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Autore: HarrynHermione    14/11/2005    14 recensioni
Un'occasione irripetibile per una ragazza come tante, in vista della produzione del 7° e ultimo film di Harry Potter. Cosa accadrà in un provino a Roma? Possibile che un'attrice italiana venga ammessa nel cast di Harry Potter? Incontrare Dan ed Emma potrebbe non essere più un sogno? Una fic che potrebbe rappresentare il sogno divenuto realtà per i fan dei film di HP. ---FIC IN PAUSA! NON ABBANDONATA---
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Daniel Radcliffe, Emma Watson, Sorpresa
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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“Tu sei totalmente pazza, non scherzare neanche”

“Tu sei totalmente pazza, non scherzare neanche”

Reazione prevedibile, scontata. Detestabile.

 

“E come la metti con lo studio? Arianna, non si vive di sogni, lo sai? Adesso hai questa mania di Harry Potter, ma perchè non inizi a mettere un po’ di cervello in quello che fai? Hai 22 anni! Dovresti aver passato l’età in cui corri dietro agli attori e speri che la vita sia come nelle fiabe!”

 

Sospirai, non avevo neppure voglia di arrabbiarmi ed urlare.

Era così con mia madre, totale incomunicabilità da anni, ormai. Lei non tentava di capirmi, e io mi rifiutavo di coinvolgerla nella mia vita.

Mi aveva delusa troppe volte.

 

“Mamma, si chiamano passioni, quelle che tu etichetti come ‘manie’. Se non te ne fossi accorta, e lasciatelo dire, mi pare che sia questo il caso, amo recitare. E amo l’inglese, e amo Harry Potter.

Questo provino riunisce questi tre grandi amori, e mi rende felice. Devo provare, lo capisci? E’ davvero importante! Ho bisogno di mettermi alla prova, di vedere se so affrontare le sfide! Non sto vivendo in un sogno, mi sto lanciando a fronte alta contro una prova, e una nuova esperienza. E poi...ho già i biglietti per Roma...”

 

Mia madre mi fulminò con lo sguardo.

“Che cosa...?”

 

“Hai ragione, ho 22 anni e non sono più una ragazzina. Voglio fare quel provino e ci andrò, con o senza il tuo consenso. Sento il bisogno di provarci, e non mi lascerò scappare questa occasione solo perchè tu non sei più in grado di sognare e vuoi che io faccia altrettanto”

 

“Questo non è solo sognare. Questo è illudersi. Ti sto solo evitando una grossa delusione”

 

“Se sarà una delusione, l’accoglierò, la sopporterò e ne uscirò più forte per il futuro. E’ cadendo che si impara a camminare, mamma. Lasciami prendere le mie sbandate e non usare le tue paure come scusa per fermare me!”

 

“Bene. Fa’ un po’ come credi. Ma poi non venire a piangere da me. Ricordatelo, Arianna. Non aspettarti di essere consolata, se è l’indipendenza che cerchi, l’avrai, ma poi non correre a chiedere aiuto solo quando ti fa comodo. Sei avvisata”

 

E detto questo, girò i tacchi e andò a stendere il bucato.

Non m’importavano le sue parole. In lei c’era uno schema prefissato e ordinario, voleva che io fossi una tipica ragazza, quella che studia, e poi si laurea, e poi si trova un bravo ragazzo, e poi ha un bel lavoro, e si sposa.

Io invece studiavo annoiandomi, non avevo un ragazzo perchè rincorrevo il principe azzurro da sempre, non potevo rassegnarmi ad essere una qualunque.

Io volevo essere speciale e realizzare i miei sogni. Volevo credere in me stessa e continuare a sperare di farcela. Esaudire i miei desideri.

E mia madre non riusciva a comprendere nè ad accettare questo mio essere ‘non comune’. Riteneva tutto vano e non degno d’attenzione.

Sciocchezze di un’illusa.

 

Ora avevo la possibilità di dimostrarle che si sbagliava e che valevo qualcosa.

Avrei fatto di tutto per avere quella parte.

 

***

 

Ero partita senza guardarmi indietro. Mia sorella era eccitata ed invidiosa, mio padre rassegnato, mia madre mi aveva parlato a stento e mi teneva ancora il broncio, però mi aveva preparato i panini per il pranzo al sacco, nonostante tutto.

 

Restai in coda per il provino quasi l’intera giornata del 12 dicembre.

Davide era lì con me, ed era davvero l’unica persona che avrei potuto desiderare in quel momento.

