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Autore: DeaEris    12/12/2010    3 recensioni
Dopo il pareggio del Toho con la Nankatsu, Ken e Kojiro si godono un momento di tranquillità. Seduti assieme sotto le stelle...uno scenario romantico per iniziare ad accorgersi di essere ricambiati. Un sentimento trasportato nel tempo, pensieri che si sfiorano e corpi tesi pronti per scagliarsi rispettivamente. Il raiting si alzerà nel secondo capitolo!
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Ed Warner/Ken Wakashimazu, Kojiro Hyuga/Mark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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La partita si era conclusa con un pareggio. Solo un pareggio, nonostante l'impegno di tutti i ragazzi del Toho, comunque, erano  contenti, perché si erano davvero impegnati. Avevano sudato, lottato, aspettato per tre anni per quella partita e finalmente la Nankatsu non li aveva sconfitti in modo patetico, dopo ore di gioco sfrenato. Kojiro aveva allenato tutta la squadra, massacrandola in vista di quell’incontro e, ancora di più aveva preteso da sè stesso. Il ricordo di come avevano supplicato il mister per farlo giocare era ancora vivo nei cuori orgogliosi dei suoi compagni di squadra, in particolar modo in quello di uno.
Quella partita aveva significato tanto per i ragazzi, ma soprattutto aveva significato moltissimo per Ken Wakashimazu. Si era infortunato, era vero, ma fortunatamente avevano pareggiato, quindi il suo ritiro dal mondo calcistico era divenuto impossibile. Aveva vinto anche la scommessa con il padre, che lo voleva ad ogni costo successore del dojo di famiglia. A Ken il karatè piaceva molto, le arti marziali lo avevano reso un portiere formidabile e temibile, gli avevano donato un corpo atletico, forte e resistente. La morale delle arti marziali gli aveva dato, invece, un'incredibile sopportazione del dolore fisico, tant'è che, nonostante una spalla gravemente contusa dall’impatto col palo, era riuscito a giocare tutta la partita, a non farsi segnare se non pochissimi goal. Il ragazzo dai lunghi capelli neri pensava quello, mentre, seduto al suo posto sull'autobus di proprietà dell’istituto Toho, tornava in albergo. Sapeva che, appena arrivati, gli altri sarebbero usciti per festeggiare, ma lui non si sentiva tanto bene. La spalla gli faceva male. Lanciava fitte spaventose ogni cinque secondi e lui lui sopportava ad occhi chiusi con un asciugamano sul viso stanco. Non mostrava il proprio dolore, anzi, lo ignorava. Sapeva che al suo fianco Kojiro lo guardava, ma non dette segno di essersene accorto. Percepiva lo sguardo insistente del capitano sulla sua persona, ma lo evitava, perchè sarebbe stato troppo umiliante ammettere di soffrire per un dolore stupido come quello alla spalla. Però Era felice. Non solo per la vittoria, ma soprattutto perchè Kojiro aveva dimostrato di tenere alla squadra.
La Toho era composta dai ragazzi più orgogliosi del Giappone, iIn particolar modo Kojiro Hyuga, la giovane Tigre, era uno tra i più testardi, freddi, duri e severi giovani campioni del calcio nipponico. Quel pomeriggio il ragazzo aveva preteso di giocare in difesa per proteggere la sua squadra, dimostrando di essersi affezionato alla squadra, cosa che non avrebbe mai ammesso prima. La squadra di calcio della Toho amava il suo capitano con tutte le forze, arrivando al punto di inginocchiarsi per chiedere all'allenatore di farlo entrare in campo e di farlo giocare anche per quello.
