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Autore: _ether    16/12/2010    3 recensioni
Mi saluti e io ti sorrido. Mi riconoscerai senza più un filo di matita nera sugli occhi? Ci riconosceremo? Se solo sapessi quanto amo, come vivo, cosa diresti di me?
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Robert Pattinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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You're not alone.

-dodicesimo capitolo-
Un buonissimo odore di pancakes mi arrivò fin dentro le narici e, di stendendo i muscoli, mi stiracchiai.
Mi stropicciai gli occhi e mi tirai a sedere sul letto. Mi guardai per un attimo intorno; nel buio di quella camera mi ritornò tutto in testa, chiaramente.
Il sogno così reale e pungente, il mio risveglio traumatico e la scenata fatta a mia madre.
Mi portai una mano alla bocca; mio Dio, l'avevo sicuramente spaventata!
Scesi dal letto, diretta verso la finestra sulla mia destra, e aprii le tapparelle, facendo in modo che la luce del giorno inondasse la camera, rimasta per troppo tempo al buio.
Chiusi gli occhi a contatto con l'aria fresca che mi rigenerò, dopo quella travagliata nottata di sonno, e cercai di ritrovare un briciolo di serenità e calma.
Il sogno mi aveva sconvolta e sinceramente non riuscivo neanche a capirne il senso. Non mi era mai capitato di avere una crisi del genere e dovete credermi quando dico che ne avevo passate di tutti i colori negli anni precedenti, ma mai un'esperienza simile.
«Ti senti meglio adesso?» e la voce di mia madre mi prese alla sprovvista, tanto che sobbalzai.
Mi voltai e mi appoggiai al cornicione della finestra, guardandola.
Annuii, «mi dispiace di averti fatto spaventare.»
Lei mi guardò con sguardo tanto dolce che mi infuse un gran calore al cuore.
«Ho preparato i pancakes, hai fame?»
«Sento l'odore», risposi odorando ancora l'aria.
«Ti sono sempre piaciute, fin da bambina» e sorrise al ricordo.
Seguì un minuto di silenzio, in cui non seppi né che dire né che fare. Avevo voglia di parlarle, di spiegarle che mi era successo, ma non mi venivano le parole. Non sapevo spiegarlo nemmeno a me stessa, come avrei fatto con mia madre?
Così senza dire altro mi avvicinai a lei e le sorrisi.
L'abbracciai, stringendola forte a me, e la sentii respirare, forte.
«E' solo un momento momentaneo, vero?» chiese stretta ancora a me e la trovai così piccola e indifesa.
«E' stato solo un incubo.»
«Cosa ti preoccupa?» e si distaccò, per accarezzarmi una guancia.
Chiusi gli occhi, abbandonandomi alla sua carezza.
«Niente, mamma.»
Quando riaprii gli occhi, trovai i suoi pieni di dubbi e interrogativi. Non ci credeva ed aveva ragione a non credermi. C'era tutto che non andava.
«Perché mi hai chiesto di Will prima?»
Will.
«Non voglio parlare di lui», dissi e mi incupii all'istante.
«E' successo qualcosa?»
«No», tagliai corto, uscendo dalla stanza e dirigendomi in cucina.
«Mh, senti che buon profumino», dissi entrando in cucina.
Vidi mio padre seduto al tavolo con il giornale tra le mani e immerso totalmente nella lettura.
Mi avvicinai a lui, dandogli un tenero bacio sulla guancia.
Lui alzò lo sguardo dall'articolo che stava leggendo e quando mi vide gli si illuminò il volto.
Era da così tanto che non gli concedevo un po' del mio amore, del mio tempo e della mia attenzione. Ero da sempre stata troppo egoista e pessimista. Riuscivo a vedere solamente ciò che volevo vedere, quasi come se volessi soffrire a tutti i costi. Partendo dal fatto che odiavo mia madre; ma come potevo odiare la persona che più di tutti mi voleva un bene infinito? O mio padre, di cui avevo la certezza che tradisse mia madre, sbagliando.
«Come stai, piccola?»
Sorrisi, nascondendo il dolore. Volevo per una volta una domenica normale, con la mia famiglia. Senza casini.
«Benissimo», e mi misi seduta al suo fianco, sporgendomi per prendere la caraffa del succo d'arancia.
Lo versai nel mio bicchiere e velocemente, presi anche alcuni pancakes, che mi misi sul piatto.
