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Autore: LaTuM    01/12/2010    8 recensioni
"Allora fa qualcosa! Cruciami! Impastoiami! Schiantami!”
“Vorrei tanto Malfoy! Tu non hai idea di quanto vorrei schiantarti in questo momento!” sibilò Harry a pochi centimetri dal volto del biondo “Ma non posso…”.
E Draco, in quell’istante, capì.
[post 7° libro senza epilogo, pre-slash]
Genere: Commedia, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
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Alles Verloren - Capitolo 5

Disclaimer: Tutto appartiene a JKRowling. Io non ci guadagno nulla.

 

Alles Verloren

 

Capitolo 5

 

Con un gesto secco e rapido Harry si liberò dalla presa del biondo. Scese dal corpo di Draco e si sedette sul pavimento, appoggiando la schiena alla poltrona che aveva dietro di sé.

Il biondo si alzò da terra, rimanendo però seduto a gambe incrociate davanti all’oramai inerme Eroe del Mondo Magico.

Il Grifondoro chiuse gli occhi evitando di guardare l’altro, senza che però questo gli impedisse di sentire lo sguardo indagatore di Draco su di sé.

“E’ così, Potter, non è vero?” domandò cautamente il Serpeverde ed Harry fu costretto ad aprire gli occhi e a guardarlo.

I loro occhi rimasero incatenati per qualche secondo prima che Harry abbassasse il capo e annuisse.

“Com’è successo? Chi-”

“Era scritto nella profezia” rispose il moro togliendosi gli occhiali e pulendo le lenti con il lembo della maglietta che indossava “Quella che tuo padre cercò di rubarmi prima di venire arrestato alla fine del nostro quinto anno.”

Draco si sarebbe sentito in dovere di ribattere, rinfacciargli quanto le sue azioni gli avessero rovinato la vita, ma in quel momento sapeva di dover stare zitto ad ascoltare e basta.

“Voldemort aveva scelto me come suo nemico e così io ero destinato ad affrontarlo, uscendone o vincitore o morto.”

“Penso non ci sia bisogno di spiegarmi come sia andata a finire” disse Draco cercando di spezzare la tensione.

“Già. E così è andata. Ero il Prescelto per affrontare Voldemort e l’ho fatto. Peccato solo che c’era una sorta di clausola nella profezia che non riguardava un dopo.”

Draco arricciò le labbra mentre Harry si stropicciava stancamente gli occhi.

“Temo di non aver capito.”

Harry inforcò nuovamente gli occhiali e guardò il biondo, sperando nel fatto che proferire ad alta voce quella scomoda verità l’avrebbe (forse) fatta sembrare meno cruda e pesante di quanto in realtà non fosse.

“E’ come se io fossi nato per questo! Solo per questo! Come se l’unica ragione per cui ero un mago fosse… distruggere Voldemort! Lui è morto e dopo quell’Expelliarmus ho fatto solo un altro incantesimo. Un Reparo sulla mia vecchia bacchetta. Da quel momento in poi non ho più sentito la magia” spiegò velocemente Harry. Vista da quella prospettiva e con quelle poche parole era ancora peggio.

“E Silente?” domandò cauto il biondo.

“Ne capisce quanto me, ovvero nulla.”

“Tu non hai mai capito nulla, Potter” lo prese in giro il Serpeverde con un ghigno che però non parve risollevare di molto l’umore dell’altro.

“Stavolta ancor meno del solito. Ho sconfitto Voldemort e all’improvviso mi sono ritrovato ad essere un Babbano, bell’affare, eh?” concluse il ragazzo con uno sbuffo.

Draco sentiva che Harry stava cercando di fare ironia e dimostrarsi comunque oramai abituato alla cosa, ma il biondo sapeva che quella era una facciata. Non era mai stato bravo a capire le persone, concentrato com’era solo su se stesso, ma Harry Potter era sempre stato la sua nemesi, sapeva come scalfirlo, ferirlo ed umiliarlo. Conosceva ogni suo punto debole. Forse, fossero stati ancora ad Hogwarts e nulla fosse cambiato, lo avrebbe deriso davanti a tutti, ma ad Harry doveva la vita. E la libertà. E per quanto lui fosse la più maligna e velenosa tra le Serpi, vi era un codice che anche i cattivi erano tenuti a rispettare.

E dopo aver convissuto per due mesi con Potter, aveva quasi avuto l’impressione di essere stato contaminato da qualche virus del senso dell’onore dell’orrenda casata rosso-oro.

“Significa che dentro di te non c’è più traccia di magia?”

