Capitolo 2: Una donna?
“Una donna?!” esclamò sconvolto e con una punta di disprezzo il capitano.
“Cosa? Una donna a capo di una ciurma, ma è inaudito!” aggiunse il Signor Pullings, squadrando con un’occhiata torva il volto della giovane ragazza seduta davanti a lui.
“Perché? Una donna secondo la mentalità inglese non può essere degna di tale ruolo? Beh, è forse preferibile il vostro comandante, il capitan Jack Aubrey, il cosi detto Fortunato, che riesce a catturare le persone aggredendole alle spalle?” chiese con freddezza la donna.
Nessuno seppe cosa rispondere, le
sue parole avevano zittito tutti, anche quelli più loquaci. Jack capì subito che la ragazza aveva
veramente un bel caratterino e voleva farsi rispettare sempre e comunque. Era molto diversa dalle donne normali che subivano
le diverse sottomissioni da parte dell’uomo in silenzio. No, lei era un tipo
determinato e, forse per l’istruzione che aveva ricevuto o per la sua indole,
reputava che tutte le persone fossero alla pari, sia uomini che
donne e che quest’ultime dovevano ribellarsi alla
loro condizione di schiavitù ed inferiorità. Il capitano valutò per un attimo quello che
sembrava il carattere della donna e pensò che loro due, dal modo di fare, di
agire e di pensare, fossero molto simili, forse anche troppo. La
sensazione che aveva provato in precedenza, e cioè
quella che loro due sarebbero andati molto d’accordo, non lo aveva del tutto
abbandonato,infatti, continuava a credere che loro due, superando le ostilità
sarebbero potuti diventare nuovi amici e poi, chissà! La fanciulla
che gli si presentava davanti, era in assoluto quella più bella che avesse mai
visto, e sicuramente lo era anche per il resto della ciurma. I suoi capelli erano nerissimi, talmente scuri da avere dei
riflessi bluastri, che ricordavano i bellissimi capelli neri delle donne
indiane.
Erano
mossi ma non troppo, poiché le onde che i capelli formavano erano molto morbide
e le scendevano sulla schiena fin quasi alla vita. Qualche ciuffo più corto
rispetto agli altri, cadeva sul suo viso, coprendole parte della fronte.
Era
alta, con un gran bel fisico, snello e longilineo, ma con le sue “ciccette” nei punti giusti.
La sua
carnagione era piuttosto chiara e contrastava deliziosamente con il colore dei
capelli.
Il viso
era bellissimo, un ovale regolare, le labbra erano
piccole e leggermente carnose, in particolar modo il labbro inferiore.
Il naso
era piccolo e all’insù e, sotto le sopracciglia scure che formavano un’arcuata
accentuata, brillavano due occhi verde chiaro, dal taglio leggermente
allungato, incorniciati da ciglia lunghe e scure.
“Il mio
comportamento non è stato leale” ammise il capitano, smettendo di osservare
meravigliato la donna “ma di quando in qua ognuno di noi rispetta
le regole?”
I due
sembravano sfidarsi a parole, sembrava che cercassero di ghiacciarsi l’un l’altro, senza che però glielo avesse ordinato qualcuno.
“Nemmeno
io mi sono comportata lealmente in mare, se questo è quello che volete dire, ma
d’altronde, come avete detto voi stesso, chi rispetta
le regole?”.
La
donna aveva girato bene la domanda e ora toccava a Jack a trovare una risposta
soddisfacente, che potesse far valere la sua causa. Ma per fortuna, questo battibecchio
interminabile, fu interrotto da Stephen che, non sentendo più il rumore degli
spari, era venuto ad accertarsi dell’esito dello scontro.
“Jack,
allora com’è…” eclamò il dottore appena mise piede
sul ponte, non finendo però il suo discorso tanta era
la meraviglia di vedere una donna così attraente.
“Oh
Stephen” disse il capitano voltandosi a sinistra “se vuoi sapere l’esito della
battaglia, beh, sembrerebbe nostra la vittoria, anche se qualcuno qua dentro
non è disposto ad accettarlo”.
