Wish You Were Here
(And you run, and you run to catch up with the sun)
Se ne
stava comodamente sdraiata sul divano, e non pensava a nulla:
perché avrebbe dovuto?
Pensare
fa male, soprattutto ad un cervello piccolo e imbecille come il suo.
Ma
allora, perché questo
insignificante cervello si ostinava tanto a pensare alla sua unica
nipotina, la sua unica ragione di vita assieme a sua figlia, ben
sapendo che stava benissimo e si stava divertendo un mondo?
Era
una di quelle domande a cui non sapeva rispondere, e non
perché lei fosse una stupida (ma, in fondo, ci mancava poco)
ma perché queste domande non avevano semplicemente una
risposta.
Incredibile,
ma vero.
L’unica
persona che, poi, poteva aiutarla, era perennemente irreperibile, e
l’ultima volta che si erano parlati risaliva a qualche mese
prima; oltretutto, le aveva già spiegato tutto nei minimi
particolari, e non riteneva necessario farsi vedere molto spesso nei
pressi di casa sua.
Per
questo la sciagurata doveva compiere svariati cambi di autobus e taxi
prima di raggiungere la sua nuovissima villa, un luogo magico e
surreale, talmente incredibile da sembrar tutto una finzione, per
strappargli qualche povera informazione sul suo difficile ruolo di
educatrice.
Purtroppo
Michael, quando si parlava di ciò, diventava una persona
molto misteriosa, ed ero perciò difficilissimo che regalasse
qualche consiglio, anche alla sua migliore amica, la persona di cui era
sicurissimo di potersi fidare, e viceversa.
Cominciava
a capire che l’affetto che lei nutriva per lui non era
ricambiato allo stesso modo, o magari era una sua
impressione…
Boh.
Sapeva
soltanto una cosa: senza di lui, era completamente perduta!
“Fiordaliso,
qui c’è una persona che vorrebbe tanto parlare con
te!”
La
vociona di Fernando la svegliò dal suo sonno, facendola
voltare curiosa verso di
lui: ciò che vide, anzi chi
vide, le bloccò il respiro, lasciandola a bocca aperta come
un pesce fuor d’acqua.
Al
contrario, Michael sembrava perfettamente a suo agio nel suo salotto, e
non aspettava altro che una reazione dalla povera donna di fronte a lui.
Purtroppo,
Fiordaliso aveva dei riflessi molto lenti; quando si decise a tornare
in compagnia dei mortali, Fernando la osservava rassegnato: quando si
sarebbe decisa, quella donna, a crescere?
“Michael
è venuto per parlare con te. Dice che si tratta di una
questione molto importante. Se
magari…”
“Oh
sì, non c’è problema, Fernando, lascia
fare a me!”
“Va
bene” sbuffò esausto il povero maggiordomo, e si
accinse ad andare ai piani superiori, senza prima aver dato
un’altra occhiatina ai due che ora sedevano sul divano, e che
lo stavano spiando a loro volta.
Quando
furono sicurissimi che nessuno li guardasse, si scambiarono uno sguardo
d’intesa: era il segnale.
“Perché
non ti sei fatto sentire quando io ti ho cercato?”
“Avevo
degli impegni, Fiorellino! Se non l’hai ancora capito, sono
Michael Jackson…”
“Non
preoccuparti, non sono così scema! Comunque,
io volevo parlarti di Mike”
“Dimmi,
avanti”
Michael
si sistemò meglio sul divano, mente Fiordaliso cominciava la
sua confessione.
“Qualche
tempo fa, mia nipote giocava nella sua cameretta con una bambina, una
certa Isabel, ora non mi ricordo bene il nome… So solo che
si divertivano un mondo, e non avevo mai visto Mike così
felice in tutta la sua vita! Aveva una compagna di giochi, e non la
smetteva mai di ridere”
“Ed
allora, qual è il problema?” domandò
Michael, spalancando i suoi grandi occhi scuri in direzione di
Fiordaliso, che subito sentì i peli delle braccia rizzarsi
in un brivido.
Lei
abbassò lo sguardo, cercando l’ausilio del suo
coraggio, che purtroppo accorreva soltanto nei momenti meno impensati.
“Il
problema è che non mi ricordo da dove è sbucata
la sua amichetta…” mormorò imbarazzata,
guardandosi sempre le gambe.