Harry emise uno sbuffo divertito che cerava di mascherare la sua frustrazione.

“Neanche una briciola…”

Draco scosse la testa ancora incredulo.

“Io continuo a non capire, Potter.”

“Nessuno lo capisce. Ne ho parlato con il ritratto di Silente molte volte. Era presente nel momento in cui la mia magia è venuta a meno.”

“Chi altro lo sa?” chiese il biondo.

“Pochi: Silente, la McGrannit, Kingsley e, naturalmente-”

“-gli altri due membri del Magico Trio” concluse per lui Draco vedendo l’altro annuire.

“E Kreacher” si sentì in dovere di aggiungere il moro.

“E’ per questo che l’hai voluto accanto a te?”

“E’ sotto giuramento e per questo non potrà mai tradirmi o rivelare ad altri il mio… piccolo problema. E sicuramente avere con me qualcuno che può fare magie mi è d’aiuto. Semplicemente sono tornato ad essere ciò che ero prima che Hagrid venisse a prendermi dai Dursley.”

“Sì… ho letto l’edizione speciale de La Gazzetta del Profeta che riportava l’intera biografia riassunta del grande Harry Potter.”

Il Grifondoro sospirò.

“Il loro Eroe del Mondo Magico che da mesi non è e non sarà mai più in grado di trasformare uno stuzzicadente in uno spillo. Anche se, effettivamente, non sono mai stato un asso in Trasfigurazione.”

“Nemmeno in Pozioni.”

“Quelle sarebbero le uniche cose che sarei in grado di fare, ma se non voglio far saltare in aria qualcosa, meglio evitare.”

“E’ per questo che non riescono a trovarti?” chiese Draco osservando attentamente il moro “Il Mondo Magico, intendo. So che Grimmauld Place è sotto Incato Fidelius, ma tu?”.

“Gli Incantesimi Traccianti non hanno alcun effetto. Non avendo più la magia non c’è nulla nella mia persona che possa essere tracciato. Con i Babbani infatti non funzionano.”

Il Serpeverde guardò attentamente il ragazzo che aveva di fronte e rimase spiazzato dal comprendere che ora il grande Harry Poter, Eroe del Mondo Magico, altro non era che un semplice Babbano.

Rimasero in silenzio per alcuni minuti finché il ragazzo non capì che probabilmente Harry in quel momento aveva bisogno di restare solo. Confidare a qualcuno che non faceva parte della sua stretta cerchia di amici il suo segreto, che se svelato avrebbe compromesso la sua influenza nei processi e – per vie traverse – anche la sua protezione, non doveva essere di certo stata una cosa facile.

“Io vado a dormire” fece il biondo alzandosi e avviandosi verso l’uscita, ottenendo come una risposta un indecifrabile mugugno da parte dell’altro.

Un tempo ne avrebbe riso, sfruttando l’occasione per deriderlo ed umiliarlo, ma ora… qualcosa nel suo carattere si era spezzato e avere davanti ai suoi occhi le debolezze così palesi di quel ragazzo che tanto aveva odiato ai tempi della scuola l’aveva portato a riflettere e vedere le cose sotto una luce diversa. Era convinto che il Grifondoro fosse riuscito a trasmettergli quell’orrenda cosa chiamata ‘buoni sentimenti’ per osmosi. Se non fosse stato che Harry faceva schifo in pozioni, avrebbe detto di aver bevuto un infuso di patetismo del buon Grifondoro aggiunto giorno per giorno al the che beveva a colazione.

“Potter?”

Il moro non rispose ma alzò lo sguardo verso il biondo fermo sull’uscio della porta.

“Mi dispiace” mormorò Draco. C’erano altre domande che voleva fare, altre cose che voleva sapere, ma non era quello il giorno. Forse domani.

 

“Anche a me…”

 

 

***

 

Passarono due giorni senza che né Harry né Draco tornassero nuovamente sull’argomento ‘perdita della magia’. Un po’ anche perché il signor Fitch aveva consegnato ad Harry la sua prima autonobile e il Grifondoro aveva passato fuori di casa quasi l’intero weekend con la scusa di voler provare l’auto e godersi finalmente la patente. Non che non avesse offerto a Draco di andare a fare un giro insieme per la città, ma il biondo tendeva a diffidare dalle cose troppo Babbane. Televisore e stereo esclusi, ovviamente.

Tutto sembrava essere tornato alla normalità, a prima che Draco scoprisse che l’altro era rimasto senza magia. Fu solo quando lunedì il Grifondoro accennò al biondo di dirgli se avesse avuto bisogno di qualcosa dal Mondo Magico, dato nel pomeriggio sarebbe dovuto andare a Diagon Alley, che al biondo vennero in mente le mille domande che si era tenuto per sé durante quei due giorni.

