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Autore: MadHatterInLove    16/12/2010    7 recensioni
Ragazze...sono in pieno blocco...scusate il ritardo...
“Ragazzi, il caso è realmente nostro. Andiamo tutti in Italia. Lì ci spiegheranno perché effettivamente hanno chiamato noi.”
Jane sorrise e si avvicinò alla mora.
“Eureka si va a Roma!” affermò sorridendo il biondo, guardando uno ad uno le quattro persone che aveva attorno.

Accompagnatemi in questa follia.
Genere: Commedia, Sentimentale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio, Patrick Jane, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il caso italiano
 
 

Sacramento. Ore 19.30

 
 
“Capo abbiamo un nuovo caso…”
 
“Cosa abbiamo?” chiese Teresa alzando lo sguardo verso la rossa.
 
“È questo il problema, capo. Si tratta di un omicidio… In Europa.”
 
“C-cosa? Ho poca voglia di scherzare, cos’è te lo ha detto Jane di giocarmi uno scherzo del genere?” disse la mora, controllando dall’altra parte della vetrata se Patrick fosse in ascolto a quel stupido gioco.
 
“No, capo. Non è uno scherzo. Una donna è stata uccisa a Roma.”
 
Teresa iniziò a ridere e uscì fuori dal suo studio, cercando il biondino che aveva così tanta voglia di burlarla; lo trovò, vicino la scrivania di Van Pelt, con Rigsby e Cho accanto.
 
“JANE!” ululò la mora.
 
Patrick sussultò, per poi guardare la mora di fronte a lui con aria stranita. “Che succede Lisbon?” chiese, grattandosi il capo.
 
“È uno dei tuoi scherzi, vero? Certo, potevi farlo più credibile!” continuò, Teresa, sorridendo credendo di beffeggiarlo. Patrick si accigliò.
 
“Non so di cosa tu stia parlando…” continuò sbadigliando, alzandosi da dove era seduto e avvicinandosi alla sua scrivania. Teresa lo seguì con lo sguardo, incrociando le braccia al petto.
 
“Omicidio a Roma, ti dice nulla?”

“Capo, è reale. È vero, Jane stava facendo un gioco a Grace però hanno chiamato sul serio e Van Pelt è venuta subito da te per avvertirti” si intromise Wayne.
 
“Ragazzi, smettetela. Lo so che è uno scherzo organizzato.” Si fermò guardandoli torvi. Poi continuò soffermandosi su Patrick. “Da te, Jane. Li hai messi d’accordo tutti tu eh?”
 
“Lisbon mi consideri così fantasioso?” la burlò, Patrick, guardandola divertito.
 
“Mi state dicendo che ci hanno chiamato realmente per un omicidio in Europa? E perché mai?” Chiese Teresa, guardando Van Pelt dietro di lei, che la contemplava ancora incredula per la sua reazione.
 
“È  questo l’assurdo. Mi hanno detto pochissimo, ma è indispensabile la nostra presenza. Perché il caso ci coinvolge.”
 
“Ci coinvolge? Grace chiamami L’Hightower” disse, ancora più confusa.
 
“Sì capo” concluse, la rossa.
 
Mezz’ora dopo, Cho e Rigsby scommettevano sulla partenza per l’Europa. Van Pelt già indagava sul caso sul suo pc e Patrick sorseggiava tranquillamente del the accanto alla rossa.
 
“Ragazzi, il caso è realmente nostro. Andiamo tutti in Italia. Lì ci spiegheranno perché effettivamente hanno chiamato noi.” Disse Lisbon uscendo dal suo studio.
Jane sorrise e si avvicinò alla mora.
 
“Eureka si va a Roma!” affermò sorridendo il biondo, guardando uno ad uno le quattro persone che aveva attorno.
In risposta Rigsby urlò perché aveva appena vinto 50 dollari. Cho si malediceva perché, al contrario, li aveva persi e Van Pelt si alzava da dove era seduta, abbastanza contenta per il nuovo caso, anche se questo la portava dall’altra parte del mondo.
Patrick Jane, posò soddisfatto la sua tazza e guardò Lisbon con ancora il sorriso che si pronunciava fiero sul suo volto. Lisbon sbuffò, irritata da quel comportamento e si incamminò insieme al mentalista verso l’ascensore.
 


Roma. Il giorno dopo.

 
 
Erano partiti la sera quando tutti avevano preso gli occorrenti necessari per poter affrontare un viaggio così lungo. Ed erano arrivati a Roma la sera del giorno dopo.
Furono indirizzati subito nella casa dell’omicidio dalla polizia del luogo e arrivati, tutti e cinque, capirono realmente cosa era successo.
 
