Papà:
Questa è l'ultima volta che ti scrivo e che hai mie notizie. Vedi, ho già trent'anni e
voglio davvero lasciarmi alle spalle tutti gli orrendi incubi che ho vissuto. Ho
bisogno di ripartire da zero, di riprendere in mano la vita che mi è sfuggita per
sforzarmi e viverla a modo. Porterò con me, da oggi, solo due ricordi: la famiglia
felice che eravamo e, ovviamente, il ricordo della mia carissima Stella.
Mi sono sposata con un ex detenuto, che mi aiuterà nel mio recupero, e sono finita
in Europa, dove proverò con tutte le mie forze a dimenticare l'indimenticabile.
Una volta fuori dal carcere, non cercarmi. Non farlo, mai. L'ultima cosa che voglio è
RICORDARE. Ti auguro comunque ogni bene, papà. Buone feste.
Addio.
Luna Williams.
Dopo aver finito di leggere la piccola lettera scritta a penna rossa con la nervosa grafia di Luna, il vecchio Sean l'ha stretta nel pugno e i suoi occhi si erano bagnati. Sapeva che era una cosa che doveva fare anche lui: doveva dimenticare, per continuare a vivere, ma forse non ci teneva più a vivere. Padre e figlia avevano già avuto i loro "sfoghi omicidi" e dimenticare era difficile, ma era necessario. Andare avanti, impedendo che il passato rovinasse il presente già messo male e distruggesse completamente un futuro incerto. Lui non ci teneva comunque a vedere la figlia; la bella famiglia che erano stati ora non esisteva più e rivedere uno dei due membri di quella famiglia rimasti in vita era doloroso, insopportabile.
Gli restavano da scontare ancora due anni di detenzione, anche se lui avrebbe voluto restarci per sempre in prigione. Non aveva ragioni per tornare fuori, di essere libero. Nessuno lo aspettava.
Ora nemmeno più la figlia.