Avevo conosciuto Davide in chat quattro anni prima, e ci eravamo incontrati, dopo vicissitudini infinite, solo l’anno precedente.

Mi ero innamorata perdutamente di lui, ma con il tempo ero riuscita a reprimere quel sentimento. Aveva tre anni in meno di me, era un attore di teatro con una serie di spettacoli ed esperienze alle spalle tre volte più vasta della mia. Frequentava la Scuola Nazionale di Cinema a Roma.

 

Era stato lui il primo a parlarmi entusiasticamente di Harry Potter, e con lui avevo scoperto anche la mia passione per la recitazione.

Per questo, era il compagno perfetto di quest’avventura, l’unico che avrebbe potuto darmi l’appoggio e la forza di cui avevo bisogno.

Mi guardava con quegli occhi azzurri un po’ tristi, e non la smetteva di fare battute e stuzzicarmi.

Era il suo modo per tranquillizzarmi e per distrarmi da quell’estenuante attesa.

 

Erano ormai le sette di sera quando arrivò il mio turno.

Di quei momenti, i miei ricordi si fanno confusi, affollati e sconclusionati.

 

Ricordo che Davide mi abbracciò teneramente sussurrandomi “Vai Sharon, rendimi fiero di te!” e ricordo la mia risata isterica a sentirgli usare quello stupido appellativo, Sharon.

Ricordo di essere stata chiamata in una stanza piuttosto piccola con un telo bianco, e lì di aver posato per alcune foto di fronte e di profilo

‘Il naso pronunciato’, pensai sorridendo.

Ricordo di essere passata in un’altra stanza, una stanza molto grande, con un palchetto rialzato ed illuminato, un tavolo con sedute circa 10 persone, e una telecamera a riprendere.

Ricordo una donna bionda che si avvicinò a me dicendomi che da quel momento in poi avrei dovuto parlare inglese perchè sarei stata esaminata dal regista e dagli addetti al casting del film.

Nel salire sul palco,  ricordo di essere inciampata nei miei stessi pantaloni.

Ricordo di essere capitombolata in avanti, emettendo alcuni versi, e di essermi rialzata con i capelli sparsi in faccia, e poi di essermi esibita in una delle mie tipiche e stupide espressioni comiche.

Ricordo di aver detto qualcosa del tipo “Oh fantastico, se ‘goffa e imbranata’ sono le parole di chiave di questo provino, non potete perdermi!”

Ricordo di aver visto qualcuno ridere, e chiedermi, in inglese, se conoscevo il personaggio per cui facevo il provino.

Dissi titubante che sì, credevo proprio di sì.

Ricordo di essermi allora bloccata, di aver guardato il signore con la barba e gli occhiali che mi aveva posto la domanda con un’aria divertita, e aver detto “ma per quanto sono lucida in questo momento, potrei essere finita al provino sbagliato”.

Il signore si mise di nuovo a ridere e mi chiese perchè ero venuta a quel provino.

Ricordo di aver risposto: “Sono qui per il provino per la parte di Clara Vincenti, giusto?”

Il signore sempre ridendo mi disse: “Sì, esatto, esatto, Clara Vincenti...te lo chiedo perchè più della metà delle ragazze esaminate non avevano mai letto un libro di Harry Potter oppure non ricordavano il nome del personaggio”

Allora gli risposi: “Ok...io SONO Clara Vincenti! Cioè... sono io in quel libro...vi risparmiereste un bel po’ di problemi di interpretazione e metodo Stanislavskij, perchè non dovrei fingere! Sì, forse vi starete chiedendo se sono consapevole di essermi appena data una zappata sui piedi, insomma mi sto dichiarando patologicamente imbranata...ma...ok, sto blaterando...”

 

Il signore che mi aveva parlato poco prima rise ancora e poi disse:

“Hai mai recitato prima d’ora?”

 

Gli risposi che avevo fatto due anni di laboratorio teatrale e un anno di teatro con la mia compagnia.

Mi chiese perchè conoscevo l’inglese, e gli risposi che mi stavo laureando in Lingue e Letterature Straniere.

 

Poi si alzò e salì sul palco. Mi chiese se mi piaceva Harry Potter.

“Ne sono totalmente drogata”

 

Sorrise e poi mi disse: “Ora immagina che io sia Daniel Radcliffe-uno sforzo sovraumano, lo so...- e immagina di dover recitare la scena del libro in cui Clara chiede ad Harry di accompagnarla al Summer Ball. Niente copione scritto...se non ti ricordi la scena, improvvisa”.

