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Autore: Bookwrm389    25/10/2010    4 recensioni
["Sequel" della one-shot Open wounds]
Ed ritorna a Rush Valley con un obiettivo: scovare la persona che ha aggredito il suo meccanico.
E quando la mera violenza si rivela inutile, Ed decide di battere quel tizio al suo stesso gioco... che Winry lo voglia o no.
Genere: Generale, Sentimentale, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alphonse Elric, Altro personaggio, Edward Elric, Nuovo personaggio, Winry Rockbell
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Questa fanfiction è stata tradotta da ChiuEs con il permesso dell'autrice


Note dell’autrice
Um... un sequel di Open wounds? Beh, non proprio.
Diverse persone avevano espresso il desiderio di un sequel one-shot nel quale Ed andasse a prendere a calci qualche culo [testuali parole XD NdT], ma volevo che nella storia ci fosse più di questo. Giusto per essere chiari, NON È NECESSARIO leggere Open Wounds prima di questa storia. Healing Scars si sviluppa dagli eventi di Open Wounds, ma sta anche in piedi da sola. Tutti gli elementi necessari alla comprensione della trama sono stati inclusi in questa fic.

Ad ogni modo, dovrebbe rivelarsi un’avventura divertente, sia che scegliate di considerarla come un sequel o una storia completamente nuova. Non posso credere a quanto sia effettivamente diventata lunga! Aspettatevi undici capitoli carichi di azione, angoscia, humor, fluff, sofferenza e conforto, romanticismo e altre esaltanti meraviglie in altre parole, tutto il necessario per una tipica fic Edwin!

 
 
 

***
 
Capitolo 1
 Detour

 
 
“Dunque… mi ripeteresti perché ci stiamo recando a Rush Valley?”
 
Ed fece una smorfia alla domanda, avendo captato la velata sfumatura nella voce del fratello. A quanto pareva Al non aveva più intenzione di fargliela passare liscia con un’altra scusa campata per aria.
Appoggiò il mento sulla mano e posò lo sguardo su un punto fisso fuori dal finestrino.
Un potente fischio annunciò che stavano per lasciare la stazione, e il treno si allontanò lentamente dalla piattaforma. Rush Valley era la fermata successiva. Ancora poche ore…
 
“Per i miei automail,” rispose burberamente Ed, sperando che Al si facesse bastare quella come risposta.
 
 “Ma i tuoi automail sono a posto,” disse Al lentamente. “Quindi qual è il vero motivo per cui ci stiamo andando? Per vedere Winry?”
 
 “Sì. Per i miei automail.”
 
 “Fratellone”, disse Al, spazientendosi. “Tutto questo ha a che fare con la telefonata di Winry che hai ricevuto l’altra notte?”
 
 “No.”
 
 “Ne sei sicuro?”
 
“Sì.”
 
“È stata Winry a chiederci di andare da lei?”
 
“No.”
 
Ed non ebbe bisogno di voltarsi per vedere che Al aveva inclinato la testa, costernato per la sua freddezza. Vedeva il riflesso del fratello sul finestrino.
Il treno prese velocità non appena si lasciò l’ultima città alle spalle, sfrecciando attraverso i campi e i pascoli che si estendevano nella parte sud-orientale del Paese.
Resembool si trovava proprio oltre quelle colline verdi e azzurre all'orizzonte. Quelle colline che circondavano completamente la valle dove si trovava la loro città natale, magnifiche e allo stesso tempo irraggiungibili.

 
Deve avere qualcosa a che fare con quella telefonata”, disse Al con decisione. "Winry non ci telefona mai, di solito. Hai parlato con lei per un bel po', quindi non è stata solo una chiamata per controllare lo stato della tua manutenzione. Se così fosse stato, lei non ti avrebbe cercato a quell’ora così tarda… solo per quello…”
 
Piantala, Alphonse.”
 
A pensarci bene, aver usato quel tono poteva essere stato un errore.
Ed non era molto bravo a nascondere le sue emozioni, tanto per cominciare, e in nessun modo sarebbe riuscito a camuffare la maniera in cui la sua voce si era trasformata quasi in un ringhio, spia di una rabbia latente alla quale mancava solo un bersaglio su cui riversarsi.
Ed immaginava la sua ira come un bestia che gli si aggirava fra le costole, che marciava senza posa e ripeteva incessantemente la sua cantilena.
 
Va’ da Winry. Va’ da Winry. Non perdere tempo, non stare a pensare, vai e basta...
 
“Fratellone,” Al vacillò. “È successo qualcosa a Winry?”
 
La bestia ruggì, e il cuore di Ed prese a battere ad un ritmo selvaggio appena lo scenario gli si dipinse davanti agli occhi. La sua mano meccanica attanagliò il bordo del sedile in una morsa così serrata da far gemere l'acciaio in segno di protesta, e Ed strinse i denti ricordando la voce di Winry di due notti prima, resa ancor bassa e debole dai fili telefonici che aveva dovuto attraversare per raggiungerlo a East City.
 
 
Non avrei dovuto chiamarti così, di punto in bianco. L’ho fatto senza riflettere…
 
 
“Ed!”
 
Al si chinò per afferrargli un braccio, scuotendolo leggermente. “Winry è anche una mia amica! Come potrò esserle d'aiuto se non mi dici cos'è successo?”
 