«Ti ho sentito gridare questa mattina, io e tua madre..»
«Sì, era solo un incubo, papà», lo interruppi io. Cercai di sorridergli per rassicurarlo, eppure gli si leggeva chiaramente in volto il suo astio.
«Ci siamo preoccupati molto.»
«Non c'è nulla di cui preoccuparsi», e abbassai lo sguardo, non riuscii a sopportare il suo che mi scrutava indagatore.
Mia madre, appoggiata allo stipite della porta, osservava la scena con un leggero sorriso sul volto e pensai che se ci fosse stato anche mio fratello, sicuramente quello sarebbe stato un bel giorno. Sentimenti interiori a parte.
Mi ritornò alla mente i bei tempi ormai lontani.
Avevo sei anni e mio fratello solamente nove. Non conoscevo il dolore o la delusione, ero così felice, per non parlare di mio fratello. L'amore che aveva negli occhi quando mi guardava era ancora ben impresso nella mia memoria.
Ed io avevo un'ammirazione enorme verso di lui, verso quel fratello maggiore che ai miei occhi era perfetto.
Ci trovavamo in un parco, poco fuori Londra, solamente io e la mia famiglia.
Io e Paul giocavamo felici a rincorrerci, rotolandoci su quei campi verdi e pieni di fiori, non curandoci dei vestiti sporchi. E mentre ci rincorrevamo nell'aria si potevano sentire solamente le nostre risate, senza sapere che di lì a pochi anni il celeste acceso di quel cielo e tutta la luce di quei giorni si sarebbe trasformato in buio.
«Ti sei divertita ieri sera?» chiese mia madre, avvicinandosi a noi e riportandomi con la mente al presente.
Al ricordo della serata precedente ebbi un fremito, ma cercai di soffermarmi soprattutto ai primi momenti divertenti, in cui mi divertii seriamente.
«Sì, molto.»
Alzai il volto, per guardare mia madre che mi fece un occhiolino. Papà non si accorse di nulla, intento a finire di leggere il suo articolo.
Lei mi aveva trovata in bagno, stravolta, vicino alla tavoletta del water dove precedentemente avevo vomitato; era ovvio che aveva intuito che non era andato tutto bene, ma la ringrazia con il pensiero per non aver detto nulla a mio padre.
Quando finii di fare colazione, mi alzai pronta per fare alcuni compiti.
«Ritorno in camera», dissi prima di andare via.
«Perché non andiamo a fare una passeggiata, Keira?» propose mia madre con un sorriso smagliante dipinto in volto.
La voglia era minima, ma come potevo dirle di no?
«Certamente» e il sorriso sul mio volto fu sincero.

«Dove vuoi andare, mamma?» le chiesi una volta fuori, sul viottolo di casa.
Mi ero preparata velocemente, infilandomi una tuta e legandomi i capelli in un'alta coda. Una grande sciarpa mi riparava dal freddo penetrante e ad ogni mia parola l'aria si condensava in nuvolette di vapore.
Lei ci pensò un po' su, poi sorridente rispose: «arriviamo in centro e facciamo un po' di compere.»
La guardai sbuffando.
«Che c'è? Tra poco è anche Natale», si giustificò lei.
«Ma il centro è lontano», piagnucolai.
«Camminare fa bene», mi disse lei risoluta.
«No, la tua è solamente curiosità!»
Lei sgranò gli occhi, «io? Curiosa? Nah.»
La fulminai con lo sguardo e lei sogghignò divertita prima di farmi una linguaccia.
Non potei non scoppiare a ridere anch'io e per la prima volta mi soffermai sul suo volto così bello.
Avevo preso tutto da lei, e nonostante l'età era ancora una bellissima donna.
«Niente sesso, promesso. Lì mettiamo un tabù.»
«Mamma», la sgridai, diventando rossa in viso.
«Oddio, sinceramente sono alquanto curiosa anche su quell'argomento, ma capisco che ti sentiresti in imbarazzo, allora..»
Le diedi una leggera spinta, «ma smettila..»
Le si illuminarono gli occhi, «vuoi parlare di sesso con la tua mammina?»
Alzai gli occhi al cielo e sbuffai, di nuovo.
«Ok, prendo un no come risposta», disse affranta.
