Capitolo
5
Attacco
combinato
Come previsto, Squall e compagni arrivarono nel continente di Centra alle sette del mattino e affittarono una macchina nell'insignificante porticciolo in cui si trovavano per essere a Midgar per le otto. Selphie e Irvine continuavano a cantare come stessero andando a fare una scampagnata da quando erano saliti in macchina mentre Zell, seduto sul sedile del passeggero, continuava a dire a Squall cose che lui non stava neanche a sentire riguardo una ragazza che lavorava in biblioteca. Lui era troppo impegnato a pensare a Rinoa che, stranamente silenziosa, aveva lo sguardo fisso fuori dal finestrino. A volte la sbirciava dallo specchietto retrovisore, sperando di non essere notato, ma la ragazza neppure se ne accorgeva. Quistis stava in silenzio accanto a lei, stretta tra lei ed Irvine, ma per lei quella era la norma. Rinoa, invece, era sempre così allegra e vitale che vederla tanto calma era...strano. Era così da quando era tornata e Squall aveva pensato che fosse perché se ne era andato all'improvviso, senza uno straccio di messaggio che la potesse rassicurare. Ma ora, dopo tutto quel tempo, il ragazzo non poteva credere che non ci fosse altro dietro al suo comportamento: in fondo, Rinoa era incapace di portare rancore perché scordava in fretta i torti subiti. Doveva essere successo qualcosa, non c'era dubbio. Ma cosa poteva essere?
Sospirando,
Squall guardò un'ultima volta nello specchietto, prima di
tornare a
concentrarsi sulla strada.
***
Seduto
sulla sua moto nera, un ragazzo dai tratti delicati aveva appena finito
di
ascoltare i messaggi nella segreteria del suo cellulare e con uno
scatto deciso
aveva chiuso lo sportellino, per poi infilarselo in una tasca dei
pantaloni
neri, coprendosi gli occhi cerulei con gli occhiali scuri. Si
guardò intorno
solo un attimo per accertarsi che non ci fossero mostri nei paraggi,
prima di
accendere il motore con un gesto deciso e di partire immediatamente,
sfrecciando attraverso la vallata rossastra che circondava Midgar.
Aveva avuto
delle consegne da fare, ora che lavorava come corriere, ma adesso stava
tornando in città per andare a prendere Marlene e stare un
po' insieme, come
promesso. Quella bambina riusciva sempre a strappargliene una, quando
davvero
voleva...
Parcheggiò dietro il locale di Tifa e Marlene gli
andò subito incontro quando
lo vide, stringendo le braccia attorno alla sua vita e abbandonando la
testa
sul suo maglioncino morbido.
"Sei venuto, Cloud!" esclamò, felice, mentre la ragazza
dietro al
bancone sorrideva al nuovo arrivato. "Mi hai fatto aspettare parecchio,
sai?" continuò la bambina, alzando gli occhi ad incontrare
lo sguardo del
silenzioso ragazzo.
"Marlene..." Tifa scosse la testa, sussurrando il nome della bambina
con un tono di vago rimprovero, mentre riprendeva a pulire il bancone
con più
attenzione, distogliendo lo sguardo dai due.
"Allora, andiamo?" chiese la piccola con enfasi, ignorando
completamente la ragazza mentre alzava speranzosa le sopracciglia, in
attesa di
una risposta.
Cloud attese di incrociare lo sguardo di Tifa e le sorrise debolmente,
prendendo per mano la bambina che gli si affiancava felice mentre lui
annuiva
nella sua direzione. Uscirono insieme dal
locale, incamminandosi per le
strade affollate e caotiche di Midgar. Passeggiavano tranquillamente,
mano
nella mano, nonostante la maggior parte delle persone guardasse lui con
timore
e la piccola con aria preoccupata, visto che si accompagnava a un tipo
che
girava con una spada enorme sulla schiena. Marlene non notava nulla di
tutto
ciò e Cloud...beh, lui non ci aveva mai fatto caso, a dire
la verità: era più
che normale, per lui, avere almeno un'arma con sé quando
usciva di casa, perciò
non si era mai posto il dubbio del perché di quelle occhiate.