Ken sapeva che quei ragazzi avevano bisogno del loro capitano. Kojiro, ne era sicuro, era la luce per tutti loro ed era cambiato per merito suo e di Takeshi Sawada, forse più per merito di Takeshi, che una volta si era pure preso un pugno dal bronzeo ragazzo per farlo ragionare. Pensava Ken al momento in cui Kojiro aveva fatto quel discorso per aiutare anche lui, per impedire che la porta rimanesse sguarnita. Una cosa che lo aveva sorpreso, però, c'era: Kojiro lo aveva salvato. Ricordava che, durante la partita, stava per essere trascinato verso la traversa, con la sfera in mezzo allo stomaco: sicuramente la testa e le spalle avrebbero colpito il lucido palo orizzontale, se Kojiro non lo avesse afferrato. Era caduto a terra tra lo sconcerto generale dei ragazzi della Nankatsu e la gioia del Toho. Si era voltato con viso stupefatto ed aveva incrociato lo sguardo gioioso del suo capitano. Gli era molto grato e doveva dirglierlo, ma sapeva che non era ancora arrivato il momento.
Kojiro era seduto sull'autobus, come sempre aveva scelto il posto accanto a Ken. Il suo amico lo preoccupava. Era silenzioso, con il viso bellissimo coperto da un asciugamano, come se non volesse mostrare a nessuno la sua sofferenza. Un momento... aveva pensato proprio che Ken avesse un bellissimo viso? Logico. A lui Ken piaceva da anni. Era un ragazzo splendido: chiunque l'avrebbe pensato. Aveva un fisico aggraziato, dono delle arti marziali, snello ed allo stesso muscoloso, lunghi e morbidi capelli neri, occhi espressivi, circondati da lunghe ciglia corvine. Chiunque avrebbe detto che Ken era stupendo. Non ci voleva un genio a capirlo, bastava guardarlo un secondo. Hyuga era circondato dalle voci gioiose dei suoi compagni, eppure rimaneva in silenzio, e con la coda dell'occhio teneva scrutava l'amico. Era preoccupato per lui, in effetti, anche se mai nella vita avrebbe mai ammesso una cosa simile. Sarebbe stato troppo imbarazzante dirglielo.
L'autobus arrivò all'albergo, nel quale avrebbero pernottato per l'ultima volta. Takeshi vide che Ken e Kojiro erano ancora seduti, quindi si avvicinò ai due ragazzi ed attirò la loro attenzione con la sua voce delicata, tipica ancora di un bambino. Effettivamente Takeshi era ancora un ragazzino.
*Kojiro, Ken... siamo arrivati.*
Disse con la voce tranquilla, dolce, guardando quei due ragazzi meravigliosi. Stimava entrambi per motivi differenti, ma anche per le grandi similitudini che li accomunavano. Kojiro aprì gli occhi, così anche Ken ed insieme lo guardarono. Era vero, erano arrivati. Fu in quel momento che sull'autobus salì il medico, probabilmente chiamato dal mister.
Ken si alzò in piedi ed il medico gli disse semplicemente che lo avrebbe aspettato nel suo ambulatorio per curarlo. Era indispensabile che il medico curasse la spalla del giovanotto.  Per fortuna era un dottore bravissimo. Ken lo seguì senza fiatare, rivolgendo uno sguardo tra il saluto e l'annoiato sia a Takeshi sia a Kojiro. Ad entrambi scappò un sorriso. Non importava cosa facesse, dove andasse, ma niente e nessuno poteva spegnere il tipico caratterino di Ken.
Takeshi guardò verso Kojiro ed i due si diressero assieme verso l'albergo. Era quasi ora di cena e la squadra propose di uscire per festeggiare. Kojiro Hyuga non ebbe problemi a dare il suo permesso ai suoi compagni, in fondo loro potevano fare quello che volevano. Non era la baby sitter di nessuno e i ragazzi erano tutti grandicelli per decidere per i fatti loro. Sapeva solamente che senza Ken non sarebbe andato da nessuna parte. Ken era il suo migliore amico, anche se gli piaceva da anni...dalla prima volta che aveva visto come era opposto al mister e dal modo in cui lo vide bloccare la sua cannonata, nonostante ne fosse stato sopraffatto. Sorrise a quei ricordi.
