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Autore: virgily    04/11/2010    1 recensioni
“Un nuovo Jack lo squartatore sta terrorizzando l’intera nazione. Nessuno sa’ chi sia ma ovunque vada lascia il segno di bellissime donne morte. Tuttavia sembra che lo psicopatico serial killer abbia una preda precisa da eliminare, lo testimonia il fatto della presenza di scritte insanguinate su muri o pavimenti ritrovate assieme ai cadaveri delle donne uccise. La prima risale a due mesi fa con su scritto “questo e’ per te Juliet”; la seconda invece e’ di qualche settimana piu’ tardi dicente “sarai soltanto mia Juliet” e l’ultima invece appartiene al cadavere della donna ritrovata questa mattina alle cinque: “sto venendo a prenderti Juliet”. Si presume quindi che questa Juliet sia colei che quest’uomo brama piu’ di ogni altra cosa al mondo. Per il momento la polizia sta indagando ma ne Jack e ne Juliet sono stati trovati.”
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ronnie Radke
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ronnie ricordo’ di aver pianto tanto. E pioggia cadeva tutto attorno. OH! Con quanta pena e con quanta tristezza la mirava tra le sue braccia: lo sguardo sperso nel vuoto, i repiri lenti e pesanti... Il viso pallido e il corpo freddo. Certo aveva smesso di sanguinare, ma le sue condizioni precarie facevano pensare al peggio. Tuttavia non gli rimaneva altro da fare che aspettare, soffrendo nel peggiore dei modi... perche’ nulla poteva contro “colei che se ti vuole ti ottiene”; e quella “persona” voleva la sua Juliet, la bramava con tutte le sue forze. Gli altri tre superstiti rimasero a guardare ipassibili quella scena di compianto: lei morente tra le sue braccia, e gocce scintillanti che gli percorrevano il viso. Non osaro avvicinarsi, attorno a loro, pur essendo invisibile, vi si era eretta una cupula invisibile, perche’ nessuno doveva interferire nel loro addio

-R-Ron...- sussurro’ la moretta guardandosi spaesata attorno; la fitta era cosi’ atroce e arguta che perfino la sua affabile vista ne risenti’

-sono qui July. Accanto a te amore mio...- singhiozzo’ l’amante in un primo momento, pregando che quelle sierene che aveva sentito provenire al difuori della struttura fossero il tanto aspettato segnale che la polizia fosse giunta. A giudicare dal loro suono ripetitivo e frastornante doveva essere proprio cosi’

-e’ arrivata la polizia. Rimani sveglia ancora un pochino okey?- le domando’ scostandole dolcemente una ciocca ribelle dal viso, liberandole la chioma dal velo ormai ridotto in brandelli come il resto del suo bell’abito

-t-tu rimani c-con me v-vero?- rispose la ragazza fissandolo nel calore del suo sguardo bagnato e sofferente

-certo piccola mia...- affermo’ immediatamente il moro, dipendingendo automaticamente un sorriso quando la sua compagna gli mostro appena il suo. Veloci e prestanti le forze dell’ordine piombarono sfoderando le pistole, pronti a far fuoco contro un nemico che oramai non c’era piu’.

Subito dietro di loro uno squadrone di medici irruppe dirigendosi in diversi ambienti: per aiutare Max e Amelie ancora dentro il pozzo; per medicare le caviglie del povero vecchio, per constatare la morte effettiva di Ryan. Soltanto alla fine giunsero sulla docile coppietta; Ronnie immediatamente oppose resistenza su quelli che volevano portargliela via senza neanche fargli dare un bacio, ma non appena senti’ la sua piccola manina tiepida sulla sua guancia si rassicuro’ perche’ tutto sarebbe andato bene; si questa volta si sarebbe risolto tutto. Per non perdere tempo uno di loro la sollevo’ di peso, strappandola dalle braccia del giovane innamorato che, piangendo, grido’ il suo nome svariate volte. Sebbene la giovane non avesse la forza per ricambiare, udi’ bene la sua voce tremante e profonda; gli sembro un sussurro, un dolce sibilo che il suo angelo custone le proferiva; il tenero richiamo di un uomo follemente innamorato... quello del suo Amore.