“È stata ritrovata tre giorni fa. Uccisa con un’arma da fuoco. L’ha ritrovata sua sorella e abbiamo ispezionato tutta la stanza. Nessuna traccia o prova su chi l’abbia uccisa.”
 
“Certo, ma perché avete chiamato noi?”

“Beh la ragazza era una scrittrice. E,” l’agente tossicchiò appena. Jane notò il suo imbarazzo.
 
“Uh-Uh, il caso si infittisce” sparò a vuoto, muovendosi avanti e indietro come faceva quando era entusiasta di ciò che aveva attorno. Lisbon alzò gli occhi al cielo.
 
“Continui, la prego. Era una scrittrice, ma questo perché dovrebbe interessarci?”

“Beh a quanto pare si dilettava a scrivere Fun…emh, FarFictiom” farfugliò.
Il collega accanto a lui lo incalzò, correggendolo.
“Scriveva Fanfiction, insomma delle storie su di voi.”
Lisbon, Cho, Van Pelt e Rigsby lo guardarono attonito. Nessuno aveva ben capito l’esclamazione dello sconosciuto.
Patrick sorrise sentendosi famoso, anche se non ne comprendeva il motivo.
 
“Fanfiction?” chiese Cho. “Storie su di noi?” continuò Rigsby.
 
“Sì, c’è un sito su internet dove scrittori alle prima armi, pubblicano delle storie. Fanfiction: perché sono i “fan” che si ispirano alle varie Fiction: Che siano libri, telefilm o film, insomma cose di questo genere.” Continuò il giovanotto.
 
“Sì anche mia figlia scrive qualcosina ogni tanto” continuò il primo, certamente più anziano e più “ignorante” sulla questione.
 
“Lisbon ti avevo detto che farci riprendere durante le indagini non era una buona idea.” Lo rimproverò Patrick, con un sorriso sornione. Teresa lo fulminò con lo sguardo perché il biondino sapeva bene che lei obbediva solamente a degli ordini superiori.
 
“Quindi lei mi sta dicendo che la vittima scriveva storie su di noi perché era “fan” delle nostre, em, indagini?” precisò Teresa.

“Del vostro Telefilm.” La corresse l’italiano.
 
“Ma il nostro non è un telefilm. È vita reale! Bruno Heller ci segue e fa del nostro lavoro un documentario…non un telefilm da Tv spazzatura!” lo imbeccò Van Pelt. Rigsby annuì, approvando ciò che era appena stato detto.
 
“Documentario o Telefilm, la donna scriveva di voi. E le poche indagini fatte, portano tutte a quelle storielle. Nelle varie Fanfiction scritte ci sono persone che hanno commentato e sono state rilevate molte minacce sull’e-mail personale della donna.”
 
“Quindi voi ci avete chiamato per un dettaglio così banale che può essere opinabile da chiunque? È improbabile che noi c’entriamo qualcosa in questa storia!” boccheggiò Lisbon.
 
“Qualcuno l’avrebbe uccisa per una Fanfiction? Assurdo!” esclamò Rigsby.
 
Jane intanto si allontanò dalla conversazione esaminando la stanza.
La donna era sdraiata a pancia in su, con gli occhi ancora sbarrati. Incutevano paura, dimostrazione che ne aveva provata tanta prima di essere uccisa. Si avvicinò, poi, alla scrivania. Disordinata, con vari appunti e citazioni di grandi scrittori.
Una di queste lo incuriosì più di tutte.
 
Tigre! Tigre! Divampante fulgore
Nelle foreste della notte,
Quale fu l'immortale mano o l'occhio
Ch'ebbe la forza di formare la tua agghiacciante simmetria?

 
Si incendiò di rabbia. Red John aveva pronunciato quei versi di William Blake. Lui lo sapeva bene, le ripeteva nella sua testa ogni santo giorno. Ogni maledetto giorno, quelle quattro frasi riecheggiavano, disturbandolo.
Si allontanò da dov’era per riavvicinarsi al letto ed è lì che lo notò, un piccolo foglietto di carta, ai piedi del letto, invisibile a tutti, ma non a lui. Lo prese, e capì.
 
“L’agente ha ragione. Come si chiama la ragazza?” chiese Patrick riavvicinandosi al gruppetto.
 
“Marta, il suo nickname però era Kim_Jane88” gli rispose il più giovane. Cho si accigliò, Patrick sorrise, dimenticandosi della rabbia che aveva provato poco prima.
 
“Perché chiamarsi in quel modo?” chiese, poi, Kim.
 