No. FinchèSe Ken non si fosse mosso da quella stamberga, lui sarebbe rimasto con lui.
Fu alla fineche, Ken riuscì a scappare dalle grinfie del dottore, ma non poté evitare una noiosa fasciatura che lo teneva bloccato. Era fastidioso essere bloccati. Lui era un tipo intraprendente, non amava stare fermo a lungo. Non amava esser bloccato da una fasciatura. Era proprio una vera seccatura!
Giunse nell'atrio, dove i compagni gli corsero incontro. Avevano in mente di uscire tutti insieme, ma volevano prima sapere se lui era d'accordo. La voce allegra di Ken uscì dalle sue labbra sottili, mentre rispondeva alle speranze dei compagni.
*Andate pure...il dottore mi ha ordinato tassativamente di andare a letto presto. Divertitevi. E poi non è che abbia molta voglia.*
Disse, prima giustamente di uscire dalla porta, diretto verso il campo d'allenamento della Toho. Era vero che era stato ordinato di andare a letto, ma Ken era tendenzialmente un ribelle e non voleva dare retta a quel pinguino mancato del dottore. Era noioso andare a coricarsi così presto. Aveva una spalla contusa, mica era un vecchio di ottant’anni! Pensava il giovane. Così raggiunse ben presto la zona dell'addestramento, fermandosi vicino alla porta, che lo aveva visto allenarsi per tutti quei giorni. Mise forza nelle ginocchia e spiccò un balzo verso la traversa. Era abituato a non contare più di tanto sulle spalle e sulle mani, in fondo, per parare lui compiva balzi tra un palo e l'altro con le sole gambe. Quanto poteva esser complesso salire su di una traversa, per lui? Pochissimo, infatti era già comodamente seduto su di essa. Fischiettava sovrapppensiero un motivetto allegro di sua invenzione, mentre il vento della sera giocava coi suoi morbidi capelli neri.
Kojiro aveva ascoltato le parole di Ken, quando i ragazzi gli avevano proposto di andare inseme in un locale a festeggiare la vittoria. Come previsto, lui aveva risposto che non ci sarebbe stato e Kojiro decise immancabilmente di seguirlo. Era pur sempre ferito e, conoscendo fin troppo bene l’amico, immaginò potesse fare qualcosa di stupido, ignorando le sue condizioni. Lo trovò poco dopo appollaiato come un pappagallo, o un bellissimo pipistrello, sulla traversa della porta. Fischiettava un motivetto e a Kojiro venne da sorridere nel vederlo così tranquillo, nonostante la ferita alla spalla. Ken si sarebbe sparato piuttosto che mostrare dolore ma, anche il fatto di sopportarlo bene era un fattore a suo vantaggio.
*Ehi, Ken! Che fai?*
Domandò curioso al suo portiere.
Ken stava pensando. Era immerso nei propri ironici pensieri. Era ironia quando si cambiava idea su un qualcosa in modo radicale? Era assurdo: lui prima non lo sopportava il calcio ed ora, invece, lo amava con tutto sé stesso. Era grazie al calcio che aveva conosciuto persone fantastiche, amici insostituibili, quali Takeshi.  Ed Era sempre grazie a quello sport che aveva conosciuto Kojiro. Sembrava assurdo, ma nonostante lui avesse decine e decine di ammiratrici, come testimoniavano gli stomachevoli cioccolatini di San Valentino, la persona che trovava meravigliosa era il suo capitano. Non gli mancavano sicuramente le persone innamorate di lui. Ken Era bello e lo sapeva. Una persona bella piace sempre, ma nessuno di quelli che lo guardavano, interessavano a lui. Gli altri gli apparivano sciocchi, privi di orgoglio e di dignità, mentre, invece, Kojiro era simile a lui: fiero, possente e decisamente orgoglioso nel suo essere testardo, irraggiungibile. E poi aveva quel fisico possente che a lui non dispaceva. Aveva ottenuto con lui un meraviglioso rapporto di amicizia, ma era troppo orgoglioso per dire qualcosa di più. Era troppo umiliante e poi avrebbe rovinato il loro rapporto nel confidarsi in quel modo, n’era sicuro. Non era una donnicciola, lui. Lui era un uomo, forte, orgoglioso, nobile e quindi non avrebbe mai detto nulla. Fu in quel momento che una voce melodiosa, anche se dura e familiare, disturbò i suoi pensieri: Kojiro lo guardava da sotto la porta.
