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Autore: Per_Aspera_Ad_Astra    13/12/2010    4 recensioni
Tre diverse persone. Tre diversi caratteri. Tre diverse paure.
Genere: Drammatico, Horror, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Shannon Leto, Tomo Miličević
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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NIGHTMARE

( WONDERFUL GOLDEN MASK)

 

Salve a tutti gente! Ed eccomi qui con una nuova raccolta con i Mars come protagonisti. Questa storia è un pò diversa perchè è a sfondo d'orrore..spero non vi deluda perchè avevo in mente questa FF da un pò di tempo!
Grazie per l'attenzione.
Enjoy it!
Per_Aspera_Ad_Astra




 



Era pomeriggio, e anche se eravamo dentro quel camerino, la vista che ci porgeva quella finestra era gelida. La neve stava ricoprendo per metà il grosso albero di ciliegio, che ormai spoglio, sventolava i suoi rami come se fosse l’unica salvezza per non annegare nella neve. I fiocchi cadevano come proiettili sulla terra, creando piccoli cerchi che venivano poi abbondantemente ricoperti da altra neve che si ammassava facendo diventare tutto candido, ricoprendo tutto quello che era possibile guardare.
Il fuoco del camino produceva cosi tanto calore da far scendere tante goccioline di sudore dalla mia fronte, ma rimanevo comunque impressionato dalla forza che la natura poteva produrre in nemmeno di un secondo; ero seduto, in tanto che ero avvolto nei miei pensieri, sopra uno sgabello di pelle che mi ero portato poco prima per vedere il paesaggio, gustandomi una tazza di tè caldo che aveva preparato Emma per ognuno di noi.
- Allora Tomo, che fai lì afflitto? Non vai a truccarti?- mi disse la voce di una persona a me molto nota che mi fece rinvenire da i miei pensieri
- Cosa?- mi voltai per guardarlo meglio. Era vestito completamente di bianco: camicia in cashmere, la giacca fatta di un tessuto lucido e dei pantaloni bianchi, penso fossero di jeans ed adornare tutto una cravatta bianca annodata strettamente al collo; tutto quel bianco gli dava una luce un po’ contorta, forse a causa di quei capelli biondi che si ritrovava.
- Per il BLOODYBALLS. Non ti ricordi più perché siamo venuti nel Montana? Ricordi, lo hai detto pure tu di fare questo concerto prima di Las Vegas – mi ripeté per farmi concentrare.
Gli era entrato in testa che voleva fare di nuovo uno di quei balli in cui ti devi impuzzolentire di una sostanza rossa, facendo finta che sia sangue e cantare fino a che non hai più fiato, ballare fino a che le gambe non ti cedono per poi in fine, dopo questo “gran” divertimento, fare una signing line con tutta la gente che ti urla “ un autografo, ti prego” pur avendoti d’avanti.
-Si Jared, lo ricordo. Non mi va però di mettermi in ridicolo come ho fatto gli anni precedenti; sai che quella roba non mi piace- ammisi mentre poggiavo la tazza da tè, ormai solamente calda, sul piccolo ripiano di marmo.
-Che BLOODYBALLS sarebbe senza il sangue? Vuoi che sia il tuo, vero?- mi disse in tono minaccioso – fila subito a vestirti, sai chi è più grande dei due no? Allora non contraddirmi- adorava essere quello più grande, fra noi due, quando voleva. Sapeva sempre che non mi andava di alzare la voce e lui l’aveva sempre vinta, e anche se fosse, lui non so come, sapeva rigirarsi sempre tutto a suo favore.
Mi voltai verso Emma, che stava parlando al telefono con la compagnia di volo che ci avrebbe fatto ritornate a casa il giorno dopo.