"C'è un posto in particolare dove vuoi andare?"
domandò a un tratto
il ragazzo, agitando lievemente i capelli biondi e ben pettinati nel
voltare lo
sguardo verso il basso.
La bambina sembrò rifletterci parecchio, dondolando la mano
nella sua, prima di
rispondere con un sorriso: "No, passeggiamo. Voglio stare un po' con
te."
Cloud si sorprese come sempre della franchezza e
dell'ingenuità di lei,
restando per un momento immobile a fissarla, per poi distogliere lo
sguardo e
annuire una sola volta. Distratto dalla conversazione che stava avendo
con lei,
Cloud non notò di essere sulla strada di qualcuno e
finì con l'urtare un
ragazzo sulla ventina, che si scusò con lui come se
la colpa fosse sua,
superandolo poi come niente fosse. Senza smettere di camminare, Cloud
si voltò
indietro a cercarlo tra la folla, attirato da qualcosa che aveva colto
in lui:
gli era parsa una faccia conosciuta e non gli capitava molto spesso di
avere
una sensazione del genere. Lo vide allontanarsi con passo deciso, coi
capelli
chiari che ondeggiavano al vento e la pelle abbronzata che splendeva
alla luce
del sole. Decisamente, c'era qualcosa di familiare in quella figura...
Lanciò uno sguardo a Marlene, che continuava a fissarlo
sorridendo, e tornò a
fissare la strada davanti a lui, osservando con totale disinteresse gli
imponenti edifici che si ergevano oltre la strada.
***
Sulla via
del ritorno, mentre erano vicini al locale, i due udirono delle urla
che
provenivano da poco più avanti e la gente che correva in
ogni direzione. Alcuni
secondi dopo, Cloud poté notare che il panico era causato da
alcuni grendel che
scorrazzavano tranquillamente per le strade della città,
attaccando chiunque
capitasse loro a tiro. Il ragazzo lasciò la mano alla
bambina al suo fianco,
guardandola per un istante mentre afferrava la spada da dietro la
schiena.
"Marlene, torna al bar."
La bambina annuì alle sue parole, pronta già a
scattare verso casa, quando lui
la fermò. "Sta' attenta." le disse, restando a fissarla per
un po'
mentre si allontanava per essere certo che nessun mostro tentasse di
attaccarla, per poi concentrarsi solo sulle bestie che aveva davanti.
Non erano
avversari degni di nota per uno come lui e bastò un colpo
per uno per
abbatterli, ma fu difficile scovarli tutti perché quelli
continuavano a
scappare e il mare di folla che fuggiva gridando spaventata non lo
aiutava
certo a capirci qualcosa.
"Serve una mano?" la voce di Tifa lo fece voltare a cercarla, notando
che si stava infilando i guanti di pelle nera mentre gli sorrideva con
aria
amichevole. Insieme, ripresero a dare la caccia ai mostri, notando che
erano
molti di più di quanti ne potessero essere giunti per caso
attraverso i
cancelli della città.
"Ma quanti sono?" domandò la ragazza, guardandosi intorno
con
sorpresa quando, una decina di minuti dopo, si accorse che non
accennavano a
diminuire. "Non finiscono mai!"
"Sta succedendo qualcosa..." Cloud strinse
i denti,
affondando la spada nello stomaco dell'ennesimo mostro, cercando una
risposta
alla domanda di Tifa. In un momento di riposo, il ragazzo si
guardò intorno,
cercando di capire da dove provenissero, quando un pensiero lo
folgorò di
colpo. "La ShinRa!" Alzò lo
sguardo verso l'imponente
costruzione, fissando con ira il colosso che era sempre stato la fonte
dei suoi
guai, e si mise a correre in quella direzione, gridando a Tifa di
seguirlo.