*Ma guarda chi c'è! Non sono riusciti a trascinarti con loro a folleggiare, Kojiro? Come mai? Son venuto qua...bah...perchè non sono affari tuoi, ma ... comunque per pensare!*
Disse, in risposta al ragazzo.
Solitamente, Kojiro esigeva il rispetto e, se non lo otteneva, faceva in modo di rubarlo con la forza. Non permetteva a nessuno permettersi di rivolgersi a lui in modo tanto arrogante. Nessuno, a parte quel ragazzo. Kojiro accettava di esser trattato da ragazzo solo da Ken. Era soltanto Ken la persona che poteva trattarlo con quella familiarità, scherzando, o parlando anche con arroganza, perchè tanto Kojiro lo avrebbe trattato con rispetto. Era quello il loro rapporto: un misto tra fiducia, rispetto, amicizia, affetto. Era l'abc dell'amore e quindi Kojiro non ci aveva impiegato molto a capirlo, innamorandosi di lui. Ammetterlo a sé stesso era una cosa, dirlo ad alta voce era ben altro paio di maniche. Non avrebbe mai rischiato la sua amicizia con un azzardo del genere. Era innamorato, ma lo avrebbe mascherato. Sarebbe stato umiliante ed avrebbe rischiato un pugno sul viso se avesse detto qualcosa. Aveva visto Ken reagire in modo pesante per molto meno. La verità era una: teneva più all'amicizia con Ken che a sé stesso.
*Non avevo voglia di andare a festeggiare. Quello era un pareggio e basta. Non abbiamo vinto, così sono venuto per allenarmi un po'.*
Rispose. Non era tanto assurdo che lui si allenasse anche a quell'ora e dopo una finale. Tutti sapevano che Kojiro era un amante del calcio ed avrebbe fatto di tutto per diventare sempre più forte.
Ken sorrise, un mezzo ghigno ironico, che gli illuminò il bel viso. Poi scoppiò subito dopo a ridere. Certo...il calcio. Kojiro era proprio drogato di quello sport. Se avesse potuto, non avrebbe neppure dormito per continuare ad allenarsi! Quante volte lo aveva trovato sfinito per gli allenamenti? Molte, anche perchè spesso li compivano assieme.
Si passò una mano tra i capelli corvini, mentre rispondeva.
*Ehi, capitano, non esiste solo il calcio, lo sai vero?*
Domandò con un forte accento ironico nella voce. Era interamente divertito dal viso di Kojiro, sempre serio e sempre distinto, anche quando parlava della sua ragione di vita.
Kojiro ascoltò il suono della risata, beandosi di quel rumore a singhiozzo che solo in pochi udivano. Ken era orgoglioso e bisognava essere suoi amici per farlo ridere in quel modo. Notava quanto fosse rilassato ed a suo agio, mentre gli parlava con quel tono ironico. Kojiro lo fulminò con uno sguardo gelido, e antipatico, irritato, ma meno orgoglioso del solito. Sospirò e si unì a quella risata. Saltò sulla traversa e si mise seduto accanto a Ken. Kojiro non rideva mai con nessuno. Rideva solo con Ken ed anche in questo erano simili. Era orgoglioso, freddo con tutti. Non era facile essere suo amico, non era semplice diventare intimi con lui. Fino a quel momento solo una persona conosceva le sue espressioni e le sue sensazioni: : Ken. Non mostrava a nessuno le sue espressioni, le sue sensazioni, ma con il portiere era sempre più rilassato, era a suo agio, esattamente come Ken lo con lui.
