Fanfic su artisti musicali > Avenged Sevenfold
Segui la storia  |       
Autore: Scarecrows    15/12/2010    2 recensioni
Okay, sarebbe stato in un locale del cazzo nella periferia di Huntington Beach, ma rimaneva comunque il nostro prima, sacro concerto.
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Pov Zacky

 

Stavo palesemente per sentirmi male. Ero nel “backstage”, a 10 minuti dal momento in cui avremmo dovuto suonare, e tutto ciò che mi riusciva di fare era camminare in circolo, torturandomi le mani e ripassando mentalmente tutte le canzoni e gli accordi. Come se non le sapessi già a memoria, poi. Diciamo la verità: me la stavo per fare addosso. Ero sicuro che avremmo fatto una grandiosa figura di merda. Ne ero certo, veramente certo. Oltretutto, gli spettatori avevano superato le più rosee aspettative di Matt: c’erano ben 13 persone nel locale. Le avevo contate una decina di volte. Sinceramente, avrei preferito di gran lunga che a vederci ci fossero solo la sorella di Jimmy e mio fratello.

Lanciai un’occhiata disperata a Matt che, seduto su un amplificatore, fissava il muro, probabilmente cercandoci dentro un bassista. Dannato energumeno irascibile. Jimmy, nel frattempo, smaltiva l’agitazione nell’unico modo di cui era a conoscenza: ingurgitando litri di birra come se avesse un imbuto infilato in gola.

Fu strano salire su quel palco. Era molto basso, a differenza di quelli che avremmo calcato in seguito, e potevamo guardare le persone in faccia mentre suonavamo. Fu un emozione unica. Il panico che mi aveva preso nel “backstage” era completamente scomparso, e le dita avevano preso a scorrere sulla chitarra quasi senza che il cervello glielo dovesse ordinare. Non so come suonammo quella sera, senza bassista, col cuore a mille, so solo che fu il concerto più bello della mia vita. Rimanemmo sul palco una mezzora e poi scendemmo dal palco sudati, stanchi, e felici come non mai.

<< Cazzo, ma siamo dei fighi pazzeschi! >> esclamò il mio amato energumeno accasciandosi su uno sgabello davanti al bancone. Sudato da fare schifo.

<< Dici? Cioè, cazzo, non mi sono neanche reso conto di aver suonato! >> affermai felice. Provato, ma soddisfatto.

Matt mi guardò con aria strana.

<< Ma eri drogato? Cioè, a che cazzo pensavi mentre suonavi? Mi stai dicendo che hai suonato col culo? >>

Mio Dio. Brutto troglodita rompicoglioni.

<< No, Matt. È un modo di dire. Intendevo dire che è stato molto più naturale di quanto pensassi. E non mi sono dimenticato nessuna nota, credo. >>

<< Credi? Tu credi?! Minchia Zacky non puoi credere, devi esserne certo! >>

Lo avrei ucciso. Ma perché doveva sempre avere qualcosa da ridire su tutto? Ci salvò dall’ennesimo battibecco l’arrivo di Jimmy abbracciato alla sorella.

<< Porca troia siamo stati grandi! Grandi! >>

Io e Matt ci voltammo a guardarlo, e fui moderatamente certo che entrambi ringraziammo mentalmente l’intervento del nostro batterista.

<< Vero? Si, cazzo, si! Grandi Jimmy! >> ok, avevo ancora un sacco di adrenalina che circolava in corpo.

<< Ma guarda ‘sti tre esaltati.. Il prossimo che ripete “grandi” riferito alla sua persona si prende una pedata nel culo, sono stata chiara? >> affermò, amabile come al solito, la sorella di Jimmy, Kate.

<< Mh.. Siamo stati.. Geniali? Stratosferici? Strafighi? I nuovi promettenti Dei del metal? >> provò a suggerire timidamente Matt.

<< No. Siete stati,, Bravini. Senza un basso, con una sola chitarra, ma bravini. >>

Allora, io volevo tanto bene a Kate, ma mi stava un po’ sul culo in quel momento. Poteva svilirci quando voleva, ma non in quel momento magico! Le lanciai un’occhiataccia a cui rispose con un’alzata di spalle. Acida e stronza.

<< Ok, siete stati grandi! Va bene ora? Adesso tu, offrimi da bere, che sono venuta a vedervi, quindi merito un premio. >>

Così mi piaceva. Le allungai la birra e riprendemmo allegramente a bere, comunicandoci a vicenda quanto eravamo stati grandi. Perché, cazzo, lo eravamo stati.

 

 

Pov Brian

 

Quella sera presi un sacco di botte. Ma proprio un sacco, senza scherzi.

Ero andato a bere con gli amici in uno di quei locali in cui, se non bevi, non hai proprio un cazzo da fare. E andava benissimo. Era sempre la solita storia con loro: bere fino a non ricordarsi il proprio nome e trovare una qualche scema che ce la desse per la notte. Si sa, non è bello tornare a casa soli dopo una serata del genere. Quello che beccava per primo, inutile dirlo, ero io. Quella sera, invece, non andò così. O meglio, fino alla parte di spaccarci di alcool andò esattamente come previsto, però Bert ebbe la sfortunata idea di proporre un brindisi in onore della mia ultima espulsione da scuola, avvenuta 10 giorni prima. Aderirono tutti entusiasticamente all’idea. Si, mi circondavo di decerebrati. Mi chiedo io, ma che cazzo c’era da brindare? A un coglione che si stava sputtanando il futuro? Grande, davvero grande. Comunque, non potevo deludere quei 4 idioti che mi guardavano con aria piena di aspettativa. Mi alzai, buttai giù quel che rimaneva della mia birra, e mi avviai verso il bancone con tutta l’intenzione di chiederne altre per tutti quanti. Non che ne avessimo bisogno, ma con che cosa potevamo brindare se no, visto che avevamo già scolato tutto? Era una necessità, le cose vanno fatte bene.

