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Autore: Ein    21/11/2005    1 recensioni
In un futuro dove le macchine minacciano l'incolumità umana, nasce un'attrazione segreta fra un umano e un Cyborg, ma fra due mondi tanto diversi come si può accettare un amore tanto folle? Un nuovo mondo fantastico vi si aprirà davanti a voi e fra le diversità di classi e il razzismo contro le macchine, assisterete alla nascita di un nuovo futuro...
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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2.LA RIBELLIONE

 

ANNO 2542

Era una mattina molto illuminata, un raggio di sole accarezzò le guancia di una ragazza dai lunghi capelli castani, dolcemente addormentata. La giovane dormiva su di un letto malconcio, dopotutto apparteneva alla prima classe. Le mura erano stinte dal tempo, il pavimento aveva qualche buca e dal fondo della stanza si sentiva un lieve sgocciolio, l’umidità stava filtrando da una delle pareti, che si condensava e cadeva sotto forma d’acqua, in un vecchio secchio di latta quasi colmo. La giovane Akiko aprì gli occhi, occhi gelidi, quasi privi di vita. Aveva uno sguardo profondo, sembrava quasi che chiunque si specchiasse in quegli occhi violacei, subito dopo si sarebbe perso in un mondo parallelo e non sarebbe tornato mai più sul nostro pianeta.

La ragazza si alzò dal letto, era ancora molto presto, in casa regnava il silenzio. Non si sentivano le solita grida della piccola Sarah che correva vivacemente su e giù per le vecchie scale, la signora Miller commentava sempre << Un giorno quelle scale crolleranno sotto al tuo peso…>>.

Akiko viveva con il signor e la signora Miller, le due persone che l’avevano salvata in quel giorno tempestoso, e, con la piccola Sarah figlia legittima dei due coniugi.

La ragazza si vestì, indossò la solita vecchia scamiciata bianca e scese molto lentamente le scale, sperando che non scricchiolassero sotto il suo peso.

Entrò in cucina, era un piccolo ambiente con un tavolino di legno circolare, coperto da una tovaglia rattoppata. A destra c’era un fornello che occupava gran parte della stanza e le pareti erano sporche di fuliggine. Akiko superò i quattro sgabelli malandati e aprì la porta.

In strada i lampioni erano ancora accesi, nonostante il sole già alto. La vecchia periferia era deserta. La giovane preferiva quell’ora per fare una passeggiata, non desiderava sentisi tutti gli occhi dei passanti addosso, per non parlare poi dei bisbigli alle sue spalle e i pregiudizi che esprimevano su di lei solo perché era un Cyborg, si era già da tempo stufata di essere paragonata ad una macchina assassina. Ma non poteva biasimare gli abitanti del posto, evidentemente non avevano dimenticato quello che accadde diciassette anni prima…

Di solito ogni mattina la giovane si recava in città dove lavorava per alcuni aristocratici della terza classe, ma quel giorno tutti gli esponenti delle classi maggiori (terza, quarta e quinta) si erano recati ad un convegno amministrativo sulla propria classe. Akiko iniziò ricordare una vicenda accaduta qualche tempo prima, quando si diresse a casa della signora Finnigan.

"<<Finalmente sei arrivata! La casa è un disastro, ieri abbiamo dato una fantastica festa in giardino e…>> la signora Finnigan era una donna vanitosa e molto presuntuosa, ogni occasione per lei era buona per vantarsi << sono venute tutte persone di classe elevatissime, quarta e persino quinta, sono stata felicissima quando…>> Akiko ricordò che finì di ascoltarla e si mise a lavorare, la casa era davvero un disastro, sulle pareti colava una strana materia verdastra, il pavimento era un orrore, impronte di scarpe dappertutto.

Scese la sera e dopo aver intascato la busta paga, Akiko tornò a casa.

Ricordava ancora con quale dolcezza la signora Miller la difendeva come se fra loro ci fossero legami di sangue, <<Non è possibile, quella presuntuosa, solo perché è della terza classe, si permette di trattarti così>>.

