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Autore: Ezrebet    10/10/2010    4 recensioni
A L.A. Spike affronta i suoi fantasmi, e non solo. La vita lo costringe a capire che niente finisce per davvero.Vi racconto questa storia, prendendo spunto da una bellissima poesia di Pablo Neruda.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: William Spike
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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“Dov’è lei?”.
 
Il tono frenetico che si trovò ad usare scandalizzò se stesso per primo. Così, improvvisamente, ogni pezzo del puzzle trovava la sua collocazione e per la prima volta Spike doveva sul serio fare i conti con qualcun altro.
Mettersi nei panni di Buffy.
Rivedere la scena come lei l’aveva vista e vissuta.
Sentire le parole che le aveva rivolto come lui le aveva pronunciate.
Aveva creduto di averlo fatto per anni.. perché era in grado di leggerle dentro, di prevedere certe sue reazioni, perché sapeva esattamente che cosa le piaceva e che cosa la faceva infuriare.. perché da sempre interpretava le parole che gli rivolgeva alla lettera.. proteggila.. se parli con qualcuno di stanotte, ti ammazzo.. ma quando era stato necessario, non l’aveva deliberatamente fatto.. per mille e uno motivi che adesso neanche gli venivano in mente.
 
Angel annuì, pulendosi il sangue dal viso “E così, ha deciso di rimediare” lo fissò con espressione imperturbabile “..la macchina la sta portando all’aeroporto. Primo volo per Edimburgo, gate 27”.
Ma Spike era già scomparso oltre la soglia.
Angel si voltò, perdendo lo sguardo nel paesaggio fuori. Il tramonto colorava di rosso ogni cosa, dentro e fuori dell’ufficio, ed era così assorto che non si accorse di Fred, entrata silenziosamente.
“Hai fatto la cosa giusta” sussurrò la ragazza, rivolgendogli lo sguardo adorante di sempre “So quanto ti sia costato. Non tenterò di consolarti, perché non credo che esista un modo efficace per farlo”.
Il vampiro chinò il capo “No. Non esiste”.
Lei annuì “..già” fece qualche passo avanti e gli si mise accanto “Magari, col tempo, sarà possibile..”.
Angel alzò le spalle, sospirando “..è proprio questo che non mi manca. Il tempo”.
Rimasero lì fermi, assorti nella contemplazione della città che lentamente scivolava verso la notte.
 