Michael
si era rifiutato di riprenderla, poiché non era colpa di
Fiordaliso se ella non si ricordava della piccola Isabel, e non voleva
farla sentire in colpa per la sua frequente svenevolezza.
In
quella faccenda c’era lo zampino di qualcun altro.
Una
persona cui Fiordaliso non avrebbe mai pensato.
“Non
ti ricordi neanche il giorno in cui Mike ti presentò la sua
amica?”
“No.
L’ultimo mio
ricordo risale a molti giorni prima di aver sbirciato nella loro
cameretta, ma non era nulla di rilevante. Piuttosto, mi sembra di aver
molti punti vuoti nella memoria…È tutto
così sfocato…”
“Come
se qualcuno ti avesse cancellato alcuni ricordi…”
“Esatto!
Anche se ho una strana immagine in mente, che non riesco a decifrare:
sono affacciata alla finestra, proprio quella, dietro di te, ed a un
certo punto scorgo mia nipote, che cammina in direzione del cancello. Mi alzo, e decido di andarle a chiedere
spiegazioni, ma non appena metto piedi fuori casa mi sento avvolgere da
uno strano calore, ed una presenza estranea sembra impossessarsi della
mia mente… E poi non mi ricordo più
nulla” concluse Fiordaliso guardando nel vuoto, cercando
qualche possibile indizio che potesse aiutarla a risolvere quel bel
mistero.
Michael
rimase in silenzio: non sapeva cosa dire, anche se si era
già fatto un’idea su chi fosse
l’assalitore mentale di Fiordaliso.
Il
problema era come dirglielo…
“Mi
hai detto che ti sei sentita avvolgere da un grande calore…”
“Sì”
“E
che qualcuno ha cominciato a
rovistare nel tuo cervello”
“Come
scusa?”
Fiordaliso
si sentiva piuttosto a disagio: perché Michael era
così sicuro di ciò che diceva?
Nascondeva
forse qualche altro mistero in quel sorriso così dolce e
spontaneo?
“Un
essere umano dai poteri psichici molto sviluppati ha penetrato le tue
deboli barriere mentali, ed ha manipolato i tuoi pensieri. Non
c’è altra spiegazione alle tue dimenticanze”
“Questo
vuol dire…”
“Che
non ti ricordi dell’amica di Michael semplicemente
perché una persona ha fatto in modo che passasse
completamente inosservata ai tuoi occhi. E quella persona non
può essere altro che Isabel”
“Ma
come fai a esser così certo di quello che dici? Isabel
è solo una bambina, e non penso che possieda dei poteri
così straordinari…”
“Non
centra nulla. Isabel non possiede soltanto quei fantastici poteri, ma
anche un’intelligenza smisurata. Lo so, perché
l’ho conosciuta personalmente”
“E
dove?”
“Me
l’ha presentata un amico” sorrise Michael, un
sorriso molto enigmatico, inquietante.
Fiordaliso
rabbrividì, nonostante si stesse avvicinando la primavera ed
il sole splendeva tranquillo in cielo: le era ancora difficile credere
che una star della musica come Michael, un uomo così
conosciuto, in ogni parte del mondo, potesse in realtà
nascondere la sua vera natura, quella di un messaggero sceso tra di
loro per trasmettere i veri valori di cui ogni umano ha bisogno.
Pochi
conoscevano la sua vera storia, ed altri meno il suo grande segreto:
eppure, per queste fortunate persone, la sua figura rimaneva ancora un
mistero.
Anche
per Fiordaliso, che aveva visto versargli lacrime ingiuste, e che
l’aveva consolato stringendolo tra le braccia quando era
ancora un bambino, che l’aveva strappato da un destino
crudele, e gli aveva permesso di far conoscere il suo talento al mondo
intero.
Di
fronte ai suoi occhi custodi di realtà terribili, lei
diventava del tutto impotente.
“Un
amico molto speciale” continuò Michael, vedendo
che la sua amica non rispondeva, e lei si girò
distrattamente verso di lui, come se non si fosse accorta di
ciò che aveva appena detto.
Si
riprese dai suoi viaggi mentali annuendo e domandando senza alcuna
intonazione particolare :”Un
amico?”.
