No, non si era sbagliata.
Fiori.
Quello era odore di fiori.
E la luce che entrava dalla porta della portantina ormai aperta era… luminosa.
Che sciocchezza!
Come faceva il sole a non essere luminoso?
E come mai il sole pigro di quel tardo tramonto le sembrava così caldo e sereno?
Sole giallo poi
bianca luce di perla.
Inizia il giorno.
Forse perché negli ultimi tempi aveva vissuto con un sole artificiale, filtrato dalle mura, dalle sohjo, dalle passeggiate silenziose con il marito e dalle convenzioni.
Eppure quel sole era diverso.
Davvero più luminoso.
Si alzò lentamente dal seggio, reggendosi al braccio di Sesshomaru che, già a terra, la aiutava a scendere come imponeva il protocollo.
Forse il sole sembrava più luminoso alla demone per via di quel vestito.
Il Sovrano aveva una lunga veste bianca, da viaggio, ricamata d’oro.
Ma non erano i colori chiari a renderla luminosa.
Era la stoffa.
Strinse più forte quel braccio, sentendo sotto le dita le canzoni delle filatrici, le chiacchiere dei contadini, le urla dei mercati… Haru.
No, non adesso.
Non ora…
Adesso non aveva tempo per pensarci.
Adesso era nella Regione dei Laghi.
Adesso doveva pensare a quello.
Si guardò attorno, spaesata.
Erano dentro le mura del Palazzo.
Di un altro palazzo.
Ma sempre mura erano.
Di prigione in prigione?
Il paesaggio era poco visibile ma, da qual poco che poteva vedere, era certa che non ci fossero monti nelle vicinanze.
E comunque, presto lo avrebbe visto.
Quella visita era infatti di carattere politico e, con le dovute attenzioni, sarebbe potuta uscire.
Certo, con Sesshomaru e la scorta.
Ma avrebbe potuto visitare quella terra incantata.
Sakura seguì Sesshomaru a breve distanza.
I soldati al loro passaggio si inchinarono devotamente, facendo tintinnare gli scudi e le lance.
La loro visita aveva interrotto lo scorrere della vita quotidiana in quel piccolo mondo.
Sakura sorrise, vedendo una serva rovesciare per sbaglio l’acqua alla vista dei Regnanti dell’Ovest.
Scosse la testa.
Quante inutili formalità!
E Sesshomaru?
Tanto lei continuava a guardare intorno a sé con aria indagatrice e curiosa, tanto il Sovrano teneva lo sguardo fisso di fronte a sé, altero e pensieroso.
Non era cambiato niente.
Quel luogo era rimasto completamente immutato.
Eppure era passato del tempo.
Eppure lui era cambiato.
E lui non c’era più.
Ma il tempo lì era rimasto inalterato.
Sakura trasalì appena.
Un gruppo di figure avanzò verso di loro.
Un demone.
Un generale forse.
Non ne era sicura.
Quelle armature dell’Ovest sembravano dannatamente tutte identiche.
Eppure era probabile che fosse lui il responsabile di quella regione.
Assomigliava alla Regina –madre in modo sorprendente.
I capelli chiari, la camminata sicura, il sorrisino di scherno.
Ma quegli occhi…
Quegli occhi scuri non promettevano nulla di buono.
-Benarrivati…-
Sakura rimase qualche passo indietro, lasciando che fosse il marito a sbrigare le prime formalità.
Quel demone…
No, non le piaceva proprio.
-… e dunque
questa deve essere
Sakura sorrise, fissando il marito.
Un piccolo cenno col capo: poteva avanzare.
Raggiunse le due altere figure, sempre sorridendo, ma riservando la sua attenzione soprattutto al gruppetto dietro il demone.
Diverse demoni e una macchiolina in movimento a dare una colorata allegria a quell’aria.
-Sono lieta di conoscervi, Sommo Yudachi. L’eco delle vostre abili gesta militari e ponderate decisioni politiche per mantenere il controllo di questa bellissima regione è arrivato fino alle mura del palazzo. E’ un onore per me essere qui oggi a visitare questa stupenda terra che ha dato la luce alla Precedente Sovrana… terre capaci di generare demoni tanto belle e autoritarie non potevano che avere un popolo altrettanto forte e devoto ai suoi sovrani.-
-Davvero un bell’esemplare Altezza…-
Sakura alzò il volto di scatto.
Nessuna risposta?
Un brivido…
Rabbia.
Disgusto.
Paura.
Gli occhi ambrati e indagatori di quel generale vagavano senza ritegno sul suo corpo mentre, sordo alla sua voce, parlava con il Sovrano.
Sakura voltò il viso, dubbioso sul da farsi, verso Sesshomaru.
Il protocollo avrebbe imposto a Yudachi di rispondere agli elogi della Regina con frasi retoriche e banali, di elogio alla bellezza e di auguri per il futuro erede, sperando che la sua “prima nascita” avvenisse proprio durante quel soggiorno.
Come al solito, Sesshomaru rimase impassibile.
L’unica persona cui poteva chiedere aiuto era totalmente indifferente a quegli sguardi fastidiosi e insistenti.
Forse era stata solo un’impressione della Regina.
Però…
Però quello sguardo perverso e sfacciato le lasciava brividi lungo il corpo.
Comunque, se Sesshomaru non diceva nulla, voleva dire che non era nulla di grave.
