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Autore: Cucuzza2    15/12/2010    2 recensioni
- Si ricorda, vero, che io la chiamai per salvarmi dalla mia stessa follia? E mi aspettavo che sarebbe venuto anche Luke. Tutto ciò si è avverato.
Quando siete andati a parlare con Chelmey io ero convinto che sareste tornati in due.
- E invece siamo tornati in cinque...
- Sì, ma non era certo Scotland Yard a preoccuparmi. Flora era un’enorme minaccia per il mio piano.
- Non vedo come possa Flora rappresentare una minaccia per qualcosa, veramente – interviene Luke.
Layton invece sembra aver già intuito dove voglio arrivare, e mi esorta a continuare con la mano.
- Dicevo. Io ero diviso in due, sa. Una parte è stata quella che ha chiamato fatto chiamare lei, a discapito di tutto. L’altra è stata quella che mi ha spinto a costruire la fortezza. Come vede, la seconda parte era molto, molto più forte della prima. – Faccio una pausa.
- C’era una sola cosa che poteva rinvigorire il mio lato umano. E io, se da un lato ero riempito di felicità dal suo manifestarsi, dall’altro perdevo fiducia in me stesso. Se la prima parte era la mia anima, la seconda era il mio ego.

[ClivexFlora]
Nota: quando ho scritto questa storia NON sapevo che Luke e Flora avevano la stessa età, NON ricordavo che Clive prendesse il diploma prima di costruire la torre mobile e soprattutto NON credevo affatto che la storia fosse ambientata negli anni '50. Prendetele come "piccole" licenze.
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Incontro con me stesso

Ma io non mi ero seduto accanto al finestrino.
Probabilmente mi sono sbagliato.
Accanto a me ci sono io, anche forse il mio riflesso è ringiovanito.
Poggio la mano e trapasso il vetro. Forse sto impazzendo, perché accanto a me ci sono io. L’io di quando morì la vecchia.
- Ciao – mi dissi.
Non vedo la leggera espressione di stupore sul volto del mio vecchio me.
- Mi sei mancato. – continuo.
Lui rimane girato.
- Ti ricordi di me? – insisto.
- Certo.
Sto parlando col mio io passato.
Mi riesce difficile crederci.
- Dove vai?
- Nello stesso posto in cui vai tu.
- Hai ragione. Tu sei me, quindi è logico che andiamo nello stesso posto. – Comincio a capirci qualcosa.
- Ma io non sono te! – ridacchia il mio io.
No, non capisco più nulla.
- Come, non sei me? Io sono me, e tu sei il mio vecchio io.
- Ma no, Clive.- gli scappa una risatina - Io sono Luke!
Lo squadro. E’cambiato un sacco, ma la somiglianza fra noi continua ad essere impressionante. Anche a me a questo punto viene da ridere. E ridiamo di gusto tutti e due, con l’hostess che di squadra stranita.
- E’ quel criminale di Londra.
- E l’hanno scarcerato così presto?
Comincio a capire che la sfilza di pregiudizi era appena iniziata. E comincio a chiedermi se non era meglio evitare di andare a Londra. Ma ormai sono in volo.
- Dimmi, Clive.
Mi sembra strano che mi tratti con tanta semplicità. Forse sarà la sua giovane età, anche se devo ammettere che non ero poi così semplice a quindici anni.
- Che dirti? Ho passato cinque anni in gattabuia, ma non ho molta voglia di pensarci.
- E ci credo.
- Eh, già. Ma ora che sono libero moralmente e di fatto possiamo anche parlare d’altro. Cos’hai fatto, tu?
- Nah, mi sono trasferito in America.
- E’ andato tutto bene?
- Non direi. Mio padre è arrabbiato con me perché gli ho rotto troppo con gli enigmi.
- Oh – sospiro. – Penso che sia in parte colpa mia.
- Macchè. Non c’è nessuna colpa. Continuo a pensare che gli enigmi siano fantastici. A proposito, non so se conosci quello su...
- Lascia perdere. – Sembra deluso. – Voglio dire, sono molto più bravo ad inventarne che...
- E allora proponimene uno – salta su. – Mi annoio da morire.
- In questo momento non me ne vengono in men...
- Non ci credo.
Esuberante come sempre.
- Comincio a chiedermi com’è che stiamo parlando se ci conosciamo a mal appena.
- Proprio a mal appena non direi.
- Il fatto che ho passato ventiquattr’ore a sfruttarvi per i miei piani e di aver anche cercato di uccidere te e tutti gli altri non mi sembra una grande conoscenza.
- Ma come Luke hai collaborato benissimo.
- Sarà – mormorai. – Comunque sul serio, non ho nessun enigma per te.
- Sicuramente per cinque anni di galera non hai ballato la samba.
In effetti ha ragione.
- Ho meditato sulle mie azioni, non so come spiegartelo...
- Ti sei rosicato dal rimorso?
- Dritto al punto, eh?
- Da piccolo me lo facevano notare sempre.
- Hai quindici anni. Non è che sei proprio adulto, eh?
- Tu a quindici anni non eri proprio adulto, eh? Però hai collaborato con uno scienziato, l’hai usato come una pedina e…
- Sì, sì. Non farmi la predica. Comunque, se avessi aspettato di avere venticinque anni prima di agire non ne avrei passati cinque in galera.
- Direi che il ragionamento fila.
Direi di sì anch’io.
  

 

   
 
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