“Sì”
le rispose Michael, come se stessero discutendo di tappezzerie per
bagni “È uno degli angeli custodi più
importanti e ammirati di sempre. Una
persona meravigliosa”
Al
ricordo del collega, che aveva conosciuto anni prima, gli occhi di
Michael si illuminarono di una luce misteriosa, che solo lui poteva
vedere, dimenticandosi del mondo che lo circondava.
“Lo
conobbi durante l’anniversario della sua morte, qualche
decennio fa: allora ero solo un bambino, e non sapevo la grande impresa
che quell’uomo aveva compiuto. Con il passare del tempo mi
resi conto del suo grande valore, e lui fu così gentile con
me da presentarmi la sua protetta, una bambina dolce e silenziosa,
così intelligente da apparire più grande della
sua età”
Michael
smise di contemplare i ricordi e posizionò i suoi occhi su
Fiordaliso, che tratteneva il respiro cercando di capire chi fosse il
misterioso angelo amico di Michael, ed intanto provava a muovere gli
occhi, ma senza speranza: si rinsavì soltanto alle ultime
parole dell’amico, ed i pensieri nella sua testa cominciarono
a vorticare nervosamente.
Non
era come pensava lei.
No,
non poteva essere…
“Quella
bambina si chiamava Isabel Manasvi. Ed
è una bambina molto speciale”
Michael
sorrise a Fiordaliso, ma lei non sapeva cosa rispondere: era rimasta
piuttosto scioccata dalla verità.
L’amichetta
di sua nipote era un piccolo angelo come lei. Ecco perché,
ogni volta che ripensava al suo visetto serio, il cuore le si stringeva
e lo stomaco avvampava, bruciato da fiamme sconosciute.
Creature
misteriose come lei sconvolgevano l’animo umano, ed
impiantavano le loro radici in esso, costringendolo ad una esistenza dolorosa, ed allo
stesso tempo meravigliosa.
Fiordaliso,
nonostante la sua abitudine a frequentare messaggeri celesti, non era
ancora riuscita a controllare la propria mente né le proprie
emozioni in loro presenza: si immobilizzava al solo urlo di sua nipote,
per quanto poco avesse urlato nella sua breve vita.
E con
Michael le cose non andavano molto meglio.
Sospirò,
rassegnata: non sarebbe mai riuscita a vivere in armonia con gli
angeli, né con se stessa.
“È
un angelo. Come mia nipote. Ed ora che si sono incontrate, cosa
succederà?”
“Se
Isabel è al corrente della sua vera natura, allora lo
confiderà a Michael, ed insieme andranno alla ricerca dei
due angeli rimanenti. Altrimenti,
dovrai pensarci tu”
“Co-cosa
dovrei fare?” mormorò Fiordaliso, incapace di
accettare le parole appena dette da Michael: sua nipote era ancora
piccola, non sapeva difendersi… Come avrebbe potuto tradirla
in quel modo, rivelandole finalmente chi fosse?
Sarebbe
scappata via, lontana da lei, per aiutare chi soffriva, insieme ad
Isabel… E lei non l’avrebbe più rivista.
“Devi
raccontarle tutto, Fiordaliso. Solo così riuscirà
a trovare le sue compagne, ed unite, potranno rendere questo mondo un
posto migliore. Ognuna di loro possiede poteri incredibili, come hai
già notato, e questi poteri non possono rimanere per sempre
rinchiusi dentro la possidente: devono essere liberati. E
ciò può succedere soltanto se chi ne è
dotato è consapevole del suo ruolo”
Michael
smise di parlare quando si accorse che Fiordaliso non tremava
più, ed il suo viso era circondato dalla tristezza.
Poi,
molto lentamente, questo velo cominciò a liberare stille di
dolore, e Fiordaliso si perse in esse.
“Fiordaliso…”
Michael
si sporse verso di lei, e l’abbracciò dolcemente,
sussurrandole parole di conforto, ma purtroppo non funzionavano: la
donna continuava a piangere, mormorando lamenti sconnessi e preghiere,
tutti indirizzati alla sua nipotina, che giocava tranquilla nella sua
stanzetta, saltando sui mobili senza provocare il minimo danno.
“Mike,
tu credi nel destino?”
Mi
voltai confusa verso Isabel, che si trastullava seduta sul tappeto
della mia stanza, molto probabilmente contando i granelli di polvere
nascosti nel tessuto.
Nonostante
fosse passato molto tempo dal nostro primo incontro, non ero ancora
abituata alle sue enigmatiche domande né ai suoi sguardi
indecifrabili.
