Disclaimer: Tutto
appartiene a JKRowling. Io non ci guadagno nulla.
Alles Verloren
Capitolo
5
Con un
gesto secco e rapido Harry si liberò dalla presa del biondo.
Scese dal corpo di
Draco e si sedette sul pavimento, appoggiando la schiena alla poltrona
che
aveva dietro di sé.
Il biondo
si alzò da terra, rimanendo però seduto a gambe
incrociate davanti all’oramai
inerme Eroe del Mondo Magico.
Il
Grifondoro chiuse gli occhi evitando di guardare l’altro,
senza che però questo
gli impedisse di sentire lo sguardo indagatore di Draco su di
sé.
“E’
così,
Potter, non è vero?” domandò cautamente
il Serpeverde ed Harry fu costretto ad
aprire gli occhi e a guardarlo.
I loro
occhi rimasero incatenati per qualche secondo prima che Harry
abbassasse il
capo e annuisse.
“Com’è
successo? Chi-”
“Era
scritto nella profezia” rispose il moro togliendosi gli
occhiali e pulendo le
lenti con il lembo della maglietta che indossava “Quella che
tuo padre cercò di
rubarmi prima di venire arrestato alla fine del nostro quinto
anno.”
Draco si
sarebbe sentito in dovere di ribattere, rinfacciargli quanto le sue
azioni gli
avessero rovinato la vita, ma in quel momento sapeva di dover stare
zitto ad
ascoltare e basta.
“Voldemort
aveva scelto me come suo nemico e così io ero destinato ad
affrontarlo,
uscendone o vincitore o morto.”
“Penso
non ci sia bisogno di spiegarmi come sia andata a finire”
disse Draco cercando
di spezzare la tensione.
“Già.
E
così è andata. Ero il Prescelto per affrontare
Voldemort e l’ho fatto. Peccato
solo che c’era una sorta di clausola nella profezia che non
riguardava un
dopo.”
Draco
arricciò le labbra mentre Harry si stropicciava stancamente
gli occhi.
“Temo
di
non aver capito.”
Harry
inforcò nuovamente gli occhiali e guardò il
biondo, sperando nel fatto che
proferire ad alta voce quella scomoda verità
l’avrebbe (forse) fatta sembrare
meno cruda e pesante di quanto in realtà non fosse.
“E’
come
se io fossi nato per questo! Solo per
questo! Come se l’unica ragione per cui ero un mago
fosse… distruggere
Voldemort! Lui è morto e dopo quell’Expelliarmus
ho fatto solo un altro incantesimo. Un Reparo
sulla mia vecchia bacchetta. Da quel momento in poi non ho
più sentito la
magia” spiegò velocemente Harry. Vista da quella
prospettiva e con quelle poche
parole era ancora peggio.
“E
Silente?” domandò cauto il biondo.
“Ne
capisce quanto me, ovvero nulla.”
“Tu
non
hai mai capito nulla,
Potter” lo
prese in giro il Serpeverde con un ghigno che però non parve
risollevare di
molto l’umore dell’altro.
“Stavolta
ancor meno del solito. Ho sconfitto Voldemort e
all’improvviso mi sono
ritrovato ad essere un Babbano, bell’affare, eh?”
concluse il ragazzo con uno
sbuffo.
Draco
sentiva che Harry stava cercando di fare ironia e dimostrarsi comunque
oramai
abituato alla cosa, ma il biondo sapeva che quella era una facciata.
Non era
mai stato bravo a capire le persone, concentrato com’era solo
su se stesso, ma
Harry Potter era sempre stato la sua nemesi, sapeva come scalfirlo,
ferirlo ed
umiliarlo. Conosceva ogni suo punto debole. Forse, fossero stati ancora
ad
Hogwarts e nulla fosse cambiato, lo avrebbe deriso davanti a tutti, ma
ad Harry
doveva la vita. E la libertà. E per quanto lui fosse la
più maligna e velenosa
tra le Serpi, vi era un codice che anche i cattivi erano tenuti a
rispettare.
E dopo
aver convissuto per due mesi con Potter, aveva quasi avuto
l’impressione di
essere stato contaminato da qualche virus del senso
dell’onore dell’orrenda
casata rosso-oro.
“Significa
che dentro di te non c’è più traccia di
magia?”
Harry
emise uno sbuffo divertito che cerava di mascherare la sua frustrazione.
“Neanche
una briciola…”
Draco
scosse la testa ancora incredulo.
“Io
continuo a non capire, Potter.”
“Nessuno
lo capisce. Ne ho parlato con il ritratto di Silente molte volte. Era
presente
nel momento in cui la mia magia è venuta a meno.”
“Chi
altro lo sa?” chiese il biondo.
