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Autore: LaTuM    27/11/2010    6 recensioni
"Allora fa qualcosa! Cruciami! Impastoiami! Schiantami!”
“Vorrei tanto Malfoy! Tu non hai idea di quanto vorrei schiantarti in questo momento!” sibilò Harry a pochi centimetri dal volto del biondo “Ma non posso…”.
E Draco, in quell’istante, capì.
[post 7° libro senza epilogo, pre-slash]
Genere: Commedia, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
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Alles Verloren - Capitolo 4

Mi scuso per il ritardo, ma ho avuto una settimana di esami/parziali/prove in itinere all'università e ho dovuto rimandare l'aggiornamento.

Per il prossimo non dovrete aspettare a lungo, promesso =)

Disclaimer: Tutto appartiene a JKRowling. Io non ci guadagno nulla.

 

Alles Verloren

 

Capitolo 4

 

“C’è una cosa che non mi spiego” esordì Draco un sabato a mezzogiorno mentre stava pranzando insieme ad Harry in salotto, come facevano da che il Serpeverde era arrivato a Grimmauld Place.

“Cosa?” replicò Harry afferrando una fetta di pizza dal cartone che aveva posato sul tavolo da caffè.

“Come riesci a non essere tempestato da gufi ad ogni ora del giorno e della notte o non passare tutto il tuo tempo al Ministero, assediato dai giornalisti?”

Per un secondo Malfoy giurò di aver visto un lampo di terrore negli occhi di Harry.

Il Grifondoro deglutì e osservò attentamente l’altro ragazzo, quasi stesse cercando le parole giuste da rivolgere al suo interlocutore.

“Ho fatto degli accordi con Kingsley” spiegò “Un pomeriggio alla settimana lo passo al Ministero tra giornalisti e tutto il resto. Il resto del tempo lo posso gestire a modo mio. Kingsley ha anche vietato l’utilizzo di qualunque Incantesimo Tracciante su di me. Non che qualcuno non ci provi, ma non hanno molto successo. Ho imparato a nascondermi.”

“Come avresti fatto?”

Harry alzò le spalle e sorrise.

“Dopo aver passato l’ultimo anno errando per i boschi della Gran Bretagna nascondendomi dai Ghermidori, ho imparato molto da Hermione.”

Draco annuì, per quanto strano gli sembrasse. Non che la cosa lo interessasse realmente (o per lo meno, non più di tanto) però considerando tutto il tempo libero che aveva, gli capitava di ritrovarsi a riflettere sulle cose più assurde.

“E la mia magia?”

“E’ al sicuro anche la tua. Potrebbero incontrarci solo per caso, ma nessun mago potrebbe localizzarci mentre giriamo per la Londra Babbana.”

“Hai protetto anche me dagli Incantesimi traccianti?!” domandò stupito Draco.

“Certo che l’ho fatto! Altrimenti ogni volta che metti il naso fuori di casa troverebbero subito anche me.”

“Credi che siano in molti a volere la mia testa?”

Harry scosse la testa. Sapeva che in fondo il Mondo Magico non poteva avercela troppo con Draco, però aveva preferito che Kingsley proteggesse il biondo. In caso di pericolo, sarebbe stato difficile aiutarlo. Il rischio più grande per Harry era essere inseguito da qualche mago eccessivamente riconoscente (le tracce del male nel Mondo Magico erano quasi del tutto scomparse) e quindi si sarebbe facilmente potuto confondere tra la folla. Ma per Draco sarebbe stato più difficile e siccome – essendo già il Serpeverde un mezzo prigioniero – non voleva che qualcuno disturbasse la quiete delle ore d’aria che riusciva a concedergli.

“Sai Potter, sono indeciso tra il cinese e l’italiano” disse il biondo cambiando discorso e riscuotendo Harry dai suoi pensieri. Il biondo sapeva perfettamente che ricordare l’anno appena trascorso non piaceva né a lui né al Grifondoro. Le domande che avrebbe voluto porgli le avrebbe tenute per sé. Non era necessario discuterne in quel momento, anzi. Forse non sarebbe servito discuterne affatto.

