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Autore: Cherry Berry    23/10/2010    5 recensioni
SPOILEEEEER CAPITOLO 423 BLEACH!
Ichigo e Rukia si sono detti addio, Ichigo ha perso i poteri. Che cosa accadrà al loro rapporto, ora?
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kuchiki Rukia, Kurosaki Ichigo
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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MKK Seconda parte.

Urahara l'aveva fatto accomodare su un futon, mantenendo il suo silto sorriso malcelato. Ichigo aveva aggrottato le sopracciglia, domandandosi cosa avesse intenzione di fare, mantenendo quel comportamento strano e misterisoso. L'uomo aveva sorriso, dicendogli di non preoccuparsi e traendo fuori dalla tasca un piccolo oggetto scuro, di forma sferica, che Ichigo riconobbe all'istante come la causa di tutti i suoi mali.
«Ma quello... è l'Hougyoku. Come diamine hai fatto a riportarlo qui?» domandò con espressione sconvolta. Com'era possibile che di nuovo quel mostruoso apparecchio fosse sulla Terra, quando doveva essere relegato insieme ad Aizen, in una prigione insitruttibile? Urahara sorrise, portando quell'oggetto all'altezza del viso di Ichigo, che si era messo a sedere sul futon e lo fissava con occhi spaventati. Scosse la testa, portandosi una mano tra i capelli.
«Sto forse impazzendo?»
Urahara rise, facendo segno di no con l'indice, davanti al viso sconcertato del ragazzo.
«Il modo in cui l'ho riavuto non deve interessarti. Devi solo sapere che questo può essere la soluzione ai tuoi problemi. Sai qual è il suo potere, no? Ebbene, il tuo più grande desiderio è di ritrovare i poteri. Farò in modo che l'Hougyoku venga assorbito dal tuo corpo, e tu verrai portato nella tua dimensione interiore. In essa, ricordati, è presente la tua forza. Sarà ben celata, ma è lì, ad aspettarti. Basta solo cercare.»
Un'espressione stupita era dipinta sul viso di Ichigo, che però fece un leggero cenno di assenso. Dunque si trattava di una semplice ricerca interiore. Urahara lo riportò la sua attenzione su di sé, riprendendo a parlare.
«Ricordati però che hai un limite di tempo entro il quale non potrai sopravvivere. Quando l'Hogyoku prenderà il sopravvento su di te, sarò costretto a trafiggerlo e quindi a trafiggere anche il tuo cuore. Sei sicuro di volerci provare?»
Ichigo fece un sorrisetto, annuendo con forza. Era più che sicuro, anche a costo di rischiare la morte.

Il suo mondo interiore era buio. Quando Ichigo si risvegliò seduto su uno di quei palazzi che tanto gli erano familiari, sentì un tuffo al cuore. Tutto era scuro. Nulla, non un baluginio lontano gli indicava dove Zangetsu potesse trovarsi. Era normale, sapeva benissimo che sarebbe stata una ricerca faticosa e difficile. Fece un sospiro, profondo e doloroso. C'era qualcosa che non andava. Quella che stava respirando non era aria, era qualcosa di diverso. Un liquido freddo scese nei suoi polmoni, riempiendolo di terrore. Che diavolo stava succedendo? Annaspò, cercando di capire perché d'un tratto tutto si era fatto così sfocato, così lontano. Sembrava strano, distorto, i palazzi in lontanaza erano sbiechi, non del tutto regolari e spigolosi, come avrebbero dovuto essere. Un brivido gli percorse la spina dorsale, quando finalmente la spiegazione logica e razionale gli giunse alla mente. Il suo mondo interiore, tutto, era sommerso dalla pioggia. Poteva, in lontananza, percepire il rumore dell'acqua che precipitava su altra acqua, la pioggia che ancora non si era fermata e continuava a colmare quell'universo. Ichigo provò ancora una volta a respirare, inalando altra acqua. Sentiva le forze abbandonarlo, come se ben presto sarebbe precipitato nell'abisso per non risalire più. L'acqua gli riempì i polmoni, la gola, ed insieme ad essi tutte le cavità del suo corpo. E così era in quel modo che sarebbe morto. Annegato nel suo universo interno, in qualcosa che non era davvero reale. Le palpebre gli si chiusero, pian piano, portando l'oscurità completa sulla sua mente. Se solo avesse potuto vedere un'ultima volta Rukia, per dirle addio in maniera migliore... Era quello, il suo più grande desiderio.

