L’Avana, Cuba, 1977
Agosto
“Quindi partirete il ventisette?”
Lucy annuì. “Isabella inizierà il
college la settimana successiva. Dovremo tornare per forza il ventisette.”
“Vorrei che potessi rimanere di più.”
“Lo vorrei anch’io.”
“Non ho mai conosciuto una donna
come te.”
“Non prendermi in giro.”
“Non ti prendo in giro. Hai qualcosa
di diverso dalle altre. Tu… tu sei così vera…”
Lucy rise. “Vera? Sono un’attrice!”
“Sarai anche una brava attrice
quando sei sul palcoscenico, ma quando sei con me sei te stessa. So che è così.
E so che mi mancherai, quando sarai partita.”
“Anche tu mi mancherai, Enrique.”
Lui la guardò a lungo negli occhi,
prima di baciarla. Lasciarsi sarebbe stato doloroso, ma era l’unica soluzione.
“Ti prometto che mi darò da fare,
mentre tu sarai al college. Studierò, mi darò da fare, e quando tornerai non
sarò più un fattorino.”
“Ti amerei anche se non avessi un
lavoro.”
“Lo so, ma voglio cambiare. Voglio darti
il meglio. E se dovessimo avere dei figli? I fattorini non guadagnano molto…”
Alla parola figli Isabella avvampò.
“Hai mantenuto la promessa” sussurrò
Katie, stringendosi di più a Javier.
“Quale promessa?”
“La prima volta che abbiamo fatto l’amore,
mi hai promesso che in un modo o nell’altro, avremmo ballato ancora insieme.”
Javier sorrise. “E’ vero, l’ho
mantenuta. Ma ci sono voluti diciannove anni.”
Katie alzò gli occhi su di lui,
senza staccare la testa dal suo petto. “Credo che l’importante sia che l’hai
mantenuta.”
“Katie… tra una settimana partirete.”
“Sì, è vero.”
“Non partire.”
“Non posso. Isabella inizierà il
college tra due settimane.”
“Vuole ancora andare al college?”
“Credo di sì. Ha faticato tanto per
essere ammessa.”
“Non credo di poterti lasciare
andare un’altra volta, ora che ti ho ritrovata.”
“Tornerò, Javier. Te lo prometto. E non
aspetterò altri diciannove anni.”