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Autore: iride89    08/11/2005    5 recensioni

La prima volta che la vidi…me lo ricordo come se fosse stato ieri

La prima volta che lo vidi…mi incuriosì tantissimo.

Il primo incontro tra Fleur Delacour e Bill Weasley...se non è questo amore a prima vista!!!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Weasley, Fleur Delacour
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La prima volta che la vidi…me lo ricordo come se fosse stato ieri

La promessa dell’orecchino

 

La prima volta che la vidi…me lo ricordo come se fosse stato ieri.

 

Io e la mamma eravamo andati a salutare Harry, doveva affrontare l’ultima prova del Torneo Tremaghi. Mamma non ci aveva messo molto a convincermi ad accompagnarla, ed è stata una fortuna che io l’abbia seguita, perché là in quella stanza l’ho incontrata e non l’ho più scordata.

 

***

 

La prima volta che lo vidi…mi incuriosì tantissimo.

 

Era venuto nella scuola inglese per salutare il Campione più giovane, quello che ha salvato la mia Gabrielle in fondo al lago. Inizialmente gli lanciavo occhiate sfuggenti, quasi avessi paura che lui si accorgesse di me. Non era da me essere così timida, non avevo avuto mai troppi problemi con i ragazzi, anche grazie al mio leggero fascino di Veela, ma con lui era diverso…lo capii immediatamente.

 

***

 

Lunghi capelli biondi, occhi verde acqua, pelle candida e dolce sorriso. Chi poteva non notare una così perfetta creatura! Avevo letto le lettere che i miei fratelli avevano mandato alla Tana e da quelle avevo appreso, oltre al suo fascino antico, anche che Ron ci aveva provato con lei, ma con scarsi risultati.

Mi convinsi allora che non doveva essere che una petulante ragazzina presuntuosa. E rimasi di quell’idea fin quando non la vidi. Altro che ragazzina, quella era una giovane donna al pieno della sua bellezza. Decisi di non guardarla troppo, infatti dopo la prima occhiata non la degnai più di uno sguardo, anche se sentivo i suoi occhi su di me.

 

***

 

Lunghi capelli rossi, occhi celesti, orecchino a zanna e sorriso seducente. Nel complesso un vero e proprio f… cioè un bel ragazzo! Avrà avuto quattro o cinque anni più di me, ma non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso. C’ era una signora accanto, probabilmente la madre a giudicare dal  colore dei capelli. Quei capelli io li avevo già visti…bò non ricordo sarà stato uno dei miei tanti spasimanti.

E, a proposito di spasimanti, anche il tipo che stavo adocchiando ne deve aver avute parecchie. Non era solo bello, era quasi magnetico, appena lo fissavi non riuscivi a guardare altro. Dovevo assolutamente scoprire il suo nome, poi presentarmi e farlo cadere ai miei piedi come tutti gli altri…no questa volta era diverso, mi sentivo attratta non solo fisicamente da lui, era qualcosa di più. Qualcosa che non mi avrebbe fatto usare le mie armi di seduzione, perché io volevo davvero quel ragazzo e volevo che anche lui mi volesse, e non solo per il mio fascino.

 

***

 

Dopo essere usciti dalla stanza, dove finalmente i suoi occhi avrebbero smesso di scrutarmi mettendomi così in agitazione, Harry ci fece fare il giro della scuola. Non che me la fossi dimenticata, ma era bello poter tornare dove avevo trascorso 7 anni di divertimento e studio naturalmente. Ritornammo in Sala Grande per il pranzo e mi ricongiunsi ai miei fratelli. Istintivamente mi guardai attorno e la scorsi mentre si sedeva con la sua famiglia al tavolo dei Corvonero.

I nostri sguardi si incrociarono, e sentii improvvisamente caldo, probabilmente la temperatura di Giugno era più alta del solito. Ci stavamo ancora fissando, le rivolsi un sorriso al quale lei ricambiò e distolsi lo sguardo con sommo dispiacere per rispondere a mia sorella che, a quanto pare, mi stava chiamando da dieci minuti.

 

***

 

Non appena entrai nella scuola per il pranzo lo vidi attorniato da una nidiata di ragazzi che avevano lo stesso colore di capelli . Probabilmente i suoi fratelli, fatta eccezione per il Campione di Hogwarts, Harry  Potter, e la sua amichetta, quella che Krum aveva invitato a Ballo e che aveva salvato al lago.

Ad un tratto ci guardammo negli occhi e il tempo letteralmente si fermò. Mi guardava con aria sognante e io feci lo stesso, probabilmente sembravo un idiota. Quando poi mi rivolse il sorriso più dolce che avessi mai visto, il mio cuore saltò qualche battito, ma per cortesia riuscì a ricambiare il gesto uscendo da quello stato di trance.

