Underpark
- Sì?
- Hai idea di cosa possa essere quella roba?
Mi passa davanti velocemente una moltitudine di persone in fila per qualcosa.
- Sembra non essere esattamente un ufficio postale o uno sportello di sorta, non trovi?
- In effetti c’erano moltissimi bambini.
- Hai letto il nome di quel posto?
- Mi sembra che fosse “Underpark”. E il bello è che la scorsa fermata era “Midland Road”.
- Non mi parlare di quel posto – grugnisco.
- E va bene, non ne parlerò. Però, se la scorsa fermata era Midland Road vuol dire che...
- Che ti ho appena chiesto di non nominare quel posto.
- … Che questa è la nostra fermata – conclude Luke.
Prendiamo le valige e saliamo su per la gradinata dell’Università.
La costruzione è immensa, tanto da mozzare il fiato. Entriamo piano e ci avviamo verso l’appartamento.
Suono il campanello.
La porta si apre.
- Luke! Sei cresciuto moltissimo!
- Io? – domanda Luke.
Layton abbassa lo sguardo.
- Luke... - poi squadra me. – Tu quindi... Ti hanno liberato!
- Sì.
- Ci siete tutti e due... E’ un’ottima notizia. Venite, andiamo ad avvertire Flora.
Lo seguiamo fino a un paravento.
Lui bussa piano.
- Flora...
Bussa più forte.
- Forse dorme – propongo io.
- Guardate qui! – esclama invece Luke. – C’è un biglietto.
“Sono scappata. Tornerò il prima possibile. Flora.”
- Ma... perché? – riesce solo a dire Luke.
- Piuttosto mi chiederei dove – sentenzia Layton. – Flora non è tipo da prendere il primo treno che passa. Aveva una destinazione ben precisa. Può essere che sia ancora in stazione.
Si aggiusta la tuba sulla testa, e prende la valigia che teneva sempre pronta.
- Non c’è tempo da perdere.
Io e Luke lo seguiamo fuori.
Layton sblocca le portiere e lui e Luke entrano, perfettamente sincronizzati.
Io salgo piano e allaccio le cinture, nel frattempo l’auto rossa parte.
Mentre le case scorrono davanti al mio sguardo comincio a pensare.
Perché io non volevo ricordarmi troppo di Flora. Pensavo che nulla mi avrebbe addolorato più di vederla, ma evidentemente mi sbagliavo.
Flora è stata la prima a sapere chi ero. Non mi sono trattenuto e le parole sono uscite da sole, uscendo dalla Grande Pagoda.
E la sensazione provata dopo era stata terribile. Ancora una volta ero rimasto a corto di fiducia in me stesso.
- Professore, cos’è questo “Underpark”? – domanda Luke, per riempire il silenzio.
- Temevo che mi avreste fatto questa domanda.
Poi mi guardò dallo specchietto retrovisore.
- Sei sicuro di volerlo sapere?
Annuii.
- Allora dovrò spiegarvi tutto da principio. Sappiate comunque una cosa: Bill Hawks... è stato rieletto.
- Vorrei proprio strozza... Ehm, diceva? – dico io.
- Cerca di tenere a bada i bollenti spiriti, perché quello che sto per dirti sarà difficile da accettare.
Annuisco piano.
- Bene, Bill Hawks sapeva benissimo che la gente avrebbe voluto sapere di più sull’evento. Non sapeva proprio come insabbiare il fatto, così ha agito diversamente. Appena possibile ha trasformato la Londra sotterranea in un parco dei divertimenti.
- HA FATTO COSA? – urla Luke. Io invece rimango immobile, paralizzato dall’orrore.
E ci vuole molto, per paralizzare me dall’orrore.
- Ha anche ingaggiato un attore che recitasse la tua parte.
- Se questo è uno scherzo, non è affatto divertente, professore.
- Ho fatto le mie ricerche in proposito – sentenzia. – A quanto pare lo pagano bene.
- Mi dica di più. – chiedo, senza riuscire più a capire niente.
- A quanto pare dieci persone alla volta sono fatte passare nella falsa distorsione. Quando escono sono nel parco a tema. Non so molto altro, se non che i ragazzini lo definiscono “Meravigliosamente terrificante”.
- Ma la versione reale non era affatto meravigliosa – aggiunge Luke.
Chiudo gli occhi. Sono di nuovo afflitto dal rimorso.