I won’t
do that!
“Che
cosa?” l’urlo di Malfoy si propagò per la stanza. Dentro l’ufficio di Vitious
non c’era più niente, solo un grande tappeto. Davanti
ai tre ragazzi stava un giovane mago, alto e dalla figura longilinea che
sorrideva loro con indulgenza. Aveva tratti mediterranei, i capelli neri e
lucidi di brillantina tirati all’indietro e legati in una coda, penetranti
occhi neri ed era conosciuto come Dorian, lo spogliarellista per eccellenza.
Harry e Ron erano rimasti a bocca aperta, fulminati dalla notizia appena
appresa dal giovane Dorian. Il mago ridacchiò.
“Spiacente per voi,
ragazzi, ma per tre settimane dovrete affrontare le lezioni di ballo. Il
quindici di dicembre ci sarà lo, ehm, spettacolo.
Nella stanza accanto alla sala Grande. Vi esibirete insieme davanti alle vostre
compagne. Tutte riunite. Avanti, dobbiamo lavorare” li spronò
con un sorriso seducente. Harry scosse forte la testa. “Io non ci sto,
spiacente Dorian” disse il moretto
risoluto. Ron si strinse nelle spalle. “Vale anche per me”
“Per una volta ci
troviamo tutti e tre d’accordo” concluse Draco. Dorian
sorrise, condiscendente. “Davvero, ragazzi, sono desolato, ma non credo
sia meglio per voi farvi espellere” li minacciò con voce suadente. I tre ragazzi
sbiancarono.
“Allora, quando
cominciamo?” chiese ansioso Harry. Ron lo guardò vagamente sorpreso. “Meglio
l’espulsione che… che… uno spettacolo davanti a… alle ragazze” balbettò
ottusamente, piccato, incrociando le braccia. Draco scosse la testa, affranto.
Il poco colore che di solito si trovava sul suo volto
se ne era andato al discorso di Dorian. Quando sollevò lo sguardo verso Harry
gli occhi color argento erano furibondi. “Se tu mi avessi creduto a quest’ora saremmo nelle nostre sale
comuni!” lo rimproverò. Harry gli lanciò un’occhiata sprezzante. “Se il tuo amichetto Goyle fosse rimasto seduto al suo posto
io non avrei rovesciato la boccetta e non me la sarei presa con te, Malfoy!”
sbottò contrariato. Dorian batté le mani per richiamare l’attenzione dei tre
ragazzi. “Basta!” intimò risoluto arcuando le sopracciglia. “Siete qui per
scontare una punizione, ed è quello che farete. Forza!” così
dicendo li invitò a togliere le scarpe e a salire sul tappeto.
Alle dieci e mezzo in
punto i tre ragazzi sedettero sfiniti sul tappeto. Dorian li guardava
compiaciuto. “Bravi, vedo che avete capito lo spirito. Bene, ci vediamo di
nuovo tra due giorni. Potete andare” li congedò con un
gesto della mano. “Non tu Harry, devo parlarti” lo trattenne con uno sguardo
penetrante. Il moretto, che si era alzato e velocissimo si era rimesso le scarpe si bloccò di colpo, emettendo una specie di grugnito.
“Ti aspetto fuori Harry” gli disse Ron uscendo a grandi passi dallo studio. Il
bel Grifondoro si voltò verso Dorian che gli stava di fronte. “Che c’è?” chiese esasperato. Il giovane mago sorrise.
“Sei bravo, Harry. Avevo sentito della, ehm, fama di
attirare guai e del tuo coraggio, ma credo che nessuno sapesse che sei anche
bravo a ballare…” commentò spostando il peso da un piede all’altro. Harry lo
guardò meravigliato. “Dici sul serio? A me sembra di essere
un manico di scopa” replicò poco convinto delle parole del mago. Dorian
ridacchiò. “Per fare il mio lavoro ci vuole una certa verve, lo ammetto, ma
diciamo che sei sulla buona strada. Mai pensato di diventare
ballerino?” chiese guardandolo divertito. Harry fece una smorfia.
“Ma
nemmeno per sogno! Altrimenti non avrei bisogno di quel pazzo di Piton che mi insegna Pozioni!”
“Bada a come parli
Harry, lo sai che potrei andarglielo a riferire”
“Tanto. Lo sa cosa
penso di lui. Ce lo siamo detti parecchie volte” si
schernì Harry; il suo sguardo però era molto meno sicuro e convinto. Dorian
notò l’imbarazzo del ragazzo.
“Sai Harry, il mio è
un lavoro come un altro” disse il mago allargando le braccia.
“Ah, sì? Beh, forse
perché tu non ti vergogni, Dorian, ma sappi che un conto è farlo quando sei un mago, tra virgolette, qualunque, e un altro conto è
farlo quando sei ‘il bambino sopravvisuto’” sbottò Harry irato.
“Ti comprendo Harry,
ma vedi, questa è una punizione per farvi capire che… “
“Che
cosa? Per farci vergognare davanti a tutta la scuola? O comunque
davanti alla metà della scuola? Io già mi vergogno con la mia
ragazza!” ringhiò il Grifondoro diventando di un bel vermiglio. Dorian
sorrise. “Servirà la prossima volta a farti prendere la decisione giusta,
Harry. Ora è meglio che tu vada. Buonanotte!” lo congedò con un gesto
svogliato.
Harry mugugnò un buonanotte e uscì a passo di marcia dall’ufficio. Fuori
trovò Ron appoggiato al muro ad aspettarlo. I due amici si scambiarono
un’occhiata d’intesa e andarono dritti filati nella sala comune dei Grifoni.