- Emma?- chiesi impaurito di aver disturbato la conversazione
-…perfetto, a noi serve solamente quel volo che riporti la band...- si voltò a guardarmi – Mi scusi un attimo per piacere – tappò con la mano il ricevitore e sporse la testa verso di me – Come ti posso aiutare?-
Emma era sempre calma e gentile, non riusciva mai a perdere le staffe anche nelle situazioni in cui un urlo ci servirebbe e come. Era sempre pronta e spigliata, non ti faceva neanche aspettare un secondo, faceva sempre tutto il possibile per aiutarti
- Jared, sai com’è, mi ha obbligato a mettermi quello stupido vestito da pinguino…ma io non lo trovo –
- Non preoccuparti tesoro, è nel tuo camerino pulito e stirato. Pronto per essere indossato- mi fece l’occhiolino e continuò a parlare con la persona dall’altra parte della cornetta.
Cosi come mi disse la segretaria di Jared, andai nel mio camerino attraversando quel piccolo corridoio illuminato che ci teneva tutti uniti in un’unica ala di quel grandissimo teatro. Tirai fuori la chiave argentata e aprì quella porta di legno con su scritto il mio nome; entrai cautamente nella stanza buia sporgendomi con il braccio destro a cercare l’interruttore, fino a quando capì che quella stanza era dotata di alcuni sensori di movimento: cioè ad ogni movimento che facevi in quella stanza la luce si accendeva, in questo modo non c’erano sprechi di energia.
Capì il perché Jared avesse scelto quel luogo.
Sbuffai dopo aver fatto la mia considerazione e appoggiai con un colpo sonoro la chiave al piccolo comodino in mogano vicino la porta.
La stanza non era grandissima ma racchiudeva, in quel piccolo spazio, tutto quello che si desiderasse. Il pavimento era di marmo liscio sul bianco e sul beige, le fantasie gli facevano fare dei cerchi e delle linee contorte; la luce era soffusa creando ancora di più una situazione di calma e relax, tutto questo “bagliore” veniva rafforzato anche dal colore rosso che veniva dato dalle tende lunghe di lino che coprivano gran parte della grande finestra. Un grosso letto matrimoniale era posto sotto una delle cose più belle che avessi visto nella mia vita: un gigantesco lampadario se si estendeva come rampicanti sul soffitto, facendo cadere qualche filo rosso con attaccate, forse, piccole schegge di cristallo.
Non ero mai, e ripeto mai, stato in posti del genere; in posti che ti facevano venire la voglia di chiedere sempre di più e sapere di stare pagando anche l’aria che respiri. Respirai a pieni polmoni quell’aria di extra lusso e vidi che, posto ad agiatamente sul letto, si trovata il vestito che avrei dovuto indossare per la serata.
Era tutto nero di velluto, con una camicia candida bianca e un miserabile papillon dello stesso colore del vestito; mi cinsi a toccare il foulard dentro il taschino quando capì che non era tessuto ma bensì carta; lo tirai fuori quando vidi che era un misero bigliettino scritto velocemente:
“Spero che i tuoi peggiori incubi si possano avverare questa sera”
Mi intimava cosi il bigliettino che avevo tirato fuori dal vestito, un ghigno mi fece capire che lo aveva scritto Jared…gli piaceva divertirsi prima di fare un BLOODYBALLS, forse per aumentare la nostra adrenalina…oppure se non fosse stato Jared? Ma qualcuno che avesse messo appositamente quel biglietto per farmi paura? Bussarono alla porta e mi irrigidì , un brivido congelato mi trapasso i vestiti percorrendo la schiena facendomi rabbrividire; quanto sono sciocco, sono sempre cosi emotivo che non capisco mia quando è uno scherzo pensando sempre al peggio.
Misi la mano fredda sulla maniglia di metallo e feci scattare la serratura, quando aprendo la porta emisi un’ insensato urlo che mi si blocco in gola facendomi chiudere la porta subito dopo; il mio torace stava andando su e giù come una montagna russa facendomi partire il cuore come un’auto in corsa, stavo praticamente tremando come un bambino quando senti una risata beffarda dall’altra parte della porta.
-Idiota…sono io- mi disse Jared tenendosi per non farmi sentire ancora più a disagio.