Seguì un momento di silenzio, in cui mi soffermai ad osservare il cielo nuvoloso di metà Dicembre. Da quanto era che non avevo più una conversazione con mia madre? Tanto, troppo tempo. Così tanto che mi ero quasi dimenticata cosa significasse l'amore di una madre. Rose era una donna forte che mi somigliava più di quanto immaginavo e nonostante l'avessi trattata come uno zerbino per tutti quegli anni, mi voleva ancora un bene che non era descrivibile a parole.
«Scusami, mamma.»
Quelle parole mi uscirono dal cuore, continuando ad osservare le nuvole multiforme che si muovevano lente nel cielo.
Con la coda dell'occhio la vidi sobbalzare al suono di quelle parole, per poi voltarsi a guardarmi con gli occhi velati di lacrime.
«Oh, ma non devi scusarti, bambina mia.»
Mi voltai a guardarla; «e invece devo. Come fai ancora a comportarti in un modo così tanto amorevole nei miei confronti dopo tutto quello che ti ho detto in questi anni?» ed ora ancora avevo le lacrime agli occhi.
«Perché vedevo quanto tu fossi fragile e mi odiavo perché non sapevo come aiutarti. Ammetto che mi ero meravigliata nel vedere il tuo repentino cambio di comportamento, tra l'altro ci ero passata anche con tuo fratello, ma con te fu più.. violento. Non ho mai saputo come comportarmi, ho sempre sognato un momento come questo, in cui tutte le carte sarebbero ritornate al posto giusto..»
L'abbracciai, senza farla neanche finire di parlare.
«Sono stata ignobile e.. crudele», singhiozzai stretta nel suo abbraccio.
«E' stato un periodo, solamente un lungo periodo, che fortunatamente è passato.»
«Non l'ho mai pensato tutto quello che ti ho urlato contro, mamma, te lo prometto», ed ora stavo piangendo come una bambina di due anni, con il cuore in mano.
«Sh, non hai bisogno di spiegarmi nulla.»
Mi accarezzò lentamente i capelli, in un gesto che mi tranquillizzò e quando si distaccò mi baciò la fronte.
«Voglio solo il tuo bene», disse asciugandomi le lacrime.
«Non ti farò più soffrire, promesso.»
Lei annuì, continuando ad asciugarmi quelle lacrime che non volevano smettere di cadere dalle mie ciglia.
«Basta piangere, Keira. Sei una donnina forte», disse in tono che mi fece sorridere.
«Ecco, vedi? Quel sorriso è stupendo», continuò.
La guardai negli occhi, della mia stessa tonalità di azzurro, che brillavano di una luce propria.
«Grazie», sussurrai.
Mi diede un ultimo abbraccio prima di continuare a camminare lentamente verso il centro.
Camminammo silenziosamente per altri minuti, l'una di fianco all'altra, finché lei non spezzò il silenzio.
«Sento che qualcosa è cambiato in te, eppure c'è ancora qualcosa che ti affligge, vero?»
Abbassai lo sguardo, certa di non poterle mentire.
«Ti ricordi Robert?»
«Quel ragazzo per cui sei stata così male?»
Annuii, «provo qualcosa per lui, qualcosa di forte.»
«E' stupendo, amore!» esclamò emozionata lei.
«No, non lo è.»
«Perché mai?»
«Perché abbiamo litigato.»
«Fate pace.»
Sorrisi, come se fosse semplice.
«Abbiamo chiuso, mamma.»
«Definitivamente?»
«Così sembra..»
«..Ma allora Will?»
Mi morsi il labbro inferiore, «era un amico, però..»
«Lui prova qualcosa per te.»
«Sì, ma il fatto è che io mi sono aggrappata disperatamente a lui per dimenticare Robert. Credo si sia sentito ingannato e se ne è andato. Mi ha lasciato sola.»
Lei, vedendomi così persa e triste, cercò di rimettermi il sorriso.
«Manda a quel paese chiunque e ricomincia da capo!»
Scoppiai a ridere, dal tono di voce che aveva usato.
«Fosse semplice..»
«E' semplice! Straziarti in quel modo per qualcuno non lo farà tornare, anzi, tutto questo dolore ti consumerà dentro fino a che non riuscirai più a fuggire da esso.»
«Cominciare da capo», sussurrai tra me e me.
Lei annuì, convinta.
«Posso farcela.»
«Certo, tesoro!» e cercò con la sua mano la mia per poi stringerla forte e darmi un po' di quel calore materno.
