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Autore: Yuuki_Shinsengumi    07/12/2010    1 recensioni
[Hakuouki Shinsengumi Kitan]
Sapeva che sarebbe accaduto in quel posto, lo aveva visto.
Ed aveva deciso che avrebbe fatto di tutto per salvargli la vita.
Sapeva che suo fratello lo avrebbe raggiunto: aveva ricevuto l'ordine di uccidere tutti i Rasetsu di quel pazzo di Koudou-san.
E lei aveva deciso di seguirlo.
Si erano separati solo per far sì che lei rimanesse al di fuori dello scontro, seduta sul ramo più alto dell'albero più alto, sotto cui sapeva che si sarebbe conclusa la vita di Harada.
Ma lei era intenzionata a cambiarne il destino.
Genere: Sentimentale, Sovrannaturale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Anche gli Oni hanno sentimenti umani cap 3

CAPITOLO 4

  • Dove diavolo può essersi rintanata?

  • Ehi, Harada! Se lo sapessi, non credi l'avremmo già trovata?

  • Idiota di un Oni! E' tua sorella! DEVI sapere dove può essersi nascosta! Un posto che per lei sia un rifugio, che le dia sicurezza...

Shiranui si voltò a guardarlo dandosi mentalmente dell'idiota.

  • La radura... la pozza termale... va sempre la quando vuole stare sola...

  • E allora andiamo, coglione!

  • No – disse Shiranui, interrompendo la corsa che avevano entrambi portato avanti fino a quel momento.

  • No?! - gli chiese Harada tra l'adirato ed il sorpreso.

  • No. - ripeté l'altro – Se è andata lì è perché vuole stare da sola. Io non...

  • Ci vado io.

  • Non puoi, Harada. Lei non... non voleva tu scoprissi la sua vera identità. Anche gli uomini al tempio non sanno chi sia realmente. Ma solo perché ha paura degli uomini. Puoi capirla... ma...

  • Continua...

  • Con te è... diverso. Ti teme in quanto uomo, è vero... - si interruppe notando il brivido che scosse l'altro.

  • Però... però ciò che teme maggiormente è la tua pietà... ed il tuo disgusto.

  • Di.. disgusto?! E per cosa? - gli chiese urlando.

  • Per ciò che è sempre stata...

  • La ricordo come una ragazza dolcissima e gentile, oltre che bellissima...

  • Per ciò che è diventata

  • E cosa sarebbe diventata?

Shiranui lo guardò per un attimo in silenzio, indicandogli poi, con il cenno del capo, la strada da seguire.

  • L'hai chiamata mostro. Ricordi?

Harada in quel momento avrebbe tanto voluto tagliarsi la lingua.

  • Sì... e non me ne rammaricherò mai abbastanza.

  • Vedi... Sano... - lo chiamo per nome per la prima volta e l'altro comprese che il rapporto con quell'Oni stava cambiando e tutto solo grazie a sua sorella.

  • Mia sorella... si reputa un mostro... ma non per ciò che è... ma per ciò in cui la violenza subita l'ha trasformata: ha perso l'uso della parola, parla utilizzando quella che chiamiamo voce interiore, ovvero riesce a comunicare tramite il pensiero, ma solo con coloro a cui è più affezionata... io, Amagiri e Kazama.

  • E poi ci sono quelle visioni di morte...

  • Già... ma non solo...

  • ?

  • Si sente menomata come donna. Non ha più niente da offrire alla persona amata e se ne fa un cruccio.

  • Non... può essere... ha sé stessa, il suo cuore...

  • Ma nient'altro... si sente contaminata ed il terrore per gli uomini le impedisce di guarire da questo male.

  • Chi è stato? - chiese Harada dopo che avevano percorso in silenzio un centinaio di metri.

  • Mostri... di quelli veri... e non per la loro natura... erano esseri umani, proprio come lo eri tu... ma di umano hanno solo la natura, non i sentimenti.

Harada strinse i pugni con forza conficcandosi le unghie nei palmi delle mani, facendoli sanguinare.

L'Oni continuò a camminare al suo fianco in silenzio, silenzio che venne interrotto dalla voce stentorea di Harada.

  • Vado io da lei...

  • Non... forse è il caso...