***
Squall
parcheggiò a un isolato di distanza dall'azienda, mentre
Zell inveiva contro i
soldati che avevano sbarrato il passaggio nel battersi contro dei
mostri che
aveva visto solo poche volte, ma che ricordava bene come tutti gli
altri
incontrati in vita sua.
"Tante storie per dei miseri cani!" gridò, scendendo dalla
macchina e
stringendo il pugno destro davanti al viso con determinazione. Squall
girò
intorno alla macchina, andando a recuperare le loro armi dal
portabagagli e
distribuendole ai loro legittimi proprietari, prima di prendere la
Lionheart e
di richiudere lo sportello con una spinta distratta, mentre
già si allontanava
per sparare con più facilità ad un
mostro che minacciava una bambina,
staccatasi dalla mano della madre per andare a recuperare il peluche
che aveva
perduto nella corsa. Il ragazzo scosse la testa, mentre Rinoa si
avvicinava
alla bimba per rassicurarla. D'altra parte, l'espressione che Squall
aveva sul
viso in quel momento spaventava anche lei, certe volte...
"Andiamo." disse lui dopo un attimo, freddo, mentre staccava gli
occhi dall'imponente palazzo che stava fissando per vedere i suoi amici
annuirgli
con convinzione. Correndo, si aprirono la strada fino alla ShinRa,
sorpresi nel
non venire fermati da qualcuno prima di entrare. Nell'ampio ingresso,
tutto
sembrava normale, non fosse stato per il frenetismo con cui i soldier
si
riversavano in strada a dar man forte a quelli che già
stavano combattendo. Una
ragazza alla reception si stava sistemando i capelli biondi,
controllando il
suo riflesso nello specchio che sicuramente teneva sotto al bancone.
Quando li
vide avvicinarsi, la ragazza alzò lo sguardo sui SeeD,
sorridendo cordialmente
mentre chiedeva: "Posso esservi utile?"
Squall avanzò fin davanti al bancone, mentre gli altri
restavano indietro per
scrutare il palazzo o semplicemente per lasciare spazio al capo.
"Sono Squall Leonhart, comandante del garden di Balamb e questa"
indicò alle sue spalle con un gesto della mano, notando che
la ragazza guardava
gli altri con aria interrogativa "è la mia squadra."
La centralinista annuì, battendo qualcosa sulla tastiera
mentre Squall
continuava a parlare, probabilmente a vuoto.
"Siamo qui per incontrare chi si occuperà con noi della
fusione."
"Sì" disse lei, lanciando al SeeD una rapida occhiata "temo
ci
sarà da attendere, però: al momento il nostro
incaricato si sta occupando dei
mostri, fuori, insieme ai suoi uomini."
Squall annuì un istante, prima di domandarle se sapesse
qualcosa riguardo ai
mostri in città.
"Mi dispiace" rispose la ragazza, facendo svolazzare a destra e a
sinistra i capelli chiari nello scuotere la testa "ne sappiamo quanto
voi,
purtroppo. Pare che i mostri siano apparsi
all'improvviso all'interno
della città e che non siano perciò entrati da
fuori. Come sia successo, però,
al momento è un mistero anche per noi..." sorrise e Squall
capì che non
aveva più nulla da dirgli. Si chiese se non avesse solo
eseguito un ordine
impartitole per non divulgare informazioni preziose o se davvero anche
la
ShinRa fosse all'oscuro di tutto, anche se la cosa gli sembrava
abbastanza
improbabile.
"Potete attendere al cinquantasettesimo piano, se volete..."
suggerì
la sorridente impiegata, sorpresa poi dallo squillo del telefono
accanto a lei.
