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Autore: AlessandraMalfoy    24/10/2010    1 recensioni
Khalid Al-Zafar, Sceicco degli Emirati Arabi, trae in salvo la bella turista Alis Crawford dalla prigionia in cui è stata costretta da alcuni nemici del regno. Per far ciò, però, Khalid ha finto che la giovane fosse la sua fidanzata. Che succederà tra i due?
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Free but jailed


1 capitolo



L'aveva trovata.

Gli ci erano volute due settimane, due investigatori privati, soldi e tante minacce e promesse. Però, alla fine ne era valsa la pena, perché stava per incontrarla.

Khalid fu costretto a chinare il capo per attraversare il basso portone della prigione di Ozr. Venne scortato verso la zona femminile. L'odore nauseante del sudore e delle latrine gli fece rivoltare lo stomaco.

All'entrata della zona femminile, la guardia passò i documenti a una collega perché li controllasse . La donna, coperta da capo a piedi da una lunghissima tunica nera, si prese il suo tempo per esaminare le carte e Khalid fremette di impazienza. Quella di Ozr aveva la funesta fama di essere la peggiore prigione del mondo, dove venivano ignorati i più elementari diritti umani. Dopo un'eternità, la guardia sollevò la testa per guardarlo.

“Venga con me“ disse, brusca.

La seguì lungo i corridoi dell'antica fortezza, trasformata in prigione mezzo secolo prima.

Dalle celle buie si levavano grida in arabo, in egiziano e in inglese. Voci disperate che chiedevano pietà, aiuto, un medico, un avvocato... Ozr era l'unico posto al mondo dove un essere umano avrebbe voluto trovarsi. Solo il cielo sapeva cosa significasse per una donna essere rinchiusa là dentro. Una volta varcata la porta, capivi immediatamente di avere avuto un biglietto di sola andata. Una volta entrato, capivi che non saresti mai più tornato a casa.

A Jabal vigeva una rigida dittatura. Le autorità internazionali avvertivano i turisti di starne alla larga, ma evidentemente Alis Crawford aveva ignorato il consiglio.

La guardia si fermò davanti alla cella angusta.

Una ragazza stava accovacciata su una panca. Teneva le ginocchia contro il petto e lunghe ciocche bionde sfuggivano dal velo nero che le copriva la testa.

Alis...

Il cuore di Khalid si strinse, una reazione viscerale nel vederla per la prima volta.

Nella foto sul passaporto appariva fresca e allegra, con gli occhi grigi pieni di speranza. La giovane donna raggomitolata nelle cella non sembrava essere la stessa persona. Sembrava assente, senza vita.

“Alis Crawford” la chiamò Khalid, avvicinandosi alle sbarre. Lei sollevò per un'istante la testa, ma non si voltò a guardarlo. “ Lei è Alis Crawford, vero?” insistette lui a voce bassa.

Alis si strinse forte le ginocchia per farsi più piccola. Forse stava sognando e forse fuori dalla sua cella c'era solo un altro uomo terribile che l'avrebbe interrogata e po picchiata, come al solito.

Ma perché non capivano che le non sapeva niente? Era solo stata raggirata, ingannata e distrutta

Chiuse gli occhi.

Oh, Dio... voleva tornare in Alabama, a casa sua.

Voleva rivedere sua madre e suo fratello.

Non avrebbe mai dovuto sognare di vedere le piramidi e il deserto.

Avrebbe dovuto accontentarsi di rimanere a casa, del suo lavoro all'agenzia di viaggi e di organizzare vacanze per gli altri...

“Alis”

L'uomo ripeté il suo nome a bassa voce, con un tono autoritario e alis temette che stesse per accadere qualcosa di brutto. “Io non lo so... non so chi fosse...” balbettò nel suo arabo stentato.

“ Parleremo dopo delle accuse” la interruppe lui, in inglese. “ Prima dobbiamo sistemare alcune cose.”

Lei rabbrividì.

“ Se sapessi il suo nome ve lo direi. Lo direi, perché voglio tornare a casa...” Si interruppe per prendere fiato, stremata dai continui interrogatori. Le guardie si presentarono a tutte le ore del giorno e della note per rivolgerle sempre le stesse domande, le stesse minacce. Le negavano il cibo per giorno, cercando di piegarla e di ottenere da lei le risposte che volevano. “Vi aiuterei, se potessi.”

