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Autore: barbara_f    18/12/2010    9 recensioni
“Questo semestre l’argomento delle lezioni sarà la rappresentazione dell’amore nella letteratura”. Qualcuno accanto a me fece una smorfia disgustata …
“L’amore … l’amore si può leggere giusto nei libri” disse a bassa voce ma sufficientemente alta da farsi sentire ad almeno due file di distanza …
“Cos’hai contro l’amore?” mi sentivo stranamente offesa dal suo tono disgustato, non seppi fare a meno di controbattere.
“Una ragazzina che parla d’amore, un classico …” si stava rivolgendo a me, quello sconosciuto di cui non avevo ancora visto il volto stava parlando con me… mi voltai verso la fonte di quelle offese.
Due occhi verdi, intensi, felini mi guardarono sprezzanti. Ricambiai lo sguardo.
“Signori, potete renderci partecipi?” il prof. Meson interruppe la nostra conversazione.
Il ragazzo con gli occhi verdi e, ora lo vedevo meglio, con i capelli castano ramati, si alzò e con tranquillità rispose
“Dicevo soltanto che l’amore è qualcosa che si può trovare giusto nei libri… la signorina” disse indicandomi, “non è d’accordo …”.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Nessun libro/film
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_Cap. 40
 
Dolore
 
I suoi occhi verdi si posarono su di me, li percepivo dall’altro capo della sala, mi perforavano, mi attraevano...
Erano gli occhi più intensi che avessi mai guardato.

Elizabeth O’Donnel mi fissava, incuriosita dal mio abito in affitto, dal mio aspetto scarmigliato, dal mio evidente disagio. Non appartenevo a quel mondo e mai sarei riuscito ad adattami ad esso.

Camminò verso di me, il passo lieve come una piuma, sinuosa, affascinante, pericolosa...

“Non mi pare di conoscerla...” esordì avvicinandosi a me.

“Lei è il signor...” lasciò la domanda aleggiare nell’aria poi mi fissò per un breve istante. Non si poteva eludere la sua domanda.

“Mi chiamo Harold Volt e, in effetti non posso definirmi un conoscente o un amico... sono un giornalista del Chicago Tribune!” alzò un sopracciglio con aria scettica.

“Addirittura!” il tono di voce era ironicamente divertito. Non mi credeva.

“Da quando il Tribune si occupa di cronaca rosa?” sorrise, un luminoso e beffardo sorriso. Nessuno sarebbe riuscito a resisterle.

E.J. Masen si avvicinò alla sua fidanzata, lo sguardo minaccioso, freddo...

“Amore” ma non mi sembrava di scorgere amore nella sua voce...

“E.J. lo sai? Abbiamo addirittura un giornalista del Tribune tra gli invitati...” rise e lui con lei.

“Ma davvero? Beh, può essere, mio padre invita chiunque ...e ti importunava? Cosa ti ha chiesto?” era nervoso, mi sembrò davvero strano quel suo atteggiamento, una persona accorta, non avrebbe mai fatto capire ad un giornalista di avere qualcosa da nascondere.

Elizabeth si voltò verso di lui, bella e altera, sapeva come comportarsi in società e come districarsi da situazioni complesse... la parola che meglio la rappresentava era distacco.

“Tesoro, che ne dici di mostrare al nostro giovane giornalista quanto siamo felici?

Non vorrai dargli materiale per un articolo...” sorrise ancora, stava prendendo in giro me o se stessa?

Mano nella mano si avviarono verso il centro della sala e, ad un cenno di lui, la musica iniziò.

Restai a lungo a guardare la coppia volteggiare,  uno strano senso di disagio si impossessò di me.

Avvertivo la menzogna aleggiare attorno a me.

 
Mi passai una mano sulla fronte asciugando le gocce di sudore che la imperlavano. Questo viaggio sembrava non avere fine. Ero stanco, avevo dormito poco e male, e i ricordi sembravano gravare su di me come un peso. Un peso che avrei tanto voluto dividere con qualcuno.
 
“I  miei complimenti E.J. la tua fidanzata è splendida!”

“Elizabeth... si è stata un buon affare” due voci note, nel lussuoso bagno di Casa Masen mi spinsero a prestare orecchio alla conversazione, Aveva ragione il caporedattore pensai. Il mio istinto di giornalista prese il sopravvento su ogni altro pensiero, avevo l’occasione di ascoltare qualcosa di interessante, l’avrei sfruttata!

