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Autore: AmarA    05/11/2005    21 recensioni
Storia verosimile sulla morte del padre di Billie Joe... molto triste: necessiterete di fazzolettini... il rating è PG per via di certi insulti un po' coloriti.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Billie J. Armstrong
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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e voilà! ultimo capitolo appena sfornato!
grazie per le recensioni! siete gentilissime!!^^
buona lettura! (tirate fuori i fazzolettini...)
*********************

Quasi una settimana dopo, all’ora di cena suonò il telefono e già lo squillo prometteva brutte notizie.

Pronto, casa Armstrong” rispose la Mamma “Si, sono io, mi dica”. Di colpo sbiancò e cominciò a balbettare: “C-complicazioni? Mi scusi, c-che genere di complicazioni?” rimase un attimo in silenzio e poi prese a tirare su col naso, annuendo: “Si, si certo…No, no, nessun… nessun problema. Si, certo, vengo subito!”

Si voltò verso i ragazzi e disse: “Andiamo, salite in macchina, svelti!”

Nessuno chiese spiegazioni.

La Mamma guidò velocemente verso l’Ospedale ed entrarono in fretta.

Ad aspettarli c’era il Dottore dell’altra volta, ma ora non sorrideva. Aveva il viso tirato e quando vide la Mamma, allargò la braccia, lasciandole ricadere sui fianchi: “Mi dispiace” disse solo “Abbiamo fatto il possibile, ma ci siamo resi conto della grandezza del tumore troppo tardi: è ricomparso e si è diffuso molto velocemente. Non ci sono ancora rimedi, per casi del genere. Condoglianze, signora”.

Dopodiché si voltò e sparì in un reparto.

Per un lungo minuto nessuno parlò, pietrificati nella posizione in cui erano.

Poi, con una lentezza terribile, la Mamma si diresse verso una sedia e vi si lasciò cadere: “Andy…” mormorò “Andy…”

Anna le si sedette a fianco e l’abbracciò, ma lei continuava a dondolarsi avanti e indietro e a ripetere il nome del marito.

Pian piano tutti si andarono a sedere vicino alla Mamma, ma Billie rimase immobile.

Alla fine si voltò e chiese: “Ma cos’è successo? Perché piangete? Papà non può mica essere…”

“È morto, stupido! Papà è morto! Lo vuoi capire? Morto, freddo e stecchito! Ed è tutta colpa di questi medici incapaci che con le loro ricette e i loro ‘non si preoccupi’ non riescono a fare niente! Niente! Mio padre è morto per colpa vostra, avete capito? È tutta colpa vostra, fottuti ladri! Ci avete rubato Papà, gli avete rubato la vita per provare i vostri stupidi rimedi inutili! È tutta colpa vostra! Tutta colpa vostra…” esplose David, mentre le lacrime gli scendevano sulle guance, e, a poco a poco, il grido convulso a rabbioso si trasformò in un rantolo e lui scoppiò a piangere senza ritegno.

Solo allora Billie si rese veramente conto di quello che era successo.

Suo padre era morto. Morto. Morto. Andy Armstrong, il più grande jazzista di Rodeo e dintorni era morto. Era il suo Papà. Ed era morto.

Si accasciò in terra e pianse più di tutti. Tra le lacrime inveiva contro l’Ospedale, i dottori e soprattutto verso Dio: “Non mi hai fatto nemmeno questo favore! Sei un bastardo! Un bastardo! Hai fatto morire Papà perché eri invidioso di me, perché tu non ce l’hai, un papà! Ti odio, ti odio, ti odio! Mi senti? Ho detto che ti odio! Non ti aveva fatto niente di male, e tu l’hai fatto morire così! Bastardo! Bastardo!”

Gridò fino a perdere la voce, e poi continuò a piangere.

Ce l’ha con Dio ancora adesso…

Quando arrivarono a casa, Billie giaceva sfinito tra le braccia di Anna. La sorella lo mise a letto, accompagnò a dormire la Mamma e Holly; poi se ne andò a letto anche lei, seguita da David, Marcy e Allen.

Nel cuore della notte, Billie si svegliò. Prese da sotto il cuscino una spartito e una penna e scrisse tutte le note della canzone, poi mise lo spartito in una scatola e la chiuse a chiave in un cassetto.

Guardò fuori dalla finestra: “Te l’ho promesso, Papà: ti canterò questa canzone, quando tornerai a casa…”

«Summer has come and pass,

the innocent can never last,

wake me up when september ends

Here comes the rain again

falling from the stars,

drenched in my pain again,

becoming who we are...

As my memory rests,

but never forgets what I lost,

wake me up when september ends

Like my father's come to pass,

twenty years has gone so fast


Wake me up when september ends... »

*

«L'estate è arrivata ed è finita,

l'innocenza non può mai durare,

svegliami quando settembre è passato…

Qui arriva di nuovo la pioggia

che cade dalle stelle,

immerso ancora nel mio dolore,

diventando quelli che siamo…

Mentre la mia memoria si riposa,

ma non dimentica mai quello che ho perso,

svegliami quando settembre è passato…

Come mio padre è riuscito a passarli,

vent'anni sono trascorsi così in fretta…

Svegliami quando settembre è passato…»

“Wake me up when september ends”

(10 settembre 2003)

“American idiot”, Green Day

  
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