“ Sarò io ad aiutare lei” le rispose l'uomo con un tono gentile, così diverso da quello cui si era abituata.

Alis era confusa. Gli occhi le si riempirono di lacrime e le bruciarono come fossero pieni di sabbia. Si passò una mano sul viso. “Voglio tornare a casa” piagnucolò con una voce sottile, da bambina. “E io voglio farla tornare a casa.”

Nessuno le aveva mai detto una cosa simile, da che era rinchiusa lì dentro. Nessuno le aveva dato un filo di speranza di lasciare quel posto orribile.

Alis si decise a voltare la testa e guardò la figura nella penombra del corridoio. Non era uno dei soliti uomini bassi e grassi che l'avevano interrogata. Sembrava anche abbastanza giovane. Indossava l'abito tradizionale, ma il suo era nero e pesantemente trapuntato in oro. Il copricapo celava i capelli, però metteva in risalto i suoi lineamenti decisi.

“Sono qui per tirarla fuori da questo posto” continuò lui. “ ma non abbiamo molto tempo.”

Dibattuta tra paura e speranza, Alis si strinse più forte le ginocchia e il tessuto ruvido della tunica nera le sfregò la pelle. Tutti i suoi vestiti erano stati confiscati al resto della sua roba.

Chi l'ha mandata?”

L'espressione dell'uomo non era né amichevole né incoraggiante. “Suo fratello.”

“Jason?”

“Mi ha chiesto di trovarla.”

“Jason sa che sono qui?”

“Sa solo che la sto cercando.”

Alis soffocò un singhiozzo. “Hanno detto che non sarei mai uscita da qui. Mi hanno detto che non mi avrebbero mai rilasciata, se non avessi detto il nome degli altri.”

“Non sapevo che fosse imparentata con gente potente” le rispose l'uomo con perfetta naturalezza.

“ Lo sono?” si sorprese lei.

“Ora si.”

Alis si precipitò verso di lui e strinse le sbarre con entrambe le mani. “Come? Con chi?”

“Sono lo Sceicco Khalid e sono qui in... per conto della famiglia reale degli Emirati Arabi.”

“Gli Emirati Arabi confinano con Jabal.” sussurrò Alis

“E con l'Egitto” aggiunse lui “Sarà un miracolo della diplomazia a tirarla fuori di qui entro oggi. Il tempo è poco e devo sistemare tutti i documenti. Ma tornerò pre...”

“No!” gridò Alis “No” ripeté piano. “La prego, non mi lasci qui”

“E' solo una questione di minuti, mezz'ora al massimo...” assicurò lui “Non la lasceranno andare se prima non avrò sistemato i documenti.”

Alis strinse la sua manica forte “Non se ne vada.”

“Tornerò presto, lo prometto.”

“Ho paura” sussurrò lei “Ho paura delle guardie... ho paura del buio. Ho paura di quello che succede alle persone che scompaiono.” Lo fissò in viso con gli occhi sbratti dal terrore, imploranti. “Avvolte le prigioniere non tornano in cella e spesso si sentono delle urla terribili.”

“Vado solo giù in ufficio. Tornerò presto.”

“Ma loro non la lasceranno tornare. Non lo faranno. Io so come funziona questo posto. Il funzionario dell'Ambasciata americana è venuto una volta e poi non è più tornato.”

“Non c'è nessuna Ambasciata americana a Jabal” le rispose lui “ E' stato solo un trucco. Volevano spaventarla ancora di più, facendole capire che era sola.”

“Non so più a cosa credere” mormorò lei.

“Creda solo che tornerò non appena possibile.”

“Non si dimentichi di me” sussurrò lei.

“Non lo farò, e sarò di ritorno non appena possibile.”

“E se vengono a prendermi e mi fanno sparire prima che lei torni?”

“Non lo faranno”

“Ci sono tante stanze segrete, tante entrate diverse. Potrebbero venire a prendermi e...”

“Non lo faranno”

“Come fa esserne tanto sicuro?”

Khalid abbassò gli occhi e guardò di nuovo la mano aggrappata alla sua manica. “Sarebbero pazzi a fare una cosa del genere con me qui. Sanno che l'ho vista e che le ho parlato.”