“Solo un affare?”  l’uomo che parlava con Masen aveva un tono scettico nella voce.

“Si!” confermò E.J. con voce ferma

“Le nostre famiglie avranno reciproco godimento da questa unione. Conner O’Donnel ripianerà i suoi debiti, la mia famiglia sarà imparentata con una delle più rispettate  famiglie di Chicago. Il legame con gli O’Donnell ci consentirà di accedere agli alti scranni del potere economico e politico della città! Mark, ti parlo di potere vero, quel potere che va al di là dei soldi....”

Una breve pausa poi l’uomo chiamato Mark riprese a parlare.

“Elizabeth è al corrente ...dell’affare?” E.J. Masen rise poi il suo tono mutò improvvisamente facendosi aggressivo, irato, instabile.

“Mark, ti assicuro che se questa cosa dovesse uscire fuori...”

“Calma E.J. sai che di me ti puoi fidare!” sorrise “dalla tua reazione devo dedurre che lei è all’oscuro di tutto...”

“Non avrebbe mai accettato di sposarmi altrimenti. Ho dovuto faticare non poco per conquistarmi la sua fiducia. E’ così altera, così orgogliosa...”

“... e così meravigliosamente bella!” concluse Mark. “Possibile che tu non sia attratto da lei?”

“In effetti è una bella puledra, sarà un piacere cavalcare un po’ con lei... Ma solo quello. Non mi interessa altro. Solo scoparmela. Spero che almeno sia brava! ” un’altra risata, questa volta sguaiata, volgare, viscida...  

“Non dirmi che non te la sei ancora fatta!” la voce dell’uomo chiamato Mark era incredula e stupita. Non c’era da stupirsi, erano note alla cronaca le sue notti selvagge tra i locali notturni di Chicago, le sue frequentazioni con il mondo della prostituzione e della droga...

Provai un moto di compassione per quella giovane, bellissima sconosciuta il cui destino era già segnato.

“Non sarei riuscito a conquistarla se mi fossi comportato come un depravato saltandole addosso al primo appuntamento...!” un’altra risata

“...ma tu sei un depravato!” ancora una risata “le mie amiche mi hanno raccontato certi particolari su di te....”
Silenzio poi un tonfo

“Senti Mark, non provare a ricattarmi... né tu né le tue amiche... sai che ho abbastanza denaro da zittirvi... e non pagandovi una tangente...”

Sentii un brivido lungo la schiena, quell’uomo era pericoloso, più pericoloso di quanto potessi pensare. Era un ragazzino ricco, viziato e con frequentazioni pericolose.

“Ehi calma amico... so come comportarmi lo sai vero? Sai che non ti tradirei mai, non mi conviene, sei uno dei miei migliori clienti... ecco, a proposito, che ne dici di farti un tiro?... per fare pace... offro io...” ancora silenzio, poi un rumore di metallo sul piano di marmo, poi un’aspirazione e infine un sospiro di sollievo.

“Grazie Mark, non sarei riuscito a restare in questo posto un momento di più, ora ho la forza di affrontare il resto di questa dannatissima serata!”

Ancora silenzio. Non c’era più nessuno. Uscii dal bagno in cui mi ero rinchiuso e, inquieto mi diressi verso la sala da ballo.

E.J Masen ed Elizabeth O’Donnel ballavano teneramente abbracciati.
 
Baby I see this world has made you sad
Some people can be bad
The things they do, the things they say
But baby I'll wipe away those bitter tears
I'll chase away those restless fears *



No, lui non provava amore per lei, nessuna tenerezza, nessuna dolcezza...
Sentii il sangue ribollirmi nelle vene.
 
*******************************************************************
Edward, il suo corpo ferito.

Edward, la sua anima lacerata.

Edward, il suo dolore.

Edward, la sua passione, il suo amore, la sua purezza, la sua dolcezza infinita....

“Edward...” in quell’istante non riuscivo a fare altro che pronunciare il suo nome.

“Edward!”

Quando si accasciò a terra, lo sguardo fisso, le braccia ciondolanti, mi sentii morire.

