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Autore: Astrasi    03/11/2010    7 recensioni
Una ragazza, italiana, trova per strada un piccolo e strano ciondolo, che sembra caduto apposta proprio davanti a lei. Da dove verrà? Nemmeno lei lo sa, ma quando le appare davanti uno strano taxista, spera che avrà una risposta al più presto.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1.  A Ticket To Ride.
 



Pioveva, dannazione. Anzi no, diluviava. E io ero a piedi, da sola e senza ombrello. Lontano da casa mia.
Non mi era mai piaciuta la pioggia, a me piaceva il caldo, l’asciutto. Detestavo tutto ciò che era freddo e bagnato. Brrr…Brividi.
Dovevo tornare a casa, in qualche modo. Volevo tornare a casa. Ma ero in piedi, fradicia, davanti al negozio nel quale lavoravo, e che avevo appena chiuso. La tentazione di entrarci per stare al caldo era forte, ma resistetti (non so come, sinceramente). Dovevo tornare a casa, dovevo dare da mangiare a Penny, la mia piccola cagnolina rompiscatole. Si, Penny come Penny Lane.
Finalmente mi decisi a incamminarmi verso casa, ci sarei arrivata a piedi. Così iniziai a cantare.
 
- In Penny Lane there is a barber showing photograph…
 
E andai avanti, cantando tutto il testo a memoria. Finita la canzone, mi sentivo un po meglio, ma casa era ancora lontanissima.
In quel momento mi sfrecciò in parte un autobus, facendomi la doccia. Imprecai, ma mi imposi di mantenere la calma. Adesso ero decisamente BAGNATA. Strinsi la catenina che tenevo al collo, come per cercare conforto. Era una chiave di violino, regalatami dai miei genitori quando avevo più o meno 14 anni. Già allora la Musica era un’ossessione per me. Vivevo in Italia, sul lago di Garda.
Da qualche anno invece, mi ero trasferita con una mia amica in quel di Liverpool, la città che sentivo più vicina in assoluto. Studiavo. Studiavo letteratura inglese all’università, non so bene per quale motivo, dopo aver fatto il liceo classico. Ma avevo già il tanto sudato diploma in pianoforte, e l’università era solo una scusa per volare via da casa. Così avevo trascinato con me Lisa, compagna di scuola del liceo e insieme avevamo preso in affitto un piccolo appartamentino, proprio in piazza Penny Lane. Era un luogo magico ai miei occhi. Ero riuscita a recuperare in super sconto un vecchio signor pianoforte, che avevo fatto accordare, ma che comunque aveva un suono stridente. Ma poco importava, mi bastava che suonasse. Mi dividevo, così, tra studio lavoro e musica, accompagnata da Penny, il piccolo Cocker mio e di Lisa, Lisa, la chitarra Jo, e il vecchio Mac (il pianoforte).
Sempre stringendo il piccolo ciondolo d’oro bianco, ricominciai a camminare. Pensavo al fatto che, da brava sognatrice ad occhi aperti, decisamente troppo persa e svanita, avevo dimenticato a casa il portafoglio. Non avevo, quindi, nessuna possibilità di prendere un mezzo di trasporto per arrivare a casa. Niente pullman o taxi per fare più in fretta. Ero condannata a farmi tre quarti d’ora di strada a piedi sotto il diluvio universale. Disgrazia.
 
- She’s got a ticket to ride…
 
Canticchiai. Mi venne istintivamente alle labbra una risata ironica. Lei aveva un biglietto, io no. Uffa.
Mi misi a canticchiare anche questa canzone, con estrema rassegnazione. Amavo “Help!”, l’album in cui c’era “Ticket to ride”. Il mio primo album dei Beatles, che me li aveva fatti conoscere, dopo l’omonimo film che avevo visto almeno un migliaio di volte. Questo pensiero mi spronò ad andare avanti a passo più spedito. A casa avrei potuto ascoltarlo, e perché no, magari anche suonare un po’. Ne avevo proprio voglia.
 