-Haru avete detto, sommo Sesshomaru? Dovrò ricordarmene per quando potrò finalmente prendere un’altra moglie…Anzi… mi offro volontario per spedizione in quella terra… un paio di schiave da quella regione saprebbero come rallegrale le mie nottate.-
Voleva farla arrabbiare?
Offenderla?
Denigrarla?
Perchè un trattamento del genere?
Non era la prima volta che sentiva parole di offesa verso di lei e la sua terra a causa della sua origine straniera ma…
Perché queste erano diverse?
Non c’era odio o rancore.
Solo malignità.
E il sorrisino di scherno su quelle labbra ne furono la testimonianza.
-Haru ormai fa parte dei territori dell’Ovest ormai, generale…-
Yudachi strinse le labbra.
Strafottente.
-Capitano, Altezza.-
Sakura sorrise, aprendo veloce il ventaglio e agitandolo lento di fronte al volto.
-Capitano avete detto? Dovrò ricordarmene alle prossime riunioni con i generali. Anzi, mi propongo io stessa come ambasciatrice per aumentare la vostra fama a Corte.-
Yudachi contrasse i muscoli, teso.
Stupida donna.
Sakura si avvicinò vaporosa al marito, sfiorandogli appena il kimono candido con una mano. Un gesto apparentemente inutile.
Un gesto interpretato come affettuoso.
Intimo.
Sesshomaru rimase impassibile mentre la demone e il capitano duellavano con gli sguardi.
Guardava il nulla del passato.
Echi di sorrisi.
Ricordi di insegnamenti.
Sentimenti di lui?
Sciocchezze.
-Altezza, è un onore per noi ricevervi.-
Sakura distolse finalmente lo sguardo dagli occhi perversi del demone.
Una piccola demone dai lineamenti gentili affiancò l’uomo.
Dolce.
Nelle parole e nei gesti.
Umile d’aspetto.
-Yasu, non ti ho dato il permesso.-
La demone chinò il capo, colpevole.
Una macchiolina colorata attirò l’attenzione dei presenti.
Una manina che stringe il vestito materno.
Un amore che cerca conferma.
-Sono lieta di fare la vostra conoscenza.-
Sakura si avvicinò alla coppia, impudente.
Era sì
Molti mormorii.
Molte critiche.
Sorrise rassicurante alla donna che, ancora più imbarazzata, chinò nuovamente il capo.
Sakura sorrise, alzando una mano per accarezzare una testolina chiara.
-E tu chi saresti?-
Il piccolo fissò la demone, curioso.
Storse la bocca.
No, non gli piacevano quei capelli così strani.
Né quegli occhi troppo truccati.
E, soprattutto, non gli piaceva come aveva parlato prima a suo padre, ecco.
Strinse il kimono della madre, nascondendovi il viso.
Affogando l’imbarazzo.
Cercando appoggio.
-Rui!-
Sakura sorrise del rimprovero della donna.
Una parola dolce, come solo la voce di una madre può essere.
Uno sguardo d’amore, come solo quello di una parte di te può fare.
Sakura tornò eretta, sorridendo al demone di fronte a lei.
Doveva calmarsi.
Doveva sopportare quell’uomo.
-Vostro figlio, presumo.-
Yudachi sorrise, gonfiando il petto.
Per quanto quell’uomo le fosse sembrato scostante, era pur sempre un padre.
Innamorato del figlio.
Come il mercante della sua pietra.
Il capitano della sua nave.
Lei di Haru.
Sesshomaru di…
Sesshomaru?
-Perdonatelo Altezza, non ha ancora imparato il protocollo di corte…-
Yasu sospirò attenta quelle parole.
Occhi bassi.
Labbra tremanti.
Paura di dire la cosa sbagliata.
Pudore nel parlare in pubblico.
Imbarazzo e sottomissione.
-Rui si allena sui campi di battaglia, non ha tempo per l’etichetta o quegli stupidi formalismi. Diventerà un abile guerriero, ve lo posso assicurare, Altezza. Attendo con ansia il momento in cui potrà inserirsi nel vostro esercito. Per proteggere l’Ovest. Per servire il regno. Per espandere i confini.-
Sesshomaru fissò il bambino che, attento a non farsi scoprire, sbirciava curioso quella brutta donna che gli aveva parlato prima.
Quanti anni aveva avuto lui?
Come si sarebbe comportato lui, se avesse fatto lo stesso?
-Com’è la situazione?-
Yudachi distolse lo sguardo dal figlio, tornando serio.
Sguardo torvo ed espressioni assenti.
Soldato.
Guerriero.
Salvatore.
Assassino?
-Ho convocato tutti i soldati, Altezza. Quando vorrete saremo pronti a fornirVi tutte le informazioni necessarie.-
-Subito.-
Scappare da quei luoghi era ormai impossibile.
Scappare da quei ricordi era l’unica speranza.
Dimenticare sarebbe stato tradire.
Ma… ricordare?
Ricordare era soffrire.
Meglio ritirarsi.
Non fuggire, quello mai.
Ma c’erano altre priorità.
Altre cosa che erano più importanti.
Che dovevano essere più importanti.
Che erano adesso più importanti di lui.
-Sesshomaru…?-
Sakura mosse lenta il volto nella sua direzione.
Fronte corrugata.
Labbra socchiuse.
Incertezza.
Doveva andare con lui?