“Edward” chiamai ancora. Nessuna risposta uscì dalle sue labbra.

Corsi al suo fianco, posai una mano sul suo viso, era tiepido, potevo sentire il suo respiro caldo e profumato sul mio viso, il lento incedere del suo cuore.

Era vivo, esultai e sulle mie labbra fiorì un sorriso, era vivo...

Per un breve istante ritrovai la pace.

Posai le mie labbra sulle sue, volevo sentirle ancora, morbide e voluttuose, avvolgermi in un bacio appassionato, volevo comunicargli la mia presenza, il mio conforto, il mio amore. Ero li con lui e lo amavo, non poteva ignorare la mia presenza, io lo amavo, l’amavo disperatamente.

Non ci fu risposta al mio bacio.

In quell’istante compresi e mi sentii morire.

Respirava, vero, ma per il resto era come spento, sparito dalla mia vita... ancora una volta mi aveva lasciata sola.

La mia respirazione si fece affannosa, sentii il cuore battere all’impazzata, la vista si appannò.

Per la prima volta capii veramente cosa volesse dire avere una crisi di panico.

Per la prima volta compresi Edward pienamente.

Mi sentii sprofondare, risucchiata in un oceano oscuro, un oceano colmo di angosce e di paura.

Ora sapevo, sentivo ciò che sentiva ogni volta che il suo passato tornava a bussare alla porta della sua coscienza.
Lo capivo più di chiunque altro, la sua sofferenza era anche la mia.

Tutto ciò che Edward, con il suo ritorno, aveva sopito, riesplose in me con una forza devastante.

Mi sentii abbandonata e persa. Sola, in un mondo che non mi apparteneva.
Un forte dolore allo stomaco mi indusse a piegarmi a terra, mentre un disgustoso senso di nausea affiorò sulle mie labbra.

Dovevo restare lucida, dovevo stargli vicino...

Il mio Edward doveva essere da qualche partepensai... il mio Edward, il mio Edward.... ripetei come un mantra.

Con le poche residue forze che mi restavano, strisciai al suo fianco e gli presi la mano. Nessuna reazione, solo il calore di un corpo vivo ma vuoto.

Il suo spirito era altrove, non era più con me.

Sentii calde, amare lacrime, salire fino al bordo delle ciglia e lentamente traboccare giù.

Ero sconvolta, terrorizzata dalla sua assenza, spaventata dalla possibilità di trovarmi fronte una persona nuova e sconosciuta al suo risveglio, se mai si fosse svegliato.

Il mio Edward, voglio il mio Edward! pensai stringendomi a lui, non arrendermi all’eventualità che il suo spirito non facesse più ritorno nel suo corpo.

I minuti passavano lenti, ma inesorabili. Edward rimaneva immobile, la schiena appoggiata contro il muro, il petto scoperto, lo sguardo innaturalmente fisso.

Era troppo, troppo dolorosa quella visione.

Rimasi a fissarlo, impotente e immobile; non sarei mai riuscita ad aiutarlo, non avevo abbastanza forza, il mio residuo coraggio non era sufficiente a sostenere entrambi e io ero già al limite. Non ero in grado di fare nulla di più per lui. Ero un’incapace, solo un’incapace.

Se solo avessi avuto la forza di accollarmi  il peso della sua sofferenza.... ma nemmeno questo riuscivo a fare. Potevo solo dargli il mio amore, il mio grande, immenso, incondizionato, amore.

Era sufficiente?

No, no, se la mia voce non riusciva a svegliarlo, se le mie labbra non suscitavano nessuna reazione in lui...
Il mio amore non era abbastanza, non era sufficiente...  mi sentivo così persa senza di lui...

Per un istante pensai alla mia vita... alla mia vita un istante prima che il professore Meson annunciasse il tema del semestre, un istante prima di udire la sua voce calda o di incrociare i suoi splendidi occhi verdi...

Non riuscivo a ricordare la mia vita prima di lui...

Ero serena? Non lo sapevo più.

Pensai a quella mattina, alla mattina del mio primo giorno di corso, all’emozione per una nuova vita che comincia... Si, ero serena.