“Pochi:
Silente, la McGrannit, Kingsley e, naturalmente-”
“-gli
altri due membri del Magico Trio” concluse per lui Draco
vedendo l’altro
annuire.
“E
Kreacher” si sentì in dovere di aggiungere il moro.
“E’
per
questo che l’hai voluto accanto a te?”
“E’
sotto
giuramento e per questo non potrà mai tradirmi o rivelare ad
altri il mio… piccolo
problema. E sicuramente avere con me qualcuno che può fare
magie mi è d’aiuto. Semplicemente
sono tornato ad essere ciò che ero prima che Hagrid venisse
a prendermi dai
Dursley.”
“Sì…
ho
letto l’edizione speciale de La
Gazzetta
del Profeta che riportava l’intera biografia
riassunta del grande Harry
Potter.”
Il
Grifondoro sospirò.
“Il
loro
Eroe del Mondo Magico che da mesi non è e non
sarà mai più in grado di
trasformare uno stuzzicadente in uno spillo. Anche se, effettivamente,
non sono
mai stato un asso in Trasfigurazione.”
“Nemmeno
in Pozioni.”
“Quelle
sarebbero le uniche cose che sarei in grado di fare, ma se non voglio
far
saltare in aria qualcosa, meglio evitare.”
“E’
per
questo che non riescono a trovarti?” chiese Draco osservando
attentamente il
moro “Il Mondo Magico, intendo. So che Grimmauld Place
è sotto Incato Fidelius,
ma tu?”.
“Gli
Incantesimi Traccianti non hanno alcun effetto. Non avendo
più la magia non c’è
nulla nella mia persona che possa essere tracciato. Con i Babbani
infatti non
funzionano.”
Il
Serpeverde guardò attentamente il ragazzo che aveva di
fronte e rimase
spiazzato dal comprendere che ora il grande Harry Poter, Eroe del Mondo
Magico,
altro non era che un semplice Babbano.
Rimasero
in silenzio per alcuni minuti finché il ragazzo non
capì che probabilmente
Harry in quel momento aveva bisogno di restare solo. Confidare a
qualcuno che
non faceva parte della sua stretta cerchia di amici il suo segreto, che
se svelato
avrebbe compromesso la sua influenza nei processi e – per vie
traverse – anche
la sua protezione, non doveva essere di certo stata una cosa facile.
“Io
vado
a dormire” fece il biondo alzandosi e avviandosi verso
l’uscita, ottenendo come
una risposta un indecifrabile mugugno da parte dell’altro.
Un tempo
ne avrebbe riso, sfruttando l’occasione per deriderlo ed
umiliarlo, ma ora…
qualcosa nel suo carattere si era spezzato e avere davanti ai suoi
occhi le
debolezze così palesi di quel ragazzo che tanto aveva odiato
ai tempi della
scuola l’aveva portato a riflettere e vedere le cose sotto
una luce diversa.
Era convinto che il Grifondoro fosse riuscito a trasmettergli
quell’orrenda
cosa chiamata ‘buoni sentimenti’ per osmosi. Se non
fosse stato che Harry faceva
schifo in pozioni, avrebbe detto di aver bevuto un infuso di patetismo
del buon
Grifondoro aggiunto giorno per giorno al the che beveva a colazione.
“Potter?”
Il moro
non rispose ma alzò lo sguardo verso il biondo fermo
sull’uscio della porta.
“Mi
dispiace”
mormorò Draco. C’erano altre domande che voleva
fare, altre cose che voleva
sapere, ma non era quello il giorno. Forse domani.
“Anche
a
me…”
***
Passarono
due giorni senza che né Harry né Draco tornassero
nuovamente sull’argomento
‘perdita della magia’. Un po’ anche
perché il signor Fitch aveva consegnato ad
Harry la sua prima autonobile e il
Grifondoro aveva passato fuori di casa quasi l’intero weekend
con la scusa di
voler provare l’auto e godersi finalmente la patente. Non che
non avesse offerto
a Draco di andare a fare un giro insieme per la città, ma il
biondo tendeva a
diffidare dalle cose troppo Babbane. Televisore
e stereo esclusi, ovviamente.
Tutto
sembrava essere tornato alla normalità, a prima che Draco
scoprisse che l’altro
era rimasto senza magia. Fu solo quando lunedì il Grifondoro
accennò al biondo di
dirgli se avesse avuto bisogno di qualcosa dal Mondo Magico, dato nel
pomeriggio sarebbe dovuto andare a Diagon Alley, che al biondo vennero
in mente
le mille domande che si era tenuto per sé durante quei due
giorni.
“Come
ci
riesci?”
“A
far
cosa?” chiese Harry perplesso imburrando una fetta di pane.