“Come ci riesci?”

“A far cosa?” chiese Harry perplesso imburrando una fetta di pane.

“Ad andare a Diagon Alley. Voglio dire… il muro.”

“Ci sono anche i camini che ti portano direttamente lì, anche se ammetto che la Metropolvere non è il mio modo preferito di viaggiare. Preferisco passare dal Paiolo Magico, ma non è un problema. Voglio dire, i mattoni riconoscono il cuore della bacchetta.”

“Vuoi dire che un Babbano qualunque in possesso di una bacchetta magica potrebbe entrare nel nostro mondo?”

“E’ quello che faccio io ogni volta, Malfoy. Anche se non ci vado poi così spesso. Non da solo almeno, potrebbe essere rischioso.”

"Cosa intendi?"

"Che è meglio non si sappia in giro e Kingsley ci tiene a tenermi al sicuro" rispose Harry facendogli intendere, con un gesto della mano, che non era una cosa importante.

“Ma scusa" proseguì Draco, tornando al discorso precedente "A rigor di logica non dovresti vederlo il Paiolo Magico, o sbaglio?” chiese mentre aggiungeva un velo di latte alla sua tazza di the.

Harry storse le labbra riflettendo su quanto il Serpeverde gli aveva appena detto. Era vero, se lui fosse diventato un Babbano non avrebbe neanche potuto vederlo il Paiolo Magico. Ma per la stessa logica allora anche Gazza non avrebbe potuto lavorare ad Hogwarts. Ne aveva discusso ampiamente con Ron ed Hermione ma prendere in considerazione l’ipotesi l’aveva sempre demoralizzato. Detta dal Serpeverde quella teoria però pareva davvero l’unica possibile.

“Probabilmente sono diventato un Magonò, più che un Babbano.”

“Come Gazza?”

“Immagino di sì. Io vedo la magia, vedo i luoghi, posso viaggiare con la Metropolvere – e i Babbani non possono farlo – riesco ad accedere a molti luoghi protetti da incantesimi Respingi Babbani. Non posso volare, questo no.”

“Hai un futuro come custode ad Hogwarts!” lo prese malignamente in giro il Serpeverde, pentendosi immediatamente di quanto detto.

“Meglio che niente” borbottò il moro.

“E la mia bacchetta Potter?” domandò l’altro per cambiare discorso mentre aggiungeva un cucchiaino di zucchero al suo the, iniziando a mescolare la calda bevanda.

“La tua bacchetta ce l’ho io.”

“Questo lo so.”

“Te la ridarò quando starai per tornare ad Hogwarts.”

Draco a quella frase – se possibile - impallidì ancor di più.

“In che senso ‘tornerò ad Hogwarts’… cosa significa?” fece il biondo posando il cucchiaino.

Harry alzò perplesso un sopracciglio.

“Mi sembra abbastanza ovvio.”

“…tornerò?”

Il Grifondoro annuì.

“Tu sì, io no” ammise con un po’ di rammarico.

E Malfoy, in quell’istante, sembrò rendersi conto di cosa volesse dire per Harry aver perso la sua magia. Quella forza fondamentale che fino a quel momento lo aveva tenuto in vita, non tanto a livello fisico, ma quanto moralmente, era venuta a mancare. Non aveva più quella stessa forza che l’aveva sempre spinto ad andare avanti, conscio dei suoi poteri, deciso a sfruttarli in nome del Bene, della Pace, della Luce e di quegli altri perbenismi a cui Draco non si sarebbe mai veramente abituato. L’unica cosa che al momento riusciva a comprendere era che il suo ultimo anno ad Hogwarts l’avrebbe trascorso senza la sua nemesi.

“Perché?”

Il moro gli lanciò un’occhiataccia.

“Lo so il perché! Quello che intendo è che… non puoi, Potter!”

“Sono io che non posso venire con voi. Non voglio che gli altri mi vedano… così. Oltrepasserei la barriera, ma a cosa serve un Magonò ad Hogwarts? E non dire che c’è sempre Gazza, sarei disposto a diventare un eremita piuttosto che vivere il suo destino e rimanere frustrato a vita nel vedere generazioni su generazioni diventare maghi e io rimanere lì, a lavare i pavimenti.”

“Non laveresti mai i pavimenti, sei pur sempre Harry Potter!”

“Harry Potter non serve più a niente, adesso…”

Draco deglutì.

