho apprezzato i commenti positivi sulla caratterizzazione dei personaggi, sono contenta che il quadretto che ho descritto sia stato di tuo gradimento. Spero di ricevere ancora le tue osservazioni.

 

Questo è tutto.

Spero di riuscire ad aggiornare presto, ma con Ottobre arrivano anche gli obblighi accademici e il tempo a disposizione diminuisce drasticamente. Comunque, farò del mio meglio, promesso.

 

Melany

  

 

  
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