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Autore: Atris    30/11/2010    0 recensioni
L'inizio del piu' recente dei miei lavori incompiuti. L'idea risale al 2006. Ho in progetto di riprendere questa storia per quanto mi sembri un po' infantile ed a tratti banale, chissa' magari... evolve.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Io sono Dio

Capitolo 1:

"Io sono Dio"


Aprí gli occhi.
Era sicuro di averli aperti ma non vedeva nulla, non riusciva a muoversi, ma non sentiva nulla, gli sembrava che il suo corpo fosse diventato di pietra, immobile, ma la sua mente fosse rimasta intatta.
Piano piano i suoi occhi cominciarono a vedere, o almeno cosí gli sembrava, tutto si tinse di grigio intorno a lui, anche il suolo su cui giaceva, non riusciva a distinguerlo dal resto.
Era come se in quel luogo, esistesse solo quel colore.
Provó a fare un movimento semplice, provó a muovere l'indice.
Il dito si mosse, a quanto pare c'era ancora vita in quel corpo.
Un formicolio si stava espandendo dalla nuca fino alla punta dei suoi piedi e come fiamme senza calore divampava nelle sue carni sempre piú forte e poi, scomparve, senza lasciare traccia,.
Mosse le braccia, e appoggió i palmi su quello strano suolo grigio, una stranissima sensazione lo scosse, era come se non stesse toccando nulla, non era freddo ne caldo, non era ruvido ne liscio, non era niente.
Si alzó in piedi di scatto, la cosa lo fece barcollare e per un attimo gli si appanó la vista, eppure é una nozione elementare non alzarsi di scatto.
Si guardó attorno atterrito, nulla fin dove occhio poteva guardare, solo un grigio soffocante da sotto i suoi piedi fino a sopra la sua testa, le distanze perdevano valore, tutto sembrava distante ed inarrivabile ma allo stesso tempo vicino e soffocante, poi si voltó, e lo vide.


"Oh mio dio".

Un grande occhio, senza ciglia ne palpebre.
Nubi grige attorno lo celavano come un velo di seta.
L'iride, nera come nulla al mondo puó comparare, profonda ed impenetrabile, il resto era di un bianco perfetto, talmente immacolato.
Questo grandissimo occhio umano stava immobile con lo sguardo puntato su di lui.
Impietrito di fronte a questa imponente apparizione, non mosse nemmeno un muscolo.
Le labbra peró erano impazienti di muoversi, lui doveva sapere, non poteva resistere, doveva chiedere.
Le parole uscirono come l'acqua di un ruscello quasi senza fretta.

"Chi sei?"

Una sensazione mai provata lo pervase in tutto il suo essere, immagini, parole ed emozioni volteggiavano nella sua testa dirompenti, distruggendo ogni suo sforzo di mantenere il controllo, lui urló con quanto fiato aveva in corpo premendosi forte le tempie, (Basta!) tutte quelle informazioni tutte insieme in un turbinio frenetico cominciarono a delinearsi, sembravano cantare in coro la soluzione e tutto gli sembró piú chiaro, (Basta! Basta! Basta!) sul finale della canzone dove tutto arriva all'apice dell'emozioni il senso di tutto ció, la sua risposta eruppe tra la luce e le fiamme.
(BASTA!!!)

"Io sono Dio"

Crolló sulle sue ginocchia, socchiuse gli occhi.
La sofferenza era passata e lasciava il passo ad una quiete forzata dalla stanchezza che quelle visioni erano costate.
Cos'era capitato? Dov'era? Perché Dio era davanti a lui? Tutto ció non aveva alcun senso.
La risposta non tardó ad arrivare.
Un altro flusso, questa volta delicato, cosí impercettibile da non infastidirlo nemmeno, era ancora in ginocchio e le sensazioni e le immagini arrivavano lente di modo che avesse il tempo di elaborarle.
Capí che era in quello che qualcuno avrebbe chiamato paradiso.
Gli venne spiegato che le parole in quel luogo erano prive di significato, come potevano le semplici parole essere il mezzo di comunicazione per l'Assoluto?
Esse potevano essere fraintese o raggirate, esse erano il mezzo degli esseri umani, creati da essi perché funzionassero solo e soltanto tra di loro, Dio invece comunicava con tutto quello che si comprende, con i sensi, con le emozioni e con percezioni di ogni sorta.
Ogni suono, ogni immagine, ogni sensazione per quanto piccola, antica, traumatizzante o mai provata, trovava il suo scopo per trasmettere il suo verbo.
Comprese che era morto, questa informazione gli sembró cosí esigua e trascurabile rispetto al resto che non ci diede molto peso.
Il dolore crebbe, la morsa che lo attanagliava accentuó la sua invisibile presa.
La sua morte aveva segnato una svolta che l'Occhio definí nelle sue visioni indotte, difficilmente traducibili in semplici parole, come "imprevista".
Poi venne invogliato a guardare in alto, lui mosse il capo, ancora scosso per tutto quello che aveva appreso.
La sottile coltre grigia si dissipó piano piano, e tutto si trasformó...

Il Destino, davanti a lui.