Annuì, ma aveva il cuore gelido. Le parole di quell'uomo non le davamo molto conforto. Ne aveva viste troppe in quella galera schifosa. Le guardie facevano ciò che volevano, senza nessuna paura di essere punite.

L'uomo si liberò dalla presa e si incamminò lungo il corridoio buio.



Dopo un'attesa che le sembrò senza fine, Alis sentì dei passi. L'uomo misterioso tornò insieme a un paio di ufficiali d polizia. Alis rimase sorpresa quando uno dei due aprì la porta e la chiamò. Esitò per una frazione di secondo, poi scelse quello che sembrava il male minore e decise di mettere la sua vita nelle mani dello sconosciuto. Si precipitò fuori, si nascose dietro le sue palle e gli afferrò di nuovo una manica. Senza molare la presa, lo seguì lungo i freddi corridoi, attraverso un portone arrugginito, e si trovò in pieno sole. Strinse gli occhi, accecata dalla luce sfolgorante scendendo i gradini, si rese conto che le gambe intorpidite non la reggevano.

Khalid la vide barcollare e riuscì ad afferrarla un attimo prima che crollasse. Alis aveva sollevato insistentemente le braccia per proteggersi dalla caduta e si trovò con le mani premute sul petto muscoloso dell'uomo. Le ritrasse e cercò di rimetterla in equilibrio, ma un dolore acuto le strappò un lamento.

“Si è slogata la caviglia?” le chiese lui, con una voce scura e profonda.

Alis scosse la testa e riuscì ad allontanarsi di un passo da quello sceicco silenzioso che le riempiva di soggezione e terrore. “C'è molta luce” sussurrò.

Lui le appoggiò una mano dietro la schiena e, con l'altra, si tolse gli occhiali scuri e glieli mise. “E' stata al buio per troppo tempo”

Alis annuì e gli occhiali le scivolarono dal naso. “E' meglio che lì metta lei” disse allora, sollevando una mano. “Sono troppo grandi per me.”

anziché prenderli, lui glieli rimise con fermezza. “Non fa niente, li tenga. L'aiuteranno a riabituarsi alla luce.” Prima che Alis riuscisse a rispondere, alcune macchine con i vetri scuri si fermarono lungo il marciapiede, proprio lì davanti.

Alcuni uomini con le tuniche nere scesero dai veicoli e si disposero intorno a loro, cosi' vicini che lei si trovò praticamente tra le braccia del suo salvatore, tanto sa sentire il calore del suo corpo e il profumo intenso della sua pelle.

Lui allungò un braccio protettivo e se la strinse contro. “Non abbia paura. Sono i miei uomini e sono qui per proteggerci e scortarci all'aeroporto.”

Alis annui, ma la paura continuava a serrarle la gola. Sapeva che non si sarebbe più sentita al sicuro se non a casa con sua mamma e Jason.

Una delle guardie aprì la portiera della Mercedes nera. Alis si rese conto che aveva messo la sua vita nelle mani di un uomo di cui non sapeva nulla. Sollevò lo sguardo angosciato sul suo viso. “Posso fidarmi di lei?” sussurrò con un filo di voce.

Gli occhi scuri e penetranti si fissarono nei suoi con fermezza. “Forse sono io a doverle fare questa domanda, perché sto rischiando il mio nome e la mia reputazione. Posso fidarmi di lei, Alis Crawford?”

L'espressione impassibile di quel viso bellissimo le fece scorrere un brivido lungo la schiena.

“Sì” gli rispose, cercando di ignorare il tremito delle ginocchia. “Può fidarsi di me.”

“Allora andiamo” disse lui, indicando lo sportello aperto. “Non siamo al sicuro qui, e non lo saremo fino a quando non arriveremo nel mio paese.”

Quando furono in macchina, Alis si passò i capelli dietro le orecchie. Sapeva di essere sudicia e di avere un odore non proprio piacevole. Mai nella sua vita aveva desiderato tanto un bagno!

“Mi dispiace. Temo di avere un gran bisogno di fare una doccia” osservò con tono di scusa quando si rese conto che lui la stava fissando.

“Stavo pensando a come sarà felice suo fratello quando lo chiamerà più tardi.”