*Come va la spalla, pazzoide?*
Domandò solamente, squadrando il suo caro amico con un'occhiata non troppo fredda. Se qualcuno fosse passato ed avesse visto l'espressione di Kojiro, l'avrebbe dichiarata fredda gelida ed ostile, ma Ken capì che Kojiro era preoccupato per lui. Il portiere sorrise abbattuto. Era stanco, stufo e doveva pure tenere la spalla a riposo. Era una vera seccatura essere fragili in quel modo! Non si era pentito neppure per un istante di quando  aveva salvato il suo Cucciolo, infortunandosi per la prima volta alla spalla, ma questo non voleva dire che amasse stare fermo.
*Al solito. Si è gravemente contusa e dovrò stare fermo. Non immagini che palle...almeno non fa più male. L'hanno fasciata.*
Disse con un tono, quasi lamentoso.
 Kojiro poteva sentire una nota polemica, pedante, nella voce del portiere. Non doveva averlo apprezzato. Conosceva Ken e sapeva che non amava stare fermo. L’amico adorava fare passeggiate in montagna, abbattere alberi, allenarsi nel karatè e nel calcio, non amava di sicuro sicuramente stare nei un periodi di riabilitazione, cosa che effettivamente aveva più volte sopportato a lungo, data l'abitudine di farsi male ad ogni partita seria. Guardò il viso di Ken e sorrise leggermente. Gli avrebbe tenuto chiaramente molta compagnia. Non poteva permettere che quel ragazzo speciale, il suo migliore amico, il suo più caro amico, si annoiasse. Nel viso che conosceva meglio del proprio lesse lo sconforto al pensiero di non potersi muovere come preferiva.
*Non è così grave. Vedrai. Non è la prima volta che ti fai male.*
Disse, tirando una goliardica pacca sulla spalla del ragazzo al suo fianco. Chiaramente quella non era la spalla fasciata e il contatto era stato più delicato del solito. Ken si voltò e lo guardò come lo aveva guardato alla fine della partita. Quel sorriso sollevato, soddisfatto e, orgoglioso, come quello di una tigre lieta per il pranzo appena gustato.
Ken scrollò le spalle o, meglio, fece il movimento con la spalla sana, visto che chiuse gli occhi sofferente quando sentì il fastidio disturbarlo. Apprezzò il tentativo di Kojiro e sapeva che gli avrebbe tenuto compagnia. In quelle occasioni lo faceva sempre. Era per questo che l’essere infortunato in fondo non gli spiaceva, anche se era una grandissima seccatura. Stare fermo, in casa, con suo padre...era già di per sè una tortura, se poi si aggiungeva il fatto che dovesse seguire la riabilitazione si poteva sparare annoiato.
*Eh beh certo... non sei tu quello che si è fatto male.*
Disse con in tono polemico. Si volse e vide quel sorriso sul viso del suo migliore amico. Perchè lo stava guardando in quel modo proprio in quel preciso momento? Così aumentava solo il suo desiderio di baciarlo e non poteva! Quella era l'ultima cosa che poteva permettersi di fare. Dannazione a quel viso! Dannazione al sorriso! Dannazione a Kojiro Hyuga ed al suo potere! Continuava a pensare a quelle cose, cercando di trovare in sé la forza di non cedere, di non fare una sciocchezza. Strinse la mano e si conficcò le unghie nel palmo, tentando di distrarsi. Le labbra vennero morsicate con cattiveria dai denti, fino a quando il sangue non lo costrinse a sputare per terra.  Fu in quel momento che la voce di Kojiro, fortunatamente, lo distrasse.