“Io voto per l’italiano,” rispose il moro, “Andiamo, a chi non piace la pizza? Credo che sia la cosa universalmente più amata. I maghi italiani hanno una fortuna non indifferente…”

“Non mi piacciono. I maghi italiani intendo. Troppo confusionari e zoticoni.”

“Hai troppi pregiudizi” lo rimproverò Harry.

“Giusto, voi Grifondoro siete zotici quanto gli italiani.”

“Hey! E voi Serpeverde cosa sareste, sentiamo?! Gli inglesi sono esclusi.”

Draco parve rifletterci mentre masticava lentamente un piccolo morso della sua fetta di pizza chiedendosi intanto da dove fosse nato quello strano gioco, però la cosa sembrava divertente.

“Francesi” asserì il biondo deciso “Nobili, d’elite e un po’ con la puzza sotto al naso.”

“Assolutamente d’accordo. I Corvonero invece? Spagnoli?”

“Sia mai!” replicò Draco “I Corvonero sono i tedeschi. La Germania è la culla della cultura, della musica e della filosofia e per dei cervelloni come i Corvonero non c’è nazione più calzante!”

Harry alzò le spalle. Aveva completamente rimosso tutto ciò che aveva studiato prima di essere ammesso ad Hogwarts. Lui non era come Hermione, le nozioni a lui non necessarie venivano automaticamente eliminate dal suo cervello.

“E i Tassorosso?” domandò il moro osservando l’altro ragazzo.

I due si scrutarono per un istante prima di asserire con un ghigno ‘Gli irlandesi!’*

 

Sì, forse per quanto Draco non amasse dividere la casa con Harry Potter, pian piano stava imparando a farci l’abitudine.

 

***

 

“Venerdì è il mio compleanno” disse Harry una domenica mattina a colazione

“Auguri.”

“Grazie, ma non era questo lo scopo.”

“Non posso farti regali, non ho soldi e mai te ne chiederei per comprarti qualcosa.”

“Squisito come sempre. Ad ogni modo, te lo sto dicendo perché volevo festeggiare invitando a cena da noi Ron ed Hermione.”

“… da noi?” chiese perplesso Draco, inorridendo leggermente per quel pronome.

“Beh, intendevo qui. E siccome qui ci viviamo entrambi… Per te va bene?”

“E’ casa tua, Potter.”

“Nostra, direi.”

Draco storse il naso.

“Ok, è casa mia” si corresse Harry comprendendo da cosa derivasse l’espressione vagamente disgustata del biondo “Però ci vivi anche tu, e se non ti va di vedere i miei amici, posso andare fuori con loro.”

Il Serpeverde scosse la testa.

“Io resterò tranquillo in camera mia, facendo come se non esistessi.”

Harry lo guardò terrorizzato per un istante prima di abbassare lo sguardo.

“Che ti prende, Potter?”

“Harry, il mio nome è Harry razza d’idiota” rispose il moro mordendosi nervosamente il labbro inferiore.

“Ok, ok… cosa ti prende, Harry?!

“Nient-”

“Non ci provare” sibilò il biondo.

“Quando mio zio aveva ospiti a casa dovevo sempre fingere di non esistere. Non è mai una bella cosa.”

Draco sbuffò.

“Sono io a decidere, falli venire qua” asserì lui stupendosi di se stesso e della sua accondiscendenza.

Harry sorrise sinceramente mimando un grazie con le labbra. Non lo disse, ma Draco lo lesse chiaramente e chinò il capo in segno di gentilezza, come gli era stato insegnato da piccolo.

“Ho voglia di uscire” mormorò poi il moro.

 

E l’altro fu ben felice di seguirlo.

 

 

***

 

Draco non poteva credere alle assurdità che Potter aveva acquistato.

Erano andati in un negozio di elettronica, così l’aveva definito il Grifondoro, ed erano tornati con un sacco di scatole, anche parecchio pesanti.

