Ed
eccomi di nuovo qui, ancora puntuale!
Siete
contente?*__*
Ho
visto che EFP ha fatto un sacco di cambiamenti, dunque devo un attimo
capire
come funziona il tutto: spero solo di non fare qualche casino XD
In
ogni caso, non preoccupatevi, perché i nuovi capitoli li
avrete sempre e
comunque, anche attraverso mille difficoltà!
>__<
Da questo
aggiornamento non utilizzerò più
la pagina del capitolo per rispondere alle singole – e
amatissime – recensioni che
mi lasciate, ma proverò ad utilizzare il nuovo metodo di
risposta, sperando di
riuscire ad inviare il commento di replica a tutte quante.
Beh,
vi ringrazio come sempre per tutti i commenti che mi lasciate, sia qui
su EFP,
che sul forum e anche via mail: vi adoro, davvero *__*
Come
promesso, ecco a voi un capitolo INTERAMENTE dedicato a Draco ed
Alexis: spero
sinceramente vi piaccia, ce l’ho messa tutta e a me soddisfa
molta :3
Ora
vi lascio alla lettura, che ho il mio gatto in braccio e scrivere con
lui è un
po’ un’impresa xD
Fatemi sapere che
ne pensate, come sempre
<3
~Un
Particolare In Più~
Capitolo XXIX
Draco {Malfoy} dormiens numquam titillandus
Draco
Malfoy lanciò le sue carte sul pavimento per
l’ennesima volta, subito seguito
da Diamond Cherin e Theodore Nott. Stavolta, Blaise Zabini non
protestò; un
sorriso trionfante gli allargava le belle labbra da un orecchio
all’altro,
mentre si piegava in avanti e raccoglieva tra le braccia il mucchietto
di
denaro lasciato al centro del copriletto.
-Giocare
con voi è stato un piacere, ragazzi miei!-
Esordì
allegro, intascando quindici zellini, venti falci e cinque galeoni.
-A
quando la prossima partita?-
Si
informò sornione, meritandosi due occhiatacce –
Draco Malfoy era di nuovo preso
a fissare la porta; ancora un po’ e sarebbe caduta al suolo,
incenerita.
-Ah,
Zabini: io con te non ci gioco più! Ho perso sette falci e
un galeone e questo
equivale ad almeno tre prodotti settimanali delle Untouchable
Ravens in meno!-
Si
lamentò Diamond, incrociando le braccia al petto e mettendo
il broncio. Blaise
si allungò per posarle una mano sulla spalla.
-Avanti
Cherin: non si puo’ sempre perdere nella vita; magari, in un
futuro, anche tu
vincerai.-
La
prese in giro, con tono solenne, meritandosi l’ennesima
occhiataccia della
serata.
-Quando
si gioca con te, difficilmente si vince.-
Bofonchiò
Nott, il tono di voce cavernoso e stanco.
Blaise
sogghignò, portandosi una mano sotto il mento e
raccogliendolo tra il pollice e
l’indice distesi.
-Beh,
Theo, sai come si dice no: fortunati nel
gioco, sfortunati in amore!-
Recitò
melodrammatico.
-Ma
tu sei fortunato in tutti e due!-
Sbottò
esasperata Diamond, agitando le braccia. Blaise la guardò,
fingendosi sorpreso
di tale scoperta.
-Oh,
hai ragione Cherin!- dichiarò
stupefatto, dandosi un lieve colpetto sulla fronte con il palmo –Io sono l’eccezione che
conferma la
regola!-
Dopo
quella indegna affermazione – a parere di Diamond e Nott -,
Blaise Zabini fu
costretto ad abbassarsi per evitare due cuscinate in pieno viso.
La
porta della camera si aprì lentamente, catturando
l’attenzione del gruppetto e,
specialmente, quella di Draco Malfoy, il cui sguardo si era fatto, se
possibile, ancora più duro.
Alexandra
Walburga Black entrò nella stanza, con un sorrisino
remissivo sulle labbra di
albicocca.
La
prima cosa che tutti notarono era che non indossava la divisa
scolastica. Era
stata sostituita da un paio di jeans attillati e un maglioncino nero,
che
scendeva morbido a coprirle ogni forma. La seconda, era la pettinatura:
i
morbidi boccoli erano umidi, come se si fosse appena fatta la doccia,
ma non
avesse finito di asciugarsi i capelli, e raccolti in una coda di
cavallo; i
ciuffi che, di solito, sfuggivano all’elastico e ricadevano
eleganti sulle
guance, erano tenuti fermi da un cerchietto nero. L’ultima
cosa, era la
perfezione eterea del suo viso: levigato e lucente, appena rosato in
modo
delizioso sulle guance.
Alexandra
Black non era mai stata così
bella come in quel momento.
E
Draco Malfoy se ne accorse immediatamente.
E
non per il primo batticuore che aveva avuto nel vederla.
E
né per il brivido che gli era salito lungo la schiena.
In
lei c’era qualcosa di
spaventosamente diverso.
Glielo
leggeva in quegli occhi, appena troppo aperti, e dalla pupilla
leggermente
dilatata; dall’espressione di incertezza che gli
trasmettevano; dal sorriso
delicato che rivolgeva al gruppo, quasi stanco e forzato.
Le
sembrava un’altra persona e la cosa non gli piaceva per
niente.
Serrò
la mascella con un movimento impercettibile e il guizzo di un nervo
teso
affiorò sulla sua guancia, mentre spostava lo sguardo
indifferente su di un
punto indefinito alla sua sinistra.
Alexis
se ne accorse, ma si limitò a sorridere di nuovo.
-State
facendo una festa e non mi avete invitata?-
Domandò
con tono leggero, incrociando le braccia al petto.