Un tappeto infinito di fili intricati in maniera imprecisa e casuale, ogni filo aveva un colore ed uno spessore che variava continuamente.
Questo manto milticolore copriva tutto quello che poteva considerarsi il cielo fin dove si perdeva l'orizzonte.
Una ad una sensazioni ed immagini bussarono alla sua mente con promesse di chiarezza e veritá; gli venne mostrato che in alcuni punti questo tappeto si stava sfilacciando, e velocemente i fili si liberavano della morsa e scivolavano via come serpenti in quell'abisso grigio.
Ora era in grado di vedere il quadro completo, non c'erano errori ne obbiezioni era tutto chiaro e limpido, la sua morte non era prevista, lui era reo di aver compiuto un azione che il Destino non contemplava.
Ora la terra sprofondava nel caos.
Vide che quella macchina doveva arrivare senza intoppi a casa, quell'uomo passando avrebbe influenzato, se pur in maniera estremamente esigua, piú di mille vite e arrivando a casa avrebbe preso un biglietto d'aereo ed avrebbe fatto un viaggio che avrebbe toccato un numero incalcolabile di esistenze.
Quel uomo che lo ha soccorso non doveva cercare di medicare un ragazzo investito ad un incrocio, doveva tornare a casa e parlare con sua figlia che era stata molestata a scuola e doveva usare parole e gesti ed espressioni giá calcolate.
Niente era lasciato al caso, le "parole" di Dio mostrarono ancora tantissime altre vite influenzate da un semplice gesto da lui commesso.
Piano piano le visioni si dispersero, allentando il peso sulla sua mente oramai fiaccata dallo sforzo di comprensione.
Era madido di sudore, le sue pupille erano dilatate ed i suoi occhi sgranati fissavano il vuoto.
Come aveva fatto a fare un azione non contemplata?
Se era tutto cosí perfetto perché proprio lui una persona come tante, era stato in grado di rompere le vicissitudini del fato con tanta facilitá, in questa specie di super-programma infinito e dettagliatissimo non c'era spazio d'errore.
Perché? Com'é stato possibile?

Nessuna risposta.

Marcus si alzó piano piano, i muscoli sembravano fatti di burro fuso, barcollante e confuso cercó di mantenere una posizione eretta.
l'Occhio leggeva nella sua mente ma lui voleva parlare, forse non ci sarebbe stata risposta ma voleva solo, dirlo ad alta voce, giá forse voleva sentila ancora, la sua voce.
- Cosa succederá adesso? Cosa ne sará della terra? -

Ancora Visioni.

Non era la prima volta che il Destino commetteva un errore, ogni 10.000 anni circa succede qualcosa di devastante per gli abitanti della terra, era in questo modo che il Destino reagiva all'errore, in questo modo conteneva i danni e rielaborava tutto.
Non gli venne detto perché.
Quell'occhio fisso su di lui, Marcus temeva quella cosa sconosciuta, quella potente entitá, si scopri ad odiarla.
Perché tutto questo?
La sua vita non faceva giá abbastanza schifo?
E se la sua vita faceva cosí schifo non era forse colpa del Destino?
Quante domande, non avrebbe sopportato le risposte, forse é per questo che non gli vennero date.
Rabbia.
Invece di pensare si espresse forte e vigoroso, la sua collera era sul punto di esplodere

Cosa vuoi da me? Se ho peccato allora SIGILLAMI ALL'INFERNO! Non voglio avere niente a che fare con tutto questo, per quanto mi riguarda il mondo puó bruciare insieme a tutti i suoi abitanti! -.

Nessuna risposta, solo silenzio, un silenzio inarrivabile in un mondo terreno.

Piano piano nella sua mente fecero capolino altre sensazioni ed immagini, voleva respingerle ma non ci riuscí.
La sua mente non arrivava ad erigere barriere in grado di arginare il lento scorrere di un gigantesco fiume.
E ancora una volta la veritá assoluta uscí fuori da un vortice di emozioni, l'Occhio voleva rimandarlo sulla terra.
Mentre i fili sfuggivano dalla rete e il celo mutava in un covo di variegati serpenti intenti ad agitarsi piú possibile, l'Occhio lasciava fluire il suo sapere comunicandogli che il Destino aveva necessitava della sua presenza sulla terra.
Volevano farlo diventare un angelo, giá... un angelo dell'apocalisse.
Tutto questo era imposto, non era richiesto il suo consenso ne la sua devozione, il suo scopo era semplice.
Esistere, in quel inferno.
Vide guerra, vide funghi atomici, epidemie, esperimenti orribili su soldati e civili, vide i governi cadere uno ad uno, inghiottiti dalle fiamme delle guerre civili e degli eserciti nemici.
Ora il mondo era pressoché un deserto di cenere sabbia e fango ed erano poche le oasi intatte.

Poi tutto si infiammó, sofferenza rabbia PAURA vorticavano con frenesia nella sua testa, il suo urlo straziante si espanse nell'aria mentre le sue mani tra i capelli avrebbero voluto bucare il cranio per far fuoriuscire tutto quel dolore, buttó il capo indietro e cadde a terra.
In un attimo fú il buio e finalmente ebbe pace... poi i suoi occhi si aprirono di scatto, e tornarono a vedere luce.

  
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