Attese qualche secondo prima di alzare la cornetta. "...Mi scusi...."
disse al ragazzo davanti a lei, coprendo il microfono con una
mano, per
poi rivolgersi a chi aveva chiamato. "ShinRa Corporation, sono Heather,
in
che cosa posso esserle utile?"
Squall tornò ad avvicinarsi ai suoi amici, notando che
Selphie era
particolarmente perplessa.
"Ehi Sel, che hai?" chiese Rinoa, notando come lui l'espressione
accigliata dell'amica.
"Niente" disse lei, rilassandosi mentre scuoteva il capo "è
che
credevo che nelle grandi società le centraliniste avessero
la cuffia, non il
telefono....Sai quelle cuffiette carine con il microfono e l'auricolare
su un
solo orecchio?" Selphie esibì ampi gesti nello spiegare il
motivo del suo
turbamento, lasciando tutti a bocca aperta, prima di ricordarsi che per
lei era
normale avere certi pensieri.
La receptionist riprese a parlare e Squall tese un orecchio per captare
eventuali informazioni utili. Niente, solo la solita telefonata del
solito tipo
preoccupato per i mostri...
Dopo aver riattaccato l'apparecchio con un sospiro, la
centralinista tornò
a guardare i SeeD, scusandosi con loro dell'attesa e
tornando a
rivolgersi a Squall. Stava per dire qualcosa, quando l'ingresso di un
consistente gruppo di soldier la interruppe, per farle dire invece,
rivolta a
chissà chi in mezzo a tutte quelle divise: "Ah, comandante,
ci sono i SeeD
da Balamb per lei."
Una figura esile rimase a fissare la ragazza, dando le spalle al gruppo
di
amici che la fissava con aria perplessa, specialmente Squall.
"Oh, Heather, ti prego: mi hai dato del tu fino all'altro ieri! Non
cambiamo le cose, ok?"
"Certo, signore."
Il soldier portò una mano alla testa, scuotendo il capo in
un gesto familiare.
"Allora, dove hai detto che sono questi SeeD?"
Heather alzò la testa, indicando i sei ragazzi con
un gesto "Dietro
di te."
La ragazza si voltò lentamente, con l'espressione confusa
che mutava
immediatamente in sorpresa mista a pura gioia.
"Squall!" gridò, correndo ad abbracciare l'amico. Come al
solito,
l'entusiasmo e lo slancio di lei lo costrinsero a portare indietro una
gamba
per non perdere l'equilibrio e finire a terra entrambi. Squall sapeva
che i
suoi amici lo stavano fissando con espressione confusa e sorpresa e
poteva
anche vedere quella interessata della centralinista, che non staccava
loro gli
occhi di dosso neppure al suo sguardo truce.
"Ehi" fece Squall dopo un po', capendo che lei non si sarebbe
staccata tanto presto "cos'è questa storia del comandante?"
Delusa per non essere stata ricambiata nella stretta, Yuna lo
lasciò andare,
mostrandogli i suoi occhi chiari e un piccolo broncio da bambina, prima
di
rispondergli con un repentino cambio d'umore "Ho fatto carriera in
fretta,
non te l'ho detto?" con la punta dell'indice, la ragazza gli
sfiorò il
naso, per poi intrecciare le dita dietro la schiena, sorridendo con
aria felice
mentre lui scuoteva la testa "Oh, beh: me ne sarò
dimenticata..."
Squall sospirò, mentre un colpo di tosse da parte di Irvine
gli ricordò la
presenza dei suoi amici, che aveva momentaneamente scordato. Si
voltò verso di
loro con l'intenzione di presentargliela, ma si rese conto che era
molto più
difficile di quanto pensasse.
"Ciao, sono Yuna." disse lei semplicemente, risparmiando l'arduo
compito a uno Squall sulle spine come poche altre volte. Quanto avrebbe
voluto
fare una foto alla sua faccia, in quel momento! "Mi occupo io
dell'acquisizione del garden. Quindi, Kramer ha mandato voi a mediare:
i suoi migliori
uomini...deve tenere molto a questa storia..." la ragazza si
divertì a
fare la finta tonta e Squall ringraziò che ci riuscisse
così bene, perché gli
altri non sembravano averlo notato. Rinoa, però, la guardava
in modo strano...