-Va’ a riposarti.-
Si voltò di scatto mentre il capitano intimava con un inchino le serve e gli eunuchi di fare gli onori di casa.
Sesshomaru camminò fiero verso l’esercito schierato.
Affogando la testa nell’ora, scacciando dal cuore il prima.
Sakura chinò appena il capo, strangolando la voglia di chiedergli il permesso per uscire.
No, non poteva.
Erano appena arrivati.
Lui aveva dato un ordine.
Non l’avrebbe ascoltata.
Anche perché era certa che il suo cuore stesse ascoltando altri suoni.
Di molti anni prima.
-E’ incredibile quanto questo posto mi ricordi Haru.-
Sorrisi.
Sospiri.
Confidenze.
Sesshomaru scostò appena la testa, socchiudendo gli occhi verso il tramonto.
-Escluso quell’odioso capitano, certo! Nessun soldato al servizio di mio padre mi avrebbe mai fatto tanta ripugnanza…-
Sakura storse la bocca in una smorfia, scacciando il cattivo sapore di quel ricordo.
Sistemò veloce i capelli, sorridendo verso quelle nuvole rosa e pregando loro di salutarle la sua terra quando, fra qualche giorno, avrebbero sorvolato le soleggiate terre di suo padre.
Sesshomaru, come prevedeva, non disse nulla, limitandosi a restare concentrato con lo sguardo oltre la finestra, inseguendo i bagliori degli ultimi raggi che si rincorrevano sul lago vicino.
Dove gli aveva messo in mano una spada per la prima volta.
Ti
insegnerò io.
Per quanto tempo?
Diventerai
un grande guerriero.
Che senso aveva avuto se poi non poteva vederlo?
Sono
qui, non avere paura!
Ma poi se n’era andato.
La tua memoria
Con le mie mani afferro.
Carezza al vento
-Sua moglie invece è estremamente gentile. E il piccolo Rui...! Secondo me andrebbe d’accordo con Rin, non trovi? Sarebbe bello farli incontrare! Magari nel prossimo viaggio… oppure potresti dire invitare il capitano e la sua famiglia a palazzo, durante qualche cerimonia!-
Ridacchiò, nascondendo le labbra dietro il dorso della mano.
Sesshomaru spostò irritato lo sguardo verso la moglie.
-Sei noiosa.-
Un rimprovero.
Il primo?
Sakura abbassò gli occhi, cercando di nascondere il luccichio di eccitazione.
Si morse le labbra per celare quel sorriso di libertà.
Ragazza felice di
trovarsi così
ad occhi chiusi
in un giorno primaverile.
Corrugò la fronte, sforzandosi di riacquistare quella lucidità che si era ripromessa di mantenere.
-Mi spiace…-
Scosse le spalle, sperando di non essere vista.
Da quando era tornato dalla riunione con i generali era rimasto muto e cupo, davanti a quella finestra.
E lei invece non era riuscita a tacere un attimo.
Gli aveva descritto le bellissime
sale che Yasu le aveva mostrato, la tomba degli
antenati, il giardino fiorito e l’albero dove
E le aveva mostrato anche il programma per i giorni dopo.
Uscite.
Viaggi tutti i giorni.
Al villaggio dei pescatori, alle prime linee dell’esercito, ai nobili, ai borghesi…
Feste in loro onore, cerimonie militari, consigli da regnanti.
Ma fuori da quel castello, fuori dalla vita.
Quegli obblighi le sembravano nulla rispetto all’ansia opprimente che sentiva sempre di dover sopportare nel regno dell’Ovest.
E non avrebbe lasciato che l’eterno malumore di Sesshomaru minasse l’entusiasmo che provava per quei giorni di pace.
Si allontanò di qualche passo dalla finestra, osservando la lussuosa stanza che era stata loro riservata.
Avevano ancora un po’ di tempo prima del banchetto di quella sera ma dal cortile di sotto si potevano già sentire i mormorii dei servi e gli ordini dei nobili.
Sakura non riuscì a trattenere un gemito d’eccitazione alla vista dell’abito che le serve le avevano preparato per la serata.
Accarezzò la stoffa di Haru, chiudendo gli occhi e, pregando, perché suo padre le stesse vicino.
Gli sarebbe piaciuta la regione dei laghi.
Da quel che aveva potuto vedere non tutti i demoni di quel luogo erano cani.
Anzi.
Tranne la famiglia regnante molti nobili dovevano essersi imparentati con altre stirpi.
Non è normale, in fondo, nei luoghi di confine?
Non è naturale e bello?
Incontro di usanze, scambi di costumi.
Confronto di identità.
E quella sera si sarebbe immersa in quella giostra di colori, dialetti, volti!
Come ad Haru, quando si recava con Ami e Toryu al porto, sbirciando con curiosità gli stranieri e prendendo scherzosamente in giro le parole storpiate da marinai.
Lasciò la stoffa, accarezzandola con affetto.
Possibile che Sesshomaru non provasse la sua stessa eccitazione?
Osservò la sagoma del marito, di spalle.
Che cosa lo rendeva tanto triste?
Perché era così scontroso?
Erano fuori, fuori!
Non era anche lui trepidante all’idea di potersi muovere fuori dagli obblighi del palazzo?
Non era sollevato all’idea di potersi finalmente dedicare all’esercito di attacco e non ai generale di strategia?