<<A me non importa>> aveva risposto la giovane che portò alla bocca un cucchiaio di minestra, anche se era un cyborg aveva tutte le esigenze di una ragazza normale."

Adesso quei ricordi le facevano capire quanto Molly e Todd Miller le volevano bene anche se era un essere artificiale.

La ragazza si diresse verso il porto. I mari erano ormai molto rari, in quel tempo si era diffuso il porto aereo, enormi navi volanti che solcavano i cieli che avevano occupato il posto degli aerei diventati antiquati per la bassa velocità.

Ad Akiko sarebbe piaciuto molto salire su una di quelle maestose navi, lasciarsi tutto alle spalle, ricominciare daccapo, senza pregiudizi, dopotutto sapeva che non era un cyborg qualunque, era certamente uno degli ultimi modelli poiché non era riconoscibile come automa per nessuna parte del suo corpo fatta eccezione per gli occhi, gli altri suoi coetanei, invece si rendevano ben visibili all’occhio e orecchio umano, infatti, alcuni possedevano un corpo interamente in acciaio o ferro, oppure ad ogni passo si poteva sentire un rumore metallico o ancora si poteva notare una difficoltà nei movimenti, che solo un cyborg poteva avere. Ma per lei non era così, se non le si guardavano gli occhi tutti avrebbero creduto di stare con un’umana…

Il sole fu oscurato da una nube grigia, carica d’acqua.

Ci voleva proprio un acquazzone, nessuno sarebbe sceso quel giorno in strada, tanto meglio, più tempo per ricordare o capire chi era. La giovane non ricordava nulla del suo passato, di com’era stata costruita o perché, né chi fosse il suo inventore. "Il passato, era solo un’altra parola complessa priva di significato" pensava sempre la ragazza. Il cyborg aveva perso il suo primo cip di memoria, probabilmente l’aveva smarrito la notte della ribellione dei cyborg, ricordava solo un gran rumore di vetri infranti e i lampi che le abbagliavano la vista.

La ragazza si guardò intorno, il suo sguardo cadde su una via lì vicino. Era grossa e la strada che l’attraversava era seminata di buche. Su alcuni lati della via vi affacciavano portoni e finestre diroccate, vittime d’incendi. Sul fondo della strada c’erano i resti di una fontana formata da tre vasche che un tempo dovevano essere state elegantissime, ma che adesso cadevano in rovina. Al di sopra della terza vasca c’era una statua acefala, che reggeva in un braccio un’anfora. Un’enorme targa in marmo, gran parte distrutta recava scritto:

"VIA NOBILIS", quella era un tempo la via più elegante del paese, dove le classi maggiorate risedevano. Se la si guardava bene si poteva ancora immaginare come poteva essere prima di diventare una via fantasma, l’aristocrazia si era trasferita nella nuova città, fatta costruire dopo la ribellione dei Cyborg, fu forse questo l’evento che traumatizzò quel secolo che sembrava tanto fiorente.

Tutto ebbe inizio in una notte priva di luna, tempestosa e illuminata solo dai fulmini passeggeri, del 2525. In quella notte, i più illustri esponenti delle terza, quarta e quinta classe dimoravano in un sontuoso palazzo, e brindavano alla nascita di una nuova macchina bellica, che avrebbe avvantaggiato le loro azioni finanziarie, arricchendoli senza sforzi. Il palazzo era invaso dalle risate e dalla buona musica, che veniva danzata nell’enorme sala da ballo. Sembrava una notte perfetta, niente mai avrebbe guastato quel momento gioioso.