"Se volete seguirmi, ci occupiamo di questa storia." Yuna si
incamminò verso gli ascensori, portandosi dietro i SeeD e
Rinoa, mentre teneva
Squall teneramente a braccetto, schiacciando il tasto per chiamare
l'ascensore.
"Sono nella sala grande al cinquantasette, se hai novità."
disse
mentre le porte si aprivano, rivolta alla centralinista che
annuì in risposta.
Trascinò dentro il ragazzo e attese che gli altri la
seguissero prima di
schiacciare il suddetto numero nella lunga lista di tasti. L'ascensore
iniziò a
salire e per un momento tutti rimasero in silenzio, senza sapere cosa
dire.
Tutti rimasero assolutamente scioccati nel vederla poggiare il capo
contro il
braccio di Squall, senza accennare minimamente a lasciarlo andare. Poi,
dopo un
po' che salivano, Quistis tentò di presentare i compagni, ma
lei la interruppe
dicendo che sapeva già chi erano. All'occhiata torva di
Squall, però, si
costrinse ad aggiungere: "La vostra fama vi precede, è
difficile non
ricordare i vostri volti ultimamente..."
"Ehi" Yuna concentrò tutta la sua attenzione su Squall,
fissandolo
dal basso nei suoi occhi di ghiaccio "tu sai qualcosa dei mostri?"
Lei scosse la testa, chinando lo sguardo per un attimo.
Mollò la presa sulla
sua giacca, grattandosi la testa con imbarazzo "Sono apparsi dal nulla
e
nel nulla sono spariti, dopo un po' che li combattevamo. Sembrava quasi
che
qualcuno li avesse...evocati. Farò rapporto appena
possibile, ma adesso mi devo
occupare di voi. Maledetta burocrazia, è sempre
così seccante..."
Squall sorrise, lasciando letteralmente di sasso i suoi amici.
"Sai, non mi aspettavo venissi di persona..."
"Beh, io non mi aspettavo che fossi tu il mediatore."
Sorridendo, Yuna varcò le porte dell'ascensore, che intanto
era appena arrivato
al piano, e disse a tutti di seguirla, conducendoli in una grande
stanza con
una parete completamente vetrata che affacciava sulla strada e un lungo
tavolo
rettangolare, circondato da comode sedie girevoli, dove evidentemente
si
tenevano le trattative. Un telefono era appoggiato sul tavolo, vicino a
dove si
era seduta la ragazza, che aveva fatto capire con un gesto agli altri
di
sedersi.
Un attimo dopo, la ragazza schiacciò il numero sei
sull'apparecchio e rimase un
momento in silenzio, prima di dire un'unica frase: "Joe, ho bisogno di
te
al cinquantasette, nella sala conferenze." Riattaccò la
cornetta senza
attendere risposta e un attimo dopo la porta si aprì,
lasciando entrare un
ragazzo vestito in modo elegante, che avanzava con passo deciso verso
di lei.
"Mi chiamo Joe Gordon, sono il responsabile dell'ufficio che
si
occupa dei rapporti con l'esterno." il ragazzo porse la mano a tutti,
prima di sedersi accanto alla collega.
Prendendo in mano i fogli che l'altro aveva appena portato, Yuna
aprì la bocca
per parlare ma si bloccò immediatamente quando il telefono
al suo fianco prese
a squillare.
"Yuna" disse, rispondendo dopo un attimo. Rimase in silenzio
per
qualche momento, prima di strillare con aria agitata: "Che cosa? Ok, io
vado, ma mandami su una squadra di supporto: non sappiamo con chi
abbiamo a che
fare..." attaccò dopo un momento, sbattendo la cornetta sul
telefono nella
fretta di scattare in piedi a denti stretti. "Scusate, abbiamo problemi
ai
piani alti..."