Qualche piccolo dolore turbava il mio animo, certo, ma ero serena e inconsapevole di ciò che mi attendeva.
Mi apprestavo ad affrontare un’esperienza nuova ed elettrizzante lontana da ciò che era noto e rassicurante, una vita lontana dalla mia famiglia, una vita piena di scoperte e nuove conoscenze.

Si, forse la mia vita sarebbe stata più serena se non lo avessi mai incontrato, più sicura, più tranquilla, ma così scialba, così priva di passione...  non avevo mai contrato l’amore vero prima di incontrale lui.

Edward aveva riempito all’improvviso la mia vita, colmandone ogni anfratto, non mi ero mai sentita tanto desiderata, amata e odiata, protetta e bistrattata finché non avevo incrociato il suo sguardo.  
Edward era fulgido come la luna ma, al contempo, oscuro come la sua faccia nascosta.

“Edward” chiamai ancora invano, scrollandolo, carezzandolo, baciandolo... nulla nessuna risposta. Non sapevo più che fare... i singhiozzi scossero il mio petto finché un urlo proruppe dalla mia gola, non riuscii a fermarlo,  non mi importava di fermarlo. Urlai il suo nome ancora e ancora  finché, priva di voce, mi accasciai al suo fianco.

Qualcuno entrò nella nostra stanza facendomi domande a cui non riuscivo a rispondere. Il miei pensieri erano per lui.

“Edward!” chiamai carezzandogli il volto.

Qualcuno chiamò il mio nome, scrollandomi con forza... Chi voleva parlare con me? Edward, il mio Edward...dov’era, perché non sentivo più la sua voce?

“Bella, cos’è successo, cosa è successo ad Edward!!! Cosa hai fatto a mio fratello!!!” Alice, riconobbi il suo grido, era rabbioso e disperato come lo era stato il mio, aveva ragione, la colpa era mia, solo mia... se non avessi chiesto nulla ad Edward forse ora...
Alzai gli occhi su di lei, consapevole della mia colpa, le guance rigate di lacrime, “Edward!” volevo solo lui...

“Parla!!!” gridò più forte.

“Edward!” dove sei, “Edward!” torna da me... Edward, Edward, Edward...

“Non credo che sia Bella la colpevole di tutto questo! Non puoi trattare così una tua amica, la donna che tuo fratello ama! Smettila!!!” Jasper, così dolce, calmo, rassicurante....

“Bella, ti prego perdonami...!” disse abbracciandomi. Non reagii non avevo più forza, volevo solo sentire la sua voce, solo vedere il suo sorriso, solo assaporare di nuovo i suoi baci...

“Bella, puoi dirci cosa è successo...” Jasper aveva un tono più calmo, la voce morbida, l’atteggiamento rilassato... Jasper aiutami... aiuta Edward.
Non so cosa accadde ma mi ritrovai a parlargli senza quasi volerlo.

“Edward ha ricordato il suo passato!” dissi senza riuscire ad impedirmelo. “Cosa significa... ha ricordato il suo passato!” chiese Alice ora più tranquilla. “Ha ricordato cosa gli è successo...!” continuai
“Cosa gli è successo! Puoi dirmelo Bella?” Ricordai parte del suo racconto, un brivido percorse la mia spina dorsale destandomi dallo stato di trance nel quale ero caduta.
“Edward... mio Dio, era solo un bambino... solo un bambino... solo un bambino...” non potevo tradire la sua fiducia, doveva essere lui a raccontarle tutto... no, non l’avrei tradito. Mai.

“Io non parlerò, quando ti sveglierai sarai tu a farlo, va bene?” dissi sperando che potesse sentirmi e avvertire nella mia voce tutto l’amore che provavo per lui..

Ricordi confusi... Emmett che mi abbracciava e consolava, Edward in una vasca piena di neve che tremava irrefrenabilmente, i momenti concitati, la paura che potesse morire davvero, poi le sue dita gelide si mossero sfiorando le mie, i suoi occhi si aprirono, la voce proruppe, stanca ma felice, dalle sue labbra... In quel preciso momento mi sentii di nuovo completa.
 
*******************************************************************
Aprii gli occhi lentamente, non ricordavo molto di ciò che era successo nelle ultime ore, sapevo di aver raccontato tutto a Bella, sapevo di aver combattuto una battaglia interiore dal quale ero uscito vivo, sapevo che Alice attendeva una spiegazione... non l’avrei accontentata, non subito.

