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Autore: beesp    19/11/2010    2 recensioni
Killjoys!AU.
La mia versione della realtà di Battery City e la "Better Living" aspettando il fumetto. E magari controllando le diversità, quando uscirà.
Estratto: Dall’alto del suo studio il Dirigente della Better Living di Battery City, Aiko Sabouro osservava attraverso gli schermi collegati alle videocamere dell’intero quartiere generale l’avanzare dei Killjoys. Erano conosciuti nella regione – e nell’intero ex-continente Americano – come dei valorosi ribelli.
KEEP RUNNING!
Genere: Azione, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way, Mikey Way, Nuovo personaggio, Ray Toro
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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La seguente storia è stata ispirata dal video dei My Chemical Romance “SING” seguito di “Na Na Na”. È da premettere che il nuovo album dei My Chemical Romance - “Danger Days: The True Lives Of Fabulous Killjoys” - è un concept album. L’idea di fondo è quella che forma anche il fumetto che Gerard Way, il cantante dei My Chemical Romance, sta preparando e che sarà pubblicato con la Dark Horse. Ancora non è ben chiaro di cosa parli il fumetto o l’album. Parte della storia “Grace” è tratto dalle congetture che è possibile fare dai vari video che sono stati postati in merito, altro è frutto della mia fantasia.
Aggiungo, infine, che i personaggi citati nei video dei My Chem non mi appartengono, né i My Chemical Romance; i fatti per lo più sono di mia invenzione, e lo slash che viene inserito non è necessariamente reale. Non scrivo a scopo di lucro – e bla bla. Parte dei personaggi sono di mia invenzione. Ecco tutto. Spero soltanto che qualcuno legga.




Grace



Introduzione.


È soltanto una questione di principio. C’è sempre qualcosa per cui valga la pena comportarsi in modo stupido e incosciente, che non si può abbandonare. I Killjoys non desideravano affidarsi nelle mani della Better Living. Ma era un prezzo che erano disposti a pagare per …

era di Girl che si parlava. Non un bambino qualsasi – che comunque avrebbero fatto in modo di salvare – Girl.
Il primo a risollevare gli umori fu Fun Ghoul. Aveva appena chiuso una comunicazione via radio trasmittente – non era chiaro con chi avesse parlato – e aveva tutta l’aria del “mi sembra abbastanza chiaro, non ho voglia di spiegare adesso”.
Ma ovviamente i Killjoys non avevano neanche idea di quale fosse l’argomento in questione; Party Poison era impegnato a digrignare i denti con le mani alle tempie e i gomiti sul tavolo, una bottiglia di vetro rotta di fronte a lui, Jet Star lucidava la pistola laser, corrucciato e preoccupato, Kobra Kid aspettava –
e basta – guardando l’orologio di tanto in tanto e sgranchendo le dita delle mani. “L’abbiamo abbandonata!” Sbuffò, per l’ennesima volta.
Lo sapevano tutti che la Better Living li voleva nella sede di Battery City tutti, al completo. E soltanto quella domanda tormentava le loro teste: “
quando ci muoviamo?”.
Allora, vi sbrigate?”. Ordinò Fun Ghoul; alzarono lo sguardo verso di lui.
Girl non c’entrava niente, era un’esca. Ma non potevano sacrificarla.
Un bicchiere tremò al pugno sulla superficie lignea: Party Poison si sentiva un verme. Più del solito.