Squall annuì, alzandosi in piedi anche lui "Serve aiuto?"
Lei ci pensò su un attimo, annuendo poi con decisione.
"Grazie"
Squall fece un cenno agli altri SeeD, facendo loro capire di seguirlo
mentre
usciva di corsa con la ragazza.
***
Quando i
sette ragazzi arrivarono nell'ufficio del presidente, Yuna
bussò con enfasi,
chiamando a gran voce l'uomo all'interno. Non ricevendo risposta
tentò di
aprire la porta, ma la maniglia era bloccata.
"Maledizione!" gridò, allontanandosi di qualche passo mentre
con la
mano destra prendeva la pistola che teneva infilata nei pantaloni,
dietro la
schiena. "Fate attenzione." disse ai SeeD, che si scansarono
immediatamente quando la videro puntare l'arma davanti a lei e sparare
tre
colpi consecutivi all'altezza della maniglia. Si riavvicinò
di corsa, sfondando
con un calcio la già martoriata porta, che si
aprì di scatto sull'ufficio del
presidente. Yuna teneva la pistola con entrambe le mani, osservando con
attenzione la stanza davanti a lei. Entrò con passo lento,
stringendo più forte
l'arma tra le sue mani, mentre sentiva Squall alle sue spalle sguainare
la
Lionheart. Tutto sembrava in ordine, ma nella stanza non c'era nessuno.
Guardando in terra, la ragazza si accorse che una scia di sangue
sporcava il
pavimento dietro la scrivania. La poltrona in pelle nera girevole su
cui il
presidente sedeva sempre era voltata verso la vetrata, dando le spalle
ai nuovi
arrivati. Yuna abbassò l'arma, già scattando
verso la scrivania, quando la
poltrona fu voltata verso di lei, rivelando una figura nerovestita
seduta
comodamente sopra di essa, stringendo i braccioli sotto le mani
guantate di un
nero usurato. L'uomo, col volto coperto da un cappuccio calato fin
sopra gli
occhi, mise le gambe sulla scrivania ordinata, accavallandole una
sull'altra.
Squall si affiancò all'amica, alzando il gunblade verso lo
sconosciuto, mentre
lei si limitava a fissarlo con sguardo vuoto. Quello si spinse via dal
banco,
per poi alzarsi in piedi nella sua alta statura. Probabilmente avrebbe
potuto
guardare Squall negli occhi, se fossero stati faccia a faccia.
"Così, ci si rivede finalmente..." disse la figura in nero,
incrociando le braccia e posando la sua attenzione su Yuna, fino a quel
momento
immobile coi pugni stretti a fissare il sangue sul pavimento. Rialzando
lo
sguardo su di lui con espressione confusa, la ragazza lo vide sparire,
senza
riuscire a ricordare di aver mai sentito quella voce.
Impiegò un momento per
riprendersi dallo stupore iniziale, prima di correre dietro la
scrivania,
bloccandosi con lo sguardo fisso in terra quando si rese conto di
ciò che era
successo. I rinforzi arrivarono in quel momento, trovando la ragazza
inginocchiata in terra, che con voce tremante dava loro l'ordine di
dare
l'allarme. "Chiamate un medico, presto!" gridò, mentre
vedeva i
soldier correre via uno ad uno dopo le sue parole. Yuna
tornò a fissare l'uomo
a cui teneva sollevata la testa con gli occhi che bruciavano per la
rabbia.
Quistis le si avvicinò e rimase ad osservare per un momento
la pozza di sangue
in cui giaceva immobile Kaim Sharley, l'ultimo presidente della ShinRa,
a capo
dell'azienda da soli due mesi.
"Non si può più fare nulla." disse rivolta ai
suoi amici, mentre
scuoteva la testa con rassegnazione. "È morto."