“Ad
andare a Diagon Alley. Voglio dire… il muro.”
“Ci
sono
anche i camini che ti portano direttamente lì, anche se
ammetto che la
Metropolvere non è il mio modo preferito di viaggiare.
Preferisco passare dal
Paiolo Magico, ma non è un problema. Voglio dire, i mattoni
riconoscono il
cuore della bacchetta.”
“Vuoi
dire che un Babbano qualunque in possesso di una bacchetta magica
potrebbe
entrare nel nostro mondo?”
“E’ quello che faccio io ogni volta, Malfoy. Anche se non ci vado poi così spesso. Non da solo almeno, potrebbe essere rischioso.”
"Cosa intendi?"
"Che è meglio non
si sappia in giro e Kingsley ci tiene a tenermi al sicuro" rispose
Harry facendogli intendere, con un gesto della mano, che non era una
cosa importante.
“Ma
scusa" proseguì Draco, tornando al discorso precedente "A
rigor di logica non dovresti vederlo il Paiolo Magico, o
sbaglio?” chiese mentre aggiungeva un velo di latte alla sua
tazza di the.
Harry
storse le labbra riflettendo su quanto il Serpeverde gli aveva appena
detto.
Era vero, se lui fosse diventato un Babbano non avrebbe neanche potuto
vederlo
il Paiolo Magico. Ma per la stessa logica allora anche Gazza non
avrebbe potuto
lavorare ad Hogwarts. Ne aveva discusso ampiamente con Ron ed
Hermione ma
prendere in considerazione l’ipotesi l’aveva sempre
demoralizzato. Detta dal
Serpeverde quella teoria però pareva davvero
l’unica possibile.
“Probabilmente
sono diventato un Magonò, più che un
Babbano.”
“Come
Gazza?”
“Immagino
di sì. Io vedo la magia, vedo i luoghi, posso viaggiare con
la Metropolvere – e
i Babbani non possono farlo – riesco ad accedere a molti
luoghi protetti da
incantesimi Respingi Babbani. Non posso volare, questo no.”
“Hai
un
futuro come custode ad Hogwarts!” lo prese malignamente in
giro il Serpeverde,
pentendosi immediatamente di quanto detto.
“Meglio
che niente” borbottò il moro.
“E
la mia
bacchetta Potter?” domandò l’altro per
cambiare discorso mentre aggiungeva un
cucchiaino di zucchero al suo the, iniziando a mescolare la calda
bevanda.
“La
tua
bacchetta ce l’ho io.”
“Questo
lo so.”
“Te
la
ridarò quando starai per tornare ad Hogwarts.”
Draco a
quella frase – se possibile - impallidì ancor di
più.
“In
che
senso ‘tornerò ad
Hogwarts’… cosa
significa?” fece il biondo posando il cucchiaino.
Harry
alzò perplesso un sopracciglio.
“Mi
sembra abbastanza ovvio.”
“…tornerò?”
Il
Grifondoro annuì.
“Tu
sì,
io no” ammise con un po’ di rammarico.
E Malfoy,
in quell’istante, sembrò rendersi conto di cosa
volesse dire per Harry aver
perso la sua magia. Quella forza fondamentale che fino a quel momento
lo aveva
tenuto in vita, non tanto a livello fisico, ma quanto moralmente, era
venuta a
mancare. Non aveva più quella stessa forza che
l’aveva sempre spinto ad andare
avanti, conscio dei suoi poteri, deciso a sfruttarli in nome del Bene,
della
Pace, della Luce e di quegli altri perbenismi a cui Draco non si
sarebbe mai
veramente abituato. L’unica cosa che al momento riusciva a
comprendere era che
il suo ultimo anno ad Hogwarts l’avrebbe trascorso senza la
sua nemesi.
“Perché?”
Il moro
gli lanciò un’occhiataccia.
“Lo
so il
perché! Quello che intendo è che… non
puoi, Potter!”
“Sono
io
che non posso venire con voi. Non voglio che gli altri mi
vedano… così.
Oltrepasserei la barriera, ma a
cosa serve un Magonò ad Hogwarts? E non dire che
c’è sempre Gazza, sarei
disposto a diventare un eremita piuttosto che vivere il suo destino e
rimanere
frustrato a vita nel vedere generazioni su generazioni diventare maghi
e io
rimanere lì, a lavare i pavimenti.”
“Non
laveresti mai i pavimenti, sei pur sempre Harry Potter!”
“Harry
Potter non serve più a niente, adesso…”
Draco
deglutì.
“E
io?
Cosa farò senza di te, Potter?” chiese il biondo
guardando l’altro con uno
sguardo carico di malinconia e tristezza.