Rukia era ferma, in mezzo alla strada. Aveva sentito, solo per un momento, la voce di Ichigo che la chiamava. Scosse la testa, ridendo di se stessa. Cosa le capitava, ora, aveva anche le allucinazioni? Riprese a camminare, per completare il suo giro di ronda. Da quando aveva detto addio al suo nakama era stata abbastanza triste, sì, ma non pensava di arrivare ad avere delle allucinazioni uditive. Ora se lo sarebbe visto apparire davanti? Ridacchiò a questo pensiero, camminando con calma, mettendo un passo dietro l'altro e godendosi il tepore del sole che le baciava la pelle. Dopo pochi metri sentì di nuovo la voce del suo amico, stavolta più chiara, distinta, come se lui fosse dietro di lei. Si voltò, stupidamente, non trovando nessuno alle sue spalle. Abbassò lo sguardo al terreno. Come si sentiva strana. Cosa le stava accadendo? Si sedette su un muretto, osservando il cielo azzurro e le poche nuvole che lo attraversavano in leggeri batuffoli, come schiuma nel mare. Era una stupida, che diamine le stava accadendo? Percepì nuovamente la voce, stavolta più distante. Stava diventando pazza, non vi era altra soluzione. Era matta, sentiva le voci e non riusciva a passare oltre il pensiero di un umano a cui aveva voluto bene. Che Shinigami inutile. Si voltò di scatto quando sentì qualcosa strattonarla verso il basso. Non c'era nulla al suo fianco, ma quella sensazione persistette, fino a diventare così forte da provocarle conati di vomito. Oh, bene, stava per svenire. Le si appannò la vista, portando oscurità e terrore sulla sua esile figura abbandonata sul terreno.

Ichigo era morto. Ne era certo, non poteva essere altrimenti. Perché altrimenti avrebbe dovuto vedere la sua nakama davanti a sé? Nei suoi occhi c'era l'immagine di Rukia, così pallida da far spavento, col viso cereo, i capelli neri scarmigliati e la divisa da Shinigami fuori posto. La sua mente gli trasmetteva quell'immagine prima della morte, o durante essa. Sapeva di stare annegando, eppure anche lì c'era dell'acqua. Perché nemmeno la pace eterna poteva sottrarlo a quella tortura?
«I-Ichigo? Dove siamo?»
La voce della donna gli arrivò attutita per via di tutto quel liquido, ma limpida come gocce di rugiada, rifrescante e carica di emozioni che in quelle parole erano estremamente concentrate. Incredulità, felicità, tristezza. C'era dell'altro, ma Ichigo non lo colse. Le sorrise, un sorriso che mai le aveva rivolto prima.
«Almeno prima di morire ti rivedo. Addio, Rukia.»
Gli occhi viola di lei si spalancarono, portandola a boccheggiare.
«Che diavolo stai dicendo? Tu sei qui, vivo, davanti a me? Perché dovresti morire?»
La sua voce, salita di un ottava, era piena di paura e sconcerto. Cosa stava dicendo quell'idiota? Come si permetteva anche solo di pensare di poter morire? Lei non l'avrebbe permesso. Non era suo destino morire in quel momento, lei si era sacrificata per nulla, in passato? Il suo scopo era quello di farlo vivere, senza nessun dubbio. E ora Ichigo sprolquiava, dicendo di essere prossimo alla morte? Non lo accettava.
«L'Hougyoku presto prenderà possesso di me, sto per morire. Urahara mi trafiggerà il cuore e io non ho ancora trovato Zangetsu.»
Le parole del ragazzo non erano tristi bensì rassegnate. Ormai si era arreso al suo destino.
«Cosa stai dicendo? Ma sei idiota? Zangetsu è parte di te, come fai a non trovarlo?! Lui è te, tu sei lui. Basta che tu capisca ciò, pensi alla sua forza, a come ti faceva sentire il suo potere! Provaci, Ichigo!»
Il giovane abbassò lo sguardo, per non vedere quegli occhi così carichi di speranza e di combattività. Era troppo difficile. Non ci sarebbe mai riuscito. Era troppo difficile.
«Perdonami, Rukia.»
Quella frase era così dolorosa, così carica di tristezza da far sanguinare il cuore della donna. Vedere Ichigo in quel modo la faceva soffrire.
«Non ti puoi arrendere così! L'Ichigo che io conosco, lui, avrebbe combattuto! Lui mi ha salvata da morte certa, ha salvato Inoue, ha salvato la terra dalla distruzione! E ora si rifiuta di combattere, si lascia andare alla morte, senza lottare, senza fare nulla? Io non lo accetto! Ichigo, mostrami che non sei cambiato, mostrami che sei ancora in grado di combattere per quello in cui credi! Fallo per me. Ti prego.»
Le ultime parole erano uscite dalle sue labbra come un debole sussurro, gli occhi le si erano riempiti di lacrime. Combatti, non arrenderti. Ichigo, so che puoi farcela. Pian piano la sua figura era cominciata a sbiadire, mentre le lacrime le solcavano dolcemente le guance. Riponeva tutta la sua fiducia in lui. Ce l'avrebbe fatta, ne era certa.