 

Mi ricordavo quella scena, era una delle più divertenti dell’intero libro. Ad Hogwarts era stato organizzato un ballo, il Summer Ball, in onore di tutti gli studenti del 7° anno che avrebbero lasciato la scuola. Ma al contrario che per lo Yule Ball (o Ballo del Ceppo), le ragazze avrebbero dovuto invitare i ragazzi.

Clara aveva preso il coraggio a quattro mani e aveva deciso di invitare Harry...replicando, in modo terribilmente più imbarazzante, la scena tra Cho ed Harry nel 4° libro. Era più timida ed imbranata di Harry, se possibile.

 

Respirai e feci ciò che il signore mi aveva chiesto.

Mi bastò pensare che lui fosse davvero Dan, e mi sentii invadere da un tale imbarazzo e da una tale emozione che dovetti sembrare davvero patetica.

Ma dopotutto era quello che cercavano. Clara era buffa e terribilmente impacciata.

Per completare il tutto, non appena il finto ‘Dan/Harry’ se ne andò, restai ancora qualche istante nella parte di Clara, e feci una cosa totalmente assurda.

Avrei voluto fingere di dare una testata ad un muro, perchè quella era la stessa reazione imbarazzata e disperata che Clara aveva nel libro...ma poichè non avevo un muro a disposizione...mi avventai sulla telecamera e...le assestai una testata, non troppo forte, ma fingendo che lo fosse.

 

Tutte le persone in sala scoppiarono a ridere, e il signore di prima tornò sul palco battendo le mani e ridendo.

Mi disse che era stata una mossa davvero buffa...e geniale. Poi mi chiese di accomodarmi qualche minuto fuori.

La stessa ragazza bionda mi accompagnò alla porta sorridendo, e mi disse che mi avrebbero comunicato entro qualche minuto se presentarmi al prossimo provino.

Poi aggiunse:

“Ha  davvero impressionato il signor Jackson”

 

Restai impalata con la bocca aperta, lì fuori dalla porta.

 

Poi mi uscì una parola dalla bocca.

 

“...Jackson...”

 

Peter Jackson. Accostai il nome alle fattezze di quel signore con la barba e gli occhiali che mi aveva fatto quelle domande e mi aveva chiesto l’improvvisazione.

Come avevo potuto non riconoscerlo. COME avevo potuto!

Ecco perchè il suo volto mi sembrava famigliare...quello era Peter Jackson! Il regista dei film de ‘Il Signore degli Anelli’!!!

 

Restai nella stessa condizione di sbalordimento e incoscienza per i minuti successivi, quando mi dissero che avevo passato il provino, e di presentarmi, tre giorni dopo, a quello successivo.

Non realizzai subito la notizia, finchè Davide non mi corse incontro stritolandomi a sè, chiedendomi come avevo fatto, e ridendo come un pazzo. Davide non rideva quasi mai, fu allora che mi accorsi che forse era successo qualcosa di buono.

 

Da allora tutto si svolse come in un sogno, immagini rarefatte e ovattate, dai suoni pacati...

Restai da Davide quei tre giorni, mi cedette il suo letto e si incastrò sul divano, dicedomi però: “solo perchè hai passato il provino, non ti abituare, io sono sempre l’insopportabile egoista che conosci”.

 

Al secondo provino eravamo ancora in cinquanta. E saremmo state ridotte a cinque.

Ci fecero recitare, questa volta, una pagina di copione.

Davide riuscì a sgattaiolare nella stanza per assistere alla mia audizione, e non appena ebbi finito mi corse incontro, e non aveva parole.

Mi disse che la parte doveva essere mia.

Non so perchè, ma mi sentii così sicura di me stessa dopo le sue parole.

Mi fidavo di lui e del suo giudizio, Davide non era di sicuro una persona diplomatica e quando aveva qualcosa da dire lo faceva, senza giri di parole.

Se io avessi fatto pena, sarebbe stato il primo a dirmelo. Se gli ero piaciuta, forse non era andata tanto male.

 

Tornai a casa, a Torino, quel pomeriggio.

Salutai Davide con lacrime, abbracci, abbandonandomi ai ringraziamenti più appassionati. Avevo ancora in me una forte emozione e le mie reazioni era scomposte ed esagerate.

 

Sarei tornata a Roma due settimane dopo.

Ero una delle cinque possibili Clara Vincenti.

