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Autore: Shockwave    19/10/2010    2 recensioni
A fronte di un grave deperimento delle terre abitate ed assalti sempre più frequenti fra assassini ed orchi, si sparge la voce di un misterioso attacco che sembra aver distrutto in una sola notte senza luna il villaggio di Besheuse, situato sul passo del Drago. Il violento, feroce attacco desta i sospetti di molti, ma solo il mercenario skylean Nemetona e la sciamana meirena Sioni vedono la reale minaccia: a distruggere in quel modo Besheuse non è stata un'orda di orchi, ma un Drago. Il loro cammino inizierà dunque nella Capitale Lucente Sig'Randa, del regno di Elerei, per terminare nelle terre di Delei, nella Capitale dei Draghi Dormienti Arat'Elean. E voi, se vorrete, potrete viaggiare con loro, seguendoli in quest'avventura che giusto ora mi accingo a raccontarvi.
Genere: Avventura, Azione, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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EndingLands2

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"La più promettente Sciamana del Paese, ho capito bene?"
"Benissimo." rispose il Presidente, con aria insopportabilmente indispettita per chissà quale motivo. Vecchi rancori con la sua razza? Poteva darsi, dopotutto era risaputo che la guerra più aspra di tutte era stata quella fra draconici ed  umani. Con la conseguente sconfitta di questi ultimi.
Talon non era mai stato particolarmente amante del genere umano, seppur riconoscesse in loro una certa caparbietà e solidità sociale. Eppure era lì, sotto forma di scorta per un'antipatica Sciamana dai potenti poteri e precaria salute: aveva superato il quinquennale esame del Consiglio di Meiren (quale adorabile Presidente sedeva in quel momento di fronte a lui) con un superbo cocktail allucinogeno, in grado di guidare alla Stasi per più di due ore; un'arte ancora in evoluzione ma già fenomenalmente utile di suo.
Si diceva che in Stasi si smettesse di esistere, e durante la pratica lo Sciamano avrebbe potuto guarire praticamente qualunque ferita. Il tutto velocemente, senza dolore alcuno anche nei casi più gravi, a patto che la pratica avvenisse in tempo. L'effetto collaterale della Stasi però si diceva fosse il Vuoto: se lo Sciamano non era abbastanza bravo, o sbagliava qualcosa nel mix di ingredienti, avrebbe anche potuto sperdere l'anima del paziente per sempre negli abissi.
Era per quel motivo che Talon s'era da subito abituato al dolore, per puro terrore della stasi sciamanica. Aveva assistito con i suoi occhi ad una perdita di sè stessi, ad un Vuoto, ed era sicuro che non sarebbe riuscito a dimenticarlo per il resto dei suoi giorni.
Fece schioccare rumorosamente la lunga coda uncinata, distese le grosse placche squamose all'altezza della schiena e si rassegnò placidamente a dover attendere ancora, sotto viperini sguardi dell'altro, la capricciosa Sciamana.