Andiamo a riprenderci Girl, Poison; alza il culo da quella sedia e smettila di tormentarti”.
I tre seguirono Fun Ghoul: sarebbero entrati nella Better Living, l’effetto sorpresa, per quanto potessero usufruirne, li avrebbe aiutati in qualche modo. O quella dose di fortuna che non poteva proprio abbandonarli in quel momento, non dopo che avevano combattuto infinite volte nel deserto perdendo soltanto un paio di compagni del fronte di ribellione, non quando c’era di mezzo la vita di Girl, o di qualsiasi altro bambino educato tra i ribelli.
Girl sembrava che sarebbe stata scelta per guidare quei bambini. Per qualche strano fenomeno che l’organizzatore delle azioni di Battery City – quando sarebbero tornati al quartiere li avrebbe quantomeno linciati e urlato contro di loro pubblicamente, umiliandoli: non ci si poteva muovere senza la sua autorizzazione, perché lui aveva combattuto, prima, quando le guerre erano all’ordine del giorno e le persone non avevano perso le speranze, che ora si limitavano a plastica e metallo – teneva segreto riguardo la sua nascita misteriosa.
Sapevano soltanto che era comparsa una bambina di pochi giorni al quartiere, che era stata affidata ai Killjoys e che soltanto l’Organizzatore conosceva le sue origini.
Almeno li avrebbe ringraziati, quando la pressione sarebbe scesa e si fosse calmato un po’.

Un furgone partirà dieci minuti dopo di noi dalla base …”. Non c’era bisogno di domandare “Perché?”. Lo sapevano che avrebbero rischiato la vita là dentro; c’era un numero sproporzionato di nemici, era la loro “base”, il luogo che conoscevano meglio, sarebbero stati in vantaggio – anche se i Killjoys potevano essere orgogliosi di non aver quasi mai perso durante le battaglie contro la Better Living – le loro risorse d’armi e braccia sembravano infinite. I Killjoys erano quattro e insostituibili.
Dalla base alla Better Living erano circa cinque miglia, in auto sarebbero arrivati in dieci minuti; avevano deciso di allertare una base di cui conoscevano qualche componente che si trovava nelle vicinanze dell’Azienda.
Alla Better Living si producevano vite perfette. Era nata nel 2010, poco prima della “fine” del mondo. Non era ben chiaro cosa fosse accaduto nel Dicembre 2012, si supponeva un incidente premeditato che aveva a che fare con i governi, affari internazionali iper-segreti e fascicoli bruciati da qualsiasi cosa avesse distrutto l’Italia e la Spagna, la Grecia, il Bangladesh, New Orleans, Afghanistan, Nepal, e molti altri paesi e città considerate sottosviluppate. Nel febbraio del 2013 si scoprì che l’unica azienda rimasta era la Better Living che, da quel momento, con i fili della sua ragnatela estesi in ogni continente, senza che nessuno se ne fosse accorto, avrebbe curato gli interessi dell’intero pianeta con le sue diverse basi. Ogni essere umano dall’Ottobre di quell’anno fu incuriosito dalla pubblicità della Better Living: prometteva una vita migliore, senza dolore, soltanto sorrisi, una promessa di lavoro nella compagnia, e la sicurezza di uno stipendio, di vitto e di alloggio. I trattamenti erano gratuiti. In moltissimi vi si recarono. Quando i parenti si accorsero delle ripercussioni – perdita d’ogni ricordo ed emozione, nessuna necessità di viveri e insensibilità al dolore o ai cambiamenti atmosferici – un gruppo di uomini e donne in Germania si recarono all’Azienda di Berlino per domandare spiegazioni. Furono massacrati, così testimoniarono quelli che li attesero all’esterno, fuggendo. Da quel giorno, diffusasi la notizia del motivo a cui servivano nuovi adepti della setta della Better Living, i Tedeschi si spostarono negli Stati Uniti dove la presenza della BL – come in Italia, che nonostante fosse stata rasa al suolo, era ancora popolata da gruppi di uomini che si ostinavano a non abbandonarsi alle cure dell’Azienda – era minormente diffusa. Tra questi giunse l’Organizzatore, un omaccione che aveva partecipato a guerre in Iraq e in Afghanistan e aveva visto qualsiasi scempio potesse l’uomo concepire; eppure, nel fondo dei suoi occhi, si scorgeva il dolore della perdita, il dolore di aver vissuto quel male che soltanto l’essere umano, da sempre, è in grado di procurare ai suoi simili. Avrebbe desiderato la pace, diceva sempre, una volta nella sua esistenza. Quando finalmente era stato congedato dall’esercito, all’età di quarant’anni, aveva sperato che sarebbe riuscito a vivere, finalmente. E invece esattamente tre mesi dopo il mondo aveva deciso di finire, semplicemente, così come era iniziato.
Tutto era stato stravolto.
Poi uno dei suoi amici era stato coinvolto nella strage in Germania, e lui era scappato nel vecchio New Jersey, a Battery City, dove aveva fondato uno dei fronti più attivi degli Stati Uniti poiché l’oppressione della BL era maggiormente presente, come invece non accadeva a New York – luogo di contrabbando e informazioni top-secret, completamente sotto il controllo dei ribelli – facendosi chiamare Erko. Per i primi tempi fu lui a istruire i “cadetti” di Battery City, fin quando non brillarono i Killjoys.
Si trovarono, come previsto, di fronte il tunnel che li avrebbe condotti ai posti di blocco; Party Poison, alla guida, accelerò: “Tenetevi forte”.
Jet Star mormorò qualcosa come “Manie di protagonismo anche nei momenti più critici”, scuotendo la testa, mentre Fun Ghoul ghignava spudoratamente. Era di gran lunga preferibile vederlo in azione Party Poison, che mezzo morto su una sedia.
Lui e Girl avevano sempre avuto un rapporto molto particolare: continuava a ripetere che quando sarebbe diventata abbastanza grande, l’avrebbe sposato perché era la persona più speciale, anche se “
Poison voleva bene solo a Fun Ghoul”. Poison non aveva occhi che per lei, da quando gli avevano raccontato che c’era un nuovo arrivo tra i bambini – lui era un ventenne con poca autostima, impaurito e rabbioso per la scomparsa dei suoi genitori – ed era una neonata. Quando l’aveva vista nella culla aveva capito che non l’avrebbe più abbandonata. Si fiondò subito nell’ufficio di Erko, e lo supplicò per circa tre quarti d’ora di affidargli la bimba.
Non se ne parla nemmeno! Sei uno dei Killjoys, devi migliorare, non puoi prenderti cura di lei”.
Io devo!”.
No, Party Poison, è un ordine, non ti devi avvicinare a lei”.
Allora me ne andrò da qui!”.
Erko aveva già abbastanza problemi senza doversi occupare delle lagne di un marmocchio depresso – di certo lui non doveva assicurarsi che la cena fosse in abbondanza per le centinaia di uomini, donne e bambini che abitavano la base. “La concentrazione deve essere dedicata tutta all’adde-”.