-Che cosa ti turba?-
Masticò la malinconia fra i denti.
-Nulla.-
Sakura appoggiò le spalle al bordo della finestra, intrecciando le dita fra loro.
-E’ andato male l’incontro con i soldati? L’esercito non è ben addestrato? O forse ritieni che la situazione ai confini sia più grave del previsto?-
Sesshomaru chiuse gli occhi e alzò il capo all’indietro.
I capelli, setosi, lungo la schiena.
La bellezza della morte nei festosi colori della sera.
Cose
che non lasciano ricordo:
la neve fresca
e lo scoiattolo che salta
-Nulla che ti riguardi.-
Sakura sbuffò senza neppure fingere di volerlo nascondere.
Aveva deciso di avvicinarsi, si era ripromessa di provare a capirlo, stava cercando con tutta se stessa di non odiarlo.
Perché doveva, doveva esserci in lui molto di più dell’arrogante guerriero e del silenzioso Sovrano.
Doveva esserci il ragazzo che la difendeva alle feste e la rispettava la notte.
Doveva esserci il figlio dell’amico del padre e l’invasore straniero.
Ma come scoprire la parte che si sforzava di celare?
-Potrei esserti di aiuto…-
Appena un respiro.
Un pensiero sfacciato.
Perché, in fondo, era suo marito.
Perché aveva fatto un contratto e non ne sarebbe venuta meno.
Pian piano, avrebbe rispettato tutti gli accordi che avevano.
La mente, il corpo, il cuore.
-No.-
Era irritato.
Con lei così allegra.
Con quel paesaggio così gioioso.
Con quei colori così innaturali.
Con quelle voci così indaffarate.
Con quei ricordi così vivi.
Con lui così lontano.
La tua assenza
inchioda la mia voce
al suo silenzio.
Con se stesso.
Soprattutto con se stesso.
Perché erano passati anni, secoli da quando erano stati lì!
Perché quei ricordi non lo potevano tormentare ancora.
Perché lui era un soldato, un guerriero, non poteva permettersi quella malinconia.
Non poteva essere così debole.
-Non avrai molte altre occasioni di essere fuori palazzo, libero da tutti quegli impegni snervanti e da quei viscidi generali. Dovresti approfittarne.-
Aveva respirato profondamente prima di parlare.
Aveva cercato di nascondere il nervosismo che le provocavano quel suo atteggiamento distaccato e quelle sue parole offensive.
Sesshomaru aprì gli occhi e li rivolse, taglienti, verso di lei.
-Approfittarne?-
Non sapeva a cosa stava pensando.
Non sapeva nulla di cosa stesse provando.
-Sì.-
Sakura tremò.
Come spesso accadeva quando incontrava i suoi occhi, da soli.
La luna è là
quella luce m'inquieta gli occhi
inumiditi di cristalli di sogno
Fino a che punto sarebbe riuscita a fidarsi di lui?
Fino a punto lei, veramente, pensava a lui come qualcuno di diverso da chi si sforzava di essere?
-Siamo qui come Sovrani, non come viaggiatori. Questo viaggio è per obblighi, non per piaceri. Ricordalo.-
Sakura si sedette per terra, iniziando a spazzolarsi i capelli.
-Sei snervante.-
Sesshomaru uscì lentamente dalla stanza, ancora più irritato.
-Sbrigati.-
Forse stare fra i soldati, ascoltare i loro racconti di guerra ed elaborare strategie di difesa era la cosa migliore.
Creare un muro fra sé e il passato.
Fra ciò che era stato e ciò che era adesso.
Sakura strinse forte il pettine fra le mani, fino a sentirne i denti premere contro i palmi, le dita tremare nervose e le nocche sbiancare di rabbia.
Perché si comportava così?
Se a palazzo era nervoso in questa regione sembrava del tutto intrattabile.
Le serve entrarono lentamente, pronte ad aiutarla nel prepararsi per la festa di benvenuto.
Sakura sospirò, facendosi coraggio.
Perché all’improvviso sentiva svanito tutto l’entusiasmo?
Erano forse bastate quelle poche parole a distruggere le sue speranze?
O, forse, si era resa conto che, per quanto lo desiderasse, non esisteva alcun un modo per avvicinarlo?
Lucciole brillano
tra i rami ritorti
nel buio del bosco.
Sogni
intermittenti
che attendono il
nuovo sole.
Sakura mosse appena una mano, giocando con la luce della
piccola lucciola che, spaventata, volò veloce in una zona più tranquilla del
giardino.
Uno scalpiccio agitato di passi e un richiamo attento.
Sakura mosse appena il ventaglio, notando la piccola figura
di Rui inseguire l’insetto e Yasu, attenta,
rimproverarlo.
-… credete che sia possibile, Altezza?-
Sakura sorrise alla dama di fronte a lei.
La pelle abbronzata, gli occhi tondeggianti, la faccia
piena e in fianchi torniti.
Non assomigliava per nulla alla dinastia dei demoni-cane.
La dama, fremente, passava continuamente il ventaglio da
una mano all’altra mentre, incapace, cercava di nascondere l’ansia.
-Sono desolata. Sono certa che al sovrano avrebbe fatto
piacere incontrare suo marito ma il programma del capitano Yudachi
non lo prevede…-
Il ventaglio vibrò, per poi cadere a terra.