 

Quasi di soprassalto Juliet si risveglio’ con il ticchettio fastidioso dell’elettro-cardiogramma; immersa nelle lenzuola candide e profumate di un luogo che non le apparteneva: le pareti erano troppo bianche e tutto intorno le sapeva di sterile, di poco vissuto. Cerco’ di sollevarsi dal giaciglio ma una fitta le impedi’ i movimenti. Si scruto’ appena sotto il colletto del “pigiama” che le avevano infilato in un momento di incoscienza: una fasciatura stretta e morbida allo stesso tempo le occupava da sotto il seno fino ai fianchi. Sul braccio sinistro una flebo, e il solo pensiero che quel tubicino serviva per far scorriere chissa’ quale sostanza nelle sue vene rabbrividi’. Era da sola in na camera di ospedale... Ronnie era sparito. Diede uno sguardo alla finestra e noto con suo piacere che fosse mattino, chissa’ per quanto aveva dormito. Udi’ con ciarezza la porta aprirsi ma soltanto nel riflessio del finestrone accanto a lei riusci’ a scorgere un uomo di bianco vetito con tre penne infilate nel camice e una cartellina giallognola tra le mani

-buon giorno signorina Hanroe. Dormito bene?- domando’ l’uomo sulla quarantina d’anni: aveva gli occhi di un bellissimo colore blu e i capelli oridinatamente gellati all’indietro

-hem, si... credo- rispose vagamente cominciando a fissarsi le punte dei piedini nascosti sotto le coperte grigiastre

-ci sono delle persone che muoiono dalla voglia di vederti lo sai?- ridacchio’ infine cogliendo la sua attenzione. Immediatamente i suoi occhi tornarno a brillare e a irradiare una particolare luce che soltanto il suo pigmento verde era in grado di generare; nella testa non aveva altro che quel viso; quel corpo tatuato e asciutto, quelle labbra seducenti e quegli occhi dolcemente tentatori e diabolicamente teneri. Non appena il medico’ usci’ il suo cuore comincio’ a battere a mille, senti’ il suono dei passi... si mise perfino a contarli, ma quando vide Max e Amelie abbasso’ di qualche tono la sua euforia; non che non ne fosse contenta... ma vedere Ronald era decisamente il modo piu’ stupefacente per vedere il paradiso in terra

-ragazzi!- esulto’ la moretta compiacendosi del fatto che, i due, si stessero tenendo per mano

-Mony! Come stai?- le domando’ il castano sporgendosi apena per poterle baciare la guancia

-hmm seduta!- ridacchio’ la ragazza prima di rivolgere lo sguardo alla piu’ piccola

-e tu Amelie?-

-io sto bene. Grazie a Max...-

-esagerata... non ho fatto nulla!- ridacchio’ il ragazzo arrossendo appena

-gia’... infatti sono cose di tutti i giorni: farsi mal menare da un pazzoide e gettarsi in una botola per riprendere una ragazza conosciuta da appena due ore- rispose Juliet prima di guardarli estasiata dalla grazia con cui Maxie cingeva la sua piccola

-e non mi dispiacerebbe rifarlo. Per te...- sussurro’ baciandole appena le labbra, facendo prendere un bel coccolone alla “ferita” che, fissandoli incantata, viaggio’ nei meandri piu’ remoti della sua mente, sognandosi il suo bellissimo Ronnie prederla di sorpresa e baciarla per ore, e ore e ore infinite

-bhe, Mony noi adesso andiamo. Ci hanno fatto promettere che ci avremmo messo poco. Ci vediamo presto!-

Detto questo la tenera coppia usci’ cedendo il posto a i due che non avrebbe mai creduto di vedere insieme: Viky, sua madre, entro’ tempestivamente, seguita a ruota dal signor Radke che goffamente teneva in mano un mazzo di fiori: rose bianche dal cuore appena rosato. Rimase appena stranita, ma subito dopo allargo’ le braccia e accolse la sua genitrice in lacrime; dolci gemme di gioia mischiate a quelle della disperazione: dopo tutto come si poteva biasimare una madre che scopre improvvisamente che sua figlia era stata rapita e pugnalata?

