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Autore: Iurin    11/11/2010    1 recensioni
Oramai è risaputo che presto uscirà nelle nostre sale Potc4, e, nell'attesa, ho scritto questa fanfiction, inventandomi di sana pianta il continuo di Pirati dei Caraibi 3. =)
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jack Sparrow, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ok, gente...siamo al penultimo capitolo ^^ un capitolo in cui succede una cosa moooooooooolto importante!!
Spero che vi piaccia come si evolve la cosa!!!
Ciao!!!!


Margareth Failt
 



Non mentii assolutamente su quanto detto poco prima ed Elizabeth: anche il giardino era splendido: essendo quella una calda giornata di sole, poi, tutto quanto appariva più vivo e colorato che mai…uno spettacolo di fiori di diverse tonalità mi si apriva davanti agli occhi, e non riuscivo a smettere di ammirarlo…c’erano delle aiuole curate alla perfezione, e anche un albero di albicocche, sul cui tronco era poggiata una scala con una donna che stava raccogliendo quel frutti riponendoli di volta in volta in una cesta di vimini che teneva con sé. Passai oltre quella donna e camminai per un po’. Poi arrivai ad un punto in cui sul muro si arrampicava una pianta di edere: questa dava ancora più colore alla casa; proprio davanti a quel muro c’era una panchina di pietra, e così mi ci sedetti. Mi servii di quell’attimo di calma per ripensare a quanto successo poco prima…stavo appunto pensando quando sentii una voce accanto a me che diceva:
“Posso sedermi?”
Alzai il viso e mi ritrovai il sole in faccia, quindi socchiusi gli occhi per vedere chi avesse parlato…
Oh, era solo Jack…
Lui si sedette e disse:
“Vorrei parlare con te.”
“Già, peccato per che a me non và.” Gli risposi
“a me invece sì…” e continuò: “senti…lo so che ti sei offesa ma ti assicuro che non era mia intenzione.”
“allora avresti potuto pensarci prima.”
“mi è venuto d’istinto di dire così…è che…è difficile da spiegare…”
“Non c’è niente di difficile…ti vergogni di me, ecco tutto.”
“che? Io non mi vergogno assolutamente di te!”
“Beh, l’impressione che hai dato era quella.”
“Appunto è un impressione e molto spesso l’impressione non corrisponde a verità perché se l’impressione corrispondesse per tutti a verità, allora per tutti la verità sarebbe impressione e allora vivremmo sempre nel dubbio che magari quell’impressione non corrispondesse a verità e viceversa, compredi?”
Mica tanto…
“E allora quale sarebbe la verità?” dissi
“Te l’ho detto…è difficile da spiegare…”
ALl’improvviso mi balenò in mente una cosa, e tutto miracolosamente si fece più chiaro.
“Ah, adesso ho capito.” Feci
“davvero?”
“Sì…è per Elizabeth, vero?”
“Sì, in un certo senso.”
“Ti piace ancora, giusto?”
Jack mi guardò con gli occhi fuori dalle orbite e disse:
“C-come? Elizabeth non mi piace, te l’ho già detto!”
“E allora perché comportarsi così? Non negarlo…te ne sei uscito così perché molto probabilmente pensavi che Elizabeth mi avrebbe potuto vede come un ostacolo per…che so…un rapporto e qualcosa del genere.”
Jack mi guardava allibito, senza dire nulla…e sinceramente mi ritrovai a sorprendermi da sola per quello che ero riuscita a dire con tanta naturalezza…
“Io non voglio avere nessun tipo di rapporto con le, ficcatelo in testa.” Fece Jack, e poi aggiunse: “al massimo è con te che voglio avere un rapporto.”
con me?! Ma come fa ad uscirsene così! Molto probabilmente si accorse della mia espressione meravigliata, perché si affrettò a dire:
“Non quel tipo di rapporto, intendiamoci! Non mi stavo riferendo a quello! È che…da quando sei stata da Glade, qualsiasi tipo di contatto tra noi si è infievolito….praticamente ci parliamo pochissime volte al giorno. E questo non è che mi faccia tanto piacere…è come se adesso ci evitassimo a vicenda…ammetto di averci messo del mio, ma adesso credo che non sia tanto piacevole, giusto?”
Mamma mia…come era possibile che delle parole del genere stessero uscendo proprio dalla bocca di Jack! Insomma….era Jack Sparrow! Per quanto lo conoscessi ero più che sicura che non fisse il tipo che parla in quel modo! Miracolo…comunque Jack stava continuando a dire:
“Insomma…vedi….me ne rendo persino conto che…che puoi essere sorpresa per tutto quello che sto dicendo, però…devo per forza ammettere che da quando ti o incontrata qualcosa è cambiato…non so cosa, però…all’inizio pensava di starmi intenerendo eccessivamente, e che questo non fosse una cosa positiva…invece adesso, sinceramente…sì, beh, ti ringrazio di avermi cambiato, e vorrei che…dal mio nuovo punto di vista…non restassimo distaccati come se fossimo soltanto dei conoscenti…”
Si morse il labbro inferiore, e capii che aveva finito…ero letteralmente sotto shock!
Non sapevo assolutamente che dire, finché invece esclamai d’un tratto abbracciandolo:
“Ti voglio bene, Jack!”
“tu…tu…sul serio?”
“Sì, Jack, davvero!”
Era un momento bellissimo…come se fossi entrata in un nuovo capitolo della mia vita…………anche se in realtà…qualcosa di nuovo stava già per succedere, e la mia vita stava già per prendere una piega differente…

