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Autore: monipotty    21/12/2010    2 recensioni
Questa fic è nata da un sogno di qualche settimana fa e ora non faccio altro che mandarla avanti: Patricia Waterice, strega Mezzosangue, e la sua sorellina Cinthya si trovano sole dopo essersi separate dai loro genitori, una grossa responsabilità che la più grande, Patricia, deve imparare a gestire. Ma oltre alla zia materna, ci sarà qualcun altro di nostra conoscenza ad aiutarla!
Ambientata al 6° e 7° anno della saga, sia sui libri sia sui film, per ora non contiene Spoiler: quando ci saranno, avviserò :) Buona lettura!
Genere: Fantasy, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Fred Weasley, Ginny Weasley, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da VI libro alternativo
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2- Nascondino

Capitolo 2 - Nascondino

Erano le tre della mattina e Hogsmeade dormiva. Non c’era un rumore, tutto era immobile, silente, avvolto nella più totale oscurità. Ma un senso di angoscia, di insicurezza permeava l’aria e le due persone che più la sentivano erano le due ragazze improvvisamente comparse davanti alla porta del locale magico più ricercato dei dintorni e non solo: Patricia si guardò intorno nervosamente, la busta che doveva consegnare a madama Rosmerta ancora in mano, timorosa di veder comparire all’improvviso delle ombre minacciose o qualsiasi altra cosa. Ma soprattutto, paura che potesse succedere qualcosa alla sorellina e rabbrividì: anche se erano fuggite solo da un minuto, già sentiva il peso della responsabilità gravare sulle sue spalle; strinse a sé la sorellina che singhiozzava sommessamente con il viso contro il suo stomaco e fece un profondo respiro. Poi, lasciò scivolare lo zaino che la madre aveva preparato loro dalla spalla, lo poggiò a terra e si inginocchiò davanti a lei, scostandole le mani dal viso: se voleva che la sorella non piangesse, doveva mostrarsi forte di fronte a lei, ora che i suoi genitori erano assenti.

“Cinthya...” la chiamò con affetto cercando di mantenere un tono di voce calmo. La bambina continuava a singhiozzare. “Dai, Cinthya, non piangere. Vedrai che mamma e papà stanno bene, non ti preoccupare.” Finalmente riuscì a vincere la debole forza della bambina e le tolse le mani dal viso; la sorellina la guardò con gli occhioni rossi e lucidi, tirando su fortemente col naso.

“D-dove sono mamma e papà?” le domandò con voce rotta. “Perché ci hanno lasciate sole? Non ci vogliono più bene?” Patricia le sorrise.

“Ma no, certo che ci vogliono bene.” La rassicurò passandole un dito sulle guance bagnate per asciugarle due grossi lacrimoni. “Solo che sono dovuti andare via per un po’.” Come poteva spiegarle che le loro vite erano in pericolo? Le venne un’idea. “Devi sapere che stiamo facendo un gioco simile a nascondino.” Le disse e l’attenzione della bambina fu subito catturata. “Noi siamo i giocatori che si nascondono: io e te per un po’ ci nasconderemo qui, poi cambieremo posizione per non farci trovare troppo in fretta, e lo stesso fanno mamma e papà. Non dobbiamo farci trovare dagli uomini che ci stanno cercando altrimenti perdiamo il gioco.”

“E perché mamma e papà non si sono nascosti con noi?” domandò la bambina asciugandosi gli occhi.

“Perché quando giochi a nascondino con i tuoi amici non vi nascondete in gruppo ma vi separate?” le domandò di rimando lei. “Perché altrimenti vi trovano più in fretta: i posti dove nascondersi sono piccoli e ci stanno non più di una o due persone, quindi noi siamo qui e mamma e papà da un’altra parte.” Magari come paragone era un po’ fantasioso, ma perlomeno ora anche la sorellina sapeva a grandi linee cosa stava succedendo.

“E se ci trovano?” domandò ancora la bambina.

“Diventiamo loro prigioniere e siamo squalificate.” Buttò lì, ma la bambina sembrava soddisfatta. “Devi sempre stare con me o con Rosmerta, non restare mai sola, va bene?” la bambina annuì con vigore.