-p-piccolina stai bene? Dio sono stata cosi’ in pensiero. Ti fa male la ferita?- domando’ cominciando a parlare a raffica, quasi non riuscisse piu’ a prendere fiato;

-si, si mamma sto bene- rispose la moretta lasciando che la sua mamma si sedesse ai piedi del suo letto. Accolse tra le sue braccia anche il padre del suo fidanzato, l’unica figura maschile "paterna" che le fu vicina in quello che rappresento’ il periodo “oscuro” della sua vita fino ad ora

-riprendidi presto cara...- le sussurro’ l’uomo baciandole teneramente la fronte. Per qualche istante la ragazza si senti’ arrossire; non sapeva bene il perche’ ma quel contatto cosi’ caldo e morbido la fece sentire protetta. Al sicuro. Salutandola calorosamente anche loro spariro. Rimaneva soltanto una persona, se lo sentiva... percepiva la sua presenza cristallina dietro la porta, che respirava profondamente prima di entrare. Entro’ velocemente chiudendo la porta e si volto’ guardandola intensamente, rimanendo immobile difronte all’entrata chiusa.

Si sorrisero e a grandi falcate il moro la raggiunse, cogliendo le sue manine piccole e affusolate nelle sue grandi e tatuate. Fecero combaciare le loro fronti e a sua volta anche gli sguardi, mescolandoli in quella sostanza, in quella occhiata fondamentale da cui tutto ebbe inizio. Si baciarono subito dopo. Si aggrovigliarono sul lettino e la povera flebo fuoriusci’ dalla sua vena zampillando liquido trasparente sul pavimento; ma questo lieve dettaglio non li scombussolo’ piu’ di tanto. No, loro avevano ben altro a cui pensare.

 

Passarono i giorni da quando la sua amata July usci’ dall’ospedale. “Ci sono due cose che voglio fare quando usciro’ di qui” la frase seria della sua fidanzata gli rimbombo’ in testa come un martello. Anche quando stava con la schiena poggiata contro il cancello in ferro battuto scuro, l’entrata al cimitero. Ancora non riusciva a spiegarsi il motivo percui si trovasse li; poteva andare in qualsiasi altro luogo, pure in capo al mondo se necessario, ma mai si sarebbe aspettato di ritrovarsi li: ad’osservare da lontano la sua ragazza porgere omaggio al suo avversario deceduto, al suo rapitore. Ci voleva fegato per compiere un’atto del genere; altre persone avrebbero preferito ballare il tip-tap o addirittura sputarci sulla tomba di colui che voleva farli fuori. Juliet, invece, rimaneva immobile a fissare la lapide marmorea. Piangeva, perche’ sapeva che se non si fosse fatto corrompere dalla gelosia e dall’ossessione a quest’ora Ryan sarebbe vivo e sereno.

-spero almeno che adesso tu sia felice...- affermo’ la moretta asciugandosi velocemente le lacrime prima di tornare dal suo ragazzo, dipingendo un dolce sorriso sulle labbra. Era ben consapevole dello sforzo che egli stava compiendo per rimanere calmo in quella situazione, e non pote’ non prenderne atto. Uscirono da quel “giardino del sonno perenne” e cominciarono a camminare mano per mano, in silenzio. Casa di Ronnie non era poi tanto distante. Decisero allora di entrare e chiudersi in camera, coccolandosi sul letto come mai avevano fatto prima; Ronald le bacio’ svariate volte le labbra, sorridendole ogniqualvolta che i loro sgardi s’incrociavano

-grazie Ron. Deve essere stata una tortura portarmi li oggi...- sussurro’ abbassando improvvisamente lo sguardo, cominciando a disegnare invisibili cerchi sul petto nudo del suo ragazzo

-non piu’ di tanto. Piuttosto sono stato tutto il tempo a pensare...- rispose coccolandogli appena la folta chioma corvina

-a cosa?-

-ho riflettuto bene sulla mia vita. Sul fatto che forse Dio non e’ poi cosi’ cattivo...-

-che intendi dire?- domando’ la moretta incuriosita e sordita della sua espressione

-dico che sei il piu’ grande di tutti i doni che lui potesse farmi. Indifferentemente dal fatto che tu ti chiami Armony o Juliet. Sei un qualcosa di magico e prezioso, e che quindi devo preservare; perche’ io non voglio rischiare di perderti ancora amore mio...- gli occhi del moro brilavano di una limpida luce, quella che veniva rispecchiata dal suo cuore finalmente purificato. Tuttavia quel bagliore si spense non appena vide una lieve lacrima rigare il viso della sua bella, la quale pur piangendo, non riusciva a fare altro che sorridergli, stringerlo forte al suo petto e sussurrargli –ti amo- a raffica

