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Autore: OneNightButterfly    23/11/2010    0 recensioni
Questa è la mia prima storia. Tutti i personaggi presenti sono d'invenzione mia e di mia sorella... xD fanno parte di un gdr, ma, visto che nel forum non hanno una "storia precedente", ho deciso di scriverla qui, come fanfiction. *.* Che altro dire? Spero vi piaccia e che continuiate a seguirla. *-*
Genere: Commedia, Malinconico, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Past.

Passarono parecche settimane, da quel pomeriggio che avevamo passato insieme, durante il quale mi aveva detto che non sapeva come facessero l'amore due uomini. Più ci pensavo, più mi chiedevo come facesse a non averne idea...insomma, bastava sapere come succedeva fra un uomo ed una donna e provare ad usare un po' d'immaginazione, tutto lì. Mi venne quasi il dubbio che non lo volesse fare, perchè riuscivamo a spingerci solo fino a del superficialissimo petting. Il problema era che la mia voglia del suo corpo, inevitabilmente, stava aumentando parecchio, soprattutto in quei giorni.
Stava arrivando l'estate e Subaru cominciava a spogliarsi... Vedere il suo corpo attraverso la leggera camicia a manica corta della divisa era più che una tortura..! Per non parlare delle canotte, dei pantaloncini o delle magliette leggermente attillate che indossava. Era una tentazione vagante e nemmeno se ne accorgeva...
Un pomeriggio, ci recammo al centro commerciale per qualche acquisto e passammo davanti ad un negozio di animali che aveva appena aperto. Subaru insistette per entrare e, alla fine, lo accontentai. C'erano un sacco di animali carini, ma noi non potevamo tenerli, al dormitorio, senza prima aver chieto l'approvazione del preside, quindi cercai di farlo desistere, ma lui, ormai, si era innamorato: erano due piccoli conigli, uno bianco ed uno nero.

«Ti prego, Shosuke! Guarda che musetti... Questo è carinissimo!»  esclamò, prendendo in braccio quello nero, avvicinando il suo naso a quello del cucciolo, strofinandolo appena. «Lo chiamerò Sho-chan.» Usò un tono fin troppo dolce, per pronunciare quelle parole, tanto che non riuscii a resistergli.

«E va bene...» lo accontentai, prendendo quello bianco. Mi piaceva farlo felice, ma sarebbe stata la volta buona, quella, per chiedergli in cambio qualcosa. Ormai erano tre mesi che stavamo ufficialmente insieme ed era arrivato il momento, secondo me. Doveva mettere da parte le sue paure e cercare di aprirsi a me in maniera più profonda.

Preso tutto l'occorrente per i cuccioli, compresa una grossa gabbia per ospitarli entrambi, tornammo a scuola. Il tempo, per fortuna, quel giorno, era fresco, così chiesi a Subaru se volesse passare per il giardino esterno. Lui annuì, tutto contento, e ci fermammo dove non c'era nessuno, seduti sull'erba. Guardai l'ora e trovai la spiegazione al fatto che fossimo completamente soli: erano le sei e mezza e i ragazzi, a quell'ora, si preparavano per andare a cena, quindi avremmo potuto parlare con calma.

«Subaru, visto che oggi sono tre mesi che stiamo insieme, che ne dici se quelli fossero una specie di regalo per l'anniversario? Come una specie di anello di fidanzamento...»