Avrebbe aspettato, avevo bisogno di riposare e di Bella.

Il mio amore era restato al mio fianco per tutto il tempo, non mi aveva lasciato andare, sentivo il suo profumo nei miei sogni, la morbidezza delle sue labbra sulle mie... non riuscivo a reagire ma, sapevo per certo che lei era stata il mio contatto con la realtà.

“Bella, cos’hai?” non avevo più sentito la sua voce dal mio risveglio.

Non l’avevo più vista nemmeno sorridere... il suo sguardo era assente, e sfuggiva il mio.

“Bella, ti prego guardami!” implorai.

Alzò gli occhi erano dilatati dalla paura e lucidi di lacrime.
Cosa era potuto accaderle? Non riuscivo a ricordare, ma una morsa di paura attanagliò il mio stomaco.
“Bella, parlami... ti imploro, fammi sentire la tua voce... ti prego amore...” non rispose.

Si strinse a me, sembrava terrorizzata, tremava come una foglia, l’abbracciai carezzandole teneramente i capelli lasciandole dolci baci sulle tempie e sulle guance.

Piangeva.

Non era un pianto normale quello che prorompeva dal suo petto, era qualcosa di più forte, di più disperato... sembrava essere arrivata al limite.

“Bella, lo so che è difficile starmi accanto, lo so che il mio passato è pieno di orrore e che ne porto traccia su di me... io non voglio più lasciarti sola ma, se la mia presenza dovesse in qualche modo, in qualunque modo, farti soffrire io....”

Una lacrima scese dai miei occhi, le stavo rendendo la libertà.

“...Io mi tirerò indietro...” pronunciai l’ultima frase con un nodo in gola.

Non sarei più riuscito a vivere senza di lei, lo sapevo, ma avrei fatto qualunque cosa pur di non arrecare dolore alla persona che più amavo al mondo.

Sentii la sua mano stringere forte un lembo della mia maglietta e attirarmi a se, i suoi grandi occhi castani mi fissarono pieni di dolore.

“Io non andrò più via, te lo giuro Bella... ma ti prego, promettimi che se non ce la farai più a stare con una persona ricolma di sofferenza come me...tu...”

Mosse lentamente la testa come a dire no.

“Promettimelo Bella! Tu non ti sacrificherai per me!” cercai di essere dolce ma deciso...

Grosse lacrime traboccarono dai suoi occhi quando fece un cenno di assenso.

“Amami Edward, amami ora!”
La strinsi forte a me mentre le mie labbra furono sulle sue.
 
 
 
 
* Why Worry Dire Straits

Baby I see this world has made you sad
Some people can be bad
The things they do, the things they say
But baby I'll wipe away those bitter tears
I'll chase away those restless fears
That turn your blue skies into grey
Why worry, there should be laughter after the pain
There should be sunshine after rain
These things have always been the same
So why worry now
Baby when I get down I turn to you
And you make sense of what I do
I know it isn't hard to say
But baby just when this world seems mean and cold
Our love comes shining red and gold
And all the rest is by the way
Why worry, there should be laughter after pain
There should be sunshine after rain
These things have always been the same
So why worry now


Perché Preoccuparsi
Tesoro vedo che questo mondo ti ha demoralizzato
Qualche persona sai che é cattiva
Le cose che fanno, le cose che dicono
Ma tesoro, ti asciugherò queste lacrime amare
Scaccerò quest' inquietante paura
Che rende grigi i tuoi cieli azzurri
Perche preoccuparsi, dovresti ridere dopo il dolore
Il sole dovrebbe splendere dopo la pioggia
Queste cose sono sempre state le stesse
Quindi perche preoccuparsi adesso?
Tesoro, quando sono già vengo da te e tu dai un senso a quello che faccio so che é facile dirlo
Ma tesoro , proprio quando questo mondo sembra cinico e freddo
Il nostro amore splenderà di rosso e d'oro e tutto il resto lo incontreremo strada facendo
Perche preoccuparsi, dovresti ridere dopo il dolore
Il sole dovrebbe splendere dopo la pioggia
Queste cose sono sempre state le stesse
Quindi perche preoccuparsi adesso?

 
http://www.youtube.com/watch?v=_03uXQiz6eY  
 

   
 
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