Aprì la porta e mi ritrovai quella cosa che mi aveva fatto sussultare poco prima: Jared era praticamente insanguinato dalla testa ai piedi, delle piccole goccioline di quella sostanza gli scendevano ancora sul vestito lucido bianco facendo sembrare quel sangue vero; e poi la cosa che mi diede angoscia fu proprio la maschera come quelle veneziane che gli copriva la parte anteriore del viso, facendo risaltare quel grosso naso dorato che usciva dalla maschera.
-Mi hai fatto spaventare, sei un deficiente-ammisi arrabbiato, spostandomi per farlo entrare – dopo quello scherzo stupido che mi hai fatto, era ovvio che mi spaventassi- gli ringhiai per fargli capire che aveva esagerato.
- Quale scherzo Tomo?- inarcò la testa con fare ingenuo. Lo leggevo nei suoi occhi, coperti anche da una stupida maschera, che stava dicendo una bugia.
-Questo, deficiente- gli ripetei sventolandogli il foglio davanti al naso, per giunta finto.
Si tolse la maschera, e la sua faccia diventò rossa quando lesse il contenuto; alcune gocce di sudore gli stavano rigando la tempia e il sangue che si era spalmato in faccia era ormai sparito, o rimasugli rimasti si annidavano vicino l’occhio e la mascella.
-Sai…- disse leggendo – questo coso è arrivato anche a me, pensavo fosse uno scherzo di James – disse sorridendo.
Alla sua affermazione restai paralizzato e un brivido freddo fece sussultare il mio cuore già impazzito. Quindi se non era stato lui..chi era? Chi era che voleva farmi venire un infarto?
La finestra si aprì di colpo facendo sbattere il vetro contro il muro portante, la piccola pioggerella di prima si era trasformata in una tempesta di neve, mi voltai di scattò e serrai gli occhi per la paura.
Cazzo…avevo paura davvero.
-Tranquillo Tomo, è la finestra- mi tranquillizzo accarezzandomi la spalle, per poi passarmi vicino per chiuderla.
Quella notte sarebbe stata molto lunga, e sapevo che sarebbe cominciata proprio ora.
-Ora vado, ti lascio qui quella cosa che ti piace tanto – poggio sopra il grosso comò una bottiglia spray con quella sostanza che odiavo – non farti prendere dal panico ok? Qualunque cosa succeda io e Shannon siamo al piano di sopra…- mi diede una forte pacca sulla spalla e mi sorrise per tranquillizzarmi.
Se ne andò sbattendo con calma la porta e io rimanevo solo il quella stanza mentre pensavo a qualcosa per distrarmi da questa stupida cosa che mi era accaduta. Guardai quella cosa sul comò e un ghigno di sofferenza mi si formo sulle mie labbra: avrei dovuto cospargermi quel vestito e la mia faccia di quella cosa… Sospirai ed iniziai il lavoro.

**

Il telefono continuava a squillare, ma la mia pigrizia mi impediva di aprire gli occhi e cercare di farlo smettere, chiunque mi stesse cercando sarebbe venuto a dirmelo personalmente. La chiamata cessò e il telefono smise di vibrare, solo il rumore del silenzio si espandeva nella stanza, il mio respiro si fece più affannoso fino a quando il telefono ricominciò a squillare facendo muovere anche il comodino vicino al letto. Aprì gli occhi quando una presenta davanti a me mi fece sussultare; mi avvicinai piano alla spalliera e un affilato coltello pendeva sopra di me, come la sorpresa precedente, il foglio pendeva insieme a quell’arma micidiale.
“Voglio solo divertirmi”
La mia bocca si aprì facendo uscire lunghi sospiri ritmati, avevo il cuore in gola e sapevo che sarebbe rimasto li per tutta la durata della serata; afferrai il mio cellulare e con le mani tremanti riuscì ad aprire la telefonata.
-Dove diavolo sei?- mi rimproverò Brian - Dovevi essere qui da circa mezz’ora, lo show inizia tra quindici minuti; Jared e Shannon sono qui ad aspettarti fa prestò- non mi diede il tempo di contraddire che chiuse la chiamata.