Avremmo partecipato ad uno stage di sette giorni, durante il quale ci avrebbero testate ed esaminate su diversi fronti, per la parte. Azioni, gesti, movimenti, espressioni, interazione.

E al termine, sarebbe stata dichiarata la prescelta, che sarebbe partita due giorni dopo per Londra.

 

***

 

Tututum

Tutum-tutum-tutum

Respira Arianna, respira.

 

Non ci riesco. Non riesco a respirare fino in fondo.

Non riesco...

 

“Signorina, desidera qualcosa?”

Guardai la ragazza alla mia destra un po’ spaesata, e le dissi, con voce impercettibile:

“Solo un po’ d’acqua, grazie”

 

Sorseggiai l’acqua con calma, cercando di riprendere fiato.

Non sapevo cosa provare, ero totalmente nel panico.

E sola.

Felice ma terrorizzata.

Eccitata ma angosciata.

Il cuore in gola, gambe e mani tremanti.

Se non fossi stata seduta sarei crollata a terra.

 

“Avvisiamo i gentili viaggiatori che stiamo per atterrare all’aereoporto di Heathrow, Londra. Il tempo è variabile e la temperatura di 5 gradi. Nella speranza che il viaggio sia stato confortevole, vi auguriamo un buona permanenza e di scegliere ancora le British Airways”

 

Scesi dall’aereo in uno stato semi-comatoso. Recuperai il mio bagaglio, quello con lo stretto indispensabile, e andai alla ricerca della navetta. Gli altri bagagli mi sarebbero stati recapitati direttamente all’albergo qualche giorno dopo.

 

“Arianna...hai avuto la parte. Congratulazioni, Miss Clara Vincenti!”

 

Pensare a quelle parole mi dava ancora un brivido che mi scuoteva da capo a piedi.

Da allora, da quelle fatidiche parole, era stato tutto veloce, troppo veloce, e non avevo ancora avuto il tempo di realizzare la notizia.

Ero partita da Roma e tornata a casa. Avevo fatto i bagagli in fretta e furia, avevo cercato di raggruppare la maggior parte dei miei amici la sera stessa per raccontare cos’era successo (per scaramanzia non avevo detto nulla a nessuno) e per salutarli.

Ed ero partita, accompagnata da mio padre, mia sorella, mio zio e Silvia all’aereoporto. Mia madre non era voluta venire, e mi aveva a malapena rivolto la parola. Non vedeva nulla di buono in quest’esperienza e non voleva perdonarmela. A dire la verità, le reazioni per la mia partenza erano state svariate.

Qualcuno era stato felice per me, qualcuno mi aveva messo il broncio, il mio migliore amico mi aveva salutata con freddezza e poi era andato via quasi subito. Invece di essere felice per me, aveva saputo solo pensare alla mia prolungata assenza. Pensai che col tempo avremmo risolto, ora sarebbe stato inutile discuterne.

Anche le telefonate agli amici più lontani avevano sortito gli effetti più differenti. Qualcuno si era offeso o indispettito per una promessa che non avrei potuto mantenere a causa della mia partenza, mentre le più grandi fan di Harry Potter erano quasi svenute al telefono e poi mi avevano commissionato una serie di foto, autografi, messaggi da comunicare che dovetti annotare e forse non avrei mai avuto il coraggio di chiedere/recapitare...ero una fan, ma piuttosto rispettosa...avrei dovuto lavorare con Dan ed Emma...non svenir loro davanti...

 

Dan ed Emma...Dan ed Emma...il mio cuore si fermò un’altra volta.

L’albergo verso cui ero diretta era lo stesso in cui alloggiavano anche loro.

Tutto il cast era obbligato a restare in albergo, quando le riprese erano nel pieno, non era permesso a nessuno di tornare a casa. Pare per questioni di concentrazione e reperibilità, per evitare ritardi, contrattempi, problemi. Ovviamente quella sarebbe stata la mia unica casa., dunque per me il problema non si poneva.

L’albero era situato a Londra, poichè i Leavesden Studios, la location in cui venivano girate praticamente tutto le scene dei film di Harry Potter da sempre, si trovavano nel Leavesden Park a Watford, una cittadina a meno di mezz’ora da Londra.

Tra i quattro e i sette mesi. Quell’albergo, fatta eccezione per brevi periodi di pausa in cui sarei potuta tornare in Italia, e quegli studios, sarebbero stati la mia seconda casa per tutta la durata delle riprese, che per via dell’addestramento per gli stunt, gli effetti speciali e la grandiosità del film, sarebbero durate da dicembre a maggio-giugno.