LO SO QUESTO! Per me è importante combattere contro di loro! Contro la BL! Hanno ucciso i miei genitori, e quelli di tutti i miei amici e le persone che sono diventate la mia nuova famiglia: mentre noi parliamo rischiano il culo fuori da questo ufficio per sopravvivere e per creare un mondo nuovo! Lo so quali sono le priorità! Ma io voglio che lei abbia una famiglia, sin da subito, e che non ci si debba mai separare. Se davvero sono il migliore assieme ai KJs, allora non morirò e non ci dovremo mai dire ‘addio’ …”.
Tanto stupido e immaturo non era Party Poison, che aveva affrontato le difficoltà di qualsiasi ragazzo dell’epoca ed era uno dei numerosi orfani che avevano dovuto vivere settimane – o nei casi più sfortunati mesi – in solitudine, da animali in cattività, prima di trovare una base che li accogliesse. In molti tra i ribelli non osavano accudire nuovi bambini, poiché non ce n’era il tempo né bastavano le risorse per sfamarli. Party Poison era stato trovato in stato confusionale, affamato e disidratato, nel deserto di Battery City assieme a suo fratello (accovacciato accanto a lui, stordito e in lacrime) dall’uomo che poi si sarebbe preso cura di loro: Erko.

E sia”.
Come aveva assicurato, Party Poison riusciva a badare a Girl nella casetta dei Killjoys e di Erko, dove la governante che aveva cresciuto anche i quattro si assicurava che la piccola avesse tutto ciò di cui necessitava; anche se per lo più era Party Poison a obbligare chiunque a designarlo come tutore di Girl. All’inizio Fun Ghoul era stato geloso delle attenzioni che gli erano state negate, ma poi si rese conto che Party Poison desiderava semplicemente che avesse quello che a loro era stato negato, e si adoperò insieme a lui e gli altri per donarle una vera e propria famiglia. Un po’ numerosa, rumorosa e spesso assente per via delle missioni, ma una famiglia su cui poteva contare e in cui credere e affidare ogni desiderio celato, ogni segreto.
Era comprensibile che si abbattesse, ma non era il modo giusto Killjoys di affrontare la situazione: dovevano prendere quell’auto e guidarla come degli incoscienti fino alla Better Living, spaccare i culi di quelle merde, e ritornare trionfanti alla base, con una Girl felice.
C’era inquietudine e tensione nei corpi di tutti e quattro; certo, una volta avevano assalito la BL, ma un gruppo aveva creato un diversivo a trenta chilometri da lì, metà del personale era assente, poterono salvare un centinaio di persone – quelle che trovarono vive – e uccidere uomini sul loro cammino.
Al posto di blocco i guardiani alzarono lo sguardo giusto un attimo prima che raggi laser li colpissero; la Killjoys-mobile, un ragno nero disegnato sul cofano, infranse in mille pezzi la barra di legno e si avviarono verso il portone.
Uno dei due, allo stremo delle forze, premette un pulsante. Ma i Killjoys non avevano il tempo di fermarlo o di chiedersi cosa avesse azionato.

Dall’alto del suo studio il Dirigente della Better Living di Battery City, Aiko Sabouro osservava attraverso gli schermi collegati alle videocamere dell’intero quartiere generale l’avanzare dei Killjoys. Erano conosciuti nella regione – e nell’intero ex-continente Americano – come dei valorosi ribelli. Eppure, dall’alto di donna di mondo qual era Aiko, si accorgeva di come si stessero avvicinando alla morte e ancora non avessero compreso, come tutti gli esseri umani, quale fosse il vero lavoro della Better Living, cosa producesse realmente.
Il Capo, colui che aveva fondato la prima azienda a Tokyo, aveva scoperto le proprietà della pietra che aveva denominato “Grace” in onore della defunta moglie, aveva deciso che fosse arrivato il momento per un Pianeta migliore, per una vita felice e priva di sofferenze o emozioni e sensazioni violente, che distraessero dai reali intenti umani. Eppure aveva scelto alla direzione delle varie basi donne e uomini non tramutati in robot, più capaci di ragionare al di fuori degli schemi che imponeva la Better Living – a volte era necessario ignorare delle regole, quando proprio si doveva agire in fretta.
L’America e l’Italia erano sempre state le più difficili da combattere. Quegli stolti dei Killjoys erano cascati nella trappola: avevano guidato fino all’Azienda, ma non sarebbero riusciti a salvare la bambina, e né sarebbero ritornati alla loro tanto amata base-casa.
Proprio non comprendevano quei ribelli che avrebbero perso la guerra. Aiko era una donna di successo, una delle migliori, una dei pochi prescelti a governare la difficile situazione negli Stati Uniti, ma non riusciva a capire per quale motivo il capo si ostinasse a non ignorare quegli insulsi e arretrati uomini.
Lo ricordava perfettamente cos’era successo: anche lei aveva perso i suoi genitori. Il Capo l’aveva trovata tra le strade di Tokyo prima che iniziasse a piovere quel liquido acido – il Metallo, il ricchissimo metallo Grace – salvandola da morte certa, inserendola tra gli allievi dei corsi dell’Accademia per esseri umani della Better Living e scoprendo, con piacere, di aver trovato un ottimo elemento. Aveva cominciato a usufruire dei benefici delle pillole di Grace impoverito che aiutavano a isolare cervello e cuore, e permettevano di evitare le emozioni.
Quella melodrammaticità che si ostinavano ad adottare, il loro farsi trascinare dalle passioni … anticipavano la loro morte. Insetti schiacciati. E la piccola Girl, così diceva di chiamarsi, non appariva del tutto inutile. Avrebbe potuto studiare all’Accademia. Mentre giocherellava con un pallone blu, Aiko le strappò un capello dalla testa e lo infilò in una bustina da laboratorio: lo avrebbero esaminato e si sarebbero assicurati che fosse stata sana, prima di deportarla a Tokyo, dove sarebbe stata sottoposta a ulteriori analisi. Se le avesse superate, sarebbe stata ammessa.