Mentre mi dirigevo barcollante verso il barista, urtai violentemente qualcosa. Dopo circa 5 secondi capii di aver urtato non qualcosa, ma qualcuno. Una fottuta montagna di muscoli. Che mi stava guardando male.  Non ricordo precisamente cosa mi portò a guardarlo peggio e rispondere alla sua occhiataccia con qualcosa che assomigliava molto, troppo, ad un << ciccione con la faccia che assomiglia inquietantemente al culo di un babbuino >>. No, non so come feci ad articolare una frase tanto complicata, conciato com’ero. Di sicuro, sarebbe stato meglio se fossi stato zitto. Il ciccione non la prese con filosofia, anzi. Forse perché inconsciamente consapevole di avere la faccia che assomigliava al culo di un babbuino, forse era un suo complesso, non lo so, però non ci fece sopra una risata. No. La sua reazione fu molto più simile a un cazzotto sulla mia faccia. E mi fece male, parecchio. Non che non avessi mai preso un cazzotto in bocca, anzi, ma con l’esperienza non diventa meno dolorosa la cosa. Proprio no. Il seguito non sarebbe neanche il caso di raccontarlo, essendo estremamente scontato: ci menammo. O meglio, le presi. Le presi parecchio. E mi feci anche male alla mano nel tentativo di rispondere. Quello avrà anche avuto la faccia come il culo di un babbuino, però il corpo era quello di un fottuto troll. Grosso e muscoloso.

 

 

Pov Matt

 

Sabato mattina mi svegliai tardi, con ancora tutta l’adrenalina che mi scorreva in corpo, e decisi, sotto esplicito invito di mia madre, che non ne poteva più di sentirmi cantare e sparare cazzate in giro per casa, di andare a sfogarla in palestra. Io non ero un fanatico della palestra, però ero fermamente convinto che nella vita essere grandi e grossi servisse. Innanzitutto per evitare di prenderle in eventuali risse, che non mancavano mai, e poi perché alle ragazze, si sa, il maschio un po’ palestrato piace. E a me piacevano le ragazze, quindi era un po’ una necessità essere muscoloso. Avevo anche fatto amicizia con un paio di tizi nella palestra in cui andavo, e quel pomeriggio mi trovai con loro.

Come entrai in sala pesi, la mia attenzione fu subito calamitata da una ragazza che stava facendo uno strano esercizio che la costringeva a mettersi in una posizione abbastanza.. invitante. Era praticamente a 90° su una macchina per rassodare o cose simili, stronzate da donna insomma. Ad essere sinceri, ciò che attirò la mia attenzione non fu la ragazza, ma il suo sedere. Credetemi, aveva un culo che parlava, cantava, suonava, fischiettava.. Tutto, faceva proprio tutto. Comunque, tirai dritto e andai con gli altri ai pesi, senza mancare di commentare, chiaramente: erano cose quelle che non potevi non notare.

Dopo un po’ che facevo la mia seduta di pesi, vidi il sedere precedentemente avvistato passarmi davanti e accomodarsi sulla panca accanto alla mia, dopo aver preso un bilanciere con cui iniziò subito ad allenarsi. Che? Quel sedere sculettante di prima faceva i pesi? Stavo già meditando sulla cosa, quando venni distratto da una voce.

<< Val! Ma sei ancora lì? Ma muoviti! Lo sai che a cena siamo fuori! >> e, subito dopo, un sedere identico a quello poggiato sulla panca di fianco alla mia mi passò davanti.

Le opzioni erano due: o ero ubriaco, o avevo davanti la prova vivente che Dio esisteva. Mi bloccai e, con nonchalance, mi tirai a sedere per vedere le facce delle proprietarie di tutta quella meraviglia. Ed ebbi la sorpresa più bella del mondo. Erano due gemelle. Due cazzo di gemelle, uguali ma non del tutto, ma entrambe gnocche da far paura. Una mora e una bionda. E io mi sentivo un  uomo fortunato. Dopo poco, però, io mi sentii più un coglione che uno fortunato.

Erano 5 minuti che stavo a fissarle come un imbecille, quando quella sulla panca mi diede un occhiata, alzò un sopracciglio, e poi distolse lo sguardo con aria perplessa.

<< Micha, andiamo che qui c’è gente strana.. >> aggiunse alzandosi e lanciandomi un’ultima occhiata evidentemente derisoria.

Avevo appena fatto una figura da sfigato con il sedere più bello che avessi mai visto. Maledizione.

 

 

 

***Autrici***

Aaaallora, che dire… Che siamo molto molto felici che a qualcuno piaccia la nostra storia, innanzitutto! Poi.. che ci sentiamo molto brave perché abbiamo aggiornato velocissimamente! E infine.. che speriamo che questo capitolo vi sia piaciuto! J

Grazie a tutti coloro che hanno letto e recensito.. Già vi amiamo! (si, lo so, basta poco!)

A presto, simpatiche lettrici! Tanti baci

R&A

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Avenged Sevenfold / Vai alla pagina dell'autore: Scarecrows