Decisero strada facendo che non avrebbero detto niente a Hermione a Ginny o a
chiunque altro. La Signora Grassa stava già dormendo e Harry dovette ripetere
più volte la parola d’ordine (Merlino) per farsi aprire. Borbottando scontenti
i due ragazzi entrarono nella sala quasi deserta. Ginny ed Hermione
sonnecchiavano sprofondate nelle poltrone accanto al
caminetto. Harry sorrise e si chinò su Ginny, baciandola sulla fronte. Questa
emise un lungo sospiro e aprì lentamente le palpebre. I grandi occhi
acquamarina si fissarono in quelli smeraldo di Harry. Sorrise,
sfiorandogli il naso con un dito. “Allora, com’è andata la punizione?”
chiese mettendosi a sedere sulla poltrona. Harry si sedette sul bracciolo.
“Malissimo!” borbottò amareggiato sbagliando. Ginny ridacchiò. Il ragazzo le
fece una linguaccia e si lasciò scivolare accanto a lei, mettendole un braccio
intorno al corpo. Ginny gli appoggiò la testa sul petto, salendo sulle sue
gambe. “Cosa dovete fare?” chiese grattando
leggermente la felpa del ragazzo. Harry arrossì violentemente. Guardò Ron che
era impegnato in una battaglia di sguardi con Hermione, intenta a convincerlo a
dirle tutto. Harry scosse forte la testa. “Niente di che, Gin, solo un… solo…
niente di che” mormorò balbettando. Ginny si voltò verso di lui, negli occhi
un’espressione contrariata. “Harry, dimmelo!” gli ordinò molleggiandosi sulle
braccia e portando il volto ad un centimetro da quello di Harry. Il Grifondoro
deglutì rumorosamente, prima di posare un leggero bacio sulle labbra della
ragazza. “Sei sleale, Harry!” lo rimproverò Ginny battendogli un pugno sul
petto. Harry accusò il colpo con una smorfia, poi la baciò
di nuovo. Questa volta il bacio fu decisamente più
appassionato.
“Dai, Harry, dimmelo”
mormorò Ginny sulle labbra del Grifondoro. Harry scosse la testa, strofinando
il naso sulla fronte della ragazza. “Credo che lo scoprirai abbastanza presto”
disse avvilito lui. “Vorrei venirlo a sapere da te. Altrimenti, scordati i miei
baci!” lo minacciò Ginny con aria grave. “Non puoi farmi questo!” protestò
Harry corrucciato. Ginny fece un sorrisetto maligno. “Certo che posso.
Allora?”. Harry sbuffò, poi si passò una mano tra i capelli, infine evitando lo
sguardo della bella Grifondoro disse: ”Si tratta di lezioni di ballo”. Ginny
rimase per un attimo stupita, poi si sciolse in una
risata. Harry aspettò che smettesse di ridere. “Non mi dire, tu, Ron e Malfoy
che ballate? Ohi, ohi, ohi, che mal i pancia, che
ridere!” Ginny affondò la fronte nella felpa di Harry. “E
chi vi fa lezioni?” chiese ancora curiosa.
“Dorian” rispose
solamente Harry con un filo di voce.
“Lo spogliarellista?”
“Proprio lui… e tra tre settimane dovremo…”
“Spogliarvi davanti a
noi? Ma è fantastico! Finalmente vedrò
il mio ragazzo in boxer!” Ginny rise saltando giù dalla poltrona. Harry
la guardava stupito. “Ma stai bene, Ginny?”
“Mai stata meglio,
Harry!” rispose la ragazzina sfoderando un sorriso raggiante. Il Grifondoro
continuava a non capire. “Mi dici perché sei così euforica, Ginny? Io non ci
trovo niente di fantastico… ma ti rendi conto che vergogna?” chiese
contrariato. Ginny smise di saltare sul tappeto e lo guardò negli occhi.
“Forse per voi sarà,
ehm, vergognoso, ma per gli occhi di noi ragazze no di certo! Tu e Malfoy,
ricordalo, siete stati bollati come i più belli della
scuola!”
“Wow, ne sono fiero!”
annuì sarcastico Harry. Ginny ridacchiò.
“Avanti, cucciolo,
togliti quel muso adorabile e andiamo a letto!” lo invitò la ragazza
prendendolo per un braccio. Harry la guardò malizioso. “Se
vieni con me…” replicò attirandola in un abbraccio. Ginny arrossì
violentemente. “Sei più bella con le guance così
rosse” commentò Harry avvicinando il volto a quello della ragazza. Ginny scosse
la testa. “Andiamo Harry, dobbiamo alzarci presto
domani. Smettila di fare il buffone e lasciami!” gli ordinò
perentoria. Questa volta fu Harry a ridacchiare. “D’accordo, d’accordo. Finita
la scuola rifaremo un bel discorsetto noi due, eh?!”
le fece l’occhiolino, prima di darle il bacio della buonanotte. Ginny strinse
le labbra. “Ti amo Harry” gli disse mentre lui la lasciava. Il bel Grifondoro
fissò gli occhi nei suoi e sorrise, complice. “Lo so,
Ginny. Anche io ti amo” le strinse forte la mano e poi si incamminò
verso il dormitorio. Ginny sorrise. Finalmente aveva trovato il coraggio di
dirgli quelle semplicissime parole.
Carino vero? Ho
voluto dare alla fine un tono un po’ romantico, ma cosa ne
dite della punizione? Ganza eh? Il prossimo capitolo sarà intitolato Il giorno prima. Beh, che devo dirvi, ReCeNsItE!