  • No... Hai detto che ero... sono importante per lei... mi hai pregato di non trattarla da mostro... vado io da lei. Io so cosa... chi è realmente... l'ho conosciuta, se così si può dire, quando era una ragazza deliziosa... l'ho apprezzata, nonostante tutto, nonostante ciò in cui mi ha trasformato, sotto le spoglie di un ragazzo. So' cosa sta passando... sebbene io non lo abbia mai provato e non potrò mai provarlo, so cosa sta passando... lo sento... diciamo che è il richiamo del sangue – concluse sorridendo all'indirizzo dell'Oni, sorriso che non raggiunse gli occhi color ambra, ammantati di tristezza e preoccupazione sincera.

    Shiranui lo guardò per un attimo in silenzio, cercando di capire fino a che punto potesse fidarsi di lui. Poi, con un sorriso triste, lo rese depositario di una pacca sulle spalle.

  • Prosegui dritto per altri tre-quattrocento metri in direzione del fiume. Se non è alla pozza termale è al fiume.

A quelle parole, Harada riprese la propria corsa, sperando in cuor suo che Gin non commettesse qualche sciocchezza.

***

    Si avvicinò alla pozza ancora correndo, per poi fermarsi non appena si rese conto che Gin non si trovava là: non solo non la vedeva, ma non ne sentiva la presenza. Decise allora di dirigersi verso il fiume, immaginandosi vari scenari, tutti dall'esito tragico: il fatto che fosse una Oni, e quindi pressoché immortale, non gli passava neanche per la testa.

    Il rumore di acqua schizzata con violenza, lo portò verso verso destra, dove il fitto degli alberi si allargava, lasciando intravedere il corso del fiume, in quel momento circondato da centinaia di lucciole.

    Si avvicinò lentamente alla riva, gli occhi catturati dell'immagine della ragazza che, immersa fino alla vita, aveva aperto i lembi della camicia di foggia occidentale che aveva indosso per strapparsi le bende con cui teneva fasciato il seno. I movimenti delle braccia erano rabbiosi e violenti: le fasce, ormai fradice, non volevano saperne di sciogliersi, liberandola dalla loro morsa. Gin, ormai esasperata, prese allora a sfregarsi con foga, con l'ausilio di una pietra ruvida, le braccia e la porzione di petto lasciata scoperta dalla stoffa. Harada comprese immediatamente il perché delle azioni della giovane e dopo un attimo di smarrimento, dovuto al sangue che aveva preso a scorrerle fuori dalle lacerazioni provocatele dalla pietra, scese nel fiume, raggiungendola.

    Gin da parte sua non lo aveva ancora individuato, completamente concentrata in quell'azione di pulizia profonda con cui sperava di togliersi per sempre dalla mente il ricordo di quelle mani che la frugavano ovunque, di quell'odore di sake forte che le avevano lasciato addosso.

  • Basta, Gin.

Il sussurro di Harada passò inascoltato.

  • Gin, ti prego... basta

La ragazza era sorda, immersa nella tortura che si stava auto-infliggendo, lo sguardo fisso sulla propria pelle che sfregava con sempre più vigore.

  • Gin... - fu l'ennesimo richiamo dell'uomo, che stavolta si spinse ad afferrarle delicatamente un polso.

La ragazza sollevò sorpresa gli occhi su Harada, scuotendo poi la testa in segno di diniego e riprendendo a scorticarsi come se ne andasse della sua vita

Harada le immobilizzò allora entrambe le braccia, allontanandogliele dal corpo ed impedendole di continuare ciò che stava facendo.

  • No, Gin. Basta adesso.

La ragazza, immobilizzata, prese a fissarlo, senza vederlo, lo sguardo vuoto, gli occhi spalancati e asciutti.

  • Gin... non torneranno più, te lo prometto. Così come ti prometto che la pagheranno... ma adesso smettila, per favore.

Il tono basso e calmo dell'uomo iniziò a farsi strada nella spessa cortina che avvolgeva la mente di Gin, la quale si ritrovò a perdersi nei suoi occhi ambrati, mentre le lacrime iniziavano a bagnarle le guance.

Fu un attimo. Si ritrovò stretta contro il petto di Harada, una mano dell'uomo infilata tra i suoi capelli, a spingerle la testa contro il proprio torace.

  • Non ti farò niente... se vuoi che ti lasci andare non devi fare altro che allontanarmi – le disse cercando di rassicurarla.

In effetti si aspettava una spinta, non certo che le braccia della giovane gli cingessero la vita, né che le sue mani gli artigliassero la camicia sulla schiena. La sentì prendere due respiri profondi, mentre con il naso sprofondato contro i pettorali, Gin ne respirava il profumo a pieni polmoni, certa che avrebbe così dimenticato quella puzza mostruosa.