Tra quindici minuti? Quindici? Ero in assoluto ritardo, non potevo pensare a queste cose..si lo so stavano cercando di farmi diventare pazzo ma non oggi, un altro giorno ma non oggi. Mi alzai e staccai quel coltello poggiandolo sul letto, mi avvicinai allo specchio per rendermi almeno presentabile: mi pettinai i lunghi capelli e mi spruzzai un altro po’ di quella sostanza sulla camicia e sulle mani, le prolungai sulle braccia e mi sporcai anche un po’ il viso, per quanto odiavo quella cosa mi piaceva un sacco l’effetto che dava. Usci dalla camera di corsa chiudendo e portandomi dietro la chiave, la gente che mi vedeva mi guardava inorridita: ma non lo sapevano che c’era uno show del genere? I passi si facevano più veloci e le gambe mi stavano tremando per la stanchezza quando vidi Shannon che mi sorrise e mi guardò sorpreso.
-Che diavolo hai fatto Tomo? Stavamo per chiamare i cani – ironizzò Shannon dandomi una pacca sulla spalla per accompagnarmi vicino il palco.
Tutto era immerso nel buio più assoluto, a stendo riuscivo a vedere la mano di Shannon che mi strattonava per arrivare alla porticina che illuminava quella stanza; sentivo il vociare di persone che mi passavano vicino, di persone che parlavano di questo maledetto ballo, mi sentì quasi trascinare dalla parte opposta quando mi girai e vidi una persona di profilo con la stessa maschera di Jared correre per poi sparire nel buio.
-Tomo?- mi disse Shannon preoccupato.
Ero rimasto immobile a fissare quella persona inghiottita dall’oscurità- Tomo, ti senti bene?- si mise davanti a me cominciando a muovere la sua mano davanti a miei occhi
-Cosa?...Scusami, mi ero perso a guardare…una bellissima maschera – mentì deglutendo con tutte le forze il cuore che mi era rimasto in gola, ma rimaneva lì senza farmi respirare.
-Dai andiamo…Brian ti ucciderà se non arrivi entro i dieci minuti che gli rimangono per accordare la tua chitarra-
-Va…b-bene- balbettai e mi voltai facendo passi sempre più lunghi.
Arrivati alla porta gli occhi di Brian mi si puntarono contro, e forse una rabbia mia vista mi trascinò vicino a lui per aiutarlo ad accordare la Gibson, intanto James ed Evan accendevano tutte le luci sul palco e le sistemavano per rendere tutto più tetro, mentre Silly puliva e raccattava tutto quello che c’era in giro.
-Allora Tomo dimmi tutte le canzoni che fate..- cominciò a dirmi Brian – Se partite da The Kill o da Stranger in a Strange Land –
Mi guardai intorno per capire dov’era finito Jared, ma di lui nessuna traccia…forse era quella persona che mi aveva fatto male poco prima. Il mio respirò si fece affannoso e la testa cominciava a rimbombarmi facedomi cosi male che dovetti tenerla tra le mani, e mentre chiudevo gli occhi l’immagine di Jared alla porta mi fece rabbrividire.
- Non ti senti bene? – mi ripeté Brian.
- Glielo detto pure io prima, ma ha sciato il discorso- s’intromise Shannon mentre si aggiustava la giacca bianca sporcata di rosso.
- Non è che ho sviato il…- un dolore atroce alla testa non mi fece finire il discorso.
- Vabbè, non ti preoccupare chiedo a Jared quando ritorna-
Quando sentì quel nome, rizzai la schiena e guardai dritto negli occhi Shannon – Dove tuo fratello?- chiesi preoccupato.
- Penso che sia…- non finì la frase che apparve in tutta la sua tetra bellezza.
- Stavate parlando di me?- sorrise e un ghigno famelico gli disegnò la faccia
-Che fine avevi fatto? Tomo era in pensiero per te- Shannon rise accompagnato da Brian, che accecato dal mio sguardo continuò ad accordare la chitarra.
