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Autore: bloodingeyes    15/11/2010    1 recensioni
Monaldo desiderava l’amore del suo popolo, perché sapeva che un re a cui manca questo non è un re: è un tiranno. E lui non voleva essere come suo padre, non voleva affamare la propria gente per farsi bello agli occhi degli altri regnati. Voleva la felicità e la tranquillità, non voleva le guerre. Ma suo fratello Argo continuava a comportarsi come se la sua unica ragione di vita ora fosse servirlo, come se fosse diventato il suo cameriere. Non lo aveva più chiamato fratello da giorno dell’incoronazione e non si era più comportato come tale da allora. E da quando quella corona si era posata sulla testa di Monaldo il suo cuore aveva preso a sanguinare incessantemente, perché gli era stato donato un regno, un popolo che lo amava e tante altre cose splendide ma aveva perso i genitori e suo fratello non era più suo fratello.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Regno lontano

Dolci colline verdi su cui i fiori della prima primavera coloravano gentili le dolci curve del terreno. I campi coltivati dove il verde tenero dei raccolti iniziava a germogliare nel terreno brullo. Gli alberi che si riempivano dei fiori bianchi e rosati. E le case bianche, le vie piene di vita e di persone. Il mercato. La fontana della Dea, dalle cui mani sgorgava l’acqua fresca e cristallina. E poi il castello, dalle mura alte e imponenti, su cui svettavano gli araldi bianchi con il drago dorato dipinto sopra. Tutto era luminoso e tranquillo, presto ci sarebbe stato il palio e le strade si sarebbero riempite di persone in festa, tutti con addosso il loro vestito migliore. Tutti sarebbero accorsi per vedere quali delle otto contrade avrebbe vinto i palii quell’anno. Ci sarebbero state gare di bandiere, musiche, danze, giochi di fuoco, tornei per i cavalieri e bancarelle piene di dolci e giocattoli. E ci sarebbe stata felicità, festa e vita. Ma soprattutto, ci sarebbe stato il Re. Il popolo attendeva l’arrivo della primavera soprattutto per questo, per poter vedere lui, il Re Monaldo. Lui che aveva permesso la rinascita di quel piccolo regno, che aveva portato la pace in quelle terre, lui così bello e perfetto. Presenziava alle gare delle contrade e ogni anno partecipava alle gare fra i cavalieri, e il popolo aveva l’ooportunità di vederlo da vicino. Era forte e giusto, il re che ogni suddito avrebbe voluto. Eppure aveva solo 16 anni, era poco più che un ragazzino ma alla morte del padre aveva preso in mano le redini di un regno sull’orlo della rovina e l’aveva risanato. Le ingiustizie ora venivano punite, i deboli erano difesi dalla spada delle guardie e tutti erano felici. Ogni dubbio che si era sollevato quando il vecchio re era morto lasciando il regno al figlio minore si erano quietate neppure due mesi dopo. Il popolo amava il suo nuovo re e non aveva importanza che fosse un ragazzino, faceva in modo che il paese prosperasse e non si poteva chiedere un re migliore di lui.

   
 
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