Correva, svoltava tutto ad un tratto, sbuffava senza mai guardarsi indietro: sorpassò di corsa un grosso cinghiale arrosto, saltò oltre un'insalatiera ed ignorò palesemente la voce del Fratello che lo chiamava insistentemente, quasi piangendo dal ridere. Sentiva ridere anche una voce femminile, mentre una terza era invece furiosa. Ancora una volta saltò oltre una decorata brocca, sfuggì a diverse mani che tentavano di acchiapparlo, ne morse persino una sbuffando minacciosamente del fumo dalle nari e lanciando versi striduli; una volta appurato che non avrebbe potuto fare altro che correre, senza poter consumanre un tranquillo pasto, diede di sfuggita qualche morso al cinghiale di prima e schizzò a nascondersi della tasca della blusa del Fratello, sporgendo solo la parte anteriore del muso e soffiando in un modo molto simile ad uno sghignazzo.
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"Chiedo umilmente perdono" fece Nemetona, ancora con gli occhi umidi e la voce tremula per le risate "Ma il mio caro amico non è proprio riuscito a trattenersi davanti a visioni tanto appetitose!"
Ilena, livida di collera e con in suo bell'abito sporco di salsa di frutti scacciò brutalmente la servitù impegnata sino a pochi istanti prima a tentare di catturare l'impunita bestiola; Ferona invece guardava con ancora una volta occhi colmi di ammirazione il piccolo musetto rettile che faceva pigramente capolino, mezzo dormiente e poggiato sulle pieghe della tasca della blusa che indossava lo Skylean. Aveva letto di quelle magiche creaturine soltanto nei più antichi tomi di fiabe di Ilena, quando lei se ne era stancata e decideva di potersene liberare ma mai, mai aveva anche solo sperato di vederne una, ritenendolo impossibile.
"Perdonatemi" mormorò quasi verso il possessore di quell'esserino tanto particolare, abituata a rivolgersi verso altri con un tono particolarmente sommesso "Ma quella è proprio una Viverna..?"
Probabilmente Nemetona riuscì ad udirla soltanto perchè lo schiamazzo provocato dal suo amichetto squamoso era terminato; voltò il capo verso di lei, sorridendole cordialmente. "E' la seconda volta che mi sorprendete oggi, Ferona. Si, è proprio una Viverna. Proprio come quelle delle fiabe."
"E quando.. Sarebbe stata la prima volta che vi ho sorpreso?"
"Beh" ridacchiò lui "Sino a quest'oggi, non avevo idea che un'esponente del gentil sesso nanico potesse essere così graziosa."
Avvertì chiaramente il viso andare a fuoco in una singola vampata, mentre riportava fulmineamente lo sguardo al grosso tavolone ancora imbandito. "Oh."
Ilena, avendo terminato di sfogarsi con la servitù, diresse il suo furore altrove scegliendo come bersaglio lo Skylean, il proprietario della bestiaccia che le aveva rovinato il vestito. "E voi! Tenere quella schifosa lucertola libera come l'aria, a tavola, fra di noi!"
Ferona stentò a credere ai propri occhi quando la piccola Viverna, verdissima con qualche squama blu sul dorso sbuffare fumo dalle narici, facendo rumorosamente saettare la lingua producendo suoni simili a pernacchie. Vide Nemetona ricominciare a ridere e dovette fare del proprio meglio per trattenersi.
La figlia del padrone di casa allora esplose in un vero e proprio roboante boato, voltando loro le spalle e correndo via con le mani fra i capelli.
Ferona non aveva desiderato altro che poter assistere ad uno spettacolo del genere per tutte le volte che era stata costretta a subire in silenzio ed a testa bassa tutto il veleno che era grado di sputare quell'orrenda vipera su tutto e tutti, specialmente lei, perciò non potè fare altro che gioire intimamente, con un sorrisetto soddisfatto che le si espanse pian piano sul simpatico facciotto.
Anche Nemetona sorrideva, ancora seduto accanto a lei, e mentre la osservava persa nei suoi pensieri le parole fluirono da sole dalle labbra. "Odiate stare qui, non è vero?"
"Oh, cosa darei per poter.." rispose lei, senza pensarci; un attimo dopo scosse il capo risvegliandosi dalle sue fantasie "No! No, il mio posto è qui, nelle fucine del Padrone, e..!"
"Il vostro posto è in mezzo agli altri, Ferona.. Non rinchiusa in una fucina di un sedicente Signore di come quelli dei tempi antichi."
"Ma.. Il Padrone, lui.."
"Ascoltatemi" fece allora lo Skylean, sporgendosi e poggiandole le mani su entrambe le spalle. "Sostenete che il vostro Padrone vi voglia bene. Ma vi fà mai uscire dalle fucine? Vi fà mai sedere al suo stesso tavolo, vi fà mai mangiare il suo stesso cibo? Svegliatevi mia dolce, ingenua Ferona. Il vostro Padrone vi tratta esattamente come vi tratta la sua adorata strega travestita da graziosa primogenita. E' solo che Ilena è ancora troppo giovane per riuscire a mascherare il suo disprezzo con falsi sorrisi e carezze sul capo."
Ferona aprì la bocca per rispondergli, senza però effettivamente sapere cosa dire.
Se lui aveva ragione, il motivo per cui aveva sempre sopportato svaniva miseramente, crollava il suo unico punto fermo nella sua intera vita, sin da quando il suo povero padre era stato costretto a venderla con la speranza di poterla rivedere viva ed in salute, un giorno. Mentre già il panico s'impadroniva di lei nel pensare a cosa avrebbe fatto, dove sarebbe potuta andare e dove avrebbero potuto eventualmente accettarla, Nemetona Boganaste le offrì la soluzione ad ogni suo problema con una semplicità estrema.
"Venite con me."
Ferona gli rivolse uno sguardo meravigliato, traboccante di lacrime e confusione. "Co-cosa? Ma il Padrone non lo permetterebbe mai!"
"Ed allora stanotte fuggiremo."
"..I-il vostro incarico.."
"Oh, sapeste quanto è più importante e prezioso di qualunque tintinnante moneta quello a cui dò la caccia!" rispose allora Nemetona, con voce entusiasta "Significa che verrete..?"
L'abile fabbro del Maniero Gisante allora gli dedicò uno sguardo intenso, sorridendo mentre un senso di pace le invadeva l'animo al solo guardare quegli occhi d'oro vivo.

