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Autore: Piccolo Fiore del Deserto    17/11/2010    0 recensioni
Prova ad immaginare immensi prati verdi, con fiori di vari tipi, alberi dove uccellini cinguettano felici, e il cielo è sempre azzurro. Il sole brilla alto nel cielo, e la notte lascia il posto alla luna, come qui.
Ma quello è il paradiso dei gatti. Lì vanno tutte quelle tenere creature che sono morte, o per sfortuna, per malattia o per vecchiaia. Sono felici lì, perché possono rincorrersi felici, possono giocare, divertirsi. Possono arrampicarsi sugli alberi, e trovare cibo di ogni genere.
Il tuo piccolo Homer è volato lì, ed ora corre felice per quei prati, insieme alla mia piccola Flora. Sono felici, e sorridono come sanno fare solo i gatti. Miagolano allegri. Si rincorrono e giocano. E nei loro piccoli cuori noi ci saremo sempre.
E' una favola, che può essere vista anche come realtà. Per chi ama i gatti, e soffre quando loro non ci sono più su questa terra. E' dedicata a una persona speciale, per me.[cap.I]
|[Cap. II]Sei in un sogno, padroncina, e puoi sentire e parlare solo con noi, perché questo è stato il tuo desiderio più grande, poco prima di addormentarti. Personaggi diversi, ma lo stesso dolore...
Genere: Generale, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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in ricordo di voi


Sogni Felini

{A voi, piccoli miei, che tanto amore e tanta felicità mi avete dato.
Non vi dimenticherò mai. Vi amerò per sempre.
Un giorno, forse, ci rincontreremo... }





-    Sorellina, perché bisogna sempre soffrire così? Perché il Buon Dio che tutto ha creato e che tanto ci vuol bene, ci porta via tutte le persone o i piccoli amici che tanto amiamo?

Martina non riusciva a credere che, ancora una volta, un suo piccolo tenero amico se ne fosse andato, ucciso barbaramente sul ciglio della strada da qualche autista poco scrupoloso e sicuramente menefreghista, che non aveva ben compreso che nei centri cittadini bisogna pigiare poco l’acceleratore per non rischiare di tranciare alcun essere animale o umano.
Il corpo di quel gattino, dal folto pelo color crema, giaceva all’interno di una scatola, pronto ad essere sepolto accanto a quello che, per lungo tempo, era stato una sorta di fratello, seppur non appartenenti alla stessa razza o cucciolata.
Martina non era riuscita a osservarlo con attenzione. Aveva cercato di mostrare un gran coraggio e di valutare se quella creaturina priva di vita, dal musetto ormai irriconoscibile, fosse davvero il suo adorato Principe – così chiamato per i suoi atteggiamenti vanitosi e l’esigenza di essere sempre al centro dell’attenzione – e, non appena aveva scorto quel morbido pelo, era subito crollata. Una scia di lacrime, impertinenti, le macchiarono la faccia, mentre schizzò verso la sua stanza, con il mero tentativo di rimanere sola per sfogarsi liberamente.
Non riusciva a crederci. Non le poteva sembrare una cosa reale. Solo la sera prima lo aveva “stritolato” di coccole e baci e si chiedeva perché lui avesse deciso di seguirla in ogni parte della casa, e ora lui non c’era più.
Come avrebbe fatto senza il calore che emanava quel corpo peloso a contatto con il suo, quando dormivano insieme nello stesso letto? Senza le sue fusa che riuscivano a rilassarla molto meglio di una camomilla? Come avrebbe fatto a ridere ancora, nel vederlo giocare con un semplice pezzo di carta o un filo, o infilarsi negli scatoloni o nelle buste come se fossero delle ottime cucce?
E i posti vuoti, a tavola, ora non sarebbero più stati occupati da lui che, saltellante, li passava tutti nella vana ricerca di un po’ di cibo anche per lui, povero gatto perennemente affamato.
Non era giusto.
Perché quel Dio cui si era sempre affidata nei momenti di crisi per trovare conforto o aiuto, o nei momenti felici per ringraziarlo di ciò che le aveva donato, ancora una volta le rubava la felicità lasciandole il cuore a pezzi?
Si sentiva distrutta. Come se avessero ucciso anche lei.