Teneva
la bacchetta in una mano, cosa
che costrinse Draco a prestarle di nuovo attenzione.
-Sai
che grande festa…- borbottò Diamond che, a
differenza di Malfoy, non aveva
notato nulla di strano in lei, a parte l’esagerata bellezza;
ma, in fondo, si
era detta che avesse deciso di rendersi più carina proprio
per accontentare il
suo Lui: quale ragazza non avrebbe fatto la stessa cosa? -Zabini ci ha
ripulito
le tasche con uno stupido gioco di carte! Sei fortunata ad essere
arrivata solo
ora!-
Blaise
lanciò un’occhiata divertita a Diamond,
stringendosi nelle spalle.
-Non
ti era sembrato tanto stupido all’inizio, quando stavi
vincendo. Avresti dovuto
saperlo che perdere è un rischio del gioco.-
La
rimbeccò con aria solenne, annuendo convinto.
Questa
volta il cuscino lo colpì in
pieno viso.
Alexis
ridacchiò divertita, scuotendo il capo.
Trovare
quell’aria di normalità era
stato come una piacevole brezza primaverile sulla pelle e
l’aveva fatta sentire
immediatamente più leggera.
-Che
gioco è? Mi piacerebbe vederlo!-
Esclamò
divertita e Blaise le lanciò uno sguardo accondiscendente.
-Ma
certo, mia cara, è semplice! Vieni a seder…-
-Perché
stringi la bacchetta?-
La
voce di Draco, che aveva interrotto il discorso di Blaise,
risuonò distante e
terribilmente vuota.
Come
i suoi occhi: terribili specchi
ciechi.
Tutti
si voltarono a fissare il ragazzo, che puntava la Black come se
cercasse di
trapassarle la testa e vedere cosa ci fosse dentro. O
forse, in quel momento, voleva trapassarla e basta. Poi
tornarono
a guardare Alexandra e la bacchetta che teneva in mano, come se ci
avessero fatto
caso solo in quel momento.
Lei
corrugò la fronte, piegando appena il viso su di un lato.
Perché
si stava comportando così, ora?
Quell’occhiata la gelò sul posto,
portandola in un’inferno di ghiaccio tagliente.
Rimase
in silenzio qualche secondo, poi si girò verso la porta
ancora aperta.
Silenziosa
e frettolosa, la mano di
Draco si mosse sotto il cuscino e afferrò la bacchetta.
Alexis
si voltò ad osservarlo e sorrise, questa volta con
più sincerità.
-Oh.
Ti ho solo portato la cena!-
Spiegò
e, con un elegante movimento di polso, introdusse due vassoi nella
camera che,
sotto l’effetto del Wingardium Leviosa, volteggiavano a
mezz’aria.
Draco
Malfoy spalancò gli occhi,
interdetto, e le sue narici si allargarono appena.
Alexis
lo notò e lo fissò confusa, stringendosi appena
in una spalla.
-Sai,
ho pensato che avessi fame.-
Aggiunse
con un sorriso, posando entrambi i vassoi sulla scrivania, prima di
riporre la
bacchetta nella tasca dei jeans.
Malfoy
la studiò per qualche secondo, assottigliando lo sguardo, e
si riprese solo
quando Blaise gli diede una leggera pacca sulla spalla.
-Hai
visto, amico? Ti preoccupavi tanto e lei, invece, ha ritardato solo per
te! Ah,
se non è amore questo!-
Sospirò,
portandosi una mano sul cuore.
Alexis
ridacchiò, leggermente imbarazzata, e Diamond
annuì, completamente d’accordo.
-Taci.-
Borbottò
invece Draco, lanciandogli un’occhiataccia contrariata, che
fece scoppiare in
risate tutto il gruppo.
Lo
sguardo argenteo andò a posarsi sul
viso etereo della sua Black, mentre una strana sensazione che gli
pesava sul
petto, gli faceva salire fastidiosi brividi alla base della nuca.
Rilassò le dita intorno alla bacchetta
e la posò, senza tuttavia allontanare la mano.
-Come
mai non indossi la tua divisa, Alex?-
Si
informò Diamond, con un sorriso malandrino che le andava da
un orecchio
all’altro. Lei le prestò attenzione e il suo
dispiegarsi di labbra aveva
qualcosa di esasperato.
Solo
Lui aveva notato la nota incrinata
che aveva colorato il suo sguardo di smeraldo.
-Oh.
Ho avuto un piacevole incontro con
quel simpaticone di Pix, che mi ha
semplicemente riempita di Puzzalinfa dalla
testa ai piedi.- mentì, gesticolando per indicarsi le parti
del corpo. –Così mi
sono andata a fare una doccia, ma gli elfi domestici rimettono le
divise pulite
al loro posto solo la mattina, così mi sono dovuta
arrangiare.-
Si
strinse nelle spalle, sospirando in un misto di amarezza e divertimento.
C’era
anche liberazione da qualcosa che
Lui non riusciva a carpire completamente.
Alexis
alzò lo sguardo verso il biondo e notò che non la
stava guardando.
Gli
occhi di diamante erano rigidi e
impassibili, puntati su un particolare sicuramente trascurabilissimo.
La linea dura delle labbra fine
continuava con il guizzo di nervo che affiorava sulla pelle bianca
della
guancia.
Una fitta al cuore. L’angoscia che
calava a premere sul petto e faceva tremare appena il sorriso
artificioso delle
sue labbra.
Diamond
alzò le braccia al cielo, nella perfetta simulazione di uno
sbadiglio.
-Vabbeh:
a questo punto direi che è ora di andare, tesoro.-
Lanciò
un’occhiata d’intesa a Theodore, che ancora
imbronciato per la perdita, annuì
cupo. Si alzarono dal letto.
