Fanfic su artisti musicali > Escape the Fate
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Autore: Beliar    21/11/2010    2 recensioni
SLASH!] Raccolta di tre flashfic.
Ma dopotutto, si erano da sempre rincorsi l’un l’altro, mai che fossero riusciti a stringersi davvero, sentire ciò che c’era da sentire.
La fine.
Autrice: Beesp
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Max Green , Ronnie Radke
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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    3. So long and Goodnight – Prompt #52: Amaro
    [“Remembering Sunday” – All Time Low; “Helena” – My Chemical Romance]


I quotidiani parlavano di lui. E i telegiornali riempivano gli schermi di sue immagini, l’esemplare unico, quella scattata in carcere con il numero di riconoscimento, senza trucco, i capelli scarmigliati.
Due settimane prima che fuggisse dagli arresti domiciliari avevano smesso di vedersi e di parlare. Una delle solite pause, credevano, durante le quali bazzicavano locali, donne o uomini, bevevano, inghiottivano qualche pastiglia.
Prima che scomparisse non aveva mai pensato, effettivamente, a come sarebbe stata la vita senza Ronald. Provò quella sensazione, quella consapevolezza che non l’avrebbe rivisto, nel scorgere il suo profilo che veniva definito quello di un uomo ricercato, che stava contravvenendo alla legge e che sarebbe finito in prigione senza alcuna ombra di dubbio.
Era saturo. Era pieno di bugie, di ricerche di Ronald che non faceva altro che scroccare soldi, e guardarlo con degli occhi iniettati di sangue; Ronald che era cambiato totalmente, che si passava le dita tra i capelli di frequente con l’espressione frustrata.
Aveva addirittura rubato a casa di uno dei loro amici. Dopo quel casino sembrava essersi calmato: era stato un bel periodo. Permetteva a Max di accudirlo, gli preparava la colazione e lo coccolava, andava a fare la spesa, curava una piantina che aveva comprato e sistemato sul davanzale. Era durato una settimana l’idillio. Poi era sparito. Di nuovo.
Sgranocchiava i cereali seduto al tavolo della sua cucina. Non poteva dire come stesse reagendo, e non aveva uno specchio di fronte la faccia, ma immaginava che avesse assunto un colorito giallognolo.
Avrebbe preferito morire che arrivare a quel punto senza ritorno.
Non sarebbe più entrato dalla porta secondaria, senza bussare o domandare “permesso”, afferrandolo da dietro e trascinandolo fino al divano – o costringendolo a stendersi direttamente sul pavimento, tra un sorriso sofferente e una lacrima e un “scusami” falso o vero che fosse – e rabbuiando un’intera villetta con la sua presenza eppure rendendola la più bella del mondo per Max.
Non avrebbe più potuto sfiorare Ronald, non avrebbe più potuto mordergli le labbra né sentirsi stringere dalle sue mani i fianchi.

E sarebbe stato così per sempre.

  
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