La nobile si scusò accoratamente, si chinò a fatica e lo
raccolse tremante, porgendo le sue scuse per aver osato fare una richiesta tale
a sua Altezza e per quel suo comportamento increscioso.
Sakura sorrise, afferrandole la mano ancora tremante.
-Intercederò per voi con mio marito. Sono certa che
riuscirò a convincerlo.-
Il volto della donna si illuminò scompostamente mentre la
testa, imbarazzata, improvvisava inchini e la bocca abbozzava ringraziamenti.
Sakura si sentì felice.
Quella donna così poco abile nel gestire l’etichetta la
faceva sentire incredibilmente a proprio agio.
Yasu l’aveva presentata come la moglie di un vecchio generale,
rimasto gravemente ferito durante gli ultimi scontri al confine.
La moglie aveva chiesto, timidamente, se ci fosse una
qualche possibilità per il marito di vedere il Sovrano, l’uomo per cui si era
battuto e aveva quasi dato la vita.
La moglie del capitano le raggiunse poco dopo, sgridando
sottovoce il piccolo Rui che, stoicamente, fingeva di ignorare la sbucciatura
che si poteva vedere attraverso la stoffa rotta dell’elegante abito.
Sakura sorrise, sincera, nascondendo le labbra dietro il
ventaglio, lasciando vagare gli occhi verso quel mangiatore di fuoco in fondo
al giardino, verso le danzatrici dall’altra parte, fino ai giocolieri che, dopo
l’esibizione, bevevano stanchi un sorso d’acqua dal pozzo dei servi.
-Avrete sete, Altezza. Prego, bevete!-
Yasu le porse con un inchino un piccolo bicchiere.
Sakura accettò, bevendo a piccoli sorsi il the che Yasu le porse. Una specialità del luogo,
aveva detto. Fatto con piante uniche, aveva aggiunto.
Ma a lei tutto quella sera era sembrato speciale e unico.
Era bastato immergersi in quella farandola di luci e colori
per dimenticare lo scambio di battute con Sesshomaru.
Per sentirsi più vicina a Haru.
Perché, a quella festa, i bambini giocavano composti in un
angolo, le bevande venivano sorseggiate in piedi, le dame sventolavano i kimoni
troppo caldi per quelle serate estive.
Certo, ad Haru la confusione
sarebbe stata maggiore. Poteva immaginare i canti dei marinai ubriachi, il
gioco di sguardi fra i giovani, i piani di Ami per intrufolarsi nelle cucine,
l’imbarazzo di Toryu nel riconoscere così importanti
capi dell’esercito, gli sguardi ammonitrici di Izumy per le loro risate troppo acute.
Magicamente
gira una trottola e
fonde i colori.
Ma andava bene anche così.
Accarezzò lenta il bicchiere, sorridendo alla nobile che,
sudata, si appoggiava a un albero lì vicino.
Sì, a Haru sarebbe stato tutto
migliore. Però a palazzo una cosa del genere era impensabile.
Come era impensabile che
-Oh, ecco il Sovrano e Yudachi!-
Yasu trattenne Rui per un braccio, impedendogli di correre dal
padre e guadagnandosi un’occhiata astiosa e lacrimante.
-Sommo Sesshomaru è davvero uno
splendido demone…-
La nobile si tamponò la fronte con la manica del kimono,
sorridendo a un gruppo di mogli di militari che, imbarazzate, stavano cercando
il momento giusto per avvicinarsi alla Sovrana.
Sakura passò veloce lo sguardo sulla figura del marito, per
poi sorridere incoraggiante alle nobili del luogo, invitandole ad avvicinarsi.
Non lo vedeva da inizio festa, quando era stato indirizzato
verso l’area del giardino riservata ai soldati.
E non le era dispiaciuto.
Non vedere quel volto così impassibile per qualche ora
avrebbe certamente giovato al suo umore.
Però, adesso che lo rivedeva, sentiva quella perversa
curiosità assalirla nuovamente.
Come poteva sembrare così solo anche in quel momento?
Circondato da soldati, mescolato alle armi, immerso nel suo
mondo.
Qui, sotto il
cielo,
che continuamente svanisce verso
ovest.
Una lunga storia di
solitudine.
Perché sembrava sempre così lontano, così assorto?
Annegato nei suoi pensieri, ancorato al nulla.
Cosa lo turbava?
-Assomiglia molto al nobile Inu-Taisho,
vero?-
Sakura voltò appena la testa verso la donna che aveva
parlato, iniziando a farsi delicatamente aria con il ventaglio.
Non si sentiva pronunciato spesso quel nome, a Palazzo.
-Oh sì, me lo ricordo!-
Yasu si abbassò, porgendo del the a Rui che, dopo aver annusato
con attenzione il contenuto della tazzina, arricciò il naso verso la madre.
-Oh, un demone così affascinante…!-
La nobile portò una mano al cuore, sospirando nel ricordo
dei tempi passati.
Sakura vagò con lo sguardo su quelle donne, invidiosa.
L'uccello in
gabbia
osserva, invidioso,
la farfalla.
Perché quelle nobili conoscevano cose che lei non poteva sapere.
Perché sentiva quelle donne più vicine a un passato in cui lei non c’era e in cui lui, forse, era diverso.
Che sciocca.
-Il
nostro Sovrano ha preso così tanto dal padre, sia come demone che come soldato.