-Buona
notte cari!-
Li
apostrofò Diamond, lasciando un bacio sulla guancia
dell’amica.
Doveva
averle sussurrato qualcosa di strano e concupiscente, perché
lei era arrossita
e le aveva tirato un pizzicotto sul braccio, prima di lasciarla uscire.
Draco
Malfoy continuava a tenere il
viso fermo, leggermente girato alla sua sinistra.
Blaise
Zabini si domandò mentalmente se non gli sarebbe venuto un
brutto torcicollo.
Decise che non gli importava abbastanza per prendersi qualche brutto
gestaccio
od occhiate molto eloquenti. Guardando invece Alexandra, le sembrava
leggermente a disagio. Si era portata una mano a spostare una ciocca di
capelli
dalle spalle, accorgendosi solo dopo che erano tutti raccolti dietro il
cerchietto. Si era morsa quindi il labbro e aveva preso un profondo
respiro,
quasi cercasse di trovare il coraggio che aveva improvvisamente perso.
Di
sottecchi, Draco la studiava,
chiedendosi che cosa c’era che non andasse in lei e
perché, ora, avvertiva uno
strano sentore d’allarme, che ogni suo piccolo gesto sembrava
lanciare.
Alexis
si voltò verso la scrivania e rimase qualche secondo ad
osservare il cibo sui
due vassoi. Poi si schiarì la voce, tesa.
Perché?
-Ho
portato un po’ di cose…Sai, mi sono resa conto di
non conoscere ancora bene i
tuoi gusti in ambito gastronomico!-
Sembrò
volersi giustificare di qualche colpa commessa, che al biondo
però sfuggiva.
Che
fosse ancora per la ferita?
Ridacchiò
nervosa, senza voltarsi e senza sapere cosa dire, perché il
silenzio che aveva
seguito le sue parole le aveva bloccato lo stomaco.
-Io
prenderei volentieri uno di quei dolcetti viola.-
Che
qualcuno faccia Santo Blaise
Zabini, subito.
La
ragazza si voltò ad osservarlo, con un sorriso grato sulle
labbra. Annuì e
prese il piattino, portandoglielo. Blaise ne scelse uno con meticolosa
attenzione.
-Dovresti
provarli, Black: sono un delizioso strato di zucchero, con un morbido
cuore di
miele amaro. Sai, è una confettura molto rara: la producono
solo i Bilywig!-
Le
spiegò, con un tono di voce molto pubblicitario. Alexis
sorrise e ne scelse
uno, mordendolo.
La
dolcezza dello zucchero e il
sottofondo amarognolo del miele le scesero lungo la gola, riuscendo a
farle
inghiottire quel groppo che le bloccava quasi il respiro.
E, con una strana luce negli occhi, si
ritrovò inevitabilmente a pensare che quel dolcetto era
proprio come Loro: il
dolce e l’amaro che, insieme, si sposavano terribilmente e
inaspettatamente
bene.
-Perché
non ne provi uno anche tu, Draco? Magari riesce ad addolcire quella
pillola
acida che hai stasera al posto delle corde vocali!-
Lo
schernì Blaise, con aria indifferente, mentre prendeva il
vassoio dalle mani di
Alexis e glielo metteva sotto il naso. Malfoy si voltò a
guardarlo,
lanciandogli quell’occhiataccia che avrebbe gelato anche
l’inferno, ma che sul
moro non aveva mai sortito alcun effetto. Poi, il suo sguardo
scivolò sulla
figura sorridente di Alexandra Black.
Gli
smeraldi, tinti di uno strano
disagio, vacillarono appena e Lui, ancora una volta, si chiese il
dannato
perché.
Si
voltò di nuovo verso Blaise, con aria improvvisamente
impassibile.
-Perché
tu e tuoi biscotti non andate a farvi un giro fuori
da qui?-
Il
sibillo delle ultime parole le procurò un brivido lungo
tutta la colonna
vertebrale.
Avrebbe
giurato di sentire una
gocciolina di sudore freddo solcarle lo spazio tra le scapole.
Una domanda che si fecero entrambi:
perché tutta quella tensione, all’improvviso?
Blaise
Zabini sorrise sornione, prendendo un altro dolcetto dal vassoio e
stringendosi
nelle spalle. Con un gesto estremamente elegante, si alzò
dal letto, fluido
come un nastrino di pregiato raso.
-D’accordo,
me ne vado, brutto antipatico!- lo
redarguì, alzando il mento fiero –Però
questi li porto via con me, così impari
ad essere tanto scorbutico!-
Prese
il vassoio alzandosi dal letto, entrambe le sopracciglia accuratamente
sollevate. Prese un dolcetto e lo depose nella mano della ragazza.
-Ti
servirà per addolcirti la serata: non credo potrai
aspettarti tanto zucchero,
visto l’andazzo.-
Comunicò,
indicando il biondo con la testa, che sbuffò rumorosamente,
infastidito.
-Comunque
– continuò, ignorandolo – è Fondotinta-nascondi-imperfezioni
delle Untouchable Ravens, quello che hai in viso?-
Si
informò curioso, passandole l’indice su di una
guancia.
Fondotinta
cosa..? Perché Alexandra
usava quella roba, ora?
Draco
le lanciò un’occhiataccia e lei annuì.
-Sì,
ne ho preso un po’ da Diamond: lo decantava tanto, volevo
provarlo!-
Asserì
con un sorriso.
Per
provarlo. Non di certo per
nascondere livide occhiaie e un pallore improponibile.
E, certamente, non aveva usato neanche
il Collirio-Occhi-Limpidi per far passare il rossore.
Assolutamente.