Quello che gli proposi m'imbarazzo, ma, più di tutto, al mio imbarazzo, contribuì la sua risata. Per fortuna, però, accettò e mi diede un bacio su una guancia. Mi voltai verso di lui, a quel punto, e gli posai una mano sul volto, fissandolo, serio, per qualche attimo, dritto negl'occhi. Notai anche la sua espressione farsi più seria e la cosa non potè che farmi piacere.
Abbassammo entrambi le palpebre e poi, finalmente, le nostre labbra si toccarono. Provai un forte brivido, segno che ormai il tempo era scaduto. Lo volevo, desideravo tutto, di lui, più di ogni altra cosa sulla faccia della Terra.
Lentamente, ci ritrovanno distesi sull'erba, mentre le nostre labbra, ora dischiuse, si assaporavano e le nostre lingue si cercavano, raccogliendo tutto il sapore dell'altro. Lasciai passare ancora qualche minuto e, poi, mi staccai con un leggero schiocco dalle sue labbra, sedendomi quasi sul suo bacino. Lo guardai un attimo e mi sfilai la maglietta, appoggiandola sull'erba. L'espressione di Subaru in quel momento era strana, ma comunque dolce. Annuì, quasi come a dirmi che sarebbe stato perfetto, quel momento, e poi fece come me: si sfilò la maglietta, lasciando scoperta la metà superiore del suo splendido corpo, permettendomi, poi, di assaggiarla, almeno superficialmente.
Il suo respiro non impiegò molto a diventare pesante e, ormai, qualcosa cominciava a pulsare sia nei miei che nei suoi pantaloni, che slacciai per primi, sfilandoglieli, dopo le scarpe e le calze. Eravamo lontani da occhi indiscreti, nascosti a pochi passi dalla grande fontana che troneggiava in giardino, mentre gl'altri si stavano preparando per la cena. Non ci avrebbero visti, ma anche se fosse successo, non mi sarebbe importato... Di lì a poco, ci ritrovammo completamente nudi. Percepivo perfettamente quel calore del quale non riuscivo più a fare a meno e sentivo la pelle bruciare, quasi...

«Subaru...» lo chiamai, mentre una delle mie mani gli massaggiava lentamente una coscia.
«Non devi avere paura... Non ti farò male, specialmente se sarai rilassato...» lo avvertii, in un lieve sussurro. Lo amavo talmente tanto che non sarei riuscito a ferirlo, mai.

«Mi fido, Shosuke.»

Sorrisi, allungando una mano verso i miei pantaloni, dalla cui tasca estrassi un preservativo. Non che me lo portassi dietro nella speraza che succedesse qualcosa... Beh, forse solo un pochino...ma, soprattutto, perchè non volevo farmi trovare impreparato, nel caso in cui fosse, appunto, successo. Lo tirai fuori e, piano, me lo infilai, guardando Subaru, dolcemente. Mi avvicinai al suo volto e, dopo aver fatto sfregare leggermente i nostri nasi, chiusi gl'occhi, tornando incollato alle sue labbra. Nel frattempo, la mano che avevo sulla sua coscia di spostò in mezzo alle sue gambe e scese, fino ad arrivare ad accarezzare quella parte di lui che ci avrebbe permesso di unirci, fino a formare una persona sola.
Lo preparai per un po', cercando di ammorbidire le pareti del suo corpo, per evitare di fargli male, e, appena lo ritenni abbastanza pronto, mi sistemai in mezzo alle sue gambe, che mi cinsero la vita.

«Ti amo.» sussurrai, spingendomi appena verso di lui, che strizzò gl'occhi, mordendosi il labbro inferiore. Mi fermai, lasciando che si abituasse, e lo vidi prendere un respiro profondo.

«A-Anch'io...» mi rispose, sorridente, sollevando una mano ad accarezzarmi il volto, lentamente. La presi e ne baciai il palmo, mentre mi spingevo ancora di più nel suo corpo, guadagnando spazio, dentro di lui, poco alla volta.

Una lacrima gli solcò il volto, ma solo quella. Andò tutto a meraviglia, i nostri corpi combaciavano alla perfezione e le nostre anime facevano lo stesso. Eravamo più vicini che mai, sia fisicamente che spiritualmente e non avrei potuto essere più felice. L'aria, attorno a noi, era calda e piena dei nostri sospiri, mugolii e gemiti. Non mi ero mai sentito così vivo, in vita mia...e, in quel momento, mi accorsi quanto mi fosse mancato, averlo accanto. Mi ero perso otto anni della nostra vita insieme e tante cose, di lui... Avevo saputo di sua madre ma non avevamo ancora toccato il discorso e mi aveva detto che ora Kana e Tadahiko stavano dai suoi nonni. Anche a lui, probabilmente, era mancata una figura di appoggio e, di quello, ero immensamente dispiaciuto.
Una lacrima mi solcò il volto ed ero indeciso se attribuirla alla tristezza per i momenti perduti o all'estrema felicità che provavo in quel momento, mentre entrambi raggiungevamo quel piacere immenso e quella consapevolezza di essere completi, finalmente. Ero contento che fosse lui, anche se ero convinto che non potesse essere altrimenti.

«O tu o nessuno.»
  
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