La
osservai per un po’ di tempo, non sapendo come risponderle:
era una domanda complicata per me... Il destino...
Cosa
ne poteva sapere una bambina di sette anni del destino?
Forse
Isabel mi riteneva al suo stesso livello, e pensava che avrei risposto
in modo adeguato, ma io non ne ero molto sicura.
Né
sulla nostra uguaglianza né sull’esistenza del
destino.
“Mia mamma dice sempre che il
destino è soltanto una scusa per giustificare il presente,
ed anche io la penso allo stesso modo. Ma ci sono alcuni momenti in cui
il presente sembra già scritto, e tu non potresti comunque
far nulla per cambiarlo... Ti è mai capitata una cosa del
genere?”
“Sì,
molto spesso. Ad esempio, i miei genitori sapevano che avrei ricevuto
delle doti speciali, così come sapevano la data ed il luogo
della mia nascita. Inoltre, mi hanno detto che il mio futuro
è quello di usare i miei poteri soltanto per il bene del
mondo, cancellando l’odio ed il dolore che si sono
impadroniti degli animi umani. Solo grazie ai miei doni posso riuscire
in questa impresa, ed è già stato tutto scritto.
Altrimenti sarei una bambina come tutte le altre”
“Mettendola
così, mi stai dicendo che tu credi nel destino?”
“Sì.
È strano che tu non la
pensi come me”
“Perché?”
“È
molto semplice, Michael. Anche tu possiedi delle doti incredibili, ed
il tuo carattere ti spinge ad aiutare il prossimo, dimenticandoti
addirittura di te stessa. Tu sei come me. Sei
nata per sacrificarti”
“Ma
non so neanche cosa significhi! Sono troppo piccola per combattere
contro il male, e non sono di certo matura come te, non ho dei
poteri… e non so cosa fare!”
Mi
accasciai al suolo, impotente e distrutta dalle mie stesse parole,
piangendo lacrime disgustosamente dolciastre.
Non
riuscivo a capire cosa volesse dirmi Isabel, e questo mi faceva stare
ancor più male: voleva forse mettermi alla prova? Da una
persona come lei me lo sarei aspettato… Eppure non
c’era cattiveria nelle sue parole; il suo è solo
un modo per spronarmi, nient’altro di particolare.
E non
sapeva che non ci sarebbe mai riuscita senza prima avermi spiegato per
bene di cosa stesse parlando: l’ignoranza non riesco proprio
a sopportarla.
Doveva
aver letto nei miei pensieri, perché mi si
avvicinò lentamente, e cominciò ad accarezzarmi i
capelli, provocandomi una indescrivibile
sensazione di calore, così piacevole da farmi smettere di
singhiozzare sulla sua spalla.
Mi
staccai da lei per asciugarmi il viso dalle lacrime, e notai sul suo
dolce viso un certo disappunto.
Che ce
l’avesse con me?
“Non
devi piangere, Michael. Solo i deboli piangono”
Mi
osservava mentre mi liberavo delle lacrime, mantenendo sempre la sua
espressione indecifrabile che nascondeva benissimo un universo di
pensieri e parole mai citati.
Era
impossibile mantenere un ricordo al sicuro nella propria testa se
c’era Isabel che ti guardava insistentemente, ed avvertivi
una fastidiosa presenza che girovagava indisturbata nella tua mente.
Con
questo metodo era riuscita a scoprire i segreti di moltissime persone,
alcuni dei quali l’hanno addirittura sconvolta, tanto da
farla piangere.
Ma
più la guardavo, e più ero consapevole della sua
forza e del suo coraggio, virtù così inarrivabili
che tramutavano l’animo dell’uomo in modo
sconcertante.
Non
riuscivo ad immaginare una Isabel
piangente riversa a terra, così come non riuscivo ad
immaginarmi me stessa nelle vesti di salvatrice del mondo.
La mia
fantasia non oltrepassava certi limiti, e la mia timidezza non la
aiutava.
Sandy
osservava il paesaggio monotono e frivolo della via nella quale
abitava, affacciata ad una finestra del soggiorno, ed ogni volta che
scorgeva qualche bel riccone che se la spassava allegramente, sospirava
esausta: c’era così tanta gente disposta a
vendersi per poco, trascurando valori più importanti di una
grande villa o di un jet
privato.