Dovrete essere fiera di lui.-
Sakura stiracchia le labbra, sforzando un sorriso e
chinando il capo.
Davvero il Sommo Inu Taisho era così?
No, non poteva crederlo.
Suo padre non avrebbe mai permesso a un giovane sottoposto
alle sue cure di diventare così freddo e distaccato.
Un’altra donna aprì il ventaglio, nascondendo le parole che
voleva pronunciare.
-Sua Altezza doveva essere molto unito al padre. Mio marito
prima mi ha confidato che la spada che il Sovrano tiene al fianco è un dono del
potente Inu Taisho.-
Le altre dame aprirono agitate a loro volta i ventagli, nascondendovi
sospiri sorpresi e versetti agitati, per poi osservare con malcelata
indifferenza il Sovrano.
Sakura accettò la tazzina portale da Yasu
che, composta, le strizzò l’occhio con aria complice.
Pensava forse che fosse gelosa dell’attenzione di altre
donne sul proprio marito?
Pensava forse che le desse fastidio vedere altri occhi
innamorati sulla sua figura?
E dire che, in realtà, era invidiosa della conoscenza che
quelle vecchie nobili avevano del passato della famiglia regnante dell’Ovest.
-Oh, sì! Quella spada… me ne aveva parlato anche mio
marito! Tessaiga, se non erro…-
Sakura trasalì appena.
Tessaiga…
L’aveva nominata il fabbro, Totosai,
durante il loro unico incontro.
E poi…
-No! Non era Tessaiga!-
-Sst! Abbassate la voce! Volete far irritare il Sovrano?-
-Tetsuia, Tenseia…-
M'immergo negli abissi
dei ricordi tra i mormorii delle ombre
e la tempesta di lacrime.
-Tenseiga!-
-Esatto!-
-E Tessaiga allora?-
-Deve essere quella di Inuyasha…-
Inuyasha.
-Oh, adesso basta! Non avete un minino
di rispetto per la nostra Sovrana?-
Yasu mise minacciosa le mani sui fianchi, forzando il suo volto
dolce in una smorfia cattiva.
Le dame a quel nome si zittirono immediatamente, chinando
il capo in segno di scuse verso Sakura, guardandosi l’un l’altra,
colpevoli, e mormorando scuse.
Ancora quel nome.
Inuyasha.
-Che cosa sapete di lui? Di… Inuyasha?-
Le dame si guardarono l’un l’altra,
spaventate.
Mi sento male:
non so se ho già
saputo
di non sapere.
-Parlate pure senza timore. Non riferirò nulla al Sovrano.-
Le donne si avvicinarono di più a Sakura, guardandosi
attorno con circospezione e controllando con cura che i mariti non le
ascoltassero o non si insospettissero per quel comportamento così intimo con
Anche perché, ricevere una richiesta così intima dalla
Sovrana era motivo di grande prestigio!
-Vedete Altezza…-
-Sì! Inuyasha!-
-Quando il Sommo Inu Taisho venne qui…-
-Due! Due spade! Tessaiga e Tenseiga!-
-Tessaiga è di Inuyasha!-
-Lui…-
-Sakura.-
Sakura rabbrivì, voltandosi di
scatto.
Sesshomaru, in piedi alle sue spalle, la scrutava gelido.
Che avesse sentito?
-Oh, Sesshomaru! Temevo che Yudachi ti avesse rapito!-
Abbozzò un inchino e stiracchiò un sorriso mentre, con la
coda dell’occhio, vide il sorriso maligno del capitano che, con parole
violente, allontanava la crocchia di nobili.
-Stavo parlando con quelle donne e… oh! A proposito! Vorrei
che esaudissi un mio desiderio…-
Inghiottì a fatica, cercando di decifrare qualche indizio
negli occhi inespressivi.
Che fosse irritato per quei discorsi?
O forse era una sua impressione?
Era solo stanco per il lungo viaggio e l’intensa giornata?
Brucia la rabbia
il vento scuote
gli occhi tuoi irati
-Quella nobile mi ha detto che il marito, un tuo generale,
è rimasto gravemente ferito durante gli ultimi scontri…-
-E’ impossibile che voi lo possiate visitare, Altezza.-
Sakura guardò sorpresa Yudachi
che, strafottente, si avvicinò alla coppia, seguito da una silenziosa Yasu e da un mite Rui.
Come si permetteva di interrompere un discorso fra i
Sovrani?
Per una volta rimpianse l’etichetta esagerata del Palazzo.
-I
vostri incontri sono già stati tutti pianificati. Incontrerete chi è meritevole
del vostro interesse, mia Sovrana.-
Sakura strinse i denti, cercando di contenere la rabbia per
quel sorriso superiore e quel tono canzonatorio.
Cercò un aiuto in Sesshomaru che,
a pugni chiusi, continuava a fissarla impassibile.
-Sono certo che il Sovrano potrà fare un’eccezione per un
soldato così valoroso da rischiare la propria vita per il suo Regno…-
-Rischiare la vita?-
Yudachi rise scompostamente, facendo allontanare di qualche passo Yasu che, costernata, alzò gli occhi verso
-Un
soldato valoroso non rischia la vita in battaglia. Un soldato valoroso vince la
battaglia. Che senso ha che il Sommo Sesshomaru
omaggi un perdente della sua presenza? Certo, non richiedo però che una femmina possa capire le logiche
militari… Ehi, Yasu! Sei stata forse tu a presentarle
quella vecchiaccia arrivista? Scommetto che è tutto un piano della vecchia
grassona per ingannare la nostra ingenua
Sovrana-
Sakura si inumidì le labbra, pensierosa.