-Carino,
dovrei provarlo anch’io.- Affermò Zabini
accondiscendente –Non che il mio viso
abbia bisogno di questi trucchi per essere perfetto.-
Aggiunse,
con un sorriso smagliante che rivolse a se stesso dallo specchio
dell’armadio.
Draco
Malfoy grugnì disgustato, scuotendo il capo.
Come
faceva a considerarlo il suo
migliore amico era un mistero anche per lui a volte.
Vicino
alla porta, Blaise depose altri due dolcetti sulla scrivania.
-Temo
che te ne servirà più di uno, piccola Black.
Buona…-
L’ennesimo
cuscino che mirava al suo viso fu scartato abilmente e ricadde sul
pavimento.
-…Fortuna!-
Concluse,
defilandosi prima che Malfoy decidesse di lanciargli contro qualche
anatema,
anzi che un semplice guanciale.
La
sua risata, leggera e cristallina,
si librò delicata nell’aria, come tanti battiti
d’ala di farfalle colorate, che
gli solleticarono lo stomaco e gli indurirono lo sguardo.
Si alzò in piedi con l’eleganza di una
fata. O forse, era solo lui a vederla come tale.
Alexis
si chinò a prendere il cuscino.
-Che
tipo Blaise: o lo ami o lo odi; non puoi concepire sentimenti diversi
per quel
ragazzo!- Esclamò divertita, mentre stropicciava appena il
guanciale, prima di
porlo a Draco –Ecco qui.-
Di
nuovo, il ragazzo non la guardava.
Puntura
al cuore. No, una vera e
propria fitta.
Occhi di granito dall’emozione
insistentemente svuotata.
Alexis
lo osservò, poi sospirò.
Mille
parole non dette che sfuggivano
via con un semplice respiro.
Si
schiarì la voce, tesa, e si voltò verso la
scrivania, che raggiunse.
-Allora,
cosa vuoi per cena? – cercò di intavolare un
discorso – Ti ho portato delle
braciole di maiale, coscie di pollo, patate al forno, zuppa di piselli,
pasticcio di carne…forse ho esagerato davvero –
considerò, mentre enumerava i
piatti sulla punta delle dita. -…pane bruscato, torta di
melassa e i dolcetti
viola. Ma Blaise ce ne ha lasciati solo tre!-
Ridacchiò,
a disagio, voltandosi a guardare il ragazzo.
Fisso,
continuava a non rivolgerle neanche un’occhiata, come fosse
improvvisamente
distante anni luce.
Un
dolore improvviso alla bocca dello
stomaco.
La voglia di voltarsi e rigettare
ancora l’anima.
E se Lui…sapesse?
Se Lucius Malfoy lo avesse, a dispetto
di ogni previsione, messo al corrente del contenuto della lettera che
lei,
tanto saggiamente, aveva deciso di far evanescere?
Il mondo che andava in frantumi;
scheggie di vetro che, come in quel sogno ormai lontano, la colpivano
maligne
all’altezza del petto.
Sul cuore.
Raccolse
tutto il coraggio che possedeva in corpo – stupita ce ne
fosse ancora – e
avanzò di un passo. Gli occhi indecisi puntati sul suo viso
contratto in una
smorfia indifferente.
-Draco…?-
-Dove
sei stata?-
La
sua voce, improvvisa e inaspettata, frecciò
nell’aria come una scheggia di
ghiaccio e la ferì con la potenza di un pugno in pieno
stomaco.
Un
brivido le catturò le spalle,
maligno.
Smeraldi sinceri e sfumati incontrarono
finalmente monete d’argento gelato, cielo uggioso di stralci
di nuvole cariche
di pioggia.
Ancora,
Alexis imitò il gesto di portarsi una ciocca di capelli
dietro l’orecchio,
ricordandosi solo dopo che li aveva costretti in una coda.
Arrossì, sentendosi
una stupida.
-Te
l’ho detto: Pix mi ha fatto uno scherzo e sono dovuta andare
a farmi una
doccia; poi son passata nelle cucine per portarti qualcosa da mangiare.-
Disse,
e si complimentò con se stessa per essere riuscita ad usare
un tono tranquillo
e colloquiale.
Draco
la fissò, impassibile.
-E
prima?-
Ancora,
il guizzo di un nervo teso affiorò sulla guancia bianca.
La
voglia irrefrenabile di allungare un
dito e sfiorarlo, esattamente lì, su quel lieve
rigonfiamento.
Alexis
Potter lo guardò, non capendo dove volesse andare a parare.
Quanto
sapeva?
Cosa sapeva?
O più semplicemente, sapeva?
Sperando
di sbagliarsi, incrociò le braccia al petto.
-Perché
questo terzo grado, Malfoy?-
Protestò,
piegando il viso su di un lato.
-Non
hai risposto alla mia domanda.-
Si
limitò a ripetere lui, irremovibile.
Cosa
doveva dirgli?
Inventarsi un’altra scusa? Dire la
verità? Raccontare della lettera di un parente? Di Harry?
Tra
tutte le verità, scelse il male minore.
E
che Merlino me la mandi buona.
Sospirò,
abbassando lo sguardo.
-Sono
tornata in infermeria, ma tu eri già stato dimesso.
Così, mi sono intrattenuta
per un po’ con…- esitò, studiando la
sua espressione; e sperò che le sue
parole, bastassero -…Harry.-
Confessò,
stringendosi nelle spalle.
Vide
la mascella serrarglisi e il nervo farsi più teso. La mano
che teneva sotto il
cuscino, ancora, si strinse in un pugno, che gli procurò
ondate di dolore per
tutto il braccio. Eppure, lo sguardo fermo non vacillò
neanche per un secondo.
-Potter.-
Disse
semplicemente, sputando quella parola con
l’acidità del vetriolo.