Stanno per entrare, signorina Sabouro”.
Fate che non trovino troppi ostacoli, Korse sarà la ciliegina sulla torta”.

Le porte erano spalancate. Quattro uomini armati comparvero, due nascosti dietro bassi muretti bianchi – tutto era bianco lì dentro – i Killjoys spararono senza timore: immaginavano che vi fosse qualche trucco, si sarebbero aspettati di trovare come primo avversario Korse. Ma di lui non c’era traccia. Il loro rivale era chissà in quale ala del palazzo. Oltrepassarono i corpi degli uomini e si avviarono lungo i corridoi: conoscevano la planimetria a memoria, era stata una delle prime lezioni che avevano imparato. “I palazzi della Better Living sono tutti uguali e il come sono strutturati non è un segreto. Soltanto una stanza è impossibile da trovare, ed è quella della Direzione”.
Oltrepassarono ancora altre guardie, lasciandole stese al suolo. Non era divertente o piacevole uccidere, ma si erano abituati all’idea, ormai, che per sopravvivere in quel luogo distrutto e perverso si doveva obbligatoriamente impugnare la pistola laser e proteggersi con ogni forza.
Passo svelto; Girl doveva essere salvata. Parlavano poco,
agivano. Funzionava in quel modo assurdo. “Girl sarà salva”, si costringeva a credere Party Poison. “non può andare diversamente: fosse l’ultima mia impresa”.
E Fun Ghoul, suo fratello e Jet Star dovevano tornare. Alla base avevano bisogno di loro: erano talentuosi e avrebbero potuto ricostruirsi una vita. In particolare Fun Ghoul. Insomma, dopotutto la loro era solo un rapporto frivolo, per trascorrere il tempo, erano come fratelli, avevano bisogno di scrollarsi di dosso la tensione in qualche modo. “
No?”.
Kobra Kid aveva smesso di indossare quell’aria lugubre e sorrideva. Correvano – o meglio, si muovevano velocemente – verso una direzione senza ritorno: la morte. Andava bene, non aveva intenzione di abbandonare nessuno, al limite dovevano essere gli altri a lasciarlo in quel luogo; non ci si salvava dalle pistole laser, non ci si poteva attardare, altrimenti si avrebbe perso soltanto tempo.
Aiko impugnò la katana prima che i Killjoys varcassero la soglia della sala di videosorveglianza e sparì tra il buio dei macchinari di controllo, un varco pressoché invisibile, quando apparvero e uccisero – solo momentaneamente – gli uomini che si accertavano della posizione dei quattro diligentemente.

Il piano sta procedendo come previsto, preparate la procedura per avviare Korse” disse con un fil di voce, appoggiando il dito indice all’auricolare nel suo orecchio destro. “Raggiungete l’atrio”.
Party Poison si gettò al pavimento stringendo Girl con tutte le sue forze. “Finalmente sei salva”. La bambina rimase imbambolata: eccolo lì, suo fratello, l’uomo che amava, il salvatore,
tutto. Ed era tra le sue braccia, di nuovo, dopo quelle ore trascorse ai piedi della donna frigida e odiosamente elegante e composta.
Aveva, ora, un’idea di come fossero i pazienti della Better Living. “Non voglio diventare come
loro”. Si lagnò. Fun Ghoul le sorrise e le scompigliò i folti capelli ricci.
È impossibile che un esserino fastidioso come te diventi così antipatico”.
Ragazzi …”.
I tre si voltarono verso Jet Star e Kobra Kid; era ora di andare.