Ma poi, quando ormai aveva consumato anche il secondo fazzoletto a forza di detergere lacrime o soffiarsi il naso, giunse qualcuno a controllarla.
Sua sorella, Valeria.
Non erano mai state troppo affiatate, ma in fin dei conti sapevano benissimo entrambe di volersi un bene dell’anima.
La tristezza dell’una influiva anche nell’altra.
Le si avvicinò e in un primo tempo si limitò ad osservarla, chinandosi verso di lei e posandole una mano sui morbidi capelli biondi, carezzandola con dolcezza.
Martina aveva sollevato gli occhi nocciola, completamente rossi e gonfi per il gran pianto, verso di lei, ma non riusciva proprio a formulare parola.
Solo dopo qualche istante, fece dei profondi respiri allo scopo di quietare anche il mal di testa atroce che le era venuto per l’agitazione, lo sconforto e le tante lacrime, e le aveva posto quella domanda.
Valeria le si era seduta accanto e ci aveva messo un po’ a rispondere, come nel chiaro tentativo di trovare la risposta più giusta da dare.

-    Io non lo so se effettivamente Dio esiste, ma so che la vita ci da tante delusioni che spesso non riusciamo a comprendere e gestire.
Ma posso dirti questo: cerca di essere forte, sorellina mia, e non fermarti a vedere la vita tutta in nero d’ora in avanti. La vita ha anche tanti aspetti buoni che bisogna vivere fino in fondo, prima che sia troppo tardi.

Martina l’ascoltò con attenzione. Quel ragionamento era giusto, ma in quel momento per una bambina di soli dodici anni che aveva perso l’ennesimo gatto, non era facile da accettare.

-    Ma ieri ero tanto felice. Avevo preso un voto ottimo a scuola e i nostri genitori erano contentissimi e fieri di me; anche Simone mi aveva fatto tanti complimenti, e ora invece la felicità è scomparsa, è volata via come un uccellino. Perché bisogna sempre stare così male? Questa volta non poteva lasciarmelo? Ho già perso il mio piccolo Esaurito, ed ora anche Principe è … morto.

A quell’ultima parola, i suoi piccoli occhi tornarono a riempirsi di lacrime. Era così difficile fermarle. Non aveva ancora accettato la morte del gattino nero che aveva trovato lungo il ciglio di una strada, tutto coperto di erbe e strane palline irritanti, che poi, amorevolmente, gli aveva tolto, accogliendolo nella sua casa, come un fratellino più piccolo da accudire.

-    Purtroppo la vita è così. E’ molto dura e non smetterà mai di porti davanti prove da gestire. Ma vuoi fermarti qui? Principe non sarebbe felice di questo.
Lui ti voleva molto bene, ed è riuscito a rallegrare più di un anno della tua vita. Tieni presente nel tuo cuoricino ogni ricordo vissuto con lui, e sarà come se lui non fosse mai morto. Lui vivrà sempre con te, anche se non in maniera visibile. L’amore che ti lega a lui e ad Esaurito non svanirà mai.
Ricordali e sorridi per quei momenti che ti hanno donato.
Loro non ti dimenticheranno mai. Ora sono felici, in un luogo in cui possono correre e giocare tranquilli, come un tempo, e nessuno potrà fargli ancora del male.
Ora cerca di riposare o ti sentirai male per il troppo piangere.
Ti voglio bene, sorellina mia.

Martina guardò intensamente sua sorella e cercò di far sue le parole che le aveva rivolto. In un attimo di puro affetto o forse alla ricerca di conforto, si abbandonò tra le braccia di Valeria. Sua sorella la strinse forte a sé, come volendole infondere ulteriormente quelle poche parole d’affetto che realmente provava per quel piccolo scricciolo in lacrime. Avrebbe voluto difenderla, ma sapeva che non poteva far molto. La morte di una persona cara o di un animale considerato un vero e proprio membro della famiglia, era cosa ben difficile da gestire, e ci sarebbe voluto tempo per passare oltre e pensare con un sorriso ai bei tempi andati.

-    Ti voglio bene anch’io, sorellina. – le disse, infine, la piccola.

Valeria le donò un dolce bacio sulla fronte e l’aiutò ad intrufolarsi sotto le coperte, proprio come faceva quando era ancora più piccola.


    Martina provò a chiudere gli occhi, dai quali scivolarono sul cuscino le ultime gocce salate e cercò con tutta se stessa di immaginare quel luogo magico dove i suoi amati cuccioli ora potevano giocare di nuovo insieme, come facevano in vita.