«Non starò più male per nessuno.»
«No.»
«Sono forte, io.»
«Esattamente.»
«La mia vita sarà finalmente tranquilla.»
Un colpo al cuore. Forte, martellante, violento.
Le gambe mi tremarono, ma strinsi forte la mano di mia madre ancora stretta nella mia per farmi forza.
Chiusi gli occhi, di scatto, e mi ritrovai senza fiato.
«Keira?» sentii la voce preoccupata di mia madre.
«Keira, mi senti?»
Avevo gli occhi chiusi, stretti con forza, e potei riaprirli solamente quando il dolore sembrò andarsene.
Mia madre mi era vicina e tremante per la paura.
«Sto bene», boccheggiai.
Non starai mai bene.
Chiusi gli occhi, ferita da quelle parole continue che vorticavano nella mia mente.
«Sicura?» e ora sembrava rilassarsi un poco.
«Sì» e annuii sicura.
A chi vuoi prendere in giro, Keira?
Mia madre mi accarezzò una guancia e cercò i miei occhi, che ancora vagavano distanti.
«Che ti è successo?» chiese, preoccupata.
«Ho solo un po' di mal di testa», mentii.
Perché non le dici che è il tuo cuore che sanguina?
«Vuoi tornare a casa?» chiese, scrutando nuovamente il mio viso.
«No, voglio proseguire», dissi abbozzando un sorriso.
Lei corrugò la fronte, guardandomi interrogativa.
«Sicura?»
Aspettai che il mio cuore ritornasse al suo battito originario e che le vocine smettessero di parlare, per parlare io.
«Mi sembrava di aver sentito la parola 'regali di Natale', prima», dissi sorridente e prendendola sotto braccio.
Mi diede un ultimo sguardo timoroso; era palese che non mi credeva del tutto.
«Sì..»
«Che ne dici di comprare un vibratore a zia Wanda?» proposi scoppiando a ridere, cercando di allontanare il momento di crisi precedente.
Riuscii a rilassarmi solamente quando mia madre smise di osservare ogni mio movimento ed espressione e si rilassò.

Ho deciso; per un periodo non so quanto lungo mi soffermerò molto sulla famiglia!
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, ho anche deciso che non ho idea quando Robert si rifarà vivo. Magari presto, ma come ho detto Keira ha bisogno di equilibri, anche perché come avrete capito non sta molto bene.
Spero che Rose vi piaccia come personaggio, lo so che all'inizio l'avevo descritta come un'insicura, senza un minimo di carattere, ma non è così. Ora che sembra che Keira sia “fuori” dal suo periodo nero, arrivano queste crisi. Poverina, non gliene va bene una ç_ç
Con questo passo ai ringraziamenti:
Rorò – grazie rorò, lo sai che ogni tuo complimento per me è qualcosa di speciale e mi fa tanto piacere sentire ogni consiglio o pensiero inerente a ciò che scrivo *w* ti voglio tanto, tanto bene e spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto, anche se è più tranquillo di quello precedente! (ogni tanto ci vuole XD)
taylorina - *___* uuh, ma grazie! Nuova lettrice; fa sempre piacere. Wow, ti sei letta tutta la storia! Hai avuto proprio un bel coraggio xD grazie ancora!
_Miss_ - ** sono contenta che il precedente ti sia piaciuto e mi fa anche piacere leggere che ti sei immersa nella storia! E poi non ti dare della scema se non avevi capito subito che si trattava di un sogno. E' normale, io non lo volevo mica far capire u.u un po' di suspance ci vuole! XD mi dispiace se qui non ci sarà Rob, so quanto tu non vedi l'ora che appaia (:
Ire – quanto mi fa piacere che ci siamo rimesse a parlare, anche perché ti considero un genio; in tutto! Perciò sono onorata di conoscerti, seriamente. -quindi chiedo scusa se a volte sono una palla umana xD- Premesso questo ti ringrazio *-* che poi mi avevi recensito a -3 e ora invece è passato più di una settimana quasi dal concerto ç_ç mi fa strano! E poi non ci siamo neanche viste .__. la prossima volta insieme! Anche perché come già sai i miei amici mi rovinano i sogni u_u grazie ancora per la tua recensione utile e coerente come hai detto tu XD scherzo; mi ha fatto tanto piacere *w*
  
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