-piccola? Hey tesoro...- affermo’ asciugandole le lacrime con dolcissimi baci che rimassero impessi sulla sua candida pelle per piccoli secondi

-e’ la cosa piu’ bella che tu mi potessi dire...-

-fidati, ne abbiamo di tempo per dirci sdolcinatezze- ridacchio’ Radke tornando a baciarle le labbra. Le succhio’ appena, godendone tutto il loro sapore dolce e bagnato; sfilandole con delicatezza la maglietta, l’unico mezzo che gli impedi’ la vista della cicatrice sull’addome. Si staccarono, e poggiando il capo sulla mano puntanta con il gomito sul cuscino, comincio’ ad accarezzare la sua pelle con la punta delle dita: il contorno del reggiseno in raso e pizzo nero, il profilo della pancia e la cicatrice bianca cadaverica . Rimase in quest’ultimo punto per svariati minuti, alternando sguardi rivolti verso essa e gli occhi della sua donna

-beh, una cosa l’hai fatta. Qual’era la seconda cosa che volevi fare?- le domando’ continuando a passare la mano su tutto il suo torace

-hem... a dire il vero: l’ho gia fatto- ridacchio’ la moretta cercando di nascondere un sorrisetto vergognosamente divertito mentre il suo fidanzato spalancava le labbra in una gigantesca “O”

-no... Cioe’. Tu l’hai fatto senza di me?- domando’ innervosito Radke facendole appena il solletico. Continuarono per minuti interminabili la loro breve lotta; la quale termino’ con una presa di possesso da parte della donna, che scavalcandolo si posiziono’ proprio sopra di lui, baciandolo voracemente, mordendogli e tirandogli il labbro inferiore, quasi lo volesse strappare dalla sua carne e mangiarlo via con il suo stesso bacio

-l’ho fatto senza di te, perche’ e’ una sorpresa per TE!- sussurro’ maliziosamente la ragazza scendendogli velocemente dal suo inguine e dal suo letto. Si mise in posa volgendogli le spalle e slaccio’ via il suo reggiseno, gettandolo al suolo; lasciando cosi’ che fossero soltanto i suoi folti capelli corvini a coprirgli tutta la schiena bianca come il latte. Il moro immediatamente si alzo’ a sua volta dal suo giaciglio e la raggiunse, abbracciandola sensualmente per i fianchi, prima di far salire quelle stesse mani che prima le stavano massaggiando la vita sul suo seno, coprendolo e sfiorandolo con le dita

-beh, devo ammettere che e’ una bella sorpresa...- sussurro’ leccandole il lobo sinistro

-scemo. Non e’ questa!- ridacchio’ la sua ragazza portandosi le mani sul capo, afferrandosi i capelli. Dopo aver preso un bel respiro divise la sua intera chioma in due ciocche principali e se le sposto’ lungo le clavicole e il petto. Aveva compiuto questo gesto soltanto per mostrargli la fantomatica “sorpresa” che gli aveva fatto. Ronnie inizialmente sgrano' gli occhi; era basito, stupito ma contento allo stesso tempo: contornata a una scia di stelle una scritta fina ed elegante era tatuata sulla spalla destra della sua bellissima fidanzata: “ARMONY”. Non disse nulla, perche’ tutto quello che avrebbe potuto pronunciare avrebbe sminuito cio’ che in realta’ si sentiva dentro. Sorrise. Lentamente si cuccio’ e bacio’ castamente quel tatuaggio incui vi erano impressi piu’ ricordi di una misera fotografia, quel simbolo che li avrebbe legati per sempre.

 

Certe persone, in questo piccolo mondo blu, credono di poter avere tutto quello che vogliono. Beh, Ronnie non e’ piu’ uno di loro... Perche' Lui ha gia’ tutto quello che desidera.

 

 

*Angolino di Virgy*

Dio non fatemelo dire: e' finita. Cazzo e' finitaaaaaaaaaaaa T.T 

E dire che mi ero affezionata, andare a dormire e pensare "e adesso cosa gli faccio fare?"

Beh, vorra' dire che dovro' rimboccarmi le maniche, perche' tornero' presto!

Ringrazio sopratutto Anzu, (si proprio tu!), perche'... ecco... Mi e' sembrato che la stessimo vivendo assieme questa lunga avventura ,di quanto? 33 capitoli?

Un bacio a tutti voi che avete letto fino alla fine! 

Dolce notte

-V-


  
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