Non appena le braccia di Morfeo l’avvolsero in un sonno ancora un poco agitato, la piccola si ritrovò a sognare.
Si trovava in un luogo strano: in alto il cielo era limpidissimo, neanche la più piccola nuvola lo macchiava. C’era solo il sole che sospingeva i suoi caldi raggi in un immenso e infinito prato verde, adornato da una quantità variegata di fiori.
La piccola strabuzzò gli occhi, disorientata e stupita da un tale luogo, mai visto prima.
Non c’erano case, né strade, né alcun artificio umano. Non c’erano quelle rumorose macchine che sfrecciavano veloci sulle strade. Non c’erano rumori, se non quelli della natura.
- Ma dove mi trovo?
Una domanda alla quale non c’era nessuno ancora a risponderle.
Ma poi, quando meno se lo aspettava, sentì dei miagolii lontani.
Davanti ai suoi occhi una moltitudine di gatti dalle razze, colori e grandezze più diverse si riversarono di corsa in quell’immenso spazio verde.
Il suono armonioso delle loro fusa inondò l’aria, arrivandole al cuore.
La piccola si ritrovò dapprima sconvolta, ma poi il suo cuoricino prese a battere intensamente.
Spaziò con lo sguardo alla ricerca dei suoi cuccioli. Se quello era il mondo dichiaratole da sua sorella, dovevano essere lì.
Esaurito, Principe… piccoli miei, dove siete? Voglio vedervi, almeno per un’ultima volta.
Come in risposta ai suoi pensieri, due gatti dai colori opposti corsero allegri verso di lei.
Uno era piccolo, completamente nero, con qualche macchia bianca sotto il collo e sulla punta della coda. I suoi occhi erano completamenti gialli.
L’altro era più grande, dal pelo folto, di un grazioso color crema, dal nasino e orecchie rosa, e due occhi gialli e grandi.
Martina sentì il suo cuore esultare e quasi impazzire da una gioia immensa.
-    Esaurito, piccolo della casa, vieni dalla tua mamma, vieni da me. E anche tu, mio bellissimo Principe. Fatevi stringere ancora una volta.
Si chinò a terra, spalancando le braccia come per accoglierli.
Esaurito, il micino nero, le corse subito tra le braccia e iniziò a sprofondare le sue zampine sul suo petto, ciucciando la sua maglia come se fosse davvero la sua mamma.
Così faceva anche in vita, essendosi allontanato troppo presto dalla sua vera mamma gatta.
Principe, invece, iniziò a strusciare il suo splendido corpo sulle sue gambe, rivolgendole tantissime rumorose fusa.
-    Mi siete mancati così tanto, amori miei… non posso credere che non posso rivedervi domani quando mi sveglierò. Ho così bisogno di voi ancora. Ho ancora il cuore straziato ricordando il male incurabile che ti aveva colto, piccolo di casa. Ma ora sei felice e del tutto sano, e il mio cuore canta di gioia nel vederti in questo stato.
E tu, bellezza, sei sempre così vanitoso, ma adoro poter sentire di nuovo il suono delle tue fusa.
Quanto vorrei poter credere che questo sogno sia la realtà e la realtà sia l’incubo dal quale svegliarsi.

I due gatti interruppero il loro fare, indirizzando i loro occhi verso di lei. La guardarono con una tale intensità che sembrò intrecciarsi tra di loro un flusso di parole silenziose, che potevano essere comprese solo da quel trio.
Strinse più a sé il piccolo che teneva ancora tra le braccia, mentre l’altra mano libera la fece sprofondare nel soffice pelo lungo di Principe, che inarcò schiena e coda verso l’alto, contento per quelle coccole.
Nel frattempo quel prato si era riempito di tanti altri esseri umani: c’erano bambini, ragazzi, adulti ma anche anziani che si ritrovarono con i loro adorati amici, figli, compagni di avventura, e soluzione alla solitudine nella quale riversavano.
Tra tutti loro, Martina notò un bimbo conosciuto.
Stupefatta, gridò il suo nome:
-    Simone!
Ma lui non rispose, come se non riuscisse a sentirla o forse non volesse farlo.
La bambina rimase male, ma fu una voce strana, mai udita prima d’ora che le fece comprendere tutto.
-    Lui non può sentirti. Sei in un sogno, padroncina, e puoi sentire e parlare solo con noi, perché questo è stato il tuo desiderio più grande, poco prima di addormentarti.
Un’altra voce, più squillante ma anche infantile, continuò:
-    Hai voluto vederci ancora, vero mammina? Mi sei mancata proprio tanto. Ma sono contento di essere riuscito ad attenderti per darti l’ultimo saluto e ricevere tutte le tue calde coccole e tutto il tuo amore, che già avevo avvertito nel momento esatto in cui mi hai colto da quella strada, invece di farmi morire nell’indifferenza.