 

***

 

Mangiai molto poco e subito mia madre mi fu addosso ricordandomi che un’adeguata alimentazione è molto importante. Non avevo voglia di giustificarmi con banali scuse, così mi alzai e andai a farmi una passeggiata nel parco vuoto.

La Sala Grande era gremita di studenti emozionati per l’ultima fase della competizione, mi girai prima di uscire dal portone, ma non riuscì a trovarla, c’erano troppi ragazzi. Ecco una cosa di cui forse non sentivo la mancanza di Hogwarts, il caos del pranzo. Il silenzio delle piramidi è più tranquillizzante… comunque mi decisi ad uscire, in realtà non sapevo bene perché mi fossi girato, probabilmente con la sola speranza che lei mi facesse compagnia. Che idea stupida! Non sapeva nemmeno il mio nome!

 

***

 

Continuavo a fissarlo, tanto che mia madre mi chiese se mi fossi addormentata con gli occhi aperti.

Speravo che lui incrociasse nuovamente il mio sguardo, ma così non fu. Anzi ad un certo punto lo vidi anche alzarsi, pregai che non lasciasse Hogwarts così presto, ma a giudicare dalla sua aria un po’ cupa probabilmente non sarebbe rimasto.

Dovevo assolutamente sapere il suo nome, almeno quello!

Prima di uscire dall’edificio si voltò a guardare la Sala piena zeppa di ragazzi, e se non fosse stato per quel gruppetto di ragazzine perennemente in movimento che si erano sedute proprio di fronte a me, lui mi avrebbe visto. Che sfortuna! Ma non mi potevo arrendere così facilmente!

 

***

 

 

L’aria era fresca  come la sua pelle nivea, l’acqua del lago era trasparente come i suoi occhi e i raggi del sole brillavano e riscaldavano come i suoi capelli e il suo sorriso. Possibile che i miei pensieri andassero sempre a quella ragazza? Come si chiamava?…ah si! Fleur Delacour. Fiore. Già lei era un bellissimo fiore.

Mi sedetti ai piedi di una betulla in riva al lago. Che pace! Sarebbe stato un quadro perfetto, se avessi avuto accanto la persona perfetta per me…chissà se quel Fiore poteva esserlo!

 

 

 

***

 

Lo vidi assorto nei suoi pensieri con lo sguardo rivolto all’orizzonte.

I raggi del sole che riflettevano sull’acqua del lago, vicino al quale lui era seduto, gli illuminavano il volto. Sorrisi vedendo che giocava con una margherita, che quasi inconsciamente aveva raccolto.

Il suo viso era tranquillizzante come la sua figura che si allungava sinuosamente sull’erba. Era uno spettacolo. Nemmeno i fantastici paesaggi della Provenza eguagliavano quella visione, che, strano a dirlo, mi faceva sentire a casa! Per la prima volta l’Inghilterra non mi sembrava un paese freddo e piovoso! Tutto merito di quel ragazzo. Dovevo conoscerlo, ma, forse…no, non c’era tempo per i “se” e per i “ma”, mi ero prefissa lo scopo di parlargli almeno una volta prima che la terza prova cominciasse. E dopo…

 

***

 

Sentii dei passi dietro di me, la tentazione di voltarmi era troppa, ma decisi di resistere, volevo illudermi che la persona dietro di me fosse lei. I passi erano leggeri, probabilmente una studentessa che aveva dimenticato qualcosa.

Il rumore cessò, anche se sentivo che c’era qualcuno alle mie spalle, il suono di un fruscio di una gonna di seta, un profumo di lavanda, un tocco leggero sulla mia spalla destra…

 

***

 

-posso sedermi avec toi?- (1)

Non so nemmeno io dove trovai il coraggio di pronunciare quelle parole, ma lessi stupore nei suoi occhi che si animarono di una luce alquanto strana.

Ricevetti in risposta un sorriso e un cenno del capo che mi invitava a sedermi accanto a lui. Ora pensavo che forse non era stata una bella idea disturbarlo. Cadde il silenzio e la mia agitazione cresceva. Decisi di parlare, almeno per smuovere la situazione di stallo che si era venuta a formare.

-Bellissimo paesaggio, ce n’est pas d’accord? (2) - gli chiesi il più naturalmente possibile.

Lui mi rispose sempre sorridendo con una voce calma e pacifica –già è davvero bellissimo! Piacere il mio nome è Bill Weasley, tu invece sei la Campionessa della scuola francese vero?-

-si, il mio nome è Fleur Delacour. Piacere di conoscerti.-

 

(1)   = con te?

(2)   = non sei d’accordo?

***

 

Non potevo crederci, stavo parlando con la ragazza più bella che avessi mai visto.