Il ragazzo aveva spalancato gli occhi, ansante.
«Zangetsu!»
Il suo universo interiore era asciutto, il sole splendeva alto. C'era ancora, però, un dettaglio fuori posto. Il vecchio non era al suo fianco. Urlò di nuovo il nome della sua spada, a squarcia gola. D'un tratto percepì un movimento alle sue spalle. Un mantello nero gli apparve dinnanzi, quando si voltò di scatto.
«Vecchio! »
La sua felicità era percepibile dall'intonazione della voce, così come dallo sguardo, carico di speranza. Zangetsu sorrise, rivolgendosi a lui con la solita voce:
«Finalmente ci rincontriamo, Ichigo. Ora che mi hai ritrovato, puoi tornare sulla Terra, prima che sia troppo tardi.»
Il ragazzo annuì, con forza. Doveva tornare. Doveva assicurarsi che Rukia stesse bene.

Urahara controllò l'orologio appeso al suo polso. Il tempo era scaduto, ormai non c'era più nulla da fare. Estrasse Benihime, guardando con serietà il corpo inerte del ragazzo, steso sul futon. Scosse la testa.
«Sono costretto a farlo, Ichigo.»
Puntò la lama al centro del petto, dove l'Hougyoku era luminoso, pulsante, come il cuore del ragazzo. Spinse la spada in profondità, trafiggendo il cuore del ragazzo insieme a quella creazione infernale.

Rukia era tornata nel mondo reale, completamente fradicia, i vestiti zuppi d'acqua. Si era ritrovata nello stesso punto in cui si ricordava di essere svenuta, stesa per terra, raggomitolata. Si era alzata, guardandosi intorno. Com'era prevedibile, nessuno si era accorto di lei, gli umani non l'avevano percepita. Si era alzata in piedi, facendo attenzione poiché la testa le girava parecchio. Era riuscita a rimettersi in piedi e, pian piano, anche a camminare. Cosa era accaduto qualche momento prima? Era covinta che quello che lei aveva visto fosse Ichigo. Non poteva essere altrimenti, era davvero lui. Eppure non riusciva a dare una spiegazione logica a ciò che le era accaduto. Si era messa a camminare, scuotendo la testa e cercando di raccapezzarsi, ma senza poter comprendere davvero come le fosse stato possibile rivedere Ichigo. Mentre si allontanava lentamente, però, accadde. Dentro di lei si ruppe qualcosa. Fu come quando ti si spezza un osso, sai esattamente cosa accade quando lo senti stridere e rompersi. Così accadde a Rukia. All'interno del suo corpo, all'altezza del suo cuore, un qualcosa si piegò, per dilaniarsi completamente. Sapeva esattamente cosa significasse, eppure non voleva crederci. Non poteva essere accaduto veramente. Cadde in ginocchio, sull'asfalto, urlando. Non era possibile. Non poteva essere morto davvero. Un grido, doloroso, le uscì dalle labbra.
«Ichigo! No! Torna indietro!»
La sua voce era terribilmente tetra, rotta dai singhiozzi. Era impossibile.