“Sì” rispose lei, abbandonandosi alla commozione. “Ho avuto paura di non rivederlo più.”

“E' stata fortunata. Molti non lo sono.”

“Perché?”

“Perché non hanno potere.”

“Ma io non ho nessun potere” commentò Lis.

“No. Ma io sì” Un sorriso fugace sulle labbra.

“Ha salvato altre persone come me?”

“Si”

Avrebbe voluto chiedergli chi era e perché stava rischiando tanto per lei. Ma lo sconosciuto era tornato a fissare dal finestrino e l'espressione austera del suo viso scoraggiava ogni tipo di conversazione. Lis aveva già notato che era molto alto e imponente, ora si soffermò a osservare la pelle abbronzata che parlava di sole, vento e sterminate distese di sabbia.

“Stiamo arrivando a Hafel, la capitale di Jabal.” Le disse lui all'improvviso. “Ha visto la città prima di essere arrestata?”

Lis scosse la testa e abbassò lo sguardo per studiare i lividi che aveva sui polsi e sulle braccia. “Non sono mai stata ad Hafel”

“Dov'è stata arrestata?”

“Sulla strada principale che collega l'aeroporto ad Hafel” Le sfuggi uno gemito di dolore all'incredulità. “Un attimo prima ero sul pullman e un attimo dopo a Ozr.” Lui non rispose e Lis voltò la testa per guardarlo. “Ci fermiamo ad Hafel, ora?

“No. Anche se è una città affascinante di cui gli occidentali non sanno nulla”

“Ci ha passato molto temo?”

“Una volta ci venivo spesso.”

“Cos'è cambiato?”

“Tutto” Esitò un momento. “Quando ero bambino, la mia famiglia era in ottimi rapporti con il re di Jabal. Ma vent'anni fa è stato destituito e ora il paese è molto diverso.” fece una smorfia “Non venivo qui da quattro anni e fino a ieri sera non ero nemmeno sicuro che mi facessero entrare”

“Perché no?”

“Ho tirato fuori parecchie persone dalla loro galera, mettendole al sicuro e questo non piace all'attuale governo. Io non piaccio all'attuale governo.

“Allora perché l'hanno fatta entrare?”

“Ho pagato parecchi alti funzionari”

“Li ha corrotti?”

“Non c'erano molte altre scelte!” esclamò lui con la voce cupa. “L'alternativa era lasciarla a Ozr, dove sarebbe stata processata entro qualche giorno. E mi creda, non sarebbe sopravvissuta alla sentenza.”

Lis si voltò a guardare dal finestrino. Stava attraversando gli antichi quartieri della città che, se possibile, erano ancora più caotici della parte moderna. “Si, sarebbe stata una condanna dura...”

“NO. Sarebbe stata una condanna a morte”

“Io desideravo solo una bella vacanza.” mormorò Alis “Non avrei mai immaginato questo incubo.”

L'autista rallento, fino a fermare la macchina. Il cellulare di Khalid squillò all'improvviso e lui rispose subito senza perdere di vista un attimo la lunga fila di macchine della polizia davanti a loro.

“L'incubo non è ancora finito” borbottò, chiudendo la comunicazione.

Lis guardò i poliziotti. “Cosa succede?”

“Saremo interrogati” la informò lui, conciso. Si voltò e le fece una rapida ispezione con lo sguardo. “Tiri su il velo, copra tutti i capelli e nasconda la bocca e il naso. Si copra il più possibile.” Prese gli occhiali da sole che Liv aveva lasciato sul sedile e glieli mise di nuovo. “Non li tolga per nessun motivo” Poi aprì lo sportello e scese dalla macchina.






Angolo delle meraviglie



Allora... questo è il secondo capitolo e spero che con questo voi capiate di più la trama.

Ho in mente una nuova storia originale intitolata “Notti selvagge” e penso che la sposterò dopo aver pubblicato alcuni capitoli di questa fiction.

Ringrazio a chi l'ha messa tra le preferite e seguite.

Volevo rispondere a prettyvito: allora, la ragazza non è ricca, ma non ti preoccupare che spiegherò meglio tra qualche capitolo. Per quanto riguarda alla storia su Harry Potter, al momento non ho idea di come continuarla, ma non ti preoccupare che lo farò. =)


Bacioni

  
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