La stasi del pettirosso durò si e no qualche minuto; la Sciamana aveva voluto per forza arrestare il loro cammino, volendo a tutti i costi curare quel piccolo uccellino con l'ala destra spezzata. Anche Talon s'era spezzato più di una volta una delle due ali, una volta persino entrambe, ricordando bene la sofferenza enorme dei medicamenti e del periodo di guarigione; ed invece in pochi attimi il pettirosso fu nuovamente libero di spiccare il volo, con solo il brutto ricordo del dolore provato.
"Mi auguro non abbiate intenzione di fermarvi a soccorrere ogni creatura ferita o in difficoltà che incontreremo durante il percorso, Sciamana." l'apostrofò aspramente, mentre la osservava raccogliere da terra il bastone che utilizzava come se fossero stati i suoi occhi e la cascata di sottili capelli di un bizarro viola purpureo tornavano a solleticarle la schiena sin fra le scapole.
Sioni, dal canto suo, gli si rivolse con un tono molto severo. "E' proprio da un guerriero che ci si aspetta la compassione di fronte al dolore, Talon. Se le vostre paure non vi annebbiassero la mente, mi chiamereste per nome e vi lascereste condurre da me alla Stasi."
Il Draconico portò all'istante una mano artigliata al fianco sinistro, una vecchia ferita di guerra che lo tormentava oramai da anni, senza voler neanche immaginare come facesse lei a saperlo. Fece guizzare un paio di volte la lingua biforcuta, innervosito. "Ho visto amici cadere nel Vuoto. Maledetti voi Sciamani e le vostre arti proibite. Un vero guerriero lo sopporta il dolore."
Lei ascoltò silenziosamente i rumori della sua amata foresta di Meiren, ruotando gli occhi vitrei verso l'alto per poi voltarsi in direzione del suo interlocutore. "Un vero guerriero desidera sopra ogni altra cosa essere sempre pronto a difendere sè stesso e gli altri, ed il dolore o la paura di provarlo fanno si che molti si tirino indietro. Ora non è più così."
"Non fate propaganda con me, Sciamana. Voi umani mandate in guerra stupidi ragazzini viziati, convinti che questa nuova faccenda della Stasi possa risolvere tutto. Non mi pare che funzioni con un corpo senza testa, o con uno infilzato su di una lancia, o con braccia o gambe tranciate via."
Lei sospirò, pesantemente. "Il vostro accanimento verso la mia razza è degno della vostra, Talon."
"Non osare!" esplose allora lui, colpendo con la coda uncinata il tronco di un albero lì accanto.
Umani.
Sempre pronti a rivangare avvenimenti passati. Soprattutto guerre che li aveva visti perdenti.
Quando Sioni scrollò le spalle, riprendendo il cammino in modo totalmente autonomo la seguì, con addosso la fastidiosissima sensazione di aver comunque fatto la figura del cretino.

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..yay! Capitolo due terminato! Bene bene, e la storia prosegue, qualcosa viene spiegato, altre cose no, altre cosette si aggiungono e pian piano comincia a venir fuori qualcosa. Che succederà nel prossimo capitolo?
Grazie a Bryluen per la recensione e a tutti coloro che hanno almeno una volta sfogliato o che sfoglieranno!

  
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