 

Non mi erano state date grandi informazioni. Mi avevano assicurato che una volta giunta agli studios, sarei stata seguita con attenzione, il problema era ARRIVARE, fino agli studios.

Forse non avevano considerato il fatto che non avevo 16/17 anni come la maggior parte degli attori, e non avevo uno chaperon pronto ad accompagnarmi ovunque...anzi, ero arrivata a Londra sola, non avrei mai potuto chiedere a nessuno di lasciare l’Italia per starmi dietro.

 

In qualche modo riuscii a capire come arrivare dall’aereoporto al “Seven Stars Hotel”, e mi sitemai nella strabiliante camera di quel lussoso albergo che non avrei mai sognato nelle più rosee previsioni di poter abitare.

Il signore alla reception dovette essere piuttosto spiazzato nel vedermi arrivare, trascinando stravolta i bagagli, una ragazza  ventiduenne sola, in quell’albergo esclusivo. Avrei potuto paragonare la sua espressione a quella del direttore nel vedere Julia Roberts in Pretty Woman.

Gli consegnai i documenti speditomi dalla Warner Bros e gli dissi il mio nome, e vidi il suo volto distendersi e aprirsi in un sorriso a 32 denti.

Mi diede il benvenuto, la chiave della stanza, e sussurrò eccitato: “Ottavo piano...la sua parte dev’essere importante, è stata sistemata nello stesso piano della signorina Watson e del signor Radcliffe...ehm ehm...-si ricompose- una macchina passerà a prenderla tra due ore per condurla agli studios. Buona permanenza.”

Per poco non finii a terra.

Stesso...piano...Emma...Dan...respira Arianna...forza...una macchina mi passa a prendere...oddio...respira....respira....

Sorrisi impacciata ringraziando, e il signore fece un cenno ad un ragazzo che si avvicinò di gran carriera  e afferrò i miei bagagli prima che potessi rendermene conto, togliendomi anche di mano una borsa piuttosto leggera che sicuramente avrei potuto portare da sola.

Tuttavia, cercando di non scoppiare a ridere, mollai la presa e mi avviai all’ascensore.

 

Non mi sarei mai abituata a questa ‘vita da star’...era davvero ridicola! Sembrava non fossi in grado di far nulla! C’era chi mi portava anche un leggerissimo beauty per evitare facessi troppi sforzi, chi mi premeva il bottone dell’ascensone, chi mi apriva la stanza...e avrei avuto una macchina con autista, probabilmente un enorme macchinone con i vetri oscurati, che mi avrebbe scortata fino a Leavesden!

 

Quando finalmente fui sola e mi ripresi dal fatto che quella stanza era grande quanto il mio intero appartamento in Italia, mi sdraiai sul letto.

Mi diedi un pizzicotto sul braccio e mi accorsi che non stavo sognando.

Ero a Londra, la città che più amavo al mondo, sarei stata la protagonista di un film di Harry Potter...e tra due ore sarei entrata in azione...e forse...avrei conosciuto Dan ed Emma...

Una risata isterica mi esplose senza controllo, e quando riuscii a calmarmi mi venne in mente che non c’erano solo Dan ed Emma...

‘Alan Rickman...ODDIO...Alan Rickman...’...quell’uomo per me era una specie di mito, senza contare il fatto che il mio amore per il personaggio di Snape (Piton) era spropositato...non stavo nella pelle all’idea di poterlo vedere in azione...e poi c’erano anche Rupert...e i gemelli Phelps...

NONONO...non dovevo pensare a queste cose. Se avessi cominciato a galoppare con la mente, sarei arrivata agli Studios con la pressione a 10.000 e pronta per un infarto.

 

Doccia, vestiti, trucco.

Ecco le mie priorità del momento.

Per la doccia, nessun problema. Fatta eccezione per i 5 minuti buoni di stordimento nel contemplare l’enorme vasca ad idromassaggio a due piazze che non avevo mai visto neanche in fotografia, riuscii a lavarmi.

Ma non a rilassarmi.

Passai praticamente un’ora intera a pensare all’abbigliamento.

Mi vedevo come il brutto anatroccolo, la povera mentecatta attrice (o presunta tale) italiana che non era mai entrata prima su un set...mi avrebbero guardata tutti come una povera idiota, pensando che probabilmente non ero neppure in grado di capirli...