Nel
frattempo Stephen si domandava chi fosse la donna che si trovava davanti a lui,
da dove venisse e soprattutto, perché era legata in quel modo; dall’aria non
sembrava assolutamente una persona pericolosa.
“Non ho
detto di non essere d’accordo” controbattè la ragazza
“ho soltanto constatato il modo in cui siete riuscito
a vincere”.
“Ehi
voi, moderate il tono, non è il modo adeguato di rivolgere la parola ad un
capitano” l’ammonì il signor Pullings.
“E’ una
questione fra capitani questa, non vedo il motivo del suo intervento” rispose
velenosamente la donna sottolineando il grado
inferiore di Tom.
Se avessero continuato
a litigare, molto probabilmente sarebbero potuti arrivare a sfidarsi, perciò
Stephen si mise in mezzo e disse: “Suvvia, vi pare questo il momento di
litigare? Piuttosto, se non le dispiace, mi par di aver capito che voi siete un
capitano, ma è vero?”
“Certamente”
rispose la donna, con un tono di voce molto più tranquillo e
moderato.
“E com’è possibile” continuò Stephen “se da quanto ne so io,
le donne non sono accettate in mare?”
“Su
questo non posso rispondervi, mi dispiace, ma stiamo entrando in fatti troppo
personali”.
Un
altro silenzio scese sulla ciurma, ma che fu presto rotto da Jack
che esclamò: “Va bene signora, siccome sarete prigioniera sulla nostra nave, è
meglio andare d’accordo ed evitare situazioni sconvenienti. Inoltre, mi
piacerebbe presentarle i miei compagni d’avventura: il Signor Pullings” disse indicando verso
destra “il Signor Hollom” questa volta indicò la sinistra “e infine, il nostro
medico di bordo, che come avrete capito, si chiama Stephen, Stephen Maturin.”
Terminò indicando una persona leggermente dietro a lui.
“Piacere”
esclamò di malavoglia la donna, ancora legata, che ormai aveva capito di
doversi adattare a ciò che le veniva imposto.
“E il
vostro nome qual è?” chiese curioso il capitano
“sicuramente sarà bello come voi”.
La
ragazza arrossì un po’, e sorrise timidamente, poi rispose:
“Mi chiamo Nancy Marton”.
“Ma è
un nome inglese, non siete di origine francese?”
chiese Stephen, che voleva saperne sempre di più.
“No,
mio padre era inglese, mia madre francese. Lui era venuto
in francia per lavoro, dove incontrò
mia madre. Si sono innamorati, sposati ed eccomi qua. I miei genitori hanno sempre voluto rimanere in francia,
ma io so parlare anche l’inglese, non vi eravate ancora chiesto perché ci siamo
capiti fino ad ora?”
La
ragazza aveva pienamente ragione: fino a quel momento tutti le avevano rivolto la parola in inglese, pur essendo lei di nazionalità
francese.
Le
ostilità sembravano cessate, ma dentro Nancy ancora qualche sentimento di odio le attraversava il cuore, uno altro sentimento di…come
definirlo, forse di simpatia e ammirazione
verso il suo peggior nemico stava nascendo dentro di lei, e questo la
ragazza non sapeva spiegarselo.
Poco
dopo Nancy fu portata sottocoperta e venne rinchiusa
in una cella stretta e buia, ma forse una delle più comode prendendo come
termine di paragone tutte le altre stanze microscopiche nelle quali venivano
segregati i prigionieri di guerra più importanti, quelli che, per un verso od
un altro, potevano infine rivelarsi utili.
E la
ragazza mora già si immaginava cosa volesse il
capitano da lei: sapere i piani e le mosse del nemico.
Fino
adesso era vissuta bene sulle navi perché, essendo stata nominata capitano, i
marinai non potevano farle assolutamente niente, ma ora si ritrovava in mezzo
ad una ciurma di persone sconosciute, che la detestavano
perché era una nemica. Nancy però non si
lasciava intimorire: molte volte era scampata da situazioni difficili usando il
suo influente carisma; si, perché quando voleva sapeva anche essere molto convincente,
e non vedeva il motivo per cui non sarebbe dovuta
riuscirci un’altra volta ancora.
In
qualche modo sarebbe riuscita a farsi amare dalla ciurma, e allora da li il gioco era fatto.