Il moro aveva giustificato gli acquisti come oggetti utili a combattere la noia, ma Draco non riusciva assolutamente a capirne il funzionamento.

“Non mi hai spiegato a che cosa servono!” piagnucolò il Serpeverde.

Harry rise divertito.

“Non potevo farlo, la gente si sarebbe posta troppe domande.”

“Perché?”

“Perché non crederebbero mai che un ragazzo di diciotto anni ignori l’esistenza di uno stereo” spiegò Harry prendendo uno scatolone che aveva posato in terra.

“Questo è l’ultimo modello. Riesce anche a leggere i CD, dei dischi con su la musica… li avete anche voi nel Mondo Magico, no?”**

Draco annuì.

“Sì, li abbiamo anche noi” mormorò il biondo non capendo perché Harry si fosse in qualche modo escluso con quel ‘voi’.

“Questo fa esattamente la stessa cosa.”

“Come può funzionare in una casa piena di magia?” chiese Draco.

“Diciamo che mi sono fatto aiutare dal signor Weasley ad installare alcuni collegamenti elettrici che mi permettono di far funzionare questi cosi. Deve anche aver fatto un qualche incantesimo per non fare entrare in conflitto le due fonti d’energia.”

“Ingegnoso. Non pensavo che il capo dei pezz- il signor Weasley” si corresse Draco venendo fulminato dallo sguardo del Grifondoro “fosse così sveglio.”

“Ti stupiresti di quanto” rispose Harry acidamente.

Passarono il resto del pomeriggio e della serata – interrotti solo dalla cena – a sistemare i vari oggetti che erano entrati a far parte dell’arredamento di Grimmauld Place. Nonostante la diffidenza iniziale, Draco apprezzò lo stereo, ma quello che lo stupì e colpì maggiormente fu il televisore. L’idea che qualcuno potesse raccontare storie, parlare e fare cose strane che esattamente non capiva cosa fossero, come insegnare a cucinare, avevano il loro fascino.

Harry aveva voluto piazzare lo stereo nella sua stanza per fargli compagnia, mentre il televisore e il videoregistratore erano stati messi in salotto, dopo aver rimosso il ripiano di una libreria mezza vuota si era rivelata perfetta per ospitare i due oggetti.

Il moro aveva mostrato a Draco come si poteva utilizzare il tutto per dargli un qualcosa che gli facesse compagnia quando lui non c’era o aveva voglia di fare altro. Gli fece presente che al momento le videocassette in suo possesso erano poche – e composte solo da due cartoni animati (delle storie raccontate senza persone ma con dei disegni) di Walt Disney – ma che avrebbe provveduto a comprarne delle altre.

Notarono che ogni tanto l’immagine tendeva a saltare o ad accartocciarsi su se stessa, ma la cosa era facilmente imputabile all’energia magica presente in casa.

“Grazie Potter” mormorò Malfoy quando decisero che avevano giocato a sufficienza con il televisore.

“Di nulla. Ah! Ho una cosa per te” disse il moro prima di congedarsi.

“E sarebbe?” chiese il Serpeverde tradendo una curiosità non indifferente dai suoi occhi.

Harry sorrise e gli allungò un sacchetto di HMV.***

Draco aprì velocemente il sacchetto e scartò l’involucro che conteneva la sorpresa di Harry. Quando il libro – di bella edizione, con la copertina rigida e i colori vivaci – fecero la comparsa davanti ai suoi occhi, lui non poté trattenersi dal fare una smorfia.

“Non lo leggerò mai Potter” sibilò il biondo.

“Invece so che lo farai” ghignò Harry salutandolo e lasciandolo lì Draco con la sua copia personale – fresca di stampa – de ‘Il mago di Oz’.