Ichigo capì perfettamente quando la morte lo accolse tra le sue braccia, e stavolta accadde per davvero. Un senso di quiete lo colmò, facendolo sentire bene, in pace con se stesso. Non c'era nulla al di fuori dell'oscurita, eppure andava bene così. Tutto era silenzio, il silenzio era tutto. Altro non vi era, in quel luogo. Eppure, non riuscì mai a capire come, sentì, distintamente, l'urlo straziante di Rukia. Lo sentì, come se lei fosse lì, al suo fianco. Tornare indietro. Non ci sarebbe riuscito, era morto. Sospirò. Ma poteva farlo? Aveva ancora un corpo? La sua anima sospirò, e si chiese se davvero fosse impossibile tornare indietro. Tornare da Rukia. Stare al suo fianco.

Urahara vide distintamente, davanti ai suoi occhi, il corpo di Ichigo trasformarsi, diventando quello dell'Hollow che abitava il suo spirito. Com'era accaduto? Era certo di avergli trafitto il cuore, non poteva essersi trasformato. Aveva perso i suoi poteri. Si allontanò di qualche passo, brandendo la spada. L'Hollow-Ichigo si alzò, squarciando il letto in cui era disteso, distruggendo tutto ciò che gli capitava a tiro. L'uomo corse fuori, richiamando a sé i suoi colllaboratori. Come placare la sua ira? Sembrava un tornado che distruggeva tutto ciò che gli capitava a tiro, senza distinzione. Impugnò la spada, pronto a ferirlo se si fosse avvicinato, pronto anche ad ucciderlo. Ma quell'Hollow non uscì, non venne loro incontro. Urahara, attentò, entrò. Vide lo squarcio al centro del suo petto rimarginarsi pian piano, mentre continuava a distruggere, a trafiggere. Quando fu completamente guarito, con un urlo grottesco, il corpo si accasciò, tornando alla sua forma umana. Gli si avvicinò, per tastargli il polso. Ichigo era vivo e aveva recuperato i suoi poteri.

Rukia aveva fatto più in fretta che aveva potuto. Era lì, finalmente, davanti all'emporio che tanto bene conosceva. Aveva paura. Non voleva entrare, non voleva muoversi. Osservava l'insegna, con un groppo in gola. Come poteva scoprire a cuor leggero che Ichigo era... Non voleva nemmeno pensarci. Fece un passo avanti. Avrebbe dovuto farlo per forza. Si avvicinò alla porta, immaginando distintamente la peggiore delle ipotesi, Ichigo riverso per terra, con una ferita al cuore. No. Finché non l'avesse avuto davanti agli occhi, avrebbe continuato a sperare. Arrivò davanti alla porta, pronta a bussare. Essa però si spalancò, mostrando una testa dai capelli arancioni che le andò a sbattere contro.
«Rukia!»
La sua espressione era allegra, solare, come se nulla fosse accaduto.
«I-Ichigo! Tu sei...»
Non le diede il tempo di finire la frase, abbracciandola. La strinse a sé, comunicandole con quel gesto tutto quello che non era riuscito a dirle in precedenza. La tenne stretta per un po', finché lei non cominciò a dimenarsi.
«Non mi fare spaventare mai più così!»
Esclamò quando l'ebbe lasciata, con tono arrabbiato ma un sorriso splendente dispiegato sulle sue labbra.
«Mai più, te lo prometto.»
Un altro abbraccio, stavolta più dolce, l'abbraccio che entrambi si sarebbero voluti scambiare prima di quell'addio. Ora finalmente si erano ritrovati. Potevano dimenticare  i momenti tristi e provare a ricominciare a vivere. Insieme.

@Kyuugo: contenta che ti sia piaciuta *___* E felice di aver mantenuto i personaggi IC, sperando di esserci riuscita anche in questa seconda parte. Mi fa piacere sapere che c'è qualcuno che apprezza le mie storie, grazie *W* Sono felice. Ho in progetto una AU lunga, sempre Ichiruki, per un concorso. La pubblicherò dopo i risultati, a gennaio credo. Magari prima scrivo un'altra One-shot, vedrò. :D



 


  
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