Tutto accadde in un istante, si spensero le luci, le tenebre scesero nella sala e il silenzio piombò fra i presenti. Gli occhi delle persone immobili, scintillavano nell’oscurità…

Ci fu un rumore di vetri infranti e alcune urla da parte degl’invitati, ma la loro attenzione presto fu attirata dal portone che stava per essere sfondato. Il respiro delle persone si fece più affannoso, alcuni uomini stringevano fra le braccia le proprie donne tremanti. Il portone cedette e fece entrare nel palazzo un vento gelido, che paralizzò tutti. Fuori, a far compagnia la pioggia e i fulmini, c’erano degli uomini all’apparenza normali, ma i loro movimenti li tradirono, il suono sordo del metallo fece subito capire che non si trattavano d’uomini in carne ed ossa, ma di macchine, che avanzavano nella penombra, verso le persone ignare di ciò che stava per accadere. La pioggia accompagnava la marcia dei Cyborg dagli occhi rossi come il sangue e privi di espressione. Una donna, in preda all’ansia del momento, gridò con quanto fiato aveva in gola, un grido straziante intriso di timore, ma non fu l’unico di quella notte.

Tante furono le grida. I cyborg si erano ribellati, si scagliarono sulla folla e senza pietà uccisero tutti, in modo atroce. I corpi delle vittime furono poi trovati in uno stato pietoso: alcuni non avevano testa, altri erano divisi in due, ad altri ancora mancavano gli arti. Dalle pareti, una volta bianche, colava sangue e anche il pavimento presentava pozzanghere rosse scarlatte. Dai lampadari pendevano brandelli umani.

Gli esperti affermarono che le macchine erano impazzite a causa di un codice emanato da uno di loro. In quel periodo furono avviate delle speciali ricerche, per trovare il cyborg responsabile della strage, ma le ricerche furono vane, nessuno degli androidi controllati, possedeva il codice di ribellione contro umani, probabilmente era una vecchia macchina da guerra che era andata in corto. Quella era l’unica spiegazione plausibile, una programmazione simile apparteneva solo a questo tipo di cyborg. Alcuni mesi dopo il Rombo Rosso fu accusato, dal Convegno di protezione Umana, di aver sabotato i programmi dei robot, fra i membri dell’assemblea c’era anche il presidente della Cerchia Nera, Albert Warwuth. Dopo il convegno il Rombo Rossi dichiarò bancarotta, sperando pian piano dalla circolazione.

Da allora migliaia di Cyborg furono distrutti, quei giorni di terrore non sono più così vivi nella mente delle persone, ma ancora oggi molte di loro hanno la fobia per queste macchine3.

Nel 2542 solo pochissimi cyborg sono stati lasciati in libertà a patto che il possessore in caso di bisogno, con il comando di auto distruzione, troncasse la sue esistenza.

…I pensieri di Akiko furono interrotti dalle gocce di pioggia che le nuvole lasciarono cadere. La ragazza corse a casa, aprì la porta e seduti a tavola c’erano i signori Miller e Sarah, che discutevano su un viaggio da fare.

<<Cosa state farfugliando>> chiese Akiko, sapeva bene che non potevano permettersi un viaggio, avevano a malapena i soldi per vivere e sicuramente non potevano farsi passare un simile lusso.

Ma i due genitori adottivi, le sorrisero e poi mostrarono quattro biglietti per la R2CN, una delle navi volanti più rinomata del secolo, anche se come tecnologia era ormai stata superata.

La giovane non riusciva a capire come avessero fatto Todd e Molly Miller a procurarsi quei biglietti fin troppo costosi per loro.

<<Non preoccuparti, questi ci sono stati regalati, per essere sempre stati dei buoni cittadini>> disse Todd dopo aver intuito quello che pensava Akiko.

Il cyborg salì in camera, chiuse la porta alle sue spalle e si gettò di peso sul vecchio materasso malandato a fissare il soffitto giallastro.

<<Come mai hanno regalato proprio a noi quei biglietti?>> si chiedeva ad alta voce <<Non hanno mai potuto vederci a causa mia, persino le forze dell’ordine non si sono mai fidati della scelta che hanno fatto nel tenermi come bambinaia per Sarah. Questo sì che è strano…>> chiuse gli i freddi occhi e si addormento.

Mancavano poche ore per dar il via ad una nuova esperienza.

  
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