 

***

 

Quando Draco si svegliò quel venerdì mattina, Harry non era in casa. Scese a far colazione e mentre prendeva il latte vide un post-it firmato dal ragazzo che lo avvisava che sarebbe tornato entro l’una. Il biondo controllò l’orologio (semplice e Babbano munito di sole tre lancette) appeso su una parete e constatò che erano solo le nove. Evidentemente quella giornata sarebbe stato destinato a passarla da solo. Odiava rimanere da solo in casa, ma aveva imparato a chiudersi in camera sua mentre Oz ogni tanto si fiondava in cucina gracchiando fastidiosamente nella speranza che Harry prendesse la lettera che l’animale aveva in consegna. E quel giorno sarebbe stato peggio. Non aveva idea di quanti gufi potessero trovarlo, ma erano comunque troppi probabilmente, e il ragazzo non aveva voglia di fare colazione circondato da uccellacci del malaugurio. Così, dopo aver recuperato un vassoio, vi posò sopra una teiera, una tazza, il bricco per il latte e un piattino con quattro piccoli muffin che aveva preparato Kreacher durante la notte.

Salì fino alla sua stanza e posò il tutto sulla scrivania guardandosi intorno e rendendosi conto che non aveva la benché minima idea di cosa fare. Notò con disappunto che la saga dei libri dei draghi – che per altro non è che avesse amato poi così tanto – l’aveva già riportata in biblioteca e che l’unico volume disponibile era quella maledetta copia del libro così tanto amato da Potter. Storse il naso ma decise di provare. Non si fidava minimamente del gusto del Grifondoro, ma il fatto che il protagonista – almeno all’apparenza - fosse un mago – lo convinse a provare. E i titoli della biblioteca di Potter facevano schifo, quindi quella pareva l’alternativa migliore. Così, tra una tazza di the velata di latte e un muffin, Draco iniziò a percorrere il sentiero di mattoni gialli senza riuscire a staccare gli occhi da quelle pagine, deciso a non far sapere nulla ad Harry. Si sarebbe morso la lingua piuttosto che ammettere che alla fine aveva ceduto.

Fu solo all’una – e quando Draco era oramai ad un terzo del libro – che il Grifondoro fece ritorno a casa chiamando il suo coinquilino in salotto.

Il biondo sbuffò e, prendendo il vassoio su cui c’erano oramai solamente le stoviglie da lui usate per fare colazione, scese al piano inferiore. Con calma mise gli oggetti nel lavandino (ovviamente li avrebbe lavati Kreacher, lui non si sarebbe mai abbassato a tanto, anzi!, aveva già fatto fin troppo per una persona del suo rango) e raggiunse Harry in salotto.

“Che vuoi Potter?”

“Ce l’ho fatta!” disse l’altro mettendogli sotto il naso una tessera rosa con la sua faccia sopra.

“Cosa sarebbe?”

“La patente! Ora posso tranquillamente guidare un’automobile!”

“Quand’è che te l’hanno data?”

“Questa mattina ho fatto l’esame. Avevo superato lo scritto la settimana scorsa e adesso sono finalmente abilitato alla guida.”

“Ma non hai l’autonobile” constatò Draco con un ghigno.

“Ancora per poco! Il signor Fitch, il proprietario di quel negozio di alimentari che ogni tanto ai visto all’angolo della via dove viviamo, sapeva che volevo prendere la patente e mi ha detto che se fossi stato interessato, era disposto a vendermi la sua vecchia utilitaria per cinquecento sterline più le duecentocinquanta per il trapasso di proprietà. Siccome è un po’ difficile spiegare alla motorizzazione – il luogo in cui vengono registrate le proprietà automobilistiche – perché non ci sia traccia della mia casa, gli ho detto che l’avrei pagato mille sterline per tenerla intestata a sé. Ovviamente poi pagherò io l’assicurazione o le multe che spero di non prendere” disse Harry quasi tutto d’un fiato, ricordandosi molto Hermione quando doveva ripetere una lezione.

“Molto Serpeverde da parte tua, Potter” constatò Draco.

“Grazie per il complimento.”

“Lo era!”

Harry gli sorrise.

“Lo so.”