Alexis
sospirò.
Sollievo
ed esasperazione, in un
connubio doloroso.
Si
avvicinò al letto e si piegò sulle ginocchia,
guardandolo dal basso.
Smeraldo
ora sincero, colmo di
irridente diniego.
La
mano piccola andò a posarsi su quella grande e terribilmente
fredda, e la coprì
con un tocco gentile.
-Avanti
Draco, non essere arrabbiato con me. Non sono venuta qui per litigare,
ma per
stare con te.-
Mormorò
con dolcezza, sorridendogli sincera.
Era
di nuovo lei, nonostante la
perfezione troppo eterea del suo viso, che poco gli piaceva.
La preferiva quando era semplicemente
Lei, con le sue guance arrossate dal freddo, le sue labbra umide e gli
occhi
vispi.
Draco
la fissò, senza dire una parola.
La
durezza del suo sguardo ancora ne
congelava l’espressione, ma adesso il mare burrascoso era
stato quasi
sostituito da un grigio cielo terso.
-Mi
perdoni?-
Sussurrò,
piegando il viso su di un lato, muovendo le dita gentili in
un’altra carezza
sul dorso pallido.
Ancora,
Draco non rispose.
Piccoli
denti bianchi che mordevano le
labbra morbide.
Un pizzo di eleganti ciglia che si
chiudevano a raccogliere gli smeraldi malinconici.
Alexis
si rialzò in piedi e sospirò.
-D’accordo,
se non vuoi perdonarmi, allora me ne vado!-
La
buttò sullo scherzo, con un tono teatrale che ricordava
molto quello di Blaise
Zabini.
Incrociò
le braccia al petto e gli diede le spalle, sollevando il mento con aria
di
stizza.
Un
sospiro morbido e spazientito,
segnalatore di una piccola vittoria, aleggiò
nell’aria, e a Lei sembrò di
sentirlo accarezzarle la schiena.
Alexis
Lily Potter si voltò appena, per studiare
l’avversario di sottecchi. Draco la
guardò impassibile, prima di chiudere gli occhi e passarsi
una mano sulla
fronte.
-Tu
mi farai impazzire.-
Mormorò,
più a se stesso. Poi, lanciandole una nuova occhiata,
aprì un braccio a modi
invito.
-Vieni
qui.-
Disse
semplicemente.
E
quella mera affermazione venne
accolta da un sorriso luminoso, che accendeva i suoi occhi di un
bagliore
unico, quasi accecante.
Alexis
salì sul letto e si accoccolò al suo fianco,
poggiandogli il viso su di una
spalla. Il braccio del ragazzo corse a circondarle la vita e la strinse
a sé.
E
rimasero così, ad assorbire ognuno il calore
dell’altra.
Piccole
carezze e complici scambi di
sguardi. Sorrisi che racchiudevano parole non dette, soffici come come
una
pioggia di delicati petali di ciliegio.
Accorgersi di quella particolare piega
della labbra, che gli conferiva sempre un’aria di elegante
superiorità.
Notare la singolare forma appena
allungata dei suoi occhi, che le regalavano un’espressione
innocente e docile,
in ogni occasione.
Rendersi conto di quanto il suo
sguardo, di un grigio capace di sfumare dalla freddezza della neve
all’intensità dell’argento liquido,
somigliasse ad un terso cielo autunnale,
quando i raggi del sole scaldavano l’ambiente, ogni qual
volta la sua mente
fosse lontana.
-A
cosa pensi?-
La
voce tranquilla della ragazza si
perse nel silenzio piacevole, senza disturbarlo, ma riempiendolo con
infinita
dolcezza.
Draco,
che le aveva tolto l’elastico dai capelli, lasciando i
boccoli ora asciutti
liberi di ricaderle alle spalle mentre lui li accarezzava con delicata
meticolosità, chinò il viso per poterla guardare.
-A
tante cose.-
Rispose
semplicemente, riponendole un ricciolo ribelle dietro
l’orecchio,
approfittandone poi per lasciarle una carezza sulla guancia.
-Ti
va di dirmene una?-
Draco
sorrise appena e la morbida piega di quelle labbra sensuali le
procurò un lieve
batticuore.
La
mano che lei teneva poggiata sul
petto caldo e duro, venne coperta da quella grande di lui, che
intrecciò le
loro dita.
-Mi
sto chiedendo com’è possibile…- fece
una pausa, quasi cercasse le parole giuste
per esternare il suo pensiero -…che io abbia perso la testa
per te in questo
modo.-
Alexis
sorrise. Un sorriso tanto ampio che gli occhi le si strinsero appena,
andando a
creare due deliziose fossette sulle guance, che Draco lisciò
con la punta
dell’indice. Lo guardò e poi poggiò
meglio la testa sulla sua spalla, in quello
spazio tra le ossa della clavicola che sembrava essere stato creato
apposta per
lei. Socchiuse gli occhi.
-Me
lo chiedo anch’io…Ma poi mi dico che inutile
pensarci, per certe domande non
c’è riposta. E’ così e basta.-
Quando
riaprì gli occhi, Draco la stava di nuovo guardando con quel
sorriso disarmante
che sembrava essere in grado di rivolgere solo a lei.
Così
gentile e sincero, che persino
quelle monete d’argento, solitamente freddi dischi di
granito, si illuminavano
di una luce nuova e limpida.
Restarono
a guardarsi, ancora.
Il
silenzio che li avvolse era piacevole come una cascata di raggi di sole
sulla
pelle.
Sarebbero
rimasti così per sempre.
Semplicemente loro.
Draco
le si avvicinò e le posò un bacio sulla fronte,
delicato come fiumi di parole
non dette.
Carinerie
che lui non riusciva ad
esternare.