L'uomo la tenne stretta a sé per un tempo che gli parve interminabile, poi, con una mossa fluida, la prese tra le braccia e la condusse sulla riva.

Solo in quel momento, Harada fu acutamente consapevole del busto quasi interamente denudato che la ragazza gli premeva contro. La lasciò scivolare a terra, sempre sostenendola. La scostò lievemente da sé per guardarla in volto e fu così che noto che quella poca stoffa rimasta a coprirla era divenuta trasparente a causa dell'acqua, lasciando poco all'immaginazione. Si affrettò quindi a togliersi la giacca, facendola indossare alla ragazza, che poi riprese tra le braccia per dirigersi verso il tempio.

***

  • L'hai trovata... - fu l'esclamazione di Kyo quando vide arrivare Sano con in braccio Gin.

  • E' sanguinante – disse Harada, secco, portando gli occhi sul volto della giovane, che sembrava essersi addormentata.

  • Cosa è accaduto? - chiese Kazama, avvicinandosi lentamente.

  • Voleva togliersi di dosso la sporcizia immonda che le hanno lasciato addosso quei bastardi - fu la risposta atona dell'uomo.

  • Cosa...?

  • Kazama, lascia stare... adesso mi occupo io di lei – intervenne Kyo.

Harada seguì l'Oni nella stanza della ragazza, adagiandola delicatamente sul futon.

  • Sano... grazie.

  • Non l'ho fatto per voi. Ma per lei. E per me.

L'uomo portò gli occhi sulla giovane, il cui volto era stravolto da un'espressione piena di dolore. Fece per allontanarsi, oppresso dal peso di quel volto bellissimo contratto in una smorfia di sofferenza, ma la mano della ragazza, artigliata alla sua camicia non gli consentì di allontanarsi. Sollevando lievemente il capo, gli occhi ambrati dello Shinsengumi incontrarono quelli argentati di Gin.

  • [Non lasciarmi]

  • No... non me ne vado – rispose l'uomo, realizzando solo in quel momento di aver comunicato con lei per mezzo della voce interiore.

  • [Grazie]

Harada le sorrise, portandosi una mano di lei alle labbra sotto lo sguardo sbigottito di Kyo, Kazama ed Amagiri.

  • Esco solo per far si che ti medichino le ferite. - disse alzandosi lentamente, liberandosi dalla sua presa.

  • [NO!!!... Ti prego... Voglio lo faccia tu...]

Harada la fisso stupito, gratificandola poi con un sorriso luminoso, tornando a sedersi accanto a lei.

  • Come desideri, principessa...

I tre Oni uscirono dalla stanza lasciandoli soli.

Harada aiutò la giovane a liberarsi della giacca e poi, posizionandosi alle sue spalle, della camicia e delle fasce attorno al torace.

Le passò una pezza di cotone, portatagli da Kyo assieme ad una bacinella ed una brocca piena di acqua.

Gin iniziò a strofinarla lentamente sul petto, per poi asciugare il tutto prima di indossare la camicia pulita portagli da Harada.

A quel punto l'uomo si portò dinanzi a lei, e, afferrata la pezza umida, iniziò a lavarle le braccia, le mani ed il collo, laddove i graffi facevano ancora bella mostra di sé.

  • Posso... chiederti cosa credevi di fare?

  • [Togliermi il loro marchio di dosso] – fu la risposta di Gin, il capo chinato sotto il peso della vergogna.

  • Non sei sporca.

  • [Lo sono, invece. Sono...]

  • La creatura più bella e pura che io abbia mai conosciuto – la interruppe l'uomo, senza sollevare lo sguardo da ciò che stava facendo.

  • [Non nutrire pietà nei miei confronti...] - fu la supplica accorata di Gin.

  • Non sono quelli i sentimenti che provo per te.

  • [Cosa...?]

  • Non lo so... ma non è pietà – concluse l'uomo guardandola in volto, osservandola per la prima volta come un uomo osserva una donna.

Fu questione di un attimo. Si protese verso di lei, senza toccarla, sfiorandole le labbra con le proprie.

La sorpresa lasciò Gin senza parole, incapace di reagire, mentre Harada con un movimento fluido si alzava e, raccolto l'occorrente per la medicazione, usciva dalla stanza, lasciandola sola.

   
 
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