“Mi farà anche i biscotti, Rosmerta?” domandò la bambina ben ricordando la bontà dei biscotti fatti in casa che la barista cucinava con grande abilità. Patricia rise e in quel momento sentì un po’ del peso sul petto svanire.

“Sì, ma solo se ti comporterai bene e non sarai piagnucolona.” Le rispose dandole un buffetto sulla guancia; la bambina incrociò le braccia e fece il broncio.

“Io non sono piagnucolona.” Protestò. “Sono grande e forte come papà!”

“Va bene, va bene. Ora però dobbiamo chiamare Rosmerta.” Si guardò intorno alla ricerca di qualcosa che la ispirasse: tra maghi non si usavano campanelli all’entrata delle case e urlare nel bel mezzo della notte non era una grande idea. Si allontanò dalla porta d’entrata e guardò la finestra dove sapeva stava la camera della strega: raccolse qualche sassolino e lo lanciò contro i vetri. Poco dopo, una luce si accese nella stanza e un’ombra si mosse velocemente verso la finestra.

“Dico io!” disse seccata la donna aprendo le finestre e affacciandosi sulla strada. “Vi sembra il caso di...?” ma non appena riconobbe chi aveva davanti non uscì più parola.

“Ciao Rosmerta.” La salutò Patricia mentre Cinthya sventolava la manina al suo fianco.

“Per la barba di Merlino!” esclamò la donna. “Scendo subito.” Richiuse la finestra e poco dopo la videro scendere le scale e camminare velocemente verso l’ingresso del locale, la bacchetta sfoderata che a suo comando fece accendere qualche lume e aprire la porta. Le fece subito entrare e accomodare a uno dei tavolini del fondo, lontano da occhi indiscreti. “Che è successo? Come mai siete qui?” domandò poi mentre, a un suo gesto della bacchetta, una teiera si riempì d’acqua e si posizionò sul focolare che si accese con un allegro scoppiettio. Patricia le consegnò la busta e la donna lesse la lettera al suo interno, poi bruciò il foglio che si accartocciò fino a trasformarsi in cenere sulla superficie del tavolino di legno.

“Cosa c’era scritto?” domandò Patricia. Rosmerta con un gesto della bacchetta fece volare la teiera sul tavolo insieme a due tazze e delle foglie di tè.

“Vostra madre mi ha scritto che sono arrivati i Mangiamorte nel vostro quartiere e mi ha domandato di ospitarvi qui per un po’, almeno finché non si troverà un’alternativa. Inoltre, mi ha detto di avvisare vostra zia della situazione.” Spiegò passandosi tristemente una mano sul volto. “Poveri noi, che brutti tempi...” mormorò sconsolata ma subito dopo si alzò con uno scatto e fece loro un sorriso. “Vado ad avvisare Minerva e torno, voi bevete i vostri tè.” E detto questo entrò nel retrobottega e vi sparì per qualche minuto; al suo ritorno, con un gesto della bacchetta le tazze tornarono pulite e accompagnò le due ospiti nella stanza che aveva sempre riservato a persone che venivano a visitarla per qualche tempo. “Non avendo saputo prima del vostro arrivo, qui dentro c’è un gran disordine ma è comunque pulita. Domattina la renderò un po’ più accogliente. Ora andate a dormire.” Patricia e Cinthya la ringraziarono e le augurarono la buonanotte. Poi si voltarono verso l’unico letto che c’era nella stanza.

“Stanotte ti tocca dormire con me, sorellina.” Disse la più grande e la bambina corse verso il letto e iniziò a tastarlo e a dondolarsi e saltarci sopra.

“E’ morbido!” constatò infine la bambina. Prese lo zaino e lo posò ai piedi del letto; poi, imitata dalla sorellina, si sfilò le scarpe, disfò un po’ il letto e si distesero: la bambina le si accoccolò  vicino e si addormentò subito, al contrario della sorella, che per la maggior parte della notte restò con gli occhi aperti a pregare perché i loro genitori stessero bene. Per ora era riuscita a calmare la sorellina, ma chi avrebbe rassicurato lei nel momento del bisogno?

Eccomi qui con un nuovo capitolo! Ringrazio tutti coloro che hanno letto e recensito il capitolo precedente: spero anche questo sia stato di vostro gradimento ^^ Recensite e... a presto!!

monipotty

  
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