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Autore: Shockwave    17/09/2010    3 recensioni
A fronte di un grave deperimento delle terre abitate ed assalti sempre più frequenti fra assassini ed orchi, si sparge la voce di un misterioso attacco che sembra aver distrutto in una sola notte senza luna il villaggio di Besheuse, situato sul passo del Drago. Il violento, feroce attacco desta i sospetti di molti, ma solo il mercenario skylean Nemetona e la sciamana meirena Sioni vedono la reale minaccia: a distruggere in quel modo Besheuse non è stata un'orda di orchi, ma un Drago. Il loro cammino inizierà dunque nella Capitale Lucente Sig'Randa, del regno di Elerei, per terminare nelle terre di Delei, nella Capitale dei Draghi Dormienti Arat'Elean. E voi, se vorrete, potrete viaggiare con loro, seguendoli in quest'avventura che giusto ora mi accingo a raccontarvi.
Genere: Avventura, Azione, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Ilena non aveva mai visto uno Skylean prima di allora. Certo, aveva si e no venti primavere dieci delle quali passate rinchiusa nella grande magione di suo padre, ma s'era continuata ad aggiustare e pettinare i lunghi capelli ramati per ore frustrando profondamente la serva di turno, giungendo infine ad optare per una morbida treccia ordinata col capo ornato di nastri azzurri come il delicato vestito che indossava.
Ad ogni modo non fu per niente preparata per ciò che vide.
Era primo pomeriggio e vedeva già all'orizzonte la carrozza avvicinarsi; trepidante si contorceva le delicate manine, al fianco dell'austero e canuto padre e con alle spalle l'intera schiera della servitù. Le giovani sguattere del maniero sembravano ansiose almeno quanto lei di mettere gli occhi su di uno Skylean in carne ed ossa, i portatori della grande invenzione degli archibugi. Si sentiva importante come mai in quel momento, emozionata e tesa; la carrozza aveva oramai imboccato il vialone principale superando la cancellata e si ritrovò a mordersi freneticamente le belle labbra, tentando di ricordare tutto ciò che era riuscita a leggere riguardo gli Skylean: la gente delle nuvole, con capelli bianchi come neve ed occhi color dell'oro, spesso col viso ed il corpo completamente dipinti. Ma non aveva idea di come si comportassero, se fossero ostili o meno, nulla di nulla.
Mentre si perdeva nelle sue fantasie suo padre la riportò alla realtà compiendo un passo in avanti, così da poterle far notare che la carrozza era infine giunta.
Il cocchiere scese con un balzo ed andò ad aprire il modeto sportello della modesta carrozza ed Ilena (così come tutta la servitù) trasalì portando una mano alle labbra. Infine a nulla erano valsi gli accorgimenti di suo padre e le sue raccomandazioni in merito al mostrarsi riservata, tenendo lo sguardo basso se necessario. Ilena l'aveva visto chiaramente però, persino sulla schena del suo severo padre era corso un brivido.
Lo Skylean era alto, con i capelli legati che arrivavano poco oltre la nuca e gettati su di una spalla, con occhi di oro puro e, e... Terribilmente affascinante. Da una parte trovò quasi banale che una creatura così avvolta dal mistero possedesse anche un fascino tale, ma poi dovette ammettere a sè stessa che non stonava, che non era eccessivo o altro, era.. Era uno Skylean, tutto lì.
Gli osservò attentamente le orecchie appuntite ma non allungate come quelle degli elfi ed i segni che portava dipinti sul viso: al centro della pallida fronte troneggiava un occhio in rosso, così come le righe verticali che scendevano giù dai suoi occhi come se fossero lacrime, spesse lacrime.
Indossava una semplicissima blusa bianca, un gilet blu di quella che sembrava essere pelle di animale, pantaloni neri dal tessuto leggero che andavano ad infilarsi in pesanti stivaloni di pelle; portava allacciate alla cintola due fodere con piccoli archibugi ed uno molto più grande allacciato dietro la schiena, senza fodera. Gli archibugi erano per metà in legno e per metà di un metallo liscio e luccicante; nelle parate e nelle onorificenze le era capitato soltanto un paio di volte di sentire l'assordante fragore dei loro spari ed immaginò che bisognasse essere davvero molto abili per padroneggiare un'arte simile.
Suo padre era ancora lì ad annoiare lo Skylean con i suoi boriosi discorsi sulla fragilità del loro paese e sul quanto fosse onorato di accogliere un esperto come lui proveniente direttamente da Mégat, la Capitale dei mercenari, nella sua umile dimora. La servitù era tornata alle proprie mansioni ed erano rimasti soltanto loro tre sull'uscio di casa.
Attese pazientemente sino a quando suo padre non si voltò verso di lei, porgendole una mano ed invitandola ad avvicinarsi così da poterla introdurre all'altro.
"Ed ora permettetemi di presentarvi mia figlia, Ilena."
"Incantato, Mia Signora" rispose lo Skylean, prendendo con fermezza la piccola manina di lei da quella di suo padre ed esibendosi in un galante baciamano.
Lei si inchinò, aggraziatamente ma senza riuscire a togliergli gli occhi di dosso. "il piacere è mio, Ser..?" lasciò la frase in sospeso, mentre le guance le si colorivano appena.
"Nemetona, Mia Signora" Nemetona Boganaste."