Il tasto di avviamento. Korse si era svegliato e, mentre si avviava giù con un ascensore, fu seguito da un piccolo corteo di uomini. A sua volta Aiko ne raccolse degli altri, e delle guardie lasciarono le loro postazioni per il piano terra. Non servivano tutte le forze per battere quelle formiche. Ed era inutile sprecarle, dunque.
I Killjoys lo speravano troppo: che non avessero dovuto combattere di fronte a Girl.
Si immusonì la bimba, credendo che si trattasse di una delle esercitazioni, mentre i primi raggi di luce colorata – letale – partivano da qualsiasi lato della stanza. I Killjoys erano in svantaggio, ma riuscivano a colpire con maggiore precisione; ne caddero di corpi, mentre si voltavano di continuo accertandosi che tutti stessero bene, che non vi fosse nessuno alle spalle. “
Ce la stiamo facendo!” esultò interiormente Kobra Kid, nonostante la convinzione precedente.
Non bisognava distrarsi. Erano la speranza i Killjoys. Assieme a Girl.
Jet Star ripensò alla prima volta in cui fu portato nella base. Aveva quindici anni, uno sguardo perso nel vuoto, e parlava raramente. Gli si presentò di fronte un bambino dai capelli neri e degli occhi intensamente curiosi e vispi. “Ciao, io mi chiamo Fun Ghoul e tu?”.

Mi hanno detto che il mio nome è … è …”.
Lui è Jet Star, Fun Ghoul” comparve Erko alle sue spalle “è nuovo, e sarà il tuo compagno di squadra, ma dovrai aiutarmi a spiegargli come funziona la base”. Gli fece l’occhiolino, scortandoli verso il suo ufficio nella piccola casa in cui viveva assieme a una governante, la dolce Megg. Fun Ghoul parlò ininterrottamente per quasi un’ora: nella base nessuno non lavorava, ognuno eseguiva il compito che sceglieva, tranne gli anziani, che potevano riposare e raccontare storie alle soglie delle loro dimore. “C’è un signore che sa tutto sulla storia e sulla musica! Mi ha insegnato a suonare la chitarra, è fantastico, dovresti provare!”.
Fun Ghoul, come lui, era nato nel 2000. La fine del mondo e tutto quello che era successo l’avevano vissuto con la speranza che fossero bugie raccontate dagli adulti per spaventarli. Nel 2012 i genitori di entrambi morirono. Fino a quando Jet Star compì quindici anni portò avanti una vita marginale a New York, un luogo poco adatto a un ragazzino: gli temprò il carattere. Era più forte di quanto molti credessero.
C’erano sempre stati dei passaggi che mancavano, che erano stati celati loro. “Un giorno vi racconterò tutto, ragazzi”, prometteva Erko. Ma di tracce delle spiegazioni ancora nessuna.
Un altro corpo colpito per Party Poison. E un altro, e un altro- sfilò una maschera per sbaglio. Quel volto … lo conosceva, l’aveva scorto ogni mattino dal Duemila al Duemilaquindici. Era suo padre. Suo padre sotto una maschera. Suo padre che sarebbe dovuto essere morto “ …
ma che cazzo … ?!”.
Dopotutto, era chiaro: alla Better Living riportavano alla vita i morti. Ecco cosa accadeva, cosa non andava. E lui aveva appena colpito l’uomo che l’aveva messo al mondo e chissà che sotto i visi mostruosi non vi fossero altri parenti, e sua madre … sua madre e il suo odore inconfondibile di pane, e la marmellata che finiva sempre tra i suoi capelli color miele ondulati … Korse era di fronte a lui, si avvicinava, trionfante.