-Eri in pensiero per me?- rise – Non farti un peso di me, Tomo! Non c’è nessuno che vuole farti del male- si avvicinò a me e l’ultima frase me la sussurrò vicino l’orecchio facendomi venire un leggero brivido – almeno per ora-
Abbassai lo sguardo e guardai le scarpe nere ingessare i miei piedi, mi sarei messo nei guai se avessi detto tutto quello che mi era accaduto prima di questo ingresso scenico di Jared.
-Sapete- Jared interruppe tutti noi, e anche i miei pensieri. Lo guardai fisso negli occhi e lui fece lo stesso con me – sia a me che a Tomo sono capitate strane cose, ci è arrivato un bigliettino minatorio e forse anche a lui sarà successo…sopra la mia testa c’era un bellissimo coltello- deglutì alla fine della sua frase.
Il cuore non voleva saperne di scendere e il grosso peso in gola si faceva sempre più prorompente - E successo…anche a…me- guardai in faccia tutti che mi guardarono scettici e poi riguardarono Jared.
-L’ho ricevuto anche io il bigliettino, sapete?- Shannon si intromise di nuovo e la sua faccia cambiò sguardo diventando più dolce nei miei confronti.
- Che bello, un serial killer ci vuole morti la stessa sera del BLOODYBALLS. Questa cosa mi eccita sempre di più- disse avvicinandosi con fare felino vicino la finestra. Poi di scatto si girò e venne verso di me – hai paura Tomo? Non ti fa divertire questa cosa?-
Mi alzai e sbuffai, mi aveva seccato questo suo atteggiamento…non era mai stato cosi, questa cosa gli aveva dato alla testa. -Allora se ti “eccita” cosi tanto, fatti uccidere in un bel lago di sangue..non dovremo inquinare l’ambiente con lo spray che ci hai dato la prossima volta- mi alterai e toccandomi ancora la testa dolente intanto mi avvicinai alla porta.
Tutti rimasero a bocca aperta dalla mia risposta, tanto che Jared mi diede le spalle guardando attentamente la finestra. La voce della gente che riempiva il partèrre mi fece capire che eravamo prossimi al concerto, e io non dovevo far altro che calmarmi e dare il massimo che potevo…d'altronde non mi sarebbe successo nulla, c’era troppa gente per fare qualcosa e il BLOODYBALLS sarebbe finito molto tardi.
-E ora di andare- gli annunciai precedendo Emma che di corsa era arrivata per annuciarcelo, Shannon mi passo vicino gesticolando con le bacchette agurandomi buona fortuna e concedendomi uno dei pochi sorrisi che potevo vedere giornalmente; Jared mi passò, invece, vicino infuocandomi con il suo sguardo per poi sospirare e toccarmi la spalla con fare amichevole
- Scusami, non pensavo che ti avrebbe fatto cosi male- si scusò e scappò sul palco e quando senti le urla delle Fan capì che era il momento.
Tutto era adornato da una luce soffusa e calda, il rosso acceso del sangue di Jared brillava sotto i riflettori, il palco puzzava di plastica e mentre James diceva le ultime parole, Jared si girò verso di me concedendomi anche lui uno dei suoi ricercati sorrisi e fatto questo si infilo la maschera dei miei incubi. In telone rosso si abbassò e il buio si fece spazio tra di noi…

**

La mia testa mi girava cosi forte che pensavo stesse cadendo, le mie gambe e le mie braccia erano un forte pungere come se in sangue non circolasse più, i polmoni li sentivo comprimere il cuore facendomelo battere lentamente ma un forte dolore mi colpiva in fianco destro come se mi avessero lacerato la pelle.
- Ti è piaciuto il concerto?- una voce rauca mi rimbombava in testa come se mi stesse parlando vicino, ma non sentivo il calore di nessuno sulla mia guancia.