La bambina comprese a chi appartenessero quelle voci e, ancora una volta, le lacrime vinsero, essendo colta da una grande emozione. I suoi due piccoli amici le stavano parlando e per la prima volta poteva ascoltare le loro adorabili voci.

-    Come potevo non amarti? E come posso dimenticare tutto ciò che mi hai dato. Ti ho amato dal primo momento che ti ho visto, e man mano che ti vedevo crescere, il mio amore per te è aumentato. Ho tanto temuto di perderti la prima notte, vedendoti così piccino, ma già dal giorno seguente tu eri lì a bere con foga il latte da una siringa. Il mio gattino forte. Ma poi…
-    Shh, non continuare mammina. Non è stata colpa tua. Tu e il nonno avete fatto di tutto per curare la mia brutta malattia, ma probabilmente non ero abbastanza forte. Non avevo ancora un anno, quando mi abbatté. Mi spiace solo che hai dovuto vedermi nel momento conclusivo del mio supplizio.
-    Già… ho ancora quell’immagine terribile davanti agli occhi. Come l’immagine del tuo corpo morto… - disse, rivolgendosi a Principe, che fino a quel momento aveva mantenuto un rispettoso silenzio.
-    Padroncina, non rammentare i momenti tristi e soprattutto l’ultima immagine che hai avuto di noi. Prova a pensare ai nostri momenti felici. A quei giorni in cui abbiamo dormito insieme, in cui ci hai riempito di foto, in cui abbiamo giocato o ci hai coccolato. In cui hai ricevuto le nostre coccole e ci siamo scambiati un grande amore reciproco.
Non potremo più tornare nel tuo mondo, ma un giorno forse potremmo incontrarci ancora, o puoi sempre cercarti nei tuoi sogni. Pensa fortemente a noi, ogni qualvolta lo reputi necessario, e vedrai che i tuoi sogni diventeranno realtà. Potremo di nuovo vederci, passare del tempo insieme ed essere felici come un tempo.

Martina non riusciva a smettere di piangere, ma questa volta erano lacrime dovute a un’emozione positiva, una felicità che tanto cercava e che temeva di aver perduto.
-    Va bene miei piccoli amori, ma voi non dimenticatevi mai di me. Vi ho amato tanto e continuerò a farlo per il resto della mia vita e, anche quando saremo di nuovo qui tutti insieme, continuerò ad amarvi allo stesso modo. Grazie per aver reso la mia vita migliore, grazie per avermi fatto capire che c’era qualcuno pronto ad amarmi sempre. Grazie di cuore. Non lo dimenticherò mai.
-    Non potrei mai dimenticarti, mammina. Mi hai permesso di vivere per almeno sei mesi, e non potrò mai dimenticarlo. Ti voglio un bene immenso. – disse il più piccino, strusciando il musino sul viso di lei.
-    Neanche io potrò mai dimenticarti. Sei stata buona con me, anche se ho odiato essere preso in braccio per troppo tempo, mi sgualcisci il pelo. – disse, superbo, il gatto color crema, ma poi emise delle rumorose fusa – ti voglio davvero bene, amore.
Nel sentirsi chiamare nel medesimo modo in cui lei si rivolgeva a lui, fu colta da un attimo di eccitazione e lo strinse forte a sé, provocando in lui un miagolio non proprio felice.
-    Ecco, è proprio questo che odio, ma per una volta ti faccio contenta – aggiunse Principe, continuando a farle fusa.
Continuarono a coccolarsi e giocare a lungo, fino a quando i contorni del luogo iniziarono a farsi più sbiaditi, i loro corpi inconsistenti.
-    Cosa succede ora? – chiese allarmata la bambina, e rapida fu la risposta di Esaurito.
-    Purtroppo è ora di svegliarsi, mammina. Ma non piangere più, noi ci saremo sempre per te. Cercaci nel tuo cuore e nei tuoi sogni.
-    Io non voglio lasciarvi però…
-    Devi farlo per ora, ma ricorda le parole di Esaurito. È un gatto piccino ma è anche molto saggio – asserì Principe, leccandosi il pelo.
-    Va bene…
-    Ah, padroncina. Vedi quei due micini con Simone? Quelli sono i miei fratellini. Siamo tutti splendidi gatti vero? Certo, io credo di essere il più sublime tra tutti, ma anche loro non sono male. – aggiunse Principe, suscitando lo sbuffo di Esaurito e la risata di Martina, che poi si voltò a guardare i due micini di diverso colore – grigio e rosso – dell’amico Simone.
-    Sono proprio splendidi. Ma sì, tu resti il migliore, amore mio. E tu il cucciolo più dolce che io abbia mai avuto.
Li strinse di nuovo a sé, per la “gioia” di Principe, e loro le rivolsero ancora le loro fusa.
-    A presto, allora, miei piccoli… tornerò presto da voi.