Chi ero io..? Una pazza fan di Harry Potter che aveva trovato l’America cogliendo questo colpo di fortuna stratosferico. Inoltre, non ero neppure bella. Avevo avuto la parte proprio perchè il personaggio da interpretare era non particolarmente attraente e con un naso abbastanza evidente. Una bella pubblicità, non c’è che dire.

Non riuscivo a fare a meno di pensare al mondo del cinema come sinonimo di pura bellezza esteriore. Dan, Emma...loro erano belli, belli da svenire...ero rimasta ore ad osservare migliaia di foto tratte dalle Premieres, e ogni scatto era assolutamente magnifico.

Affascinanti, naturali e fotogenici.

Io non lo ero neanche, fotogenica. Potevo contare sulle dita di una mano le foto decenti di tutta la mia intera vita.

 

Ero una povera illusa.

Probabilmente mi avrebbero tenuta lì un mese scarso per recitare le mie battute, e poi mi avrebbero rispedita in Italia a calci. Niente interviste, niente premiere, niente trasmissioni televisive.

Clara Vincenti, la povera sfigata.

Non era Cho, la quasi-ragazza di Harry.

Non era Luna, la pazza lunatica Luna.

E no, non era Hermione.

 

‘Clara Vincenti ha una parte di tutto rispetto nel settimo libro’. Era vero. Appariva solo in quel libro, ma era grande.

Nonostante questo, non riuscivo a tranquillizzarmi.

 

Passai in rassegna tutto il mio guardaroba, cercando qualcosa di casual ma non troppo, di sportivo ma non esagerato, qualcosa di classe ma non elegante, di notevole ma non appariscente.

Insomma, impossibile.

Tendevo ormai all’isteria più totale,  mi sentivo inferiore a tutti, e questa mania di persecuzione di impossessò di me.

Stavo tremando dalla paura, l’idea di essere messa alla prova davanti a tutte quelle persone, alla troupe, al regista, e peggio ancora davanti agli attori del cast...

 

‘Ok, ora scappo. Sono ancora in tempo, prendo un taxi e via. Torno in Italia, alla mia piatta vita da studentessa mezza fallita. Perfetto. Cosa voglio di più? Nulla! Va benissimo così! Ho avuto i miei 15 minuti di celebrità giusto? Tutti i giornali con il mio nome accanto a quello di Clara Vincenti nel cast di “Harry Potter and Voldemort’s Mark”...posso accontentarmi, ecco. Italia, eccomi a te!’

 

...

 

Driiiiiiiiiin.

Telefono.

Driiiiiiiiiin.

Cellulare, anzi.

Driiinnn driiiiiiin.

C’è solo una persona al mondo che conosce a priori i miei pensieri contorti e sa in quale situazione mi trovo. Solo una.

“Ciao Davide”

“Come sapevi che ero io?”

“Il riconoscimento del numero, idiota”

“Ah....e io che pensavo alla telepatia”

“Beh...qualcosa di simile. Potevi essere solo tu”

“Terrorizzata eh? Tra quanto vai a Leavesden?”

“Un’ora circa...”

“Vai e fai fare bella figura all’Italia! Fagli vedere che non siamo solo pizza pasta e mandolini!”

“Ah-Ah...Io invece stavo giusto pensando di prendere il primo aereo...”

“Arianna. Non farmi diventare scurrile, ti prego. Non voglio infrangere la mia maschera di gentiluomo un po’ dandy”

“Senti, Dorian Gray, io qua sono in pieno attacco di panico! Non riuscirò a stare dritta in piedi! E se mi capiterà di intravedere anche solo alla lontana Daniel Radcliffe, diventerò un vegetale!”

“Io credo in te”

“Da’...non è questo”

“Credo in te. Ti sto invidiando da morire, ma ti voglio talmente bene da essere non solo felice, ma entusiasta per te. Quindi, fallo anche per me. Io faccio il tifo, perchè sei la mia artista preferita e lo sai. Spacca tutto Arianna. Magari trovi anche il principe azzurro, un very British boyfriend da romanzo settecentesco!”

Come si faceva a non amare un ragazzo del genere?

“Ti voglio bene Davide”

“Idem”

“Non smetterò mai di ringraziarti...ci sentiamo stasera ok? Così ti racconto la strage”

“Il successo, vorrai dire”

“Ahahahah!”

“Ciao, Sharon. Respira e stai tranquilla. Sei grande.”

Clic.

 

Tirai un lungo, profondissimo respiro. Avevo il sorriso sulle labbra.

Mi sentivo meglio.

Potevo farcela.

Forse.

 

Mi chiamarono dalla reception poco dopo, la macchina era arrivata.