Gentilezze che dalle sue labbra
scaturivano solo sotto forma di bacio e raramente di affermazioni.
Una bocca che sapeva essere il veleno
più dolce di sempre.
Alexis
si strinse di più a lui, quasi annuendo a quel grazie che forse, non era mai stato
neanche pronunciato.
Gli
chiese lei dopo qualche silenzioso minuto. Draco abbassò lo
sguardo su quello
della ragazza e un sorriso malandrino gli dispiegò le belle
labbra.
-Solo
di te.-
Mormorò,
chinando appena il capo e lasciando che i fili dorati dei suoi capelli
scendessero, morbidi, a solleticarle la fronte.
Mille
battiti d’ali nel petto.
Draco
le sfiorò il naso con il proprio, scendendo verso le sua
labbra, che cominciò a
sfiorare dolcemente, in piccoli baci delicati. Alexis gli sorrise sulla
bocca,
prima di voltare il viso. Le labbra del biondo le lambirono la guancia,
lente e
sensuali. Lei ridacchiò e neanche il Fondotinta-nascondi-imperfezioni
riuscì a celare il rossore delle sue gote.
Piccole
chiazze bollenti sfiorate da
labbra morbide e gentili.
-Scemo.-
Mormorò
imbarazzata, dandogli un leggero colpetto su di una spalla. Il sorriso
di Draco
si trasformò in una smorfia divertita che assunse
un’aria contrariata quando
lei sciolse l’abbraccio e scese dal letto. Non disse nulla,
ma si limitò a
fissarla impassibile mentre si avvicinava alla scrivania e prendeva due
dei
dolcetti che le aveva lasciato Blaise, prima di tornare a rannicchiarsi
tra le
sue braccia che, pronte, la accolsero di nuovo.
-Assaggia
almeno uno di questi!-
Gli
propose con un sorriso, porgendoglielo.
Come
resistere alla dolcezza soffusa di
quella bocca morbidamente piegata?
Draco
prese il dolcetto viola tra le mani e lo studiò, prima di
morderlo. Doveva
riconoscere che Blaise, almeno in fatto di dolci, avesse degli ottimi
gusti.
Alexis
osservò il suo pasticcino e lo aprì a
metà, studiandolo.
-Non
trovi che ci somigli?-
Mormorò
poi, pensierosa, mentre prendeva un pezzo e lo mangiava. Draco la
guardò
confuso, un sopracciglio biondo alzato; doveva prenderla come
un’offesa o cosa?
-In
che senso, scusa?-
Alexis
ridacchiò di nuovo, raccogliendo un po’ di miele
sull’indice.
-Il
dolce e l’amaro in un connubio perfetto.-
Si
limitò a rispondere, ammirando la goccia ambrata che
colorava il suo
polpastrello; poi alzò lo sguardo su Draco e lui, ancora una
volta, le sorrise,
semplicemente.
L’espressione
serena faceva somigliare
i suoi occhi ad un grande cielo limpido, trasparente, bellissimo.
Le
circondò il polso con le dita e, silenzioso, senza mai
staccare il suo sguardo
da quello di lei, la costrinse, delicatamente, a portarsi il dito alla
bocca e
a spalmarsi il miele sulle labbra, come una sorta di rossetto
improvvisato.
Poi, lentamente, piegò il viso
e annullò
la poca distanza che li separava; le sfiorò le labbra nel
più dolce dei modi e
poi, avidò, le leccò il miele e andò
alla ricerca della sua lingua, per completare
quel connubio dolce-amaro che era semplicemente perfetto.
E
altri baci; e altre coccole.
Il silenzio che scese, di nuovo, ad
accogliere i loro respiri e i battiti irregolari dei loro cuori
innamorati.
Draco
la strinse di più contro di sé, mentre le
accarezzava il viso con la punta
delle dita e le poggiava una guancia sui capelli. Le azioni erano quasi
automatiche ormai, come se le sue mani, le sue braccia, tutto il suo
corpo
fossero nati per compiere quei piccoli gesti importanti. Lo sguardo
lontano
fissava un orizzonte imprecisato, che andava sicuramente al di
là del ricamo
del letto baldacchino, immerso in chissà quali intricati
pensieri.
Un
labirinto di memorie e congetture
dalle quali difficilmente anche lui stesso sarebbe riuscito ad uscire.
-Allora…-
se ne uscì dopo un po’, la voce fredda e incolore,
così diversa dal tocco
delicato delle sue mani – che dice lo Sfregiato? Si vanta del
suo enorme di
dietro per il fatto di aver vinto la partita?-
Si
informò con tono di acido disprezzo. Alexis
arricciò il naso in una smorfia
contrariata e fece per allontanarlo appena, ma lui non lo permise,
premendola
contro di sé.
-Veramente
è più concentrato a non pensare al dolore del suo
braccio…-
Rispose,
sollevando entrambe le sopracciglia e posandogli le mani aperte sul
petto. Fu
il turno di Draco di storcere il naso e un sorrisino sghembo, non
davvero
divertito, quanto più infastidito, gli colorò le
labbra.
-Oh,
povero Potty!- esclamò con tono di scherno –Come
se fosse l’unico ferito ad un
braccio!-
Le
scoccò un’occhiata eloquente e lei alzò
gli occhi al cielo, sospirando.
La
sua mano gentile si era spostata ad
accarezzarle i capelli.
-Sicuramente
è l’unico che è caduto nelle mani del
Professor Allock e che quindi, ora, si
ritrova senza un osso.-
Replicò,
cercando, per quanto le fosse possibile, di incrociare le braccia
contro il
petto. Draco sghignazzò, questa volta davvero divertito.
Gli
stava proprio bene a quell’idiota
di San Potter.