Perché Sesshomaru non
interveniva?
Avrebbe lasciato che un capitano, un capitano qualunque si rivolgesse a lei in quel modo?
Yasu pigolò delle scuse, stringendo la mano di Rui fra le
proprie e abbassandosi in un profondo inchino di fronte al marito.
-Sesshomaru, posso chiedertelo come favore personale?-
Ormai non era più una discussione su un vecchio morente.
Ormai era una questione politica.
A chi il Sovrano avrebbe prestato fede?
Al capitano reggente la regione dei laghi o alla moglie?
A chi avrebbe dato più potere?
A chi avrebbe dato ascolto?
Chi era più influente sulla sua persona?
Sasshomaru assottigliò gli occhi, voltando la testa verso un gruppo
di invitati che, sottovoce, stavano diffondendo il racconto di quanto era
avvenuto.
Quel nome risuonava ancora fra i cespugli del giardino.
Inuyasha.
-Va’ in stanza.-
Sakura spalancò la bocca mentre Yudachi
gonfiava il petto.
-Sesshomaru?-
Incredulità.
Sorpresa.
Sgomento.
I mormorii si diffusero veloce, le notizie passarono veloci
di bocca in bocca.
Sesshomaru, altero, le voltò le spalle.
-Va’ a prepararti per la notte.-
Sakura si sentì avvampare.
Rabbia.
Imbarazzo.
Delusione.
Sterile il prato
gelato da una pioggia
d’indifferenza.
-Il
Sommo Sesshomaru ha ragione! Su, via! Andatevene
donne! Lasciate il resto della serata agli uomini! Avrete più tardi le
attenzioni che chiedete!-
Yudachi strattonò lontano Yasu che, dopo
un ennesimo inchino e una scusa, si mise in disparte nel prato, salutando le
altre nobili che rincasavano e organizzando il lavoro delle serve del palazzo
per aiutare
Sakura inghiottì la frustrazione, rimanendo con lo sguardo
fisso sulle spalle del marito che, indifferente, aveva ricominciato un discorso
con un sergente dell’esercito.
Chiuse la bocca, alzò il mento, sospirò.
A passi lenti e con le spalle larghe s’incamminò verso le
porte del palazzo, nascondendo le lacrime d’umiliazione.
Offesa.
Tradita.
Spezzata.
Molte menzogne,
ansie, paure e
litigi.
Brevi piaceri...
-Spero che la serata sia stata di vostro gradimento,
Altezza.-
Non degnò di uno sguardo la risata volgare dell’uomo,
avvicinandosi al gruppetto di donne che, pigolanti, la attendevano impazienti.
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Ok, questa volta sono stata brava.
Nel senso che sono in ritardo non per gli esami (nooooo…) ma a causa della specialistica.
Sono una specializzanda.
Tremate.
Ho paura anch’io quindi non rischiate nulla. Ancora.
E poi ho trovato nuove, entusiasmanti passioni.
E ho nuovamente ed entusiasticamente contagiato Avalon.
E “psicopatico” è la parola del giorno.
Il mio obiettivo (oltre a quello di conquistare il mondo) è inserirla in ogni recensione.
Sì, sono fuori di testa.
Sì, non me ne faccio un problema.
Sì, voi dovreste.
Kirakira90: *Lete avvista Kirakira, cerca di sterzare ma si ricorda che è su una
barca e che quindi non può sterzare. Poi si ricorda che viva in un paesino che
le invidia solo Heidi e si domanda cosa ci faccia una barca. Poi si rende conto
che stiamo parlando di lei e che quindi sì, anche una barca sulle Ande è cosa
buona e giusta. Poi si convince che, a dirla tutta, piuttosto che un vecchio
galeone cigolante preferirebbe un peschereccio perché lì ci sarebbe cibo. Poi
però pensa che sul vecchio galeone potrebbe esserci un tesoro (o magari Jack Sparrow. Lui e il tesoro sono interscambiabili). Poi si rende conto che è capace di andare avanti per ore sparando
cavolate e che quindi è meglio finirla perché si è ricordata di dover
rispondere a una recensione senza far chiamare la neuro*.
Ciao! (XD) Oh-oh… ho di
nuovo nominato cibo. Risalgo sul peschereccio per sicurezza? XD Uhm… niente
mazza ferrata, sono salva! *-* Potrò continuare a fanghirlare
sul fantasma dell’opera, spararmi serie tv improponibili e
maltrattare i giovani con fra si come “ai miei tempi
Miriel67: Ecco il prosieguo del
viaggio. Ma non mi sembra sia andata molto bene, che dici? XD Sakura inizia le
sue ricerche ma, ammettiamolo: come detective fa proprio pena. Sesshy è decisamente freddo ma… mi sono divertita a
descrivere il primo litigio da sposini! *-* Le dinamiche di coppia mi lasciano
decisamente perplessa (mia madre: “ogni tanto ci vuole una litigata per
mantenere vivo il rapporto!”. Se il mio rapporto dovesse morire, vi prego, NON
rianimatelo.) Sicura poi che nelle tartine non ci fosse nulla? Se vuoi io e Kirakira stiamo iniziando un commercio illegale di
cioccolata ai piselli, vuoi unirti a due psicopatiche
come noi? XD
Gweiddi at Ecate: Accidenti, che bella recensione! Sì, come
dici tu prima ci sono state le radici, poi il fusto ma… possiamo dire che in
questo capitolo si è rotto un ramo? Certo l’albero non cade ma qualcosa è
cambiato. Vedremo come continueranno quei due. Certo, la loro storia non è
molto normale. Però… uccidere Kamigawa? Uhm, scusa ma
non posso spoiler are nulla. Mi cucio la bocca su di lui. Anche se sto pensando
a uno spin-off dove shippo kamigawa
con Sesshymamma! XD Sarebbe simpatica come cosa, no? Psicopatica, dici? Beh, forse hai
ragione. Comunque fammi sapere cosa ne pensi di questa piccola “potatura” del
rapporto, sono davvero curiosa!