*Sono molto soddisfatto di come hai giocato oggi, sai? Sembravi molto motivato a vincere, ma hai fatto veramente una pazzia a prendere la palla in pieno petto. Hai rischiato di andare contro la traversa con entrambe le spalle.*
Disse Kojiro. Notò poi il modo la reazione di Ken. Cosa aveva? Sembrava nervoso... come mai? Conosceva bene quel modo di fare, conosceva alla perfezione "il portiere del Karatè". Si comportava in quel modo quando vedeva Wakabayashi che gli soffiava il posto di portiere. La tigre si guardò attorno per vedere cosa mai l’avesse turbato. Studiò per un istante il viso di Ken, ma fu costretto ad interrompersi da quello studio, perchè Ken lo guardò infastidito.
Ken guardò infastidito verso Kojiro. Va bene, si disse il portiere. Gli faceva piacere che Kojiro notasse i suoi sforzi, le sue parate e tutto, ma che diritto aveva di dirgli cosa fare? Nessuno. Era il capitano, non la sua balia. Era grande..…lui! Non aveva sicuramente bisogno di che Kojiro gli dicesse qualcosa, Non ne aveva mai avuto bisogno, neppure  in quel momento. Lo fissò gelido per un istante, anche se, dentro di sé, quelle le sue parole gli avevano in qualche modo fatto piacere.
*Grazie, ma non ho bisogno di saperlo da te. So di aver giocato alla grande, di esser stato uno dei migliori giocatori in campo. Ero molto motivato. Avevo scommesso con mio padre l'abbandono della squadra se non vincevamo. Comunque sia, grazie per aver impedito che la palla entrasse in porta.*
Replicò, con tono scocciato. Non amava esser trattato come un lattante. Si spostò poi un ciuffo di capelli scuri, che, ribelle, gli era finito davanti al viso.
Kojiro fissò irritato Ken. Non amava aveva apprezzato in quel tono, anche se immaginava che le sue parole potessero avergli dato fastidio. Ken solitamente gli parlava in modo familiare, perchè erano amici, ma mai una volta aveva usato un tono seccato con lui. Lo conosceva, ma ciò non voleva mica dire che se ne sarebbe stato zitto a sentire le sue paturnie notturne!
*Ehi...si può sapere che diavolo hai? Sei abbastanza nervoso. Comunque, per tua informazione, ho bloccato prima te e poi la palla. Non volevo che il mio portiere peggiorasse le sue condizioni di salute. Non volevo ti facessi male, Ken...cioè ancora più male.*
Ammise con un viso serio.
Ken si girò di scatto. Non voleva ammettere che il pensiero che l’intervento di Kojiro avesse bloccato la porta per evitare che entrasse in porta da un lato lo aveva disturbato. Non era una femminuccia, che si illudeva di qualcosa, ma porca miseria...era un essere umano, un ragazzino e quello lì lo trattava come carne da macello. Lui si distruggeva la spalla per impedire a quel cavolo di pallone di entrare e poi veniva anche mezzo rimprovverato per averlo fatto! Se non l’avesse parata, Kojiro non glielo avrebbe mai perdonato. Sentire le successive parole, gli dette poi un fastidio immenso. Lo sapeva che era solo per impedire che il "portiere peggiorasse". Di che si era illuso? Si odiò per quello. Ricordò le lezioni di karatè e riguadagnò il controllo.
Si era voltato di scatto e si girò di scatto verso Kojiro. Riflettè un istante.. nel sentirlo parlare. Come non voleva che si facesse ancora più male? Aveva sentito bene? Kojiro aveva messo la sua salute, prima del calcio? Strano. Lo guardò esattamente nel modo in cui lo aveva fatto poche ore prima, quando aveva capito di esser stato bloccato da lui: gli occhi sgranati e la bocca sottile aperta che mostrava i candidi denti regolari.