Nancy
si sedette su quello che in teoria, ma non in pratica, doveva essere il suo
letto: una tavolaccia di legno coperta da uno straccio. Beh, per essere una
prigioniera di guerra, era stata trattata anche troppo bene!
Adesso
non restava altro che mettersi l’anima in pace, rimanere li ferma, seduta ed
immobile ed aspettare, prima o poi la fortuna avrebbe
girato anche dalla sua parte.
***
Dopo aver lasciato la donna nella sua stanza e aver
ordinato alla ciurma di frenare i bollenti spiriti e trattarla con gentilezza,
Jack si recò da Stephen che, come suo solito si era recato nell’infermeria. D’altronde era un dottore, era logico che trascorresse
gran parte del suo tempo laggiù, no?
Jack aprì la porta,
senza bussare. Non era un comportamento giusto da tenere, ma il capitano
conosceva così bene Stephen, che poteva permettersi certi comportamenti meno
eleganti e formali.
“Jack, ditemi, come mai qui?” chiese il dottore incuriosito;
si erano lasciati soltanto poco tempo fa e non pensava di rivedere già l’amico.
“Così,
avevo voglia di sfogarmi..anzi, più che altro volevo scambiare quattro parole con
voi…”
“E’ per
la ragazza?” domandò Stephen, anche se era quasi sicuro della risposta
affermativa del capitano.
“Già..”
“Su,
ditemi” lo sollecitò il dottore “potete confidarmi
tutto, oppure è qualcosa di troppo personale?”
“Beh,
ecco, intanto mi domandavo coma abbia fatto a diventare un capitano, ma non è
questo quello che mi preoccupa…” il capitano lasciò
cadere il discorso, che però fu prontamente ripreso da Stephen.
“Io ho
provato a chiederglielo, ma non ha voluto rispondere, ci possono essere
miliardi di motivi..e comunque c’è da sperare che col tempo magari si aprirà un
po’ nei nostri confronti”
“E’
inutile sperare, è una prigioniera, e come tale non stringerà nessun rapporto di amicizia con noi”.
Stephen
aveva capito al volo, al capitano in un modo o in un altro interessava essere
in buoni rapporti con la ragazza, e forse anche di più, ma come Jack, pensava
che sarebbe stato difficile, data la condizione in cui l’avevano
messa; ci sarebbe voluto soltanto un miracolo.
“Jack, vi interessa la sua amicizia, vero?” chiese il dottore con
aria inquisitoria.
“In un
certo senso..va be’, facciamola breve: quando
combattevamo sulla nave, prima che scoprissi che è una donna, le ho detto che,
se non fossimo stati nemici a causa del destino, sicuramente saremmo andati
molto d’accordo. Mentre discutevamo con lei sul ponte, ho continuato a pensare
la medesima cosa..”
“E allora? Non vedo cosa ci sia di male”
“Il
punto è che Nancy è una nostra nemica! Hai mai visto un inglese che voglia
accattivarsi l’amicizia di una francese?!”.
Il
capitano si stava sfogando, sembrava stesse perdendo le staffe,
ma Stephen sapeva come farlo calmare: in tutti quei dieci anni trascorsi
assieme a lui, molte volte aveva dovuto calmarlo per diversi motivi, e tutte
quelle volte ci era riuscito perfettamente.
“Jack,
ascoltatemi” cominciò Stephen “non è il momento adatto per arrabbiarsi questo..avete
pensato che forse anche altre persone vorrebbero essere amiche di un francese?
Non importa se siamo in guerra oppure no, siamo tutti uguali, capisci?”
Il
capitano non rispose, accenò un si
con un movimento della testa, ma rimase completamente muto; poi alla fine
disse: “Stephen, avete di nuovo ragione”
“Una
domanda, se è troppo personale non rispondetemi, vi
piace Nancy?”
Jack ci
pensò un po’ su poi disse: “Ad essere sincero, Stephen, se proprio devo dirvi la verità, ecco…forse…”
Ma non
riuscì nemmeno a finire il suo discorso, la porta dell’infermeria venne sbattuta così forte che, sia Stephen, che il capitano
si voltarono a guardare.