Uno scioglilingua, insomma. Buffo. Si astenne dal dirlo onde creare situazioni anomale o imbarazzanti, ma continuò a pensarlo durante tutto il tragitto dall'entrata principale al gran salone, stracolmo di quadri, vasi antichi e sconfinate polverose librerie. lei stava indietro per rispetto, in teoria, ma in pratica poteva così lanciare qualche disinibita occhiatina anche al "lato b" dello Skylean passando inosservata; la mano destra, nel punto in cui quell'uomo l'aveva baciata, ardeva di un fuoco tutt'altro che nocivo.
Quando l'aveva fatto, lei aveva intravisto un lieve balenìo di canini affilati e fuori misura, però perfettamente nascosti alla vista dalle belle labbra sottili. Provò ad immaginare che cosa avrebbe provato, se Nemetona l'avesse morsa.
La sorprese vedere quanto attentamente seguisse le oltremodo noiose lezioni di storia di suo padre, si sorbì per intero la genealogia di loro Gisante, sin dai padri dei loro padri fondatori, bla, bla, bla.. Stava quasi per addormentarsi all'impiedi quando da una porticina laterale seminascosta da un arazzo sbucò fuori il loro personale fabbro di fiducia, con aria affannata e forse allarmata.
"Mio Signore! Mio Signore, in fucina c'è anco-"
Alla vista dello Skylean in loro compagnia, il quale aveva voltato il capo in quella direzione con aria interrogativa, zittì immediatamente. Ad Ilena non piacque per nulla l'intenso sguardo misto fra curioso ed affascinato che si scambiarono e ne provò un intimo moto di gelosia.
Il loro fabbro, Ferona, era la nana più abile che avesse mai visto; era capace di fabbricare solide armi per i soldati di suo padre, ed il gioarno dopo di lavorare per lei una delicata pettinessa in avorio, intarsiata d'oro e rubini. Non era esattamente bella con le sue guance paffute, le braccia muscolose e le mani rovinate, tantomeno poteva essere definita femminile, nonostante ciò era molto più graziosa e proporzionata rispetto a molte della sua razza. Non era nè snella nè tozza, portava i lunghi capelli neri sciolti, neri come i due profondi pozzi che erano le sue iridi, contornate da folte sopracciglia e pelle color mogano.
Questa, ovviamente, era una oggettiva descrizione di Ferona, dato che per Ilena non era altro che un basso e sporco mostriciattolo abitante delle buie caverne della fucina, in quel momento più che mai, buono solo a fare e riparare cose.
Suo padre invece, che aveva una stima ben più alta di lei, la invitò con un benevolo cenno della mano ad unirsi alla conversazione.
"Ferona cara, calmatevi. Con calma, ditemi, che cosa è successo?"
"S-Signore" si avvicinò, inchinandosi lievemente in direzione dello Skylean, il quale le rispose con un lieve sorriso. Tentò vanamente di ignorare il rossore che doveva certamente averle colorato le guance e tornò a rivolgersi al padrone di casa "Mio Signore, nella fucina c'è nuovamente Ser Gerald. Lui mi.. Interrompe, non riuscirò a terminare le lance per la vostra parata, Mio Signore.."
"E così sei corsa da paparino, si?" commentò aspramente (e sgarbatamente) Ilena; il severo sguardo di rimprovero di suo padre e quello sinceramente infastidito dello Skylean non fecero altro che farla arrabbiare ancora di più.
Ferona si limitò ad abbassare lo sguardo, mortificata.
"Provvederò immantinente a placare le ire di Ser Gerald di persona, non preoccupatevi. Vogliate scusarmi" s'avviò, per poi voltarsi con un sorriso bonario in volto "Nemetona, cercate di non fare alcun'altra preda durante la mia assenza, va bene..?"
"Mio Signore, sono le donne che cacciano me, posso garantirvelo." rispose l'interpellato, ridacchiante.
Una volta che il padrone di casa fu nel passaggio per la fucina dal quale era sbucata la nana, ci fu un intenso scambio di sguardi generale, lì nel gran salone. Nemetona sembrava essere l'unico a divertirsi, mentre osservava lo sguardo truce di Ilena. "Ho fame." annunciò infine.
La figlia del nobile Gisante voltò il capo dai lunghi capelli ramati, ammorbidendo l'espressione ed il tono della voce "Ma certo.. Vogliate seguirmi verso le cucine, i nostri servi per la cena di questa sera si sono cimentati in più leccornie in vostro onore, Ser."
"Bene, bene!" rispose lo Skylean, incamminandosi al seguito di lei; quando però poco più avanti si rese conto che Ferona non li stesse seguendo arrestò di colpo il passo voltandosi verso di lei "Voi non venite?"
La nana gli rivolse uno sguardo a metà fra lo stupefatto e l'ammirato. Stava per replicare, quando nuovamente Ilena s'intromise nel discorso. "No, vedete. Ferona pranza e cena nella fucina.. E' sempre stato così, non esce mai da lì dentro."
"Ed a giudicare dalla sua espressione direi che è molto, molto noioso! E' il mio banchetto di benvenuto, no? Suvvia Ferona, siate cortese e presenziate anche voi." terminò, sghignazzando in un modo che non sarebbe riuscito a risultare fastidioso neanche se l'avesse voluto.
Gli occhi di Ferona si illuminarono mentre si avviava per raggiungerli, quelli di Ilena invece si appannarono per via della rabbia che sarebbe stata costretta a reprimere in quel momento e nelle ore successive.

  
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