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Autore: Rota    12/12/2010    1 recensioni
Raccolta di Flash fic/One shot sui pair dell'iniziativa "MariTombola" di MaridiChallenge.
*8059: In tempo di guerra
*6927: I did not fall
*D18: Una settimana fa
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lime, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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*Autore: margherota
*Titolo: I did not fall
*Prompt Maritombola: 23: "Everybody goes, leaving those who fall behind." (Holocaust, Placebo)
*Fandom: Katekyo Hitman Reborn
*Personaggi: Mukuro Rokudo, Tsunayoshi Sawada; 6927
*Genere: Introspettivo, Malinconico, Nonsense
*Avvertimenti: Shonen ai, Missing Moment, One shot
*Rating: Giallo
*Conteggio parole: 1015
*Note: Altra ff per mia moglie °ç° Che oggi mi ha illuminato la giornata dicendomi “mi è tornata la passione per la coppia”. E allora io muoio direttamente °ç°.
Ipoteticamente, collegatela dopo i Varia. Ecco <3




I did not fall




È una bolla d’aria quella che dal boccaglio di plastica trasparente si stacca e poi viaggia in alto, verso la superficie dell’acqua gelida.
Mukuro apre l’occhio, ritrovandosi sempre nel medesimo posto – immobile, incatenato, muto e reso quasi cieco. Nascosto come l’emblema della faccia più turpe della mafia, non può che arridere alla propria misera condizione: un esperimento venuto male e da temere.
L’unico occhio di cui dispone si muove, a cercare di guardare oltre il vetro che trattiene il suo corpo. Non c’è nulla di tanto definito da poter essere chiamato con nome proprio, solo qualche ombra scura e il colore vago di una piccola stanza.
Prigione.
Abbassa la palpebra, lasciando che altre bolle sfiorino la pelle del suo viso in strane e alquanto indiscrete carezze.
Viaggia, Mukuro, al di là della fisicità in cui è costretto, correndo per chilometri e chilometri in una manciata di istanti.
Si risveglia in un altro luogo, in un altro corpo – eppure è ancora lui, pur nei confini di un sogno al limite tra realtà e finzione.

È solamente un istante – attraversata la mente da un lampo non doloroso né troppo veloce – eppure Tsunayoshi potrebbe giurare di aver visto qualcos’altro negli occhi di Chrome, qualcosa di sinistro e allo stesso tempo familiare. Lo sente anche nel modo diverso in cui lei pronuncia quel “Boss” con cui lo chiama ancora una volta, dolcemente. Sorride ed è sempre lei, sorride e pare sia proprio un’altra persona.
Lo chiama Tsunayoshi, con il suo nome completo. Ed è un brivido, forse, quello che gli corre lungo tutta la schiena. Il suo sorriso si tinge di seducente gentilezza.
-Qualcosa non va, Boss?-
Tsunayoshi la guarda in volto, senza riuscire a dare un nome al timore che l’ha preso, quella sensazione strana che serpeggia sotto la pelle.
Perché sta parlando con lei? Deve pensarci qualche istante prima di ricordarlo.
Ah, sì: la salute di Ken e Chikusa. Anche i due ragazzi sono stati coinvolti nello scontro con i Varia, ed é suo compito morale assicurarsi che niente sia andato fuori posto. Benché quel gesto sarebbe stato sicuramente giudicato come l’assicurarsi di non dover portare alcun peso sulla coscienza, il Decimo Vongola non ha esitato se non per un breve istante ad avvicinare Dokuro, giudicata da lui l’unica persona che avrebbe accettato la sua vicinanza per più di cinque minuti senza dover necessariamente tentare di ucciderlo o di mettergli le mani al collo.
E no, il suo non è certo il tentativo di tirarsi indietro – d’altra parte, quelli sono e rimangono traditori, non altro che questo – e neppure il cedimento di una volontà troppo stressata e sicuramente bisognosa di riposo.
Solo un brivido di incertezza. Lo stesso freddo che emana un corpo privo di vita.
Chrome si ripete, accarezzando con parole dolci la coscienza per un poco sopita di Tsuna.
-Boss, sta bene?-
Il ragazzo strabuzza gli occhi e dopo scuote la testa. Torna a sorridere, ricacciando ogni lieve preoccupazione in fondo al suo animo.
-Certo, scusami…-
E le parla con gentilezza, chiedendo dei compagni – se hanno avuto problemi, se hanno ancora ferite, se sono provati psicologicamente. Lei sorride a sua volta e gli risponde pacata che va tutto bene, che il Boss non deve preoccuparsi di nulla, che è gentile a farlo ma non deve nulla a loro, che può andare via e non voltarsi indietro senza che questo abbia qualche brutta conseguenza.
Tsunayoshi la guarda di nuovo in faccia, portando allo stesso tempo una mano alla nuca per alleviare il leggero imbarazzo che gli ha preso gli zigomi del viso tingendoli di rosso pomodoro.
Ancora, un brivido.
Ma questa volta lo vede davvero, il suo sorriso. E lo riconosce e la paura diventa qualcosa di più che un tremolio a scuotergli le gambe.
Se ne accorge anche Mukuro, che non può più fingere – benché non l’abbia mai fatto, dal momento stesso in cui è arrivato. Erano parole sue e solamente sue, quelle che la voce della ragazza ha rivolto a Sawada.
Allora colora l’occhio di rosso e piega il sorriso a ghigno, palesando più chiaramente ciò che è pur nel corpo della giovane Dokuro.
Prima che quello strilli, pieno di sincera e motivata paura, per la sorpresa e per tutto quello che ora gli annebbia la mente come una matassa informe e gravosa di sentimenti contrastanti, Mukuro attraverso le mani di Chrome lo prende per il colletto della camicia che indossa.
E lo bacia lì, dove le labbra sono schiuse e la volontà si è fermata sul ciglio rosso di carne senza riuscire a spiccare il salto in tempo.

È la nebbia persistente, è la nebbia che tutto penetra e offusca, che rende labili i confini, che rende difficile la vista e ostacola la ragione.
Che non vuole, che non vuole essere considerata solamente una coltre bianca e passeggera.
-Io non sono caduto, Tsunayoshi Sawada. Io sto solo aspettando il momento giusto. Per quanto tu possa andare avanti, per quanto tu possa avanzare, per quanta strada tu possa percorrere, io sarò sempre dietro di te…-
Sussurra, Mukuro, nell’orecchio teso di Tsunayoshi.
Sussurra anche se è perfettamente sicuro che lui lo senta in ogni singolo respiro.
E si ripete, come in una litania, come in un dolce sogno dove ogni cosa è irreale e allo stesso troppo vera.
-Io non sono caduto…-
Tsuna vede i suoi occhi, li guarda facendo scemare pian piano il terrore e diventando sempre più sicuro e deciso. Perché, cogliendo l’augurio per un futuro in quella velata minaccia di morte, non può far altro che provare un familiare è non nuovo moto di ammirazione e calore verso Mukuro.
Verso il suo – suo – Guardiano della Nebbia.
-Ti aspetterò con una mano tesa, Mukuro…-


Cammina, cammina e va avanti, Decimo Boss della famiglia Vongola.
Cammina e traccia il tuo destino con mano sicura.
Non voltarti indietro, non guardare oltre le tue spalle – non ne hai bisogno.
Chi cade, rotola semplicemente nel fango e da lì, impastato, non più si alza.
Credi davvero che io possa rinunciare a te, Tsunayoshi Sawada?
Ti aspetterò, semplicemente, al traguardo…

   
 
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