    Il suono delle loro voci si perse nell’oscurità che li avvolse. Quel mondo magico e lontano scomparve. Tutto fu buio, fino a quando lei non aprì gli occhi, accolta dalla luce del sole reale e dallo sguardo sorridente di sua sorella.
-    Hai fatto un bellissimo sogno, eh? L’ho capito dal modo in cui sorridevi, mentre dormivi.
-    Oh sì, sorellina. Ho visto di nuovo sia Principe che Esaurito e potrò vederli ogni volta che vorrò. Basta cercarli nel mio cuore e nei miei sogni. Loro mi vogliono bene, loro non mi dimenticheranno mai ed io farò lo stesso.
-    È bello vederti di nuovo sorridere, dolce Martina, ed è quello che intendevo dire ieri. Ora, giù dal letto, un’altra giornata ci aspetta e pian piano tornerà a sorgere il sole anche nel tuo cuore ora ancora triste.
-    Sì, ne sono sicura.
Sorrisero entrambe e, mentre Valeria si dirigeva già in cucina, Martina si soffermò a guardare una foto raffigurante i suoi cuccioli. La prese tra le mani e la strinse al petto, proprio all’altezza del cuore.
Anche se in quel momento era infinitamente triste, sapeva che non li avrebbe mai veramente persi.
La morte non aveva vinto.
L’amore supera ogni cosa.



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Avevo scritto una storia simile, dedicandola in particolare al mio amore e ai suoi gatti splendidi... ma ieri, quando ho perso anch'io il mio ennesimo splendido gatto, ho sentito il dovere di scrivere qualcosa anche in onore di quei bellissimi gatti che potete vedere nelle foto.
Sono i miei amori...
I nomi dei gatti nella storia sono i nomi reali.
Un po' insoliti forse, ma li ho dati in relazione ad alcuni aspetti del loro carattere che mi avevano colpito...
Il piccolo Esaurito, in un periodo della sua breve vita, era incontrollabile e pazzo, così ho deciso di appellarlo in questo modo... anche se lo chiamavo spesso "il piccolo della casa...". Ma una brutta malattia me l'ha portato via troppo presto...
Ieri, invece, la felicità che mi aveva colta per aver ottenuto un nuovo 30 a un esame - che non credevo neanche di superare - è stata dissolta nell'apprendere che il mio amato e bellissimo Principe non sarebbe più tornato a casa. Non gli è bastata un'aperta campagna per sanare la sua curiosità, si è spinto troppo oltre... e sulla strada ... l'hanno investito.
Non posso dire tutto quello che provo qui, perché potrei essere bannata e comunque sono cose piuttosto personali.
Ah già, il nome Principe viene spiegato nella storia: era vanitoso e sembrava voler stare sempre in alto rispetto agli altri gatti, e poi è stato un dono di laurea del mio splendido fidanzato, che reputo un ragazzo molto vicino al Principe Azzurro.

L'unica cosa che voglio aggiungere è di non soffermarvi sui possibili errori commessi, sul fatto che forse non è una vera e propria favola, ma è nata dal cuore. Non l'ho scritta per dare mostra della mia scrittura (tanto è ancora piuttosto acerba), ma per far loro un mio piccolo dono. Per ricordarli così.
Purtroppo ieri sera non li ho incontrati nei miei sogni, ma spero che un giorno riusciremo di nuovo a vederci. Non sono riuscita neanche a rispettare la promessa di non piangere... quanto sento la loro mancanza...

Addio micini miei... divertitevi lassù...
un  giorno forse, saremo di nuovo felici insieme.


Ps. IMPORTANTE: l'immagine ovviamente è mia, e non permetto a nessuno di prenderla.
   
 
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