“E io? Cosa farò senza di te, Potter?” chiese il biondo guardando l’altro con uno sguardo carico di malinconia e tristezza.

“Cos’è, una specie di dichiarazione?” provò a scherzarci su Harry versandosi un po’ di the.

“A chi rovinerò la vita se non ci sei tu?!” brontolò il biondo ignorando la provocazione del Grifondoro.

“Sai, non credo mi dispiacerà poi così tanto rimanere qui” ridacchiò Harry portandosi alle labbra la sua tazza.

“Allora ridammi la bacchetta.”

Il moro allontanò la tazza dalle labbra. Sapeva che Draco prima poi glielo avrebbe chiesto - anche se forse ordinato rendeva meglio l’idea.

“Non posso” rispose semplicemente Harry.

“Tu e la tua etica Grifondoro! Credevo avessi imparato a fidarti di me e che avessi capito che in fondo non sono così inaffidabile! Se lo fossi avrei provato a strangolarti nel sonno o avvelenarti la cena, eppure sei ancora qua! Vorrà pur dire qualcosa!”

Harry ridacchiò.

“Solo perché non vuoi sporcarti le mani!” gli fece notare il moro con un sorriso.

“Tzè…”

“Sei ancora sotto esame Malfoy. Ho il compito di controllarti e riferire a Kingsley dei tuoi progressi. Se verrai considerato inoffensivo – perlomeno, in quanto Mangiamorte – allora mi consegneranno la chiave magica con cui hanno chiuso il cassetto in cui custodisco la tua bacchetta.”

“Quanto tempo ho?”

“Per far cosa?”

“Per diventare un bravo ragazzo?”

“Lo sei già.”

Harry arrossì lievemente mentre pronunciava quella frase e affondò il viso nella tazza di the, bevendone l’intero contenuto, in modo da poter accusare la bevanda di avergli imporporato le guance. Draco, dal canto suo, non aveva idea di cosa replicare.

“C’è un’altra cosa che non ho capito Potter…” disse il biondo cambiando discorso, vagamente imbarazzato.

“Tu non hai addosso alcuna protezione contro gli incantesimi Traccianti, giusto?”

“Una cosa lieve, giusto l’essenziale per non far individuare il cuore della mia bacchetta.”

“Ma se io sono ancora un mago e tu no, chi ha protetto me dagli-”

“Lo so che lo sei. La protezione te l’ha fornita Kingsley. Non volevo che uscendo di casa qualcuno ti trovasse. Io posso difendermi scappando: conosco Londra e la metropolitana. So come passare per un Babbano, in fondo è quello che sono tornato ad essere. Ma per te poteva essere un pericolo e io non potevo permettere che – per qualche stupido rancore di guerra – qualcuno ti facesse del male.”

Draco chinò il capo. Più il tempo passava, più si rendeva conto che a Potter doveva praticamente e completamente la sua vita.

“Grazie…” mormorò il biondo, sperando che quella parola non fosse arrivata troppo chiaramente alle orecchie del Grifondoro. Quest’ultimo però sorrise.

“Hai tempo fino al trentuno agosto in mattinata.”

“Per fare cosa?”

Harry ridacchiò alzandosi dal suo posto.

“Per diventare un bravo ragazzo!”

“Non avevi detto che lo ero già?”

“Solo per me. Per convincere gli altri dovrai rigare dritto ancora per un po’.”

 

Draco gli lanciò uno sguardo truce e il moro scoppiò a ridere.

Gli sarebbe mancato. Molto.

Ma Draco aveva un futuro e lui stava facendo di tutto affinché nessuno gli impedisse di viverlo. Non doveva scontare gli errori della sua famiglia. Una famiglia che era disposto a proteggere con tutto se stesso, ma in fondo Harry non aveva fatto la stessa cosa?

Con la differenza che se un Serpeverde aggira l’ostacolo e cerca di nascondersi dal colpo della Falciatrice, un Grifondoro l’affronta di petto.

 

Tra coraggio e pazzia, in fondo non c’era molta differenza.

 

Note dell’autrice:

Nonostante questo sia il capitolo più importante di tutta la storia, mi è uscito breve e coinciso. Oddio, coinciso mica tanto – e meno d’effetto di quanto in realtà sperassi – però c’è e i nodi sono venuti al pettine, con spiegazioni annesse un po’ campate in aria nella speranza di giustificare pienamente alcune attitudini di Harry rimaste invariate nonostante la perdita della magia.

Ci vediamo, penso abbastanza presto con l'epilogo =)

Eh sì, siamo già alla fine, o quasi, ma non disperato, davvero, il finale è comunque un finale felice XD

   
 
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