 

***

 

Draco non era del tutto certo di voler sapere quello che accadde in cucina nelle ore pomeridiane.

Potter sembrava essere stato colpito da un Incantesimo Rallegrante: forse era stato l’entusiasmo per poter finalmente guidare, o forse semplicemente per il fatto che fosse il suo compleanno, ma tutta quella felicità tendeva a dargli sui nervi.

Draco cercò d’ignorare la voce fastidiosa del Grifondoro che canticchiava motivetti palesemente Babbani e a lui ovviamente sconosciuti.

L’odore di cibo che pian piano raggiungeva il piano superiore gli metteva sempre di più l’acquolina in bocca ma, deciso a mostrarsi freddo ed impassibile, ignorò i morsi della fame e proseguì la lettura di quel libro che – seppur con suo grande rammarico – l’aveva conquistato.

C’era qualcosa d’indescrivibile nel leggere un libro per bambini capace di affascinare anche le persona più scettiche come lui. Non riusciva a capacitarsi di come una bambina col suo cane, un omino di latta, un leone fifone – e qui non poteva fare a meno di ridere per le somiglianze con Paciock – e uno spaventapasseri apparentemente idiota fossero riusciti a trasportarlo ed appassionarlo a un qualcosa che aveva così tanto disprezzato e che avrebbe continuato a disprezzare, se la noia non avesse avuto la meglio su di lui.

Nel momento in cui il mago imbroglione riuscì a lasciare il paese a bordo della sua mongolfiera, qualcuno bussò alla porta. Il biondo nascose velocemente il libro sotto il cuscino e sdraiandosi con l’aria di uno che aveva passato con gioia il pomeriggio a non far nulla, diede il permesso a Potter o Kreacher di entrare, strascicando se possibile ancor di più la sua voce.

La chioma incolta del Grifondoro fece la sua comparsa e Draco notò che reggeva tra le mani un vassoio.

“Ti ho portato la cena” disse Harry posando il tutto sulla scrivania “Tra dieci minuti arriveranno Ron ed Hermione e ho pensato – visto che non vuoi mangiare con noi – che la cena in camera ti avrebbe fatto piacere.”

“E’ bello vederti nei panni di un elfo domestico, Potter” lo schernì Draco alzandosi dal letto e avvicinandosi al moro “Avresti fatto carriera.”

L’occhiata di Harry fu abbastanza eloquente e il profumo troppo invitante perché Draco perdesse altro tempo ad insultare il ragazzo.

“Cos’è?” si ritrovò invece a domandare il biondo indicando il piatto coperto da uno spesso coperchio.

“Steak pie con patate. Dolci non ne ho fatti perché la torta la porterà Hermione” spiegò il moro rabbrividendo all’idea “Ma siccome la conosco ho fatto preparare a Kreacher dei biscotti d’emergenza. C’è un incantesimo riscaldante sulle pietanze, potrai mangiarle quando vorrai. E il succo di zucca invece è freddo” concluse Harry arricciando le labbra.

Draco annuì e prima che Harry se ne andasse mormorò un flebile grazie che però il moro riuscì comunque ad udire e questo, con un sorriso, si chiuse la porta alle spalle lasciando il Serpeverde da solo con i suoi pensieri. E un libro da finire.

 

***

 

I Babbani facevano veramente ridere quando nei loro racconti descrivevano la magia, si ritrovò a pensare Draco finendo di masticare un biscotto mentre terminava l’ultima pagina de Il Mago di Oz.

Non poteva certo dire che il libro gli fosse piaciuto; sicuramente era avvincente e ben scritto, ma l’unica cosa che aveva guadagnato da esso era sentirsi ribollire il sangue nelle vene e la sua magia implorare di uscire. Leggere di quel patetico mago – così rinominato per puro diletto – del tutto privo di magia l’aveva frustrato. Lui in quel momento era un mago pieno di magia repressa ma non aveva modo di utilizzarla. La sua bacchetta era nelle mani di Potter e non aveva idea di dove il ragazzo la custodisse. Non poteva fare nulla per cercarla perché era solo attraverso di lei che la sua magia poteva venir sprigionata.