Lety Shine 92: Ehm… ancora non ti ho
accontentata però… beh, forse, un giorno, in un futuro, dopo aver guardato che
impegni ho sull’agenda… XD Comunque Sakura e Sesshomaru
escono, sì. Anche se, più che di libertà, io parlerei di un trasferimento di
cella. XD Si avvicineranno? Beh, l’intento di Sakura era proprio questo ma fra
il dire e il fare c’è di mezzo il mare (e, nello specifico, io su un
peschereccio). Un grazie infinite per la recensione e
un saluto psicopatico dalla folle
marinaia (o marinata *-*) delle montagne! XD
Sesshydil: Lol! Ok, io sarò psicopatica, ma anche tu non scherzi! (è una battuta, lo giuro! XD) Contatto fisico fra quei due? Ehm…
sì, dopo che si saranno riconciliati anche a livello verbale vedremo. XD Relazioen inu-sesshy??? Intendi relazione tipo fratello/fratello o relazione yaoi? No perché, se la risposta è yaoi
devo deluderti. Questa non sarà una fanfic yaoi. Giuro. Inuyasha ci sarà. Prima o poi, almeno, arriverà! XD Fra i
due ci sarà il “solito” complicato rapporto ma non cercheranno di… ehm… “non-dormire”.
Giuro! XD
PetaloDiCiliegio: *-* Una quasi omonima di Sakura.
*-* Ho paura! XD Grazie mille per aver accetta di seguire questa mia follia psicopatica! Un saluto!
Kade: *-* Ok, dopo questo non
continuerò più. Accartoccerò i miei fogli, li metterò in un tritarifiuti e, per
sicurezza, metterò il tritarifiuti nel tritacarne e poi brucerò il tutto. Sono
in ansia da prestazione! Diventerò psicopaticamente impotente, me lo sento. In senso figurato,
ovvio. Eh, che dire adesso? Grazie per i complimenti? Non me li merito?
Ringrazia Avalon che mi ha coinvolta in questa
passione per gli haiku e le fanfic? Non scriverò
oltre per non deludere le tue aspettative? Ok, ho deciso. Riassumo tutto con un
immenso GRAZIE.
Kaimy11: LOL! Ok,
è ufficiale. La fanfic sarà anche decente ma le
vostre recensioni sono insuperabili! *-* Le amo! Mi hai fatto troppo ridere (e
se fossi in te m preoccuperei. Sentirai la mia psicopatica risata nelle orecchie per tutta la vita). Sesshy in questo capitolo non è
stato muto. Però forse sarebbe stato meglio, non credi? XD
Adelhait:Swish! XD Uh, hai
scelto l’orologio della collezione 2011? Io se fossi in te prenderei il modello
16: psicopatici-ma-innocui.
XD Per il ritardo nella recensione non mi pronuncio perché la mia filosofia è “l’importante
è che arrivino” (no, non sto ASSOLUTAMENTE parlando anche dei capitoli, che
credi? XD). Grazie mille per i complimenti!
Avalon: Uhm… ho aggiornato. E non te lo avevo detto. Ma adesso tu
sei immersa nel magico mondo dell’insegnamento con un branco di teppisti che ti
seguono e ho creduto che tu avessi già abbastanza problemi! Temo per la tua
incolumità fisica, davvero. E per la mia psichica, ovvio. Ma quella non c’è mai
stata, quindi non è un problema, giusto? XD Ah, un’ultima serie di parole in
codice: polipetto, Erik, CM
e psicopatico-psicopatico! XD Spero che nessuno provi a decifrare
questo codice o l’FBI mi contatterà per decriptare i
messaggi subliminari della pubblicità della Coca-Cola. Ta! XD
Bene. Sono riuscita a scrivere
psicopatico in ogni recensione.
Mi sento fiera e realizzata.
Ok, no, non mi sento fiera e
realizzata.
Mi sento più psicopatica di prima, ma tant’è.
Ho un dubbio.
Ho risposto a tutti?
Se la risposta è no (come la
coscienza di una delle mie personalità multiple mi sta suggerendo) scrivetemi e
vi risponderò!
…ok, sembra la pubblicità della
posta del cuore.
Un GRAZIE
infinite a tutti (chi recensisce,
segue, aggiunge fra i preferiti, passeggia per strada con il cane, il
professore di lavoro che mi fa fare scritti assurdi in orari assurdi su
argomenti non assurdi…)
GRAZIE, davvero.