Kojiro studiò il viso di Ken e vide alternarsi diverse sensazioni. Quasi aveva la sensazione che Ken avesse l’intenzione di colpirlo? Girò il viso dalla parte opposta. Cosa stava facendo? Perchè gli sembrava che quella sera non riusciva a capirlo? Era spaventato, anche se non l'avrebbe mai ammesso. Aveva paura di perdere il suo unico amico. Fu in quel momento che Ken si volse con un'espressione che capace di far esplodere nel cuore della "Tigre" un momento di tenerezza. Kojiro vide le labbra socchiuse, i denti regolari e non riuscì a controllarsi. Avvicinò il viso a quello del portiere e posò le labbra sulle sue. Fu un contatto veloce, rapido come il battito d'ali di una farfalla, come il calcio del leggendario Kojiro Hyuga. Kojiro Hyuga si rese conto di quello che stava facendo e balzò in piedi. Scese dalla traversa con un balzo e senza voltarsi iniziò a camminare, a fuggire. Lo aveva baciato. Il viso di Ken era stato l'emblema della sorpresa, ancora di più rispetto a prima.
Ken era rimasto sorpreso, attonito era più corretto. Cos'era successo? Kojiro lo aveva baciato? Non era un sogno, vero? Doveva assolutamente seguirlo e parlargli. Kojiro era scappato subito dopo, probabilmente in imbarazzo per quello che aveva fatto ed ora Ken doveva assolutamente inseguirlo. Se Kojiro lo aveva baciato e poi lo aveva fattoera per un semplice motivo. Era perchè era quasi spaventato dalla sua possibile reazione. Ken se ne rendeva conto, visto che era stato quello a frenarlo. Si passò una mano tra la chioma e scese dalla traversa. In pochi attimi riuscì a raggiungere Kojiro. Lo bloccò con una mano. Le mani di Ken erano eleganti, abbastanza delicate ed i polsi erano sottili. Era snello, ma muscoloso.
Kojiro si era allontanato, non tanto per paura, ma per il timore di aver rovinato il loro rapporto. Quando, però, sentì i passi di Ken e rallentò. L’amico aveva il diritto di pestarlo se voleva. Quello che non si sarebbe mai aspettato fu il sentirsi stringere il polso con delicatezza e poi voltare con dolcezza. Poco dopo, gli occhi di Ken erano fusi coi suoi.
 Si stavano guardando intensamente.
Ken lo guardava. Era riuscito a raggiungerlo velocemente ed ora doveva fare qualcosa o dire qualcosa. Qualsiasi cosa...che non fosse: non hai neppure le palle per vedere ciò che voglio mostrarti? Era una provocazione troppo grande per l'orgoglioso capitano. Quindi era meglio cercare di fargli capire ciò che provava con un gesto. Gli sorrise a Kojiro, uno dei suoi rari sorrisi dolci e gentili. Era quello che mostrava solo al capitano della sua squadra. Si avvicinò con il viso a quello brunito del capitano e posò delicatamente la propria bocca su quella di lui. La lingua di Ken leccò per un momento le labbra morbide di Kojiro.
Quest’ultimo lasciò che la lingua di Ken entrasse nella sua bocca, anche se era ancora sotto choc perchè Ken lo stava baciando.  Ken lo aveva fatto perchè ricambiava. Il portiere non avrebbe mai dato un bacio senza un coinvolgimento emotivo. Aveva sempre odiato giocare a quelle stupidaggini, quali il gioco della bottiglia. Ben presto, però, la sorpresa cedette il posto all'orgoglio. La Tigre non avrebbe mai permesso che quel portiere prendesse il sopravvento. Era lui il capitano. Portò la mano sulla nuca morbida di Ken, facendo in modo di dare enfasi al loro bacio. E ora era un bacio passionale.  