“Niente di più semplice a cui rispondere, Cho. La ragazza amava sia l’affascinante gelido coreano, sia me, stupendo mentalista biondo e con gli occhi azzurri! E come contraddirla è impossibile non amarci!” disse, sorridendo; Teresa lo fulminò per un attimo con lo sguardo, Rigsby si offese per non essere stato preso in considerazione, Grace si guardava attorno e Cho, beh, lui in modo impassibile sorrideva a stento. “Comunque, i vostri agenti hanno fatto bene a supporre l’ipotesi che quel sito e queste Fanfiction c’entrino con questo caso, perché è realmente così.”
 
“E tu come faresti a saperlo?” gli chiese Teresa incrociando le braccia al petto. Segno che stentava a crederlo.
 
“Perché… Kim_Jane era così interessata alla nostra storia da avere nostre citazione, sparse sulla sua scrivania. E non so se lo avete notato ma l’assassino ha lasciato un piccolo regalino per noi.” Disse avvicinandosi al letto per poi alzare un foglietto di carta che aveva trovato poco sotto i piedi della vittima. Sul foglio vi era disegnato lo smile di Red John con sotto due lettere ben precise: “O. J.”
 
“Che ne sai che non è stato fatto dalla vittima?” chiese Van Pelt.
 
“A meno che Kim_Jane non si sia suicidata suppongo che questo sia il suo sangue. Quindi l’assassino era a conoscenza della passione della vittima per i nostri documentari” e mentre lo disse, ammiccò al coreano, per poi continuare: “e di conseguenza ci porta a far credere che anche quest’ultimo fosse un nostro Fan! Così tanto da lasciarci questa bella firma. Non è poetico?” esordì, infine, Patrick.
Lisbon lo guardò, annoiata. Tutta quella situazione la disturbava.
 
“E "O. J." Significa?” chiese, sempre rivolta al mentalista.
 
“Non sono onnipotente, Lisbon, ogni cosa a suo tempo! Sarebbe troppo facile scoprire tutto con uno schiocco delle dita” la rimproverò in modo scherzoso.
 
Teresa sbuffò.
 
Aveva fatto migliaia di chilometri per delle adolescenti che si divertivano a scrivere di loro. Niente di più stupido. Ma una vita loro no?
 
“Lisbon, smetti di pensare, stai molestando la mia mente!” la provocò Jane, guardandola di sottecchi. “Prima che ve lo chiediate…No, non è Red John ad averla uccisa perché questo” e indicò la vittima “non è il suo modus operandi” concluse, infine, il mentalista riferendosi ai pensieri dell’agente italiano.
 
“Comunque, ho bisogno dell’indirizzo del sito dove si trovano queste storie. Per il resto, ci penseremo noi” continuò il biondo, parlando sempre con l’italiano più anziano.
Teresa lo fulminò, nuovamente, con lo sguardo. “Ci penseranno loro, volevo dire. Risolveranno il caso. Con il mio aiuto, naturalmente! Ma loro faranno il duro lavoro!” si corresse, guardando la sua squadra.
L’agente lo guardò stralunato, lo credeva pazzo.
 
“Questo è il sito. Per quanto riguarda le indagini avete a disposizione il nostro dipartimento, quando avrete finito qui vi accompagneremo.”
E con quelle poche parole si dileguò lasciandoli definitivamente soli.
 
“Tutte a noi capitano! Un omicidio per delle adolescenti che non hanno da fare che scrivere su di noi!”
 
“Dai Lisbon, ammettilo! Sei curiosa di sapere ciò che scrivono!”

“No…” disse, pacata, quest’ultima, guardandola con un finto broncio che si concluse con il solito sorriso che regalava prontamente al biondo.
 
“Io sì, invece!” rispose euforico Patrick.
 
“Scommetto che troveremo tante storielle sull’affascinante mentalista, Patrick Jane.” Bofonchiò Rigsby, ancora offeso.
 
“Altri 50 dollari. Quelli che mi hai fottuto ieri!” lo provocò Cho.
Si strinsero la mano sotto gli sguardi scettici di Grace e di Teresa e quello divertito di Patrick.
 
Peccato per loro che non avessero la più pallida idea di cosa avrebbero trovato il quel sito…
 
 
 
Continua…
 
 
Angolo… Mio! xD
 
Eccomi qui.
Spero non sia avventato questo capitolo... ho esagerato troppo vero?
Bruno che li segue per un documentario e ne fa poi un telefilm? Vabbe...sono pazza lasciatemelo scrivere xD
Beh sono rimasta davvero colpita da tutte le recensioni che mi avete lasciato…
Spero che questo primo capitolo non vi abbia però deluso :(
Per il continuo dovrete aspettare un po’ perché ancora non ho scritto niente! Sempre se lo volete....mimimi *_*

Grazie ancora a tutte!
Un bacio!
 
   
 
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