Alexis
gli diede un pizzicotto sulla guancia.
-Non
c’è nulla da ridere!-
Lo
rimproverò, imbronciando le labbra.
-Oh
sì, invece. Così impara ad
avere una
storia d’amore con un bolide!-
Sogghignò,
mentre ricambiava il pizzico con una carezza sulla guancia, sfiorandola
solo
con la punta delle dita.
-Ma
che cosa dici!-
-Osi
difenderlo, Black?-
La
voce improvvisamente minacciosa aveva cancellato completamente il tono
ilare e
le sue labbra avevano assunto una piega severa.
Gli
occhi d’argento ancora rilucevano
di quel sorriso incontrollabile che nasceva direttamente dal cuore.
Le
braccia scesero a circondarle entrambe la vita, con una presa ferrea,
ma che
non le fece male. Alexis non rispose, limitandosi ad aggrottare le
sopracciglia
e a gonfiare le guance. Lui le scoccò
un’occhiataccia eloquente, mentre
scendeva a posare la fronte su quella della ragazza, strofinandole
appena l’una
contro l’altra.
-Chi
tace acconsente.- mormorò, avvicinandosi alle sue labbra, ma
sfiorandole solo
con il respiro –Dunque, stanno così le cose?-
Socchiuse
gli occhi e le accarezzò il naso con la punta del suo.
Alexis si ritrasse
appena, per quanto le fosse possibile muoversi in quella stretta che la
premeva
contro il suo petto ampio e accogliente. Gli posò le mani
sulle spalle,
spingendolo appena e costringendolo a riaprire gli occhi,
l’espressione sempre
più contrariata.
-No,
Malfoy: chi tace, sta semplicemente in silenzio.-
Rimbeccò,
alzando un sopracciglio e sollevando il mento, con aria di
superiorità. Draco
la fissò impassibile per qualche secondo, il grigio torbido
dei suoi occhi
privo d’espressione.
Il
sogghigno improvviso delle sue
labbra che non prometteva nulla di buono.
-Questa
la paghi, ragazzina.- minacciò con un soffio, sfiorandole
appena le labbra – Te
la faccio passare io la voglia di essere tanto irriverente.-
La
scintilla che gli attraversò lo
sguardo, come un lampo generato da nuvole cariche di pioggia, le
colpì il
cuore, facendola fremere.
Fulmineo,
Draco scattò in avanti, sciogliendo la presa attorno alla
sua vita. Le sue dita
eleganti scesero a circondarle i polsi, mentre la spingeva contro il
materasso,
facendola sdraiare. Le si mise cavalcioni, imprigionandole i fianchi
tra le
gambe e bloccandole le braccia sopra la testa. I capelli biondissimi
scesero a
coprire appena lo sguardo che la osservava annebbiato.
La
tempesta che si placava dolcemente
in quel mare verde, ora decisamente agitato.
Le labbra, dolce velluto, che
scendevano a sfiorarle le guance calde, prima di rapirle la bocca in un
bacio.
Quel bacio delicato presto dimenticato
tra le spire violente di quella passione con la quale si era introdotto
tra le
sue labbra e le aveva cercato la lingua, in un intreccio impetuoso, che
le
aveva tolto il fiato.
Quando
aveva fatto leva sulle braccia – ignorando il dolore della
ferita – per non
pesarle addosso, senza tuttavia lasciar andare i suoi polsi, lei aveva
il
respiro corto, le guance accesse e gli occhi limpidi che cercavano,
insistentemente, i suoi.
Come
se non ne fosse mai sazia davvero.
Draco
si piegò di nuovo in avanti e Alexis, istintivamente,
socchiuse di nuovo gli
occhi e alzò il viso, per raggiungere nuovamente le sue
labbra; ma lui non la
baciò, rimase fermo a fissarla e quando lei aprì
di nuovo gli occhi, la nota
disorientata e delusa che li colorava, gli fece sorridere il cuore,
anche se le
sue labbra rimasero perfettamente immobili.
La
guardò per qualche altro secondo, in silenzio.
-Io
sono un Malfoy: devi portarmi rispetto.-
Esordì
con un caldo sussurro, che sembrava provenire direttamente dal suo
petto.
Alexis lo osservò, cercando di riprendere coscienza di
sé.
Lo
sguardo torbido di desiderio non
colmato ci mise qualche secondo di troppo a tornare ardente di
orgoglio.
Decisamente Grifondoro.
Prese
un grande respiro e alzò un sopracciglio, fiera.
-E
io sono una Black: come la mettiamo?-
Ribattè
con alterigia, ostentando un coraggio che era tutta apparenza.
E
Lui lo aveva capito benissimo, perché
la nota affettuosa del suo sguardo era eloquente più di
mille parole non dette.
La sua piccola Black…
Draco
sorrise e questa volta non c’era alcuna traccia minacciosa
sulle sue labbra. Si
chinò su di lei ma, ancora una volta, non la
baciò. Si limitò a guardarla
dritta negli occhi, sfiorandole il naso.
-L’ultima
volta che una Black ha sfidato un Malfoy, sono nato io.-
La
avvisò risoluto, facendole spalancare appena gli occhi,
sorpresa.
Approfittò
di quel momento per rapirle di nuovo le labbra, infilandole la lingua
in bocca,
che andò immediatamente a danzare con quella di lei.
Una
piccola battaglia amorosa anche tra
loro; un prevalere di una sull’altra, con chiaro monito del
vincitore.
E
mentre la sua mente veniva di nuovo intorbidita e ubriacata da lui, dal
suo
profumo, dal suo calore, dalla sua passione, una parte remota del suo
cervello
si trovava a formulare un pensiero scomodo, che venne immediatamente
dimenticato.