E qual è il mio motivo di vivere?”.
Un’immagine di Fun Ghoul, di Kobra Kid, di Jet Star …
Girl. Dio, Girl. Ma ormai era troppo tardi per salvare qualcuno, Korse sparò l’ultimo colpo e Poison si augurò soltanto che lui, invece, non fosse costretto a resuscitare.

Fun Ghoul lo capì subito: Girl non aveva mai urlato in quel modo. Disperato. Troppo per una bambina di otto anni. A otto anni bisognava ridere e saltare e gioire. Lei urlava. Party Poison era morto. Era un piccolo fagotto di vestiti colorati – così in contrasto con l’ignobile bianco accecante tutto intorno – afflosciato ai piedi di Korse.
Anche Kobra Kid cadde, pochi istanti dopo. Quasi a voler sottolineare che erano fratelli e che, divisi, non riuscivano a sopravvivere. Sentì Jet Star, non lontano da lui, lanciare un’imprecazione. Si slanciarono insieme verso Girl, al centro della sala, spaesata; Fun Ghoul non sarebbe uscito di lì, ma Jet Star doveva prendersi cura di Girl. Chiuse a chiave la vetrata dietro di loro.

Adesso a noi, brutti stronzi”. Avrebbe voluto uccidere Korse, perché l’aveva ferito nel profondo, dove nessuno sarebbe dovuto arrivare – oltre Party Poison.
Quando comparve aveva quindici anni e il suo unico amico era Jet Star. Party Poison lo salutò dal lettino, bofonchiando e soffocando il dolore in smorfie. “Non dovresti alzarti”.

E tu chi sei?”. Gli domandò.
Fun Ghoul”.
Annuì, semplicemente, e la testa gli crollò nel cuscino, di piombo: Fun Ghoul fu in grado di rivedere, come in un film, tutto quello che era capitato al ragazzino. Si mosse d’istinto, di scatto, gli strinse la mano nella sua: “andrà tutto bene, ora”.
Sorrise, leggermente, un pezzo di speranza, un passo in avanti.
Anche quando gli colpirono la gamba, lui proseguì verso Korse. Ma non bastò.

Sei un idiota, Fun Ghoul”. Ma non sapeva biasimarlo.
Voleva solo accartocciarsi sull’asfalto. Ma Girl correva dinnanzi a lui, aveva diritto a un futuro.
Non sapeva che la bimba stesse urlando, ancora, nella sua testa; che si rifiutasse di credere che erano morti i suoi fratelli, la sua famiglia. “
Non mi lasciare anche tu, Jet Star”.
Non ce la farò, Girl”.
Lo seppe, anche prima di voltarsi, dei rumori di laser, e un tonfo. Come quello di Party Poison e Kobra Kid, come un pezzo di lei che cadeva, quando l’assenza di ricordi di sua madre la soffocava e si accasciava contro la porta della sua stanza, dilaniata. Allora arrivava Party Poison – sempre – e se non lui uno degli altri a salvarla, a proteggerla. Era solo una bambina. Aveva visto morire così tante persone … poteva fermarsi, fermarsi e attendere che portassero via anche lei e non avrebbe assistito alla morte di nessun altro.
Un furgone le si fermò esattamente accanto e la incitarono a salire. “
Addio, addio …”: ormai gli occhi affogavano nelle lacrime.













La bambina nel video di “SING” si chiama Grace nella realtà; ho preso il suo nome e l’ho usato per denominare la moglie del Capo della Better Living e il “Metallo”. Molte cose non sono spiegate in questo capitolo introduttivo, ma le scoprirete – per quei pochi che leggeranno, se ce ne saranno – nei prossimi capitoli. Sempre se ce ne saranno. XD

Volevo ringraziare particolarmente L i a r perché ha letto l’intera trama della storia e ha commentato positivamente in merito, perché mi sostiene sempre e perché mi ha promesso di essere già pronta a fangirlare su questo mio lavoro. Ti voglio bene <3

   
 
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