Gli occhi erano sbarrati come se non volessero vedere cosa c’era intorno, e tutto questo mi faceva ancora più paura…ad un certo punto era come se il mondo si fosse fermato e anche il mio respiro si fosse placato e il rumore del silenzio di attanagliava nelle mio orecchie, facendomi sentire un leggero sibilo che inondava il mio timpano facendo però irrigidire. Odiavo quel suono. Quando cercai, però, di coprirmi le orecchie capì che non potevo farcela ma non perché non avevo forze ma perché qualcuno non me lo aveva concesso, le mie mani era intrappolate ed erano legate cosi strette che quasi non le sentivo più…era cosi anche per le gambe e tutto mi faceva cosi male che se avessi gridato non sarei riuscito neanche a pronunciare il suono, tutto era compresso e isolato che nemmeno nei miei peggiori incubi sarebbe successo una cosa del genere.
Mi feci forza e aprì un piccolo spiraglio della palpebra, quel poco che mi serviva per vedere dove mi trovano, ma l’unica cosa che riuscì a vedere era il buio davanti a me..cosi mi convinsi e spalancai gli occhi, mi accorsi che mi avevano legato mani e piedi ed ad ogni mio sforzo tirava sempre di più, la mia pelle si estendeva sempre di più quasi lacerandola ma io non riuscivo a urlare perché stavo pensando a come far smettere di sanguinare una ferita che avevo al fianco.
-Non ti piace il gioco a cui stiamo giocando?- mi ripeté una voce in lontananza che poco a poco si avvicinava a me.
-C-c-chi…sei?- sibilai cercando di far smettere che quel liquido rosso scarlatto continuasse a uscire dalla mia pelle.
-Una persona molto vicino a te, che ti conosce molto bene mio caro Milicevic - rise e accese una misera luce che illuminava il centro della stanza in modo fioco.
Come faceva a sapere come mi chiamavo? E poi cosa gli avevo fatto per ricevere tanta “considerazione” da lui? Cosa voleva da me? A che scopo voleva arrivare? Si avvicinò alla luce e l’immagine che mi si parò davanti fu devastante…Jared? Perché lui? A che stupido gioco voleva giocare? Era coperto con la solita maschera veneziana ma questa volta era dorata e brillava come l’oro, un impermeabile nero gli copriva quel vestito bianco che si faceva intravedere a causa dei pantaloni…
- Jared?...Perché tutto questo?- lo intimorì urlandogli ma a sua risposta ricevetti una insulsa risata.
- Jared? Dici? Gli assomiglio cosi tanto?- continuò a ridere venendo verso di me poggiando le dita, fasciate da grossi guanti di lana, sulla ferita che si faceva sempre più scura. Inghiotti l’urlo mozzato che mi si era formato in gola e recepì una forte scarica elettrica che mi salì fino al cervello, facendomi cosi male che dovetti girare il capo mordendomi il labbro inferiore per non sentire il dolore precedente.
- Fi..ni..scila, pezzo di idiota. Potevi…dir…melo che ti passava nella mente..una cos..- infilò due dita nell’apertura e dopo che le tolse le inumidì con la lingua.
-Hai un buon sapore sai?- disse leccandosi il dito – Dimmi ti piace questo gioco che ho preparato per te? Io mi sto divertendo un mondo, sai? – concluse giocando con l’interruttore a corda che pendeva dalla lampadina Il dolore si ripercuoteva su di me non facendomi respirare, fino a quando capì che mi aveva legato a un letto e più io tiravo più la mia ferita si apriva..era tutto in incubo pessimo. Non capivo il perché quella reazione di Jared, perché adesso era cosi..prima non era mai stato in questo modo…e questo mi faceva sempre più paura.
- Assomiglio quindi tanto a Jared?- mi disse sorridendomi e sporgendosi verso di me con una lama affilata mi tagliò il sottile strato della guancia procurandomi un forte bruciore che mi fece uscire un fastidioso gemito – mi piace quando le persone soffrono..come tu e i tuoi amici avete fatto soffrire me- disse aprendo una forte luce che mi accecò mostrandomi un lungo tendone nero.