Mentre eravamo ancora in quella posizione, infatti, la voce di qualcuno, o meglio di qualcuna, interruppe quel momento dicendo:
“Jack? Intendete Jack Sparrow?”
Alzammo gli occhi e guardammo chi avesse parlato: era una signora…riconobbi la donna che stava raccogliendo le albicocche, infatti aveva in mano il cesto pieno di quei frutti.
“N-no!” fece Jack “ non so chi sia questo Jack Sparrow…”
La donna allora guardò Jack da capo a piedi, e dopo qualche attimo di esitazione disse:
“No, vi riconosco: voi siete Jack Sparrow.”
Io e Jack ci guardammo: lui doveva continuare a negare? Eppure quella signora sembrava molto sicura di quello che stava dicendo…Jackla guardò senza sapere cosa dire, ma invece la donna fece subito:
“Oh, non vi preoccupate: non vi denuncerò a nessuno, siatene certo…non ci ho pensato neanche per un momento a chiamare i soldati…”
Jack allora non poté non dire:
“ma…perché? Sì, insomma…ammettendo che io sia questo Jack Sparrow…e non sto dichiarando nulla, seppiatelo…perché non vorreste sbattermi in galere?”
“Perché io vi sono debitrice nel modo più assoluto.”
“Ehm…davvero?”
“Certo…infatti vorrei parlarvi in privato…” e poi aggiunse guardandovi “sempre se alla signorino non dispiace.”
“Oh, no…”rispose Jack “Non le dispiacerà…” e poi: “E’ mia figlia, sapete?”
Lo disse con un tono orgoglioso…mi fece molto piacere. Di questo cosa, però…non so…non ne fu molto felice la donna….per quanto mi sembrava in quel momento, perché senza staccare il suoi occhi blu dai miei disse:
“Vostra…è vostra….figlia…”
Gli cadde a terra il cesto, facendo cadere tutte le albicocche davanti ai nostri piedi; aggiunse:
“Mio Dio…”
Credo che sarebbe svenuta se Jack non si fosse subito alzato per sorreggerla…dopodiché la facemmo sedere sulla panca, tra me e Jack, facendole aria, e piano piano sembrò riprendersi…intanto io pensavo:
“Come mai una reazione tanto strana e improvvisa? Ci deve essere per forza una spiegazione.”
Questo e altri dubbi mi affollavano la mente, ma si sarebbero subito rispolti, perché la donna iniziò a parlare:
“Io…io mi chiamo Margareth Failt…e non avrei mai immaginato che questo giorno sarebbe arrivato…” che suspance “io mi ricordo ancora di voi, sapete?”disse rivolta a Jack.
“Ehm…ma io non…” fece lui, ma Margareth lo interruppe:
“Sì, lo so: per voi sono una sconosciuta, vero? Ebbene, una spiegazione c’è se io vi conosco e voi non conoscete me…”Detto questo iniziò a raccontare:
“Tanto tempo fa, sono passati circa vent’anni, avevo conosciuto un uomo, e me ne innamorai a prima vista…era un uomo non particolarmente bello, non si può dire neanche che fosse magro, ma era affascinante, sapeva farmi ridere, e come ho già detto me ne innamorai…passammo dei momenti fantastici, legati da questo amore che a me sembrava forte come l’acciaio.
Mi sbagliavo.
Una notte…ricordo ancora che c’era la luna piena…ci trovammo nel salotto della mia umile casa, e davanti al camino, quella notte, mi diedi a lui…sembrava che fosse il momento più bello sia della mia che della sua vita, ma in quell’attimo fatale, beh…rimasi incinta, quando me ne accorsi andai subito da lui a dirglielo, credendo che questo lo avrebbe reso felice quanto me…ma appena gli diedi la notizia i suoi occhi scuri…me li ricordo ancora…si incupirono e mi chiese se fossi sicura di quel che stavo dicendo. Gli dissi di sì, e lui, senza cambiare espressione, mi disse che era felice per me, capite? Non per noi, solo per me…” gli occhi le divennero lucidi, ma lei noncurante continuò a parlare: “avrei dovuto insospettirmi già da allora, ma ero troppo giovane…vedevo la vita come un giardino pieno di rose…era una visione celestiale…ma non mi curai del fatto che le rose, nonostante la loro bellezza, appassiscono anche loro. Quando cercai nei giorni seguenti l’uomo che amavo, non lo trovai…se n’era andato. E da quel momento non lo vidi mai più.” Fece una pausa…povera Margareth…si era ritrovata da sola in un momento così difficile…ma continuò: “nove mesi dopo la responsabilità del genitore cadde sulle mie spalle non come una gioia, ma come un peso. Non sapevo che fare: oramai non avevo più nessuno con cui condividere quel peso, troppo grande per me, e presi una decisione, dolorosa, ahimè, ma l’unica che mi si prospettava davanti…quella stessa notte scesi per strada con in mano uno scatolone dentro al quale avevo riposto la mia bambina avvolta in una coperta. Poggiai lo scatolone in un angolo della piazza principale e lo lasciai lì…non avevo però tutto quel coraggio per andarmene senza voltarmi indietro, e così mi nascosi, attendendo che passasse qualche anima pia che si accorgesse della mia piccola. Aspettai a lungo…nessuno passava…ad un certo punto, però, udii dei passi e trattenni il respito: era un ragazzo…era ubriaco…aveva ancora la bottiglia in mano…lo conoscevo di fama…”
Guardò Jack, poi riabbassò gli occhi a terra e continuò:
“Passò oltre lo scatolone e sembrava che se ne fosse andato via, ma proprio allora la bambina si mise a piangere. Lo vidi allora tornare indietro, e guardare nello scatolone…vide mia mi figlia. Subito si guardò intorno come se cercasse me, ma non trovandomi si caricò la scatola in braccio, e un po’ a fatica, con le gambe che gli tremavano ancora per via del liquore, andò via definitivamente.”


 
   
 
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