Continuavo a sorridere, incapace di contenere la strana gioia che mi aveva invaso. Mi sentivo un cretino e lei sicuramente pensò che avessi un crampo ai muscoli facciali!

Parlava in inglese, ma con un forte accento francese, non che mi dispiacesse, anzi conferiva al linguaggio un’eleganza innata, che solo lei poteva imprimere.

-Il piacere è tutto mio-

Ed ecco che ripiombammo in un silenzio imbarazzante, anche se lei sembrava molto tranquilla io stavo sudando freddo. Non mi era mai capitato di essere così nervoso, solitamente riuscivo a scherzare e a scambiare qualche parolina anche con le ragazze di cui mi ero infatuato. Ma con lei era diverso, forse perché capii che se avessi avuto una storia con lei, ipoteticamente parlando, non sarebbe stato qualcosa di una notte e questo mi faceva un po’ di paura.

-ho sentito che sei stata molto brava, nelle precedenti prove del torneo- speravo che parlando la situazione potesse stabilizzarsi almeno in minima parte dato tutte le emozioni contrastanti che provavo. Lei, dal canto suo, rispose dolcemente cercando di trovare parole semplici con le quali esprimersi –più o meno. Ora però sono ultima-

Emerito idiota, giuro che mi sentivo un deficiente patentato! Parlandole così sembrava che volessi metterla in ridicolo. Cercai di riparare al danno fatto –guarda, che essere ultimi o primi non cambia il valore dimostrato nell’eseguire le prove. Io personalmente non vi ho assistito, ma da come me ne hanno parlato i miei fratelli ed Harry, sei stata molto brava- salvato per il rotto della cuffia!

 

***

 

Che gentile, non c’era né malizia né superbia nelle sue parole, ma impacciata cortesia. Questo mi fece molta tenerezza e gli sorrisi un po’ rossa in viso.

Discorremmo del più e del meno, lui tentava di parlare in modo che comprendessi al meglio ciò che diceva, e io rispondevo con cortesia, ma sapendo di parlare un inglese pessimo, non dal punto di vista grammaticale (per quello avevo ricevuto un’istruzione solida) ma per quanto riguarda la pronuncia e i modi di dire locali ero un po’ impacciata. Lui però non me lo fece pesare.

Passò così buona parte del pomeriggio e io mi divertii tantissimo, Bill, ora conoscevo finalmente il suo nome, era molto simpatico e avevamo molti punti in comune. A entrambi, strano ma vero, piaceva tantissimo l’Egitto, argomento sul quale ci soffermammo parecchio. Ma la ciliegina sulla torta fu quando commentai il suo orecchino, che mi piaceva davvero tanto.

 

***

 

-è molto bello il tuo orecchino-

La sentii pronunciare quelle parole e subito scoppiai a ridere. Lei inizialmente mi guardò meravigliandosi del mio strano comportamento, ma ridacchiò anche lei, probabilmente contagiata dalla mia ilarità. Dopo esserci ripresi, lei si fece seria e mi rivolse una domanda –perché abbiamo riso? Ho detto qualcosa di sbagliato?-

Che scemo, poteva aver pensato che stavo ridendo di lei –no,no, ho riso perché tu sei l’unica persona a cui piace il mio orecchino. Mia madre continua a dirmi che sembro un selvaggio proveniente da una tribù e il mio capo mi ha detto che se non me lo tolgo a lavoro mi rinchiude in una piramide!- e qui scoppiai nuovamente a ridere sostenuto anche dalla sua risata.

Che calda che era la sua risata! Mi sentivo in pace con me stesso!

-scusa, ma perché hai riso, all’inizio se non sapevi perché ridevi?- le chiesi così su due piedi.

- parce que …- (3)

 

(3) = perchè

***

 

-BILL! BILL! DOVE TI SEI CACCIATO? BIIIILL!!!!!-

La voce della signora che era con lui quella mattina raggiunse il nostro rifugio. Gli rivolsi un’occhiata interrogativa. Perché non rispondeva? Lui capì e urlò di rimando –UN ATTIMO MAMMA, ARRIVO SUBITO!-

Sembrava dispiaciuto di doversene andare, e anche a me provocò quella reazione.

I suoi occhi si spensero ma poi sorrise divertito e mi disse alzandosi in piedi –Ascolta Fleur…– com’era melodioso il mio nome uscito dalle sue labbra –…se ne uscirai indenne da questo torneo, ti regalerò il mio orecchino, contenta?-

Risi divertita a quella proposta e senza neanche rendermene conto, si chinò e mi baciò delicatamente la guancia infilando la margherita con cui aveva giocato per tutto il tempo fra i miei capelli. Arrossii di colpo, ma sorrisi raggiante a quel gesto. Mi salutò e se ne andò tranquillamente con le mani in tasca, ignorando le urla di quella buffa donna dai capelli rossi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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