Avevo optato per indossare un largo e ampio maglione giallo ocra stile anni ’70 che mi cadeva giù dalle spalle, dei pantaloni scozzesi anch’essi sulle tinte del giallo lunghi fino alle ginocchia, e stivali neri.

Mi misi la giacca e scesi.

 

Macchinone lungo, vetri leggermente oscurati, come previsto.

E un autista che cercò di spostarmi di peso quando si accorse che mi stavo aprendo la portiera della macchina da sola.

Lo feci ugualmente, dicendogli poi che non ero affatto abituata a tutti questi servigi.

Si mise a ridere, e chiaccherò poi amabilmente con me per tutto il tragitto, di sè, del suo lavoro e delle persone importanti che aveva conosciuto.

Quando ci fermammo agli studios, sentivo le gambe molli e il cuore in gola. Non potevo davvero controllarmi, non avevo mai provato un’emozione tanto forte in tutta la mia vita.

Potevo vedere in lontananza i prati e le colline tra i quali era stato eretto uno pseudo campo di Quidditch. Vidi anche la ricostruzione del Platano Picchiatore, e una zona che a dire dalle case doveva essere adibita alle riprese di Hogsmeade...e infine la grande struttura centrale verso cui l’autista mi fece cenno di andare, un edificio del quale non vedevo la fine, che variava continuamente in altezza, a seconda probabilmente delle stanze riprodotte in esso. Mi pareva di ricordare che qui venissero girate tutte le scene della Sala Grande, della Sala Comune, e delle lezioni in Hogwarts.

Mi avvicinai all’entrata e trovai alla mia destra una signorina dietro ad un banco che teneva una pila di fogli su un braccio e tentava di parlare al telefono con l’altra mano.

Quando mi vide mi fece cenno di aspettare e congedò frettolosamente la persona al telefono.

Senza guardarmi mi disse:

“La prego, non mi dica che è un altro passante attirato dalla struttura che vorrebbe fare un giro negli studios o una fan di Harry Potter che ha eluso la sorveglianza, perchè sarei costretta a chiederle di uscire come alle altre 30 persone che l’hanno preceduta”

Si mise a scrivere su un foglietto.

‘Ecco...qui non sanno neppure chi sono...fantastico!’ pensai tra me e me.

“No, veramente io sono qui per...”

Il telefono squillò di nuovo. La vidi rispondere, ed impallidire. Mi guardò per 30 secondi almeno, ascoltando la persona al telefono e continuando a fissarmi imbambolata. Infine balbettò un:

“...sì...certo...immediatamente...n-no...certamente...mi scuserò...grazie...”

Attaccò di nuovo il telefono, e mi sorrise con affettazione.

“Signorina, mi deve perdonare per le mie parole...non mi avevano avvertito del suo arrivo...non ancora almeno-lanciò un’occhiata al telefono, come per farmi capire che la notizia le era giunta con questa ultima telefonata-...deve capirmi...stare qui, ore e ore, lei non ha idea delle persone che vedo arrivare...”

Le sorrisi e dissi “Sì, probabilmente sarei stata una di quelle persone qualche settimana fa...”

La ragazza scoppiò a ridere, poi uscì dal bancone e mi venne accanto, sostenendo ora con due mani la solita pila di fogli.

“Allora io sono Katie Beckard, assistente di regia e lei dev’essere la signorina...Arr-ai-enne Marr-ciii-siii..?”

“Molto piacere...ehm...sarebbe Marchese...Arianna Marchese...”

“Oh, mi perdoni...i nomi italiani sono così complicati...comunque...devo consegnare immediatamente questo plico...sono i copioni...più tardi verrà dato anche  a lei...nel frattempo avvertirò immediatamente il signor Jackson del suo arrivo...mi ha detto che l’aspettava con ansia per l’incontro con tutto il cast...sa, per questi film in cui le riprese durano per mesi e mesi, è davvero importante che tutti gli attori entrino in sintonia...Allora, mi aspetti nel suo camerino, verrò a chiamarla immediatamente, sa è un po’ complicato avventurarsi in questo labirinto...il corridoio alla sua destra, lo percorra tutto e quando vedrà un distributore di bibite giri a sinistra...il suo camerino è il secondo alla sua destra...a dopo signorina!”

E a passo svelto sparì.