– Ti va se lo scopro?- esordì mostrandomi i suoi denti perfetti. Sfilò un piccolo nodo quando tutto le idee che mi ero fatto fino a poco tempo prima erano svanite: Shannon e Jared erano intrappolati in una vasca colma di acqua, i loro corpi si muovevano lentamente e le tante bolle che uscivano nelle loro bolle urlanti facevano capire che avevano poco ossigeno. I loro urli ovattati dall’acqua mi rimbombavano nelle orecchie cosi come i pugni che Shannon dava a quel muro di plexiglas.
- Guardano come si dimenano…- rise - ..ora dovrete soffrire come ho sofferto io, perché è stata colpa vostra se avete ridotto cosi la mia vita…- le parole veloci lo fecero calmare e un grosso respiro mi fece capire che stava piangendo. Cercai di vedere i suoi occhi per guardarlo dritto in faccia, ma quello che ricevetti fu una gelida occhiata da quegli occhi di cristallo.
- Aspetta…perché dici cosi? …che abbiamo fatto per farti cosi male?- cercai di calmarlo con le poche speranze che avevo, volevo salvare la mia vita e quella dei miei amici.
- Tu..non devi sapere nulla sul mio conto- mi urlò dritto in faccia. Il suo respiro era a un passo dalla mia bocca, era affannoso e ritmato proprio come se stesse cercando di farmi capire qualcosa..ma le sue iridi mi avevano congelato facendomi rimanere immobile.
-Adesso…- iniziò- giocheremo al mio gioco preferito…- parlò asciugandosi le guance con il palmo delle mani – chi muore prima?- alzò il tono della voce e si avviò verso l’oscurità di quella stanza.
Ero in preda al panico, Jared e Shannon si dimenavano per rompere quel vetro ma i loro sforzi erano inutili, erano sigillati dentro. Sentì dei passi dietro di me quando il naso dorato mi spuntò vicino la guancia sanguinante.
– Come tuo ultimo desiderio?- sibilò per non farsi sentire da gli altri due.
- Se… se…devo morire…non voglio che loro mi vedano- dissi queste parole con il poco di fiato che mi rimaneva - Va bene, avrei avuto in mente una cosa epica…ma è il tuo ultimo desiderio- disse mentre copriva la visuale ai due fratelli, che intanto si dimenavano perché avevano capito cosa stava succedendo. Senti un leggero “no” pronunciato da Jared, mentre i pugni di Shannon si facevano sempre più forti; si avvicino a me e un leggerò ghigno gli deformò il volto, serrai gl’occhi e trattenni il respiro, irrigidì i muscoli e la saliva mi si seccò in gola.
Era finita…lo sentivo…

**

Annaspai e sussultai, ma fortunatamente il letto riuscì a sorreggermi da una brutta caduta, aprivo e serravo gli occhi come se stato sorpreso da un brutto incubo, la mia fronte grondava di sudore che sentivo le tante piccole goccioline salate scendermi fino ad arrivare al collo, i miei capelli erano come incollati sul viso mentre il mio cuore cercava di calmarsi con il poco ossigeno che avevo in corpo.
- Mi hai fatto prendere uno spavento!- incalzò Jared che teneva tremante un pezzo si stoffa – la prossima volta non ci sarà nessun’infermiere come me se farai un altro scherzo come questo. Mi avrai fatto già morire d’infarto- sorrise poggiandomi con cura la soffice stoffa per asciugare il sudore.
-Do…do…ve siamo?- cercai di fargli capire la frase pronunciata.
- In albergo, dove vuoi che siamo?- mi guardò scettico – ora stenditi e prendi questa cosa..- mi invogliò a prendere una piccola pastiglia rosa.
-Grazie..Jared, sei un vero amico…- abbassai lo sguardo e ingoiai con un po’ d’acqua la pillola che mi scese giù nello stomaco - Questo e altro Tomo- mi sorrise comprensivo – aspetta qui che vado a chiamare Shan, era in pensiero anche lui. Non l’ho mai visto cosi!- disse alzandosi dal letto digitando sul suo BlackBerry il numero del fratello, quando un rumore mi fece spaventare. Era il mio cellulare
…un messaggio…
“Sei pronto a giocare?”
  
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