Ma,
dopotutto, se la passavano proprio bene rispetto ad altra gente:
operai, piccoli impiegati, mendicanti accasciati sul ciglio dei
marciapiedi, tanto da confondersi con esso…
La sua
vista fu attraversata da un bolide nero che scomparve in pochi secondi,
trascinandosi via un rombo orribile, che le fece accapponare la pelle.
Dopo
essersi ripresa, voltò le spalle alla grande finestra, e
salì le scale che portavano alla sua camera.
Sì,
c’era gente che se la passava veramente malissimo…
“Perché
sei venuta oggi?”
“Per
ricevere un po’ di compagnia, penso. Bucarsi
da soli è piuttosto triste”
Katie
sprofondò nella sedia della cucina, ansiosa di ricevere un
poco di energia da quella sostanza che Sandy disgustava: non aveva mai
provato a bucarsi, e non l’avrebbe mai fatto.
Da
quando la sua amica preparava la miscela sul tavolo della sua piccola
cucina e se la infilzava nel corpo come una medicina dolce e
indispensabile per il suo sostentamento, il ribrezzo per quella roba
era aumentato moltissimo.
Distruggeva
creature meravigliose come gli esseri umani, molti dei quali ne abusavano orribilmente.
Uno di questi era proprio Katie.
Dopo
la nascita di sua figlia fu colta da una forte depressione, che le
impediva addirittura di badare alla piccola, lasciandola alle cure di
sua madre, mentre lei si deteriorava inesorabilmente.
Sandy
le stette accanto come una vera amica, non potendo fare molto per
Katie, ed alla fine lei si riprese piuttosto bene.
Dopo
cinque anni.
Naturalmente
Katie non era stata aiutata soltanto dai suoi parenti e dagli amici, ma
anche da quella magica sostanza che cancellava dalla sua mente tutti i
problemi e le ansie, rendendola la ragazza più felice del
mondo.
Anche
se sussistevano vari problemi riguardo la
sua condizione: se non si bucava diventava piuttosto irascibile,
cercando conforto in qualcosa di più simile alla droga,
ovvero i farmaci antidepressivi.
Ne
conservava ancora un po’ dai tempi del liceo, e non ne
rimaneva mai senza. Sandy riteneva quelle medicine addirittura
più nocive della droga vera e propria, ma non osava
controbattere per il rischio di dover litigare con la sua amica,
già molto provata emotivamente.
Tutto
quello che poteva fare era starle vicina: lei lo voleva, sentiva che da
sola non ce l’avrebbe mai fatta, neanche con una siringa in
più.
“È
triste quello che fai”
Katie
spense l’accendino e rimirò la sua gioia nel
cucchiaino, ormai pronta per essere assorbita.
La
amava come amava sua figlia.
“Lo
so. Ma è l’unico
modo per tirare avanti”
Sandy
la vide far scivolare il liquido nella siringa, fremendo per
l’eccitazione, mentre lei tremava di paura pensando a quando
essa sarebbe entrata nel corpo della sua amica.
Di
solito chiudeva gli occhi ed aspettava che passasse tutto, cancellando
dalla mente l’immagine di Katie che teneva in mano la sua
adorata siringa, e quando li riapriva l’atto disperato della
sua amica le sembrava meno tremendo.
Quel
giorno però volle tenere gli occhi sbarrati, per superare le
sue paure, e per accettare la realtà: la sua migliore amica
si drogava.
Era un
fatto normale, no? Quanta gente al mondo si drogava per trovare un
po’ di felicità?
“Ecco
qua…”
Sandy
sospirò dolorosamente: finalmente Katie si era iniettata la
sua dose giornaliera, e sembrava più sveglia che mai.
Sorrideva,
ed i suoi occhi erano luminosi come stelle.
La
osservava divertita, mentre riordinava il tavolo e nascondeva la
sostanza nella sua borsa, come se fosse stata la cosa più
normale del mondo.
Gettò
la siringa nel cestino della spazzatura, e sorrise a Sandy.
“Non
ti dispiace, vero?”
“Oh…
No, figurati. A nessuno verrebbe in mente di rovistare nella mia
pattumiera”
“Giusto”
Katie
si sedette di nuovo al suo posto, sempre sorridendo come
un’ebete, e fissò la
povera Sandy, che non si era ancora ripresa dallo choc, e
fuggiva le sue pupille terribilmente dilatate.