Yuna si rialzò, continuando a tenere il capo chino. I pugni
stretti, il volto
teso: Squall sapeva che la ragazza non voleva mostrare gli occhi lucidi
che
sicuramente aveva. Lei non era abituata a simili spettacoli...
Dopo essersi ripresa, la ragazza continuò ad impartire
ordini ai suoi uomini
come se non avesse mai fatto altro in tutta una vita, perfettamente
padrona
della procedura da seguire in certi casi. Passò un'ora
così, un'ora in cui i
SeeD rimasero seduti fuori dall'ufficio del presidente a fissare il
continuo
via vai degli impiegati della ShinRa e di Yuna in particolare, che
continuava a
sparire nell'ufficio e ad uscire dopo qualche minuto, spiegando a tutti
cosa
fare e dove andare. Squall si sorprese per la fermezza e il
sangue freddo
con cui lei gestiva la situazione, ritrovandosi a pensare quanto fosse
cresciuta da quando si erano conosciuti, quanto fosse
diventata forte...
"Vi dispiace se rimandiamo a domani questa faccenda della fusione? Ora
non
mi sembra proprio il caso e tutti sono impegnati in qualcosa..."
Squall rialzò d'improvviso lo sguardo su Yuna, quando la
sentì parlare a pochi
passi da lui.
"Naturalmente avrete a disposizione delle stanze per stanotte, qui nel
dormitorio."
I ragazzi rivolsero lo sguardo al comandante, aspettando di conoscere
il suo
responso. Squall annuì, alzandosi in piedi.
"Bisognerà avvisare il
preside, però. C'è un posto tranquillo dove poter
telefonare?"
"Vieni, ti faccio vedere." Yuna fece un gesto con la mano, facendo
capire all'altro di seguirla e insieme si allontanarono da tutto quel
trambusto, sparendo poi nell'ascensore.
"Ehi, Rin" rimasti soli, Zell ne approfittò immediatamente
per
chiamare con una leggera gomitata l'amica al suo fianco,
avvicinandosi a
lei come per dirle un segreto "ma questa Yuna che lavora alla
ShinRa...non
ti sembrava quella ragazza?"
Rinoa chiuse le mani a pugno sulle gambe, chinando lo sguardo senza
dire una
parola.
"Quale ragazza?" s'intromise Selphie lì vicino, sporgendosi
un po' in
avanti per vedere meglio Zell.
"Quella che hanno beccato con Squall quando sono tornati al garden,
Sel!" le spiegò Irvine, scuotendo la testa con rassegnazione
mentre teneva
una mano sulla fronte.
"Ah, quella ragazza..."
"Non lo so, non l'ho notato." Quando Rinoa rispose, tutti si
accorsero del suo disagio. Dopo un po' che se ne stavano in silenzio,
tutti
attenti a non incontrare gli sguardi degli altri, Zell batté
un pugno sul palmo
dell'altra mano, attirando all'improvviso l'attenzione dei suoi amici.
"Ho trovato!" esclamò, sorridendo. "Mi è venuta
un'idea!"
"Perfetto, siamo rovinati!" il commento di Irvine fu subito stroncato
dalle occhiate torve di Selphie e di Quistis, che lo costrinsero ad
affondare
più in basso sulla panchina su cui stavano stretti i cinque
ragazzi, calcandosi
il cappello sulla testa in un istintivo tentativo di nascondersi ai
loro
sguardi inceneritori.
"Parla, Zell." gli disse Quistis, quando capì che Irvine non
avrebbe
più aperto bocca e dato fiato.
Annuendo, il ragazzo spalancò le braccia, costringendo tutti
ad abbassarsi o
appiattirsi contro lo schienale per evitare di essere colpiti. "Tutto
ciò
che dobbiamo fare è tenerli d'occhio, così
potremo capire che rapporto c'è tra
quei due!"