I passi frettolosi di Spike rimbombavano nel garage deserto. Si avvicinò alla decappottabile rossa e la trovò aperta, con le chiavi già inserite. Senza indugiare oltre, mise in moto e partì, con un forte stridore di freni. Seguì la strada verso l’uscita, fatta di continui tornanti in salita e dovette frenare di botto quando scorse, proprio sulla soglia, una figuretta minuta. Strinse gli occhi, ma sapeva già di chi si trattava. Sembrava piantata per terra, con le braccia incrociate sul petto, lo sguardo fisso, il mento alzato.
Buffy.
Sebbene la forza della frenata gli avesse fatto sbattere la testa sul volante, uscì di scatto dalla macchina. Il dolore alla testa era forte e si sommò a quello delle mani. Dovette appoggiarsi alla portiera aperta, ma non distolse gli occhi da quelli di lei. Era evidente che lo stava aspettando.
Buffy si mosse verso di lui e si fermò a pochi passi. A dividerli, soltanto la portiera aperta. La sua espressione era accigliata, nervosa, sulle spine. Lui era confuso.. convinto com’era di dover inseguire un aereo in partenza..
“..hai le bende insanguinate” gli disse alla fine.
Spike si riscosse e le guardò, come se le vedesse per la prima volta “Oh” fece “Si.. niente di che” tornò a fissarla “Incidente di percorso”.
La ragazza fece un cenno con la testa e sospirò “Ecco..” fece una pausa, come per cercare le parole “Non potevo partire prima di parlarti” s’infilò le mani in tasca “Insomma. Non so quando avremo un’altra occasione..e così..” dondolò un po’.
Spike non rispose niente. Era sbalordito, confuso, perché sentiva di dover dire lui qualcosa.
“E’ vero che sono contenta della tua nuova situazione. Sembra veramente che tu possa fare cose grandiose qui con Angel..” alzò le mani per spiegarsi e Spike vide. Non l’aveva ancora notata. C’era  una vistosa bruciatura sul palmo della mano sinistra, quella che gli aveva stretto senza esitazione nel crepaccio a Sunnydale. Il ricordo di quel momento lo strappò da lì per un istante.. Poi incontrò di nuovo gli occhi di lei e la sentì dire “..ma.. anch’io sto facendo molte cose, in Scozia. Ho molti progetti per le potenziali e piani per il futuro.. Ecco. Avrei bisogno di un aiuto consistente” il suo sguardo sembrò penetrargli dentro, conficcarsi oltre i suoi occhi, fin nel cervello e in quell’anima sconosciuta che lo aveva invaso “Potresti valutare l’idea di venire con me?”.
Spike non si mosse. Troppo occupato ad analizzare ciò che gli stava accadendo, non si rese nemmeno conto di tutto il tempo che passò. La fissava, senza in realtà vederla, mentre quell’anima straniera pungeva, esattamente come era accaduto tra le fiamme, mesi prima..
“So che qui hai da fare, ma io ho veramente bisogno di te” sussurrò Buffy, deglutendo “Te l’avrei chiesto prima, se avessi saputo che tu eri.. “ fece un gesto con le mani.
Fu in quel momento che il vampiro uscì dalla catalessi e la vide. La vide veramente. Piccola, potente, bellissima.. che cercava di dire qualcosa e non ci riusciva..
Mormorò “Vuoi che venga con te”.
Lei annuì, gli occhi spalancati, il fiato sospeso.. I sensi di Spike avvertirono il suo turbamento, la sua tensione, la sua paura.. Dovette farsi forza perché anche lui era turbato, teso, impaurito dal momento, e disse, schiarendosi la voce “Penso che si possa fare”.
Buffy emise un impercettibile sospiro. La sua espressione si ammorbidì e un timido sorriso increspò le belle labbra “..bene” sussurrò. Si guardò intorno, imbarazzata “E.. quando credi di poter partire? Se hai da finire un lavoro o..” alzò le spalle, cercando il suo sguardo. Ma Spike fece cenno di no, completamente immerso nella tenerezza che quel modo di lei gli aveva istantaneamente suscitato  dentro “No, non ho niente da fare qui. Posso venire anche subito”.
Lei sembrò perdere un respiro. Poi, si riprese e disse “Ok. Bene. Allora..” guardò l’automobile.
Spike si mosse e girò intorno alla macchina. Le aprì lo sportello “Andiamo all’aeroporto”.
La Cacciatrice annuì e si sedette. Un attimo dopo, anche Spike si sistemò sul sedile e mise in moto.
Non dissero niente durante il tragitto. Quando giunsero al parcheggio dell’aeroporto, lasciarono l’auto in custodia e salirono con le scale mobili.
Willow era ferma all’entrata del chek in. Li guardò avvicinarsi, un lampo di sorpresa le attraversò lo sguardo. Incontrò gli occhi di Spike e lui alzò le sopracciglia “Sorpresa di vedermi, strega? Beh, facci l’abitudine, perché sto per partire per il vecchio mondo con voi.. sto tornando a casa” le strizzò l’occhio. Willow fece un breve sorrisetto, poi si avviò dando loro le spalle.
Proprio in quell’istante, Spike sentì la mano si Buffy, calda e morbida, posarsi sulla propria, coperta dalle bende, e cercare le dita. Le intrecciò, per quanto poté.
E d’improvviso Spike sentì chiaro, dentro il suo forte e gelido corpo di vampiro, l’alito bollente della vita.
La sua anima.
 
Carissimi lettori, ecco la fine. Spero che non vi abbia deluso.
Ringrazio tutti quelli che mi hanno seguito e commentato, in particolare Dragon88 e Kiki May.
Grazie!!!
 
A presto, Ezrebet 

   
 
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