“Ti
faccio paura, vero?”
Sandy
alzò lo sguardo, e vide la figura sconvolta della sua amica,
in attesa della risposta.
Il
sorriso le era scomparso dalle labbra, e la sua espressione era
inquietante.
Non
era seria, e neanche preoccupata.
E lei
non sapeva cosa risponderle, da quanto era terrorizzata…
“So
cosa pensi, Sandy. Tu hai paura di
me e per me”
Katie
affondò il volto paonazzo nelle mani tremanti, emettendo
lamenti simili al pigolio di un pulcino, mentre la sua amica la
guardava incapace di parlare: perché si comportava
così? Di solito chi si droga è felice, no? E la
sua amica non era il tipo che la dava vinta tanto facilmente…
Si
sentiva impotente, incapace di consolare Katie, poiché non
sapeva come si dovesse consolare un drogato pentito delle proprie
azioni, e la tensione cresceva con il passare del tempo, rendendola
ancora più nervosa.
Cavolo,
perché era sempre così stupida? Quando si sarebbe
decisa ad aiutare veramente Katie?
Il giorno prima della sua morte?
Si
grattò nervosamente la testa, fino a far sanguinare il cuoio
capelluto: non doveva pensare a queste cose, non doveva…
“Sono
un mostro. Sono diventata un
mostro”
Katie
piangeva e si lamentava quando Sandy ritornò alla
realtà.
Il
suono della sua voce spezzata dal pianto era una tortura per le sue
orecchie, ma non sapeva come farla smettere.
Era
un’incapace.
A
parte ospitare la sua amica durante i finesettimana e farle un
po’ di compagnia durante le sue abluzioni, non era capace
d’altro.
Tutti
la ritenevano una ragazza brillante per il solo fatto di possedere una
laurea alla Columbia ed un banchiere come padre a New York…
Qualità
insignificanti di fronte al suo vero essere.
“Che
fai, piangi anche tu?”
Sandy
sentì la mano di Katie stringere la sua, e pensò
che il mondo andava
tutto al contrario: era lei che doveva consolare Katie, non Katie che
doveva consolare lei.
Ma
ormai non le importava più tanto.
In
qualche modo si sentiva ricambiata. L’affetto che univa lei e
l’amica era lo stesso.
Dopo
dieci anni nessuna delle due era cambiata.
Ohilà,
bella gente! Rieccomi a fracassarvi
le palle con una storia che ben pochi leggono D: No, non è
vero questo!XD C’è ancora gente che legge la mia
storia, ma tutto ciò che chiedo è un vostro
parere: se voi non mi fate sapere nulla, io non migliorerò
di conseguenza, e non scriverò più -.-“
Perciò, un minuscolo commentino (anche per criticarmi
giustamente) me lo lasciate? Non chiedo molto, non sono
una di quelle che ammazzerebbe per una recensione
ù__ù e poi mi piace parlare con voi lettrici, troppissimo, vi giuro <3
Anche se mi mandate un messaggio ne sarei molto felice =D
Comunque, ora
passiamo al resto: ho aggiornato solo ora perché non
riuscivo (anzi, non RIUSCIVAMO) a trovare un titolo decente per questo
capitolo! Ma alla fine è saltato fuori, eh, Rò?XD
Non puoi capire quanto sia felice per questo! Tu sei una titolista
bravissima, e ti giuro, non ti cambierei con nessuno <3 Ah, e
sei anche la mia salvatrice!ù__ù
Tuttavia, non
sei esonerata dalla recensione della mia storia,
perciò… Mi raccomando XD
Vorrei
ringraziare anche le poche persone che hanno recensito XD, ovvero la
dolce _lullaby
alias Margot (la mia gemellona
*__*), Lafayette alias Moma, una
delle mie più grandi fan <3 e naturalmente la cara GioTanner, ovvero Rò, la
titolista. Ragazze, vi voglio tanto bene, e mi sembra anche banale
dirvelo. Ma è inevitabile che in queste situazioni io mi
lasci andare al romanticismo XD Sopportatemi, vi prego!XD
Okay, si
è fatto tardi, e VOI dovete leggere ancora la mia storia!
ù__ù Scherzo, naturalmente!XD
Spero
comunque che vi piaccia questo capitolo <3 Grazie moltissimo a
chi mi segue ed anche a chi ha semplicemente letto.
Alla prossima
Looney