 
Anche se ti raccontassi cos’è successo, cosa pensi che potrai fare, eh Ed? Credi di potermi proteggere da duecento miglia di distanza?
 
 
Ed inspirò profondamente, calmandosi un po’. “Non ha voluto dirmi perché ha chiamato”, disse finalmente.
 
“Lei… non ha voluto?” disse Al, evidentemente sbalordito all'idea che, per una volta, fosse Winry a tener loro segreto qualcosa.
 
Ed incrociò le braccia e appoggiò il piede contro il sedile di fronte, tentato di sferrargli un calcio per vedere se l’automail di Winry fosse abbastanza potente da rompere il legno massiccio.
Non ne sarebbe rimasto sorpreso. Lei non aveva mai fatto le cose a metà, in special modo quando si trattava del suo lavoro.
Era così strano pensare che le mani che avevano costruito i suoi arti meccanici appartenessero ad una quindicenne. Certo, Winry non era una ragazza ordinaria, possedeva una volontà solida quanto il metallo con cui lavorava.

Ma quante persone avrebbero potuto capirlo alla prima occhiata?
 
“Era sconvolta per qualcosa,” mormorò Ed, arricciando le dita del piede metallico all'interno dello stivale. "Era arrabbiata e… piangeva.”
 
“Che cosa ti ha detto?” chiese Al con ansia.
 
Ed si soffiò via una ciocca di capelli dal viso e sbuffò. “Qualche stupidata sul fatto che non avrebbe dovuto chiamare fin dall’inizio e che era un peso per noi. Continuava a cercare di trovare una scusa per riagganciare. Idiota. Come se avessi potuto abbandonarla in quello stato…”
 
“Ma questo ancora non spiega perché noi stiamo
 
“Qualcuno l’ha aggredita.”
 
A quella rivelazione l’armatura di Al diede uno scossone, e diverse persone alzarono lo sguardo allarmate quando lui gridò “Che significa che qualcuno l’ha aggredita? E come fai a esserne sicuro se lei non ti ha detto nulla?”
 
“Aveva un labbro spaccato,” disse Ed con amarezza, non tentando in alcun modo di celare come si sentiva in proposito. “Una cosa difficile da nascondere, anche se sei al telefono.”
 
“Chi è stato?”
 
“Che diavolo ne so. Non ha voluto dirmi niente, ricordi?”
 
“Ma Winry sta bene?”
 
“Non so nemmeno questo.”
 
Fratellone!” disse Al con tono esasperato, agitando le mani nell’aria. “Perché non hai detto niente prima?”
 
“Beh, ovviamente non ne sapevo ancora abbastanza per sollevare un polverone!” ribatté Ed animatamente. “Perché pensi che stiamo andando a Rush Valley?”
 
Al sprofondò nel suo sedile, spostando lo sguardo un po' a lato, e Ed notò con soddisfazione che entrambe le mani inguantate del fratello erano ora strette a pugno. Se perfino Al si era arrabbiato, allora nessuno avrebbe potuto accusare Ed di aver reagito in maniera eccessiva.
Ma ciò rimarcava anche quanto tutta quella situazione fosse reale e preoccupante.

Ed guardava il paesaggio scorrere al loro fianco a passo di lumaca. Il treno, davvero, non avrebbe potuto procedere più lentamente. Si chiese se potesse rivelarsi più conveniente saltare fuori dal finestrino e precipitarsi a Rush Valley a piedi. Qualunque cosa pur di arrivare là al più presto e scoprire quale patetico bastardo in quella città aveva così tanta voglia di morire.
 
“Non ti ha detto niente,” disse Al con voce molto sommessa. “Quando eravamo piccoli Winry ce lo diceva sempre, se qualche bullo la importunava.”
 
“Ho l’impressione che in questa storia si sia andati un po’ oltre il bullismo”, disse Ed cupo. “Winry è forte, non si lascia semplicemente sopraffare dalle altre persone. Anche se un estraneo l’avesse aggredita per strada, non si sarebbe mai fatta sconvolgere a tal punto.”
 
“Che cosa vuoi dire, fratellone?” chiese Al, confuso.
 
Ed mostrò i denti alle pecore che lo fissavano innocentemente dietro il recinto di un campo. “Sto dicendo che chiunque le abbia spaccato un labbro è una persona che secondo Winry non avrebbe mai potuto fare una cosa del genere. È stato qualcuno che conosceva.”


 
Nel profondo del suo petto, la bestia reclamava sangue.


 

Continua...

***



 
Note della traduttrice
Bene, eccovi qui il primo capitolo di Healing Scars.
Come vedete è poco più di un’introduzione alla storia vera e propria, ma vi assicuro che già dal prossimo capitolo le cose si faranno un po’ più movimentate.
Approfitterei di questo spazio per ringraziare le persone che hanno commentato Open Wounds: ketty_san, Fede_, Siyah, beautiful_disaster (che non so se leggerà, visto che questa è dichiaratamente una Edwin fic) e RuNami 4 ever. Grazie mille per i complimenti e i suggerimenti ;)
 

A presto (spero) con il prossimo capitolo di HS!
ChiuEs

   
 
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