 

Avevo seri problemi a muovere le gambe. La mia lucidità si era persa da qualche parte tra ‘copione’,  ‘Jackson’, ‘con ansia’ e ‘incontro con tutto il cast’...quindi non appena imboccai il corridoio alla mia destra, iniziai a chiedermi se il distributore a cui girarare era di bibite o di merendine, e se la direzione giusta fosse destra o sinistra...e per quanto riguardava quale camerino, non mi dovetti porre il problema perchè non arrivai a nessun camerino.

Mi ero totalmente, irrimediabilmente PERSA.

Girai ancora qualche minuto, la disperazione e l’ansia che iniziavano a salirmi dentro.

Non mi avrebbero mai più trovata. Già vedevo i titoli sui giornali:

“Ragazza italiana sparita sul set di Harry Potter- Dispersa mentre cercava il suo camerino, lascia vacante il posto di Clara Vincenti”

 

Niente male come inizio.

Mi sedetti sull’ultimo gradino di una scala di ferro che conduceva non-so-dove ed esclamai ad alta voce, in italiano:

“Quanto sono idiota! MA COSA SONO VENUTA A FARE IO QUI!” e mi misi la testa sulle ginocchia, totalmente sconfitta.

 

“Va tutto bene?”

 

Trasalii nel sentire all’improvviso quella voce alle mie spalle. Proveniva dalla cima della scala.

Mi alzai di scatto iniziando a balbettare:

“M-mi dispiace...credevo di essere sola...n-non volevo disturbar....-”

Mi voltai e dalla mia bocca non uscì più alcun suono.

La persona che aveva parlato aveva sceso le scale e ora era davanti a me, e mi sorrideva divertita.

Un ragazzo più alto di me mi stava guardando: due occhi enormi, azzurri, capelli spettinati e di nuovo un bel po’ lunghi, carnagione chiara, e un paio di occhiali tondi infilati nel collo del maglione.

Daniel Radcliffe.

Daniel Radcliffe era lì, davanti a me, e mi stava sorridendo.

 

***

 

Ok, spero che non vi siate annoiati troppo. Dal prossimo capitolo, finalmente un po’ di azione/interazione con Dan ed Emma. Lo so, ci sarò sempre io/Arianna in mezzo. Che volete farci, ho scelto di creare questo personaggio/mio alter ego, dunque imperverserò per tutta la storia.

Mi piacerebbe che chi leggerà possa apprezzare la fic per mio modo di scrivere/inventare, e non solo per il risvolto Dan/Emma. Che probabilmente ci sarà...ma molto in là. Beh io spero che sia così. Non potevo mettere la fic tra le originali, perchè parla di celebrità  =).

Volevo dedicare questa fic ad una persona. Il personaggio di Davide non è inventato. Corrisponde esattamente ad un ragazzo che conosco, la persona più importante della mia vita. Ho inventato il nome, ma lui esiste, ed è proprio così come descritto, e lo adoro...quindi gli dedico questa fic, anche se non la leggerà mai.

Ok, finito con i romanticismi.

Una NOTA: ci sono delle incongruenze con gli anni...so benissimo che Dan avrà più di 18 anni quando gireranno il 7° film...e che io allora sarò molto più vecchia...invece ho preferito che lui avesse 18 anni nella mia fic-dunque leggermente più vecchio di quello che è-, e io 22, quasi 23, la mia vera età.

Ora i RINGRAZIAMENTI.

Non pensavo di avere recensioni e invece...siete stupendi, grazie. Questa fic è quasi una sfida oltre che un esperimento, quindi ero molto nervosa all’idea di pubblicarla. Spero di ricevere ancora recensioni perchè ne ho bisogno!

 

EMMA: Grazie infinitamente per il commento, sono felice che tu riesca a ritrovarti in questa storia...anzi, se sei così pazza fanatica come me, dobbiamo proprio conoscerci! ;) Quello che vorrei è proprio creare una storia da favola, quasi perfetta, per permettere a chi legge di sognare!

 

CAROL: Ciao bellissima! Beh allora sono lusingata che la mia sia la prima che leggi! Spero di non deluderti! Purtroppo non sarà puramente Dan/Emma, come ho già spiegato...spero ti piaccia ugualmente! Grazie!

 

ALESSANDRO: Grazie mille, spero che il 2° capitolo non abbia deluso le tue aspettative...! =)

 

KIA91: sono contenta che ti piaccia l’idea originale. Spero che la storia continui ad interessarti...Sì, mi piace sognare e ho voluto dividere questo sogno un po’ con tutti...mi auguro di esserne all’altezza! Grazie per la recensione!

 

 

 

 

 

 

 

  
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