- …She’s got a ticket to ride, but she don’t care. My baby don’t care…My baby don’t care…My baby don’t care.
 
Conclusi. Diochebella.
Avevo in testa ancora la canzone e quasi non sentivo più la pioggia, quando sentii cadere per terra davanti a me qualcosa che dal rumore sembrava una monetina. Non poteva essere mia, dato che non avevo con me un centesimo, però mi fermai lo stesso e mi chinai per raccoglierla.
Era una piccola monetina, in effetti, con un foro in cima. Evidentemente era un ciondolo. Sembrava piuttosto vecchio, e tutt’attorno aveva una scritta che diceva “Ticket to ride”. Al centro c’erano quattro piccoli uomini che facevano con le braccia un segnale d’aiuto.
Mi misi a ridere, inizialmente. Non potevo credere alla coincidenza.
Stavo proprio pensando a “Help!” e a “Ticket to ride” ed ecco che mi cade davanti un ciondolo a forma di moneta che porta scritto il titolo della canzone e il bassorilievo della copertina dell’album.
Oltretutto io avevo bisogno d’aiuto, e soprattutto di un biglietto per tornare a casa.
Dopo un po’ però, mi resi conto di quanto tutto questo fosse strano. Da dove era saltato fuori quel ciondolo? Da me no di certo. Mi guardai intorno, ma la strada era deserta, a parte me. Alzai lo sguardo, ma non c’era nessuna finestra dalla quale sarebbe potuta cadere.
Guardai di nuovo quella strana monetina, incapace di darmi una risposta.
A meno che…
 
- Ma piantala, da quando le monete piovono dal cielo, maledetta sognatrice che non sei altro?
 
Mi dissi. Eppure, più la guardavo, più mi sembrava l’unica spiegazione plausibile.
La rigirai tra le mani un po’ di volte, riflettendo sulla sua origine. All’improvviso veni avvolta da una nebbia bianca, mi spaventai un po. Cos’era successo? Ma la nebbia si dileguò subito dopo, riportandomi nel vicolo dove mi trovavo. Tirai un sospiro di sollievo, forse un po troppo presto, perché solo dopo mi accorsi che c’era il sole. Com’era possibile? Fino ad un momento fa diluviava…E adesso il marciapiede non era neanche bagnato. Non feci in tempo a cercare di darmi una risposta che sentii una voce che proveniva dalla mia destra.
 
- Tutto bene, signorina? Ha bisogno di un passaggio? Io credo di si, in effetti.
 
Mi girai, e rimasi sconvolta. C’era un taxi nero, il tipico taxi inglese, e un uomo che parlava dal finestrino aperto del posto del guidatore, mi chiedeva se volevo un passaggio. Tutto normale, fin qui. Il problema è che il signor taxista non era esattamente una persona che mi sarei aspettata di vedere alla guida di un taxi nel 2010.
 
- BB…B…Brian Epstain?

- In persona, cara. Adesso però avrei un po di fretta, le dispiace salire? Se non ha bisogno di un passaggio giuro che appena li vedo li uccido…No, forse non li uccido, ma solo perché non posso!
 
- Ehm…Veramente io…
 
- Sali, daii!
 
- Ma non ho soldi per pagarla!
 
- Ma davvero ti sembro un VERO taxista?
 
- In effetti…
 
- Sali?
 
Salii sul taxi, e presi posto in parte a Brian, non so bene per quale motivo.
 
- E su con la vita, mia cara! Hai la faccia di una che ha appena visto un fantasma!
 
…Non è divertente. No, decisamente non è divertente.



My Little Nowhere Corner.

Ed eccomi qui con una nuova storia. L'ispirazione mi è venuta stamattina, mentre facevo la doccia. Quindi, uscita dal bagno, al posto di fare greco come una brava studentessa ch vuole recuperare il suo bel 4 nella versione, mi sono messa a scrivere.
Spero che l'idea vi piaccia.
Un Bacio :*  Little Darling.

  

  
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