Posò il libro sulla scrivania – controllando che i segni della lettura non fossero troppo visibili – e bevve l’ultimo sorso di the che aveva nella tazza. La teiera era piuttosto grande e sarebbe riuscito a farsela bastare per il resto della serata.

Dal piano inferiore provenivano le risate, le voci e gli schiamazzi del magnifico trio, ma il biondo stava facendo di tutto per ignorare la loro presenza. Concentrarsi sulla lettura era stato d’aiuto, ma a libro ultimato le alternative erano poche. Così decise che, anche se erano solo le dieci e un quarto di sera, sarebbe andato a dormire nella speranza che il giorno successivo arrivasse velocemente, senza Donnole e Mezzosangue tra i piedi.

Si alzò dalla sedia stiracchiandosi leggermente ed uscì dalla stanza, raggiungendo il bagno, uscendone solo una mezzora dopo.

“Hai fatto qualche incantesimo?”

Draco venne colpito dalla voce di Weasley che celava un vago timore. La risposa di Potter non gli pervenne, ma il commento della Granger fu sufficiente.

“Dovresti farlo amico. In fondo è Malfoy, è vincolato a te. Non direbbe nulla a nessuno.”

“Ho detto di no!”

Questa volta la risposta di Harry giunse forte e chiara alle orecchie del Serpeverde che sentì salire un moto di rabbia improvviso.

I Grifondoro erano più viscidi dei Serpeverde. Il fatto che lui fosse vincolato a Potter in qualche modo avrebbe giustificato la sua impossibilità di svelare al Mondo Magico eventuali incantesimi che il moro avrebbe fatto su di lui? Se l’avesse costretto a stringere un Voto Infrangibile nessuno sarebbe venuto a conoscenza della loro meschinità. Potter non voleva fare nulla, ma questo lo fece sentire anche più debole perché lui sarebbe stato totalmente incapace di difendersi da qualunque attacco, se non sperando in qualche scatto di magia involontaria. E questo Draco non poteva accettarlo.

Tornò in camera infuriato sbattendo la porta, non curandosi del fatto che il magnifico trio potesse farsi qualche domanda. I due pezzenti sapevano perfettamente che lui viveva lì.

A quel punto i suoi buoni propositi di abbandonarsi al sonno scemarono. La rabbia di sicuro non gli avrebbe permesso di dormire.

 

Gliel’avrebbe fatta pagare a Potter.

Non appena Weasley e la Granger se ne fossero andati, però.

Lui era da solo. E senza bacchetta.

 

 

***

 

“Lo fai perché sei in Grifondoro, vero?” domandò Draco raggiungendo Harry in salotto dove stava radunando i bicchieri e i piatti che avevano usato lui, Ron ed Hermione durante le ore passate a chiacchierare davanti al fuoco freddo evocato dalla ragazza. Data la stagione, accendere il camino non era necessario, ma ai tre era sempre piaciuto chiacchierare davanti al fuoco e così, per restare fedeli alla tradizione, Hermione aveva mormorato un semplice incantesimo e un fuoco freddo, che non necessitava di nulla per ardere, era sgorgato dalla sua bacchetta.

“Cosa?” chiese il moro smettendo di canticchiare un motivetto sconosciuto.

“Ho sentito quello che hai detto ai tuoi amici.”

Harry smise di raccogliere gli oggetti e si voltò verso Draco.

“Cosa vorresti dire?”

“Sei tu che mi devi delle spiegazioni Potter. Ho sentito per caso quello che stavate dicendo. Non hai ancora fatto un incantesimo da che io sono arrivato. Non ti ho mai visto con la bacchetta in mano! Mi credi tanto cretino?!”

Il Grifondoro deglutì spaventato.