*Penso di volere un rapporto diverso con te.*
Disse Kojiro solamente con uno sguardo serio, una volta che il bacio finì. Non era una persona da dire cose smielate, ma Ken era Ken. Lui meritava la sua chiarezza e fra loro loro due potevano anche essere sinceri. Potevano comunicare liberamente, senza temere il giudizio reciproco.
Ken lasciò che fosse Kojiro a prendere l'iniziativa di quel gioco, o meglio di quel loro sentimento. Non sapeva perchè, ma non se la sentiva di condurlo lui per primo il gioco. Era forse meno esperto del capitano? No. Era perchè...non lo sapeva nemmeno. Sapeva solo che gli sembrava giusto che fosse Kojiro ad avere il controllo.
Il bacio divenne passionale in breve tempo, grazie alla lingua di Kojiro, grazie alla sua mano che lo sospinse verso di lui, carezzandogli nel frattempo le preziose ciocche corvine. Nessuno aveva mai osato toccare i suoi capelli, ma l’essere toccato sui capelli da Kojiro non gli dava fastidio. Anzi, gli piaceva. Poi sentì la voce di Kojiro. Anche se aveva parlato a bassa voce, ma ugualmente lui l’aveva sentito. Si era dichiarato. Ken sorrise entusiasta. Era raro vederlo tanto felice, essendo una persona orgogliosa e che non amava mostrare sè stesso in ogni situazione.
*Anche io, Kojiro.*
Disse in risposta Ken. Non amava ammettere certe cose, ma come sapeva che quella dichiarazione era stata dura anche per Kojiro. Erano entrambi orgogliosi, testardi, ma erano anche tremendamente sinceri l'uno con l'altro.
Fu in quel momento che una voce gli disturbò. I due si staccarono in fretta l'uno dall'altro, giusto in tempo per vedere arrivare di corsa Takeshi. Evidentemente i festeggiamenti dei loro amici erano finiti. Takeshi doveva esser passato a controllare come stava Ken, cosa normale per lui. il ragazzo, infatti, era sempre gentile...forse era lui l'anima del Toho ed era per quello che nessuno era disposto a vederlo andare via. Tutti erano legati a quel bambino dolcissimo e gentile, che chissà come mai era finito in quella squadra e non voleva più andarsene.
*Eccovi. Vi stavo cercando.*
Disse il ragazzino una volta che li ebbe raggiunti. I due giovani ebbero due modi diversi di affrontare la cosa: Ken sorrise e mise il braccio sano attorno alle spalle di Sawada, ringraziandolo quasi per l'ennesima dimostrazione d'affetto e di ammirazione; Kojiro, invece, non mostrò nulla, ma i suoi occhi brillarono leggermente grati per quella piccola presenza.
*Rientriamo.*
Disse secco Kojiro per poi avvicinarsi al giovane Wakashimazu. Aveva intenzione di riprendere il discorso con lui più tardi, ma si ricordò che era ferito. Tornarono verso l'albergo tutti e tre. Giunti alla hall si separarono, visto che Ken e Kojiro avevano una camera per loro e Takeshi dormiva con Soda. Salutarono Takeshi e si diressero assieme verso la camera da letto.

Note dell'Autrice:
Dopo la correzione e l'aiuto della mia cara betatrice (si scrive così? Ma boh chi lo sa...non ho mai avuto bisogno di un beta, comunque), spero che questa storia vi piaccia! Ringrazio innanzittutto Releuse che mi ha fatto le correzione, senza la quale non proverei neanche a ripostare! Spero che stavolta possa piacervi, solo che viene divisa in due parti, ma pazienza. Spero anche di aver rispettato i caratteri dei due. Confesso che è la prima volta che mi faccio coraggio e riposto una mia storia o comunque che scrivo su questo fandom..di solito mi tengo sui Cavalieri, verso i quali mi sento più portata come modello di scrittura. Beh ho fatto del mio meglio ed ancora grazie alla ragazza che mi ha fatto le correzioni per il suo inestimabile aiuto^^!
  
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