L’ultima
volta che un Potter ha sfidato
un Malfoy, i due si sono giurati odio eterno.
Quando
si allontanarono di nuovo, fu lei a parlare.
-Scemo.-
Lo
rimproverò con un sussurro, riprendendo fiato.
E
lui, inaspettatamente, scoppiò a
ridere.
Alexis
rimase ad osservarlo affascinata, trovandosi a riflettere sul fatto
che, forse,
non lo aveva mai visto così sereno come in quel momento.
La
morbida piega delle labbra sensuali,
che lasciavano scoprire la dentatura bianca e regolare; gli occhi
socchiusi che
scintillavano di un’espressione pura, che non ricordava di
avergli mai scorto
in viso; il petto che singhiozzava appena; la musicalità
soffice della sua
risata, che la cullava come brezza primaverile.
La voglia improvvisa di baciarlo e di
sentirlo Suo.
Lenta,
lasciò scivolare i polsi dalla sua presa ormai inesistente;
si alzò appena, per
colmare la distanza che li separava con un bacio che non poteva
più aspettare;
gli allacciò le braccia al collo in un impeto che non si
riconosceva, ma che
non riusciva più a domare.
Sorpreso,
Draco si lasciò guidare da quella passione che lo aveva
decisamente colto alla
sprovvista. Poi, corse a circondarle le spalle con un braccio, mentre
le
prendeva la nuca con una mano, infilandole le mani tra i capelli e
piegandola
appena verso il basso, per avere la possibilità di
approfondire ancora di più
il contatto sfrenato delle loro lingue.
La
spinse di nuovo contro il materasso e le sue labbra si spostarono ad
accarezzarle il viso, il mento e poi, ancora, le rapirono la bocca.
Alexis alzò
le mani per intrecciarne una ai suoi capelli; l’altra
andò ad artigliargli una
spalla, mentre lui scendeva a morderle appena il collo, scostandole il
collo
alto del maglione.
Labbra
fredde ed esperte che lambivano
una pelle giovane e morbidissima.
Un sospiro che colmava il silenzio.
Qualcosa che si spezzava nel petto di
Lui.
Qualcosa che cresceva nel petto di Lei.
Ansia.
Aspettativa.
Trepidazione.
Paura.
Mille baci ancora.
Le mani di Lei che scendevano a
sfiorare i musoli delineati sotto la maglia del pigiama.
Le dita di Lui che correvano a
sollevarle appena il maglione, per poter sfiorare la pancia calda.
Lei che tremava sotto il suo tocco.
Draco
si allontanò appena. Alexis aveva smesso di sfiorarlo e ora
lo tratteneva
semplicemente per le spalle, il corpo scosso da continui brividi
delicati. La
guardò in viso, dove le guance arrossate spiccavano,
rendendola bellissima; i
capelli neri si sparpagliavano sul letto, disordinati; ma i suoi occhi,
ciò che
a Draco piaceva di più, erano chiusi; terribilmente stretti,
tremavano appena.
Draco
sospirò appena, intenerito, e sorrise. Le sue dita corsero
ad accarezzarle una
guancia.
-Alexandra,
guardami.-
Ordinò
con dolcezza. Lei aprì lo sguardo, disorientata. Il ragazzo
si limitò a
sorriderle ancora, prima di scendere a baciarle di nuovo le labbra
gonfie,
piano questa volta.
-Ti
amo.-
Mormorò
sulla sua bocca e il respiro tremante d’emozione che le
uscì dalle labbra fu la
risposta più eloquente che potesse aspettarsi. Poi, di
nuovo, Alexis lo baciò.
E
rimasero semplicemente così, a
coccolarsi e a crogiolarsi del loro amore. E, ancora una volta, Draco
fu
soddisfatto di se stesso.
Amore 2 – Brama 0.
Erano
entrambi sdraiati sotto il piumone. Alexis si era accoccolata accanto a
lui,
poggiandogli il viso sul petto caldo, vicino alla mano che Draco teneva
lievemente stretta tra le sue dita. Il suo braccio le circondava la
vita, in
una posizione che conservava, sempre, qualcosa di estremamente
protettivo; era
come se, comunque, cercasse di difenderla da tutti i pericoli del
mondo. Ed era
così che si sentiva lei, tra le sue braccia.
La
calma e il silenzio li avvolgevano
piacevoli, cullandoli dolcemente tra le spire benevole della notte, che
avrebbero, inevitabilmente, passato insieme.
-Alexandra?-
La
ragazza, che con gli occhi chiusi si stava godendo il tepore del suo
petto e
che si accingeva ad entrare nel mondo dei sogni, si limitò a
mugolare come
risposta.
-Tu
non mi stai nascondendo nulla, vero?-
Le
domandò, il tono di voce lontano e incolore, che conservava
una nota remota di
incertezza.
Alexis
non era sicura fosse solo per il
fatto che lei era in procinto di addormentarsi.
L’ansia la colse comunque, stringendole
il cuore con una morsa che le scaldò il petto, dolorosa.
Non
aprì gli occhi, nonostante ora si sentisse completamente
sveglia.
-Io
ti amo, Draco.-
Si
limitò a mormorare, sperando che gli bastasse come risposta.
E
gli bastò.
Le
accarezzò il braccio con la punta delle dita, prima di
sfiorarle la fronte con
un bacio delicato, che la accompagnò nel sonno.
-Buonanotte,
amore mio.-
Le
sembrò che le avesse detto, ma forse era stata solo
l’illusione dei suoi sogni.
Solo a notte fonda
Draco Malfoy si
sarebbe svegliato, scosso da un incubo e, per un solo istante prima di
riaddormentarsi, gli sarebbe baluginato in mente che Lei non aveva
risposto
alla domanda.