“Pensi che non possa sopportare l’idea di Harry Potter che usi la magia quando il povero Draco Malfoy è segregato in questa casa senza la sua bacchetta che è custodita nelle stanze dell’Eroe del Mondo Magico! Pensi che leggere quel tuo maledetto libro in cui un mago riesce a fare tutto senza avere un briciolo di magia mi consoli?!”

Con grande sorpresa del Serpeverde, il moro iniziò a ridere. Una risata nervosa che non aveva nulla di realmente divertito.

“Tu-tu sei davvero un idiota Malfoy!” balbettò il ragazzo non riuscendo a frenare quel riso isterico.

“Sei un codardo Potter! Potrei benissimo difendermi anche se mi attaccassi.”

“E come?! Con una bacchetta del ristorante cinese?!”****

Draco, a quelle parole, reagì d’istinto e afferrò Harry per la maglia e lo spinse a terra, iniziando a colpirlo in malo modo mentre questo reagiva con altrettanta feroce incoerenza.

Era una rabbia repressa, un odio fino a quel momento taciuto e che entrambi avevano cercato di soffocare e che prendeva il sopravvento sulla loro ragione. Le braccia si muovevano scompostamente, colpendo a caso il corpo dell’altro, spesso fallendo, incontrando o l’aria o il tappeto. Con un colpo di bacino Harry ribaltò le posizioni, trovandosi al di sopra di Draco con le mani strette attorno al suo collo.

“Non provocarmi Malfoy” disse il moro senza riuscire a celare la rabbia e l’amarezza dietro i suoi occhi.

“Allora fa qualcosa! Cruciami! Impastoiami! Schiantami!”

“Vorrei tanto Malfoy! Tu non hai idea di quanto vorrei schiantarti in questo momento!” sibilò Harry a pochi centimetri dal volto del biondo “Ma non posso…”.

E Draco, in quell’istante, capì.

Gli occhi di Harry, la luce oramai spenta di quello sguardo gli disse tutto ciò che l’altro non gli aveva mai rivelato in quei due mesi.

Capì perché il manico di scopa del Grifondoro era appeso alla parete e perché il ragazzo avesse voluto tanto un mezzo di locomozione Babbano. Comprese la ragione dell’affidare a Kreacher ogni compito e qualunque attività potesse richiedere l’uso della magia.

E capì perché Harry si fosse così tanto affezionato a ‘Il Mago di Oz’,  quel libro che raccontava di come un mago senza magia fosse riuscito a stregare un’intera città.

Draco afferrò i polsi del moro, riuscendo così a bloccarlo. Lo fissò negli occhi per un lungo istante prima di trovare le parole giuste per porgli l’unica domanda che avrebbe spiegato tutto.

 

“Com’è successo Potter? Com’è che hai perso la tua magia?”

 

Note dell’autrice:

 * La battuta sull’Irlanda è un po’ cattiva, ma essendo sia Harry che Draco inglesi, mi sembrava appropriata.

** Tenendo conto che teoricamente la vicenda è ambientata nel 1998… io ricordo che in quegli anni andavo ancora di walkman e cassette XD

*** Negozio di libri e cd. Un po’ la Feltrinelli&Ricordi della Gran Bretagna.

**** Questa battuta fa il verso alla storia fluff, non-sense, Harry/Draco – Wands in Disguise - che scrissi con l’intenzione poi di ricavarci una trama seria, che era appunto quella di questa storia ^^

Spero che l’ultima frase sia riuscito nell’intento di sorprendervi, rivelando il perché Harry non fa ma mai magie o trova metodi alternative per fare le cose. E inoltre quella frase vi rivela anche il significato del titolo della storia. Alles Verloren – che si traduce con tutto perduto – altro non  che la scomparsa magia di Harry. Ulteriori spiegazioni ve le darà il diretto interessato nel prossimo capitolo ^^

Ovviamente, come sempre, grazie mille a Meg per il betaggio <3

 Vi ricordo che le risposte ai bellissimi commenti che mi avete lasciato le trovate direttamente nella pagina delle recensioni =)

   
 
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