"Secondo me avete frainteso tutto..." sussurrò la bionda
ragazza,
sistemandosi meglio gli occhiali fini davanti agli occhi. "Squall non
è
così scemo da correre dietro alla prima che passa." Le
occhiate di tutti
si spostarono istintivamente su Irvine, a quelle parole "Non farebbe
mai
nulla per ferirti, Rin."
"Giusto, sicuramente abbiamo capito male. In fondo, si stavano solo
abbracciando, no?" aggiunse Selphie col suo solito entusiasmo, quando
finalmente riuscì a staccare lo sguardo dal cowboy al suo
fianco.
"Beh, trattandosi di Squall, anche un abbraccio è
incriminante..."
"Cos'è, tutto d'un tratto sei diventato l'uccello del
malaugurio,
tu?" sbottò l'allegra ragazzina, incrociando le braccia sul
petto con fare
stizzito.
Irvine alzò le mani in sua difesa quando per l'ennesima
volta i suoi amici lo
fulminarono con lo sguardo.
L'ascensore si aprì di nuovo e Yuna rispuntò
nella stanza, sorridendo per un
momento ai cinque ragazzi che la stavano fissando. Loro ricambiarono
con
imbarazzo, come colti con le mani nel sacco. Attesero che sparisse di
nuovo
nell'ufficio del presidente, prima di riprendere a parlare, stavolta
con tono
più basso.
"Quindi, voi dite che non mi devo preoccupare?" domandò
Rinoa,
incerta, tornando ad allentare le mani ancora strette a pugno.
"Sicuro!" fu l'unanime risposta delle due ragazze.
"Ma l'avete vista? Avete visto come si è stretta a lui, con
quanta
naturalezza l'ha fatto nonostante la nostra presenza?"
"Proprio per questo non può esserci nulla tra di loro." il
tono di
Irvine sembrava quello di chi spiega ad un bambino qualcosa di
elementare.
Sorpreso e rassegnato ai loro sguardi interrogativi, il ragazzo
chinò la testa,
battendosi una mano sulla fronte. "Ma devo proprio spiegarvi tutto?"
Nessuno rispose, attendendo la spiegazione del cecchino.
"Se davvero ci fosse qualcosa tra di loro, in pubblico sarebbero
impacciati e non si sfiorerebbero nemmeno per paura di destare
sospetti.
Invece, proprio perché sono così naturali
insieme, non c'è alcun motivo di
preoccuparsi. Chiaro il concetto?"
"Beh, su questo ha ragione..." sussurrò Zell, indicando con
il
pollice l'amico alle sue spalle.
"E se proprio vuoi esserne certa, allora ci penseremo noi ad
indagare!" l'entusiasmo di Selphie e il sostegno di tutti i suoi amici
riuscì a rianimare Rinoa, che sorrise di cuore a tutte le
loro premure.
"Grazie ragazzi!" un abbraccio generale strinse i cinque ragazzi,
tutti sorridenti nonostante il momento non fosse dei migliori. "Siete
gli
amici migliori che si possano desiderare!"
***
Quando
arrivarono ai piedi del colosso ShinRa, Cloud e Tifa furono
immediatamente
fermati da dei soldier all'ingresso. La ragazza provò a
domandare cosa fosse
successo, ma la risposta fu solo che non potevano rilasciare nessuna
informazione. Cloud notò l'agitazione nelle loro voci, nei
loro movimenti e
disse a Tifa di lasciar stare, avviandosi subito verso il bar.
"Che c'è?" le chiese lei, affiancandolo dopo un attimo.
Cloud scosse la testa, restando in silenzio. "Non sono solo i
mostri il
problema. Ci deve essere dell'altro, di sicuro...ma cosa?"
Senza riuscire a rispondersi, l'ex membro dell'Avalanche
continuò a camminare
senza dire una parola e senza mai incrociare lo sguardo di nessuno
lungo la
strada.