“Cos’è,
una
specie di dichiarazione?” provò a scherzarci su
Harry versandosi un po’ di the.
“A
chi
rovinerò la vita se non ci sei tu?!”
brontolò il biondo ignorando la
provocazione del Grifondoro.
“Sai,
non
credo mi dispiacerà poi così tanto rimanere
qui” ridacchiò Harry portandosi
alle labbra la sua tazza.
“Allora
ridammi la bacchetta.”
Il moro
allontanò la tazza dalle labbra. Sapeva che Draco prima poi
glielo avrebbe
chiesto - anche se forse ordinato rendeva meglio l’idea.
“Non
posso” rispose semplicemente Harry.
“Tu
e la
tua etica Grifondoro! Credevo avessi imparato a fidarti di me e che
avessi
capito che in fondo non sono così inaffidabile! Se lo fossi
avrei provato a
strangolarti nel sonno o avvelenarti la cena, eppure sei ancora qua!
Vorrà pur
dire qualcosa!”
Harry
ridacchiò.
“Solo
perché non vuoi sporcarti le mani!” gli fece
notare il moro con un sorriso.
“Tzè…”
“Sei
ancora sotto esame Malfoy. Ho il compito di controllarti e riferire a
Kingsley
dei tuoi progressi. Se verrai considerato inoffensivo –
perlomeno, in quanto
Mangiamorte – allora mi consegneranno la chiave magica con
cui hanno chiuso il
cassetto in cui custodisco la tua bacchetta.”
“Quanto
tempo ho?”
“Per
far
cosa?”
“Per
diventare un bravo ragazzo?”
“Lo
sei
già.”
Harry
arrossì lievemente mentre pronunciava quella frase e
affondò il viso nella
tazza di the, bevendone l’intero contenuto, in modo da poter
accusare la
bevanda di avergli imporporato le guance. Draco, dal canto suo, non
aveva idea
di cosa replicare.
“C’è
un’altra cosa che non ho capito Potter…”
disse il biondo cambiando discorso,
vagamente imbarazzato.
“Tu
non
hai addosso alcuna protezione contro gli incantesimi Traccianti,
giusto?”
“Una
cosa
lieve, giusto l’essenziale per non far individuare il cuore
della mia
bacchetta.”
“Ma
se io
sono ancora un mago e tu no, chi ha protetto me dagli-”
“Lo
so
che lo sei. La protezione te l’ha fornita Kingsley. Non
volevo che uscendo di
casa qualcuno ti trovasse. Io posso difendermi scappando: conosco
Londra e la
metropolitana. So come passare per un Babbano, in fondo è
quello che sono
tornato ad essere. Ma per te poteva essere un pericolo e io non potevo
permettere che – per qualche stupido rancore di guerra
– qualcuno ti facesse
del male.”
Draco
chinò il capo. Più il tempo passava,
più si rendeva conto che a Potter doveva
praticamente e completamente la sua vita.
“Grazie…”
mormorò il biondo, sperando che quella parola non fosse
arrivata troppo
chiaramente alle orecchie del Grifondoro. Quest’ultimo
però sorrise.
“Hai
tempo fino al trentuno agosto in mattinata.”
“Per
fare
cosa?”
Harry
ridacchiò alzandosi dal suo posto.
“Per
diventare un bravo ragazzo!”
“Non
avevi detto che lo ero già?”
“Solo
per
me. Per convincere gli altri dovrai rigare dritto ancora per un
po’.”
Draco gli
lanciò uno sguardo truce e il moro scoppiò a
ridere.
Gli
sarebbe mancato. Molto.
Ma Draco
aveva un futuro e lui stava facendo di tutto affinché
nessuno gli impedisse di
viverlo. Non doveva scontare gli errori della sua famiglia. Una
famiglia che
era disposto a proteggere con tutto se stesso, ma in fondo Harry non
aveva
fatto la stessa cosa?
Con la
differenza che se un Serpeverde aggira l’ostacolo e cerca di
nascondersi dal
colpo della Falciatrice, un Grifondoro l’affronta di petto.
Tra
coraggio e pazzia, in fondo non c’era molta differenza.
Note
dell’autrice:
Nonostante questo sia il capitolo più importante di tutta la storia, mi è uscito breve e coinciso. Oddio, coinciso mica tanto – e meno d’effetto di quanto in realtà sperassi – però c’è e i nodi sono venuti al pettine, con spiegazioni annesse un po’ campate in aria nella speranza di giustificare pienamente alcune attitudini di Harry rimaste invariate nonostante la perdita della magia.
Ci vediamo, penso abbastanza presto con l'epilogo =)
Eh sì, siamo già alla fine, o quasi, ma non disperato, davvero, il finale è comunque un finale felice XD