Capitolo
III
Senza Sapere
Era passato solo un giorno dal secondo abbandono di Edward, ma non mi ero ancora ripresa da tutto; non riuscivo a rendermene conto.
Edward
se ne era andato e anche una parte della mia anima con lui. Ero vuota,
fredda, e mi risultava difficile provare qualsiasi tipo di emozione.
Tutta l’energia che avevo acquistato negli ultimi tempi era
svanita. Solo una cosa riusciva a farmi ottenere quelle poche forze per
permettermi di andare avanti, di continuare a vivere: Renesmee.
La
osservavo dormire tra le mie braccia, in quel petto caldo che
probabilmente sarebbe bastato a tenerla al sicuro, o forse no. Non
avevo chiuso occhio quella notte, pensando e ripensando a cosa avrei
dovuto fare. La cosa più difficile era capire cosa dovessi
fare con Renesmee. Il mio istinto mi suggeriva che me ne sarei dovuta
andare lontano da Forks da sola e lasciare mia figlia con qualcuno che
potesse proteggerla, con la famiglia di Edward o con Jacob, ma la parte
del mio cuore optava per l’opzione opposta. Avrei dovuto
portare Renesmee con me, e in qualche modo l’avrei tenuta al
sicuro.
La vidi stropicciarsi gli occhi per poi richiuderli e abbracciarmi forte.
“Buongiorno
dormigliona” le dissi baciandole i capelli e stringendola
ancora più forte.
“Buongiorno”
biascicò ancora insonnolita.
Spalancò
definitivamente gli occhi e mi guardò in modo strano.
“Mamma, hai dormito con i vestiti?”
indicò i jeans e la maglia che indossavo.
Per
la prima volta dopo ventiquattro ore si formò un sorriso
sulle mie labbra, fino a poco tempo prima sigillate dal dolore.
Mi
guardai come una stupida. “Sono proprio sbadata
vero?” le risposi dandogli corda. Renesmee annuì
ridendo e le scompigliai i capelli. Facevo un enorme fatica a
nascondere il mio dolore, ma per lei dovevo farlo, dovevo trovare la
volontà.
“Ti
dispiacerebbe lasciare Forks?” aggiunsi “rispondi
sinceramente”.
Renesmee
mi guardò confusa e rispose:
“Si..perchè?”
“La
mamma ha pensato che forse sarebbe meglio..” deglutii
“trasferirsi” tagliai corto quella frase che fino
alla fine mai pensai di poter riuscire a dire.
“Perché?”
sulla sua faccia comparve un misto di curiosità e di
confusione.
Cosa
le avrei raccontato? Come sarei riuscita a confessargli tutto? Cosa mi
sarei inventata? Per quanto Renesmee fosse una bambina prima o poi
avrebbe capito tutto, era una bambina intelligente. Ma non potevo di
certo raccontargli tutta la verità, non ci sarei riuscita.
Avrei trovato una scusa. Non sapevo neanche io quale fosse il motivo
della mia decisione: Edward se ne era andato, e neanche di quello
sapevo il perchè.
Cercai
di parlare tranquillamente e di mantenere la calma. “Sai,
amore, qui sta diventando difficile. Forks è un piccolo
paese e non è il posto migliore per noi. Non che si stia
male, ma … sarebbe meglio per entrambe se ci trasferiamo. Ci
farà bene allontanarci, avere una vita un po’
più normale, non credi?”. Rimase in silenzio e
annuì non molto convinta. Il motivo non era quello,
ovviamente. Mi ero sempre trovata bene a Forks, ma con la lontananza di
Edward non avrei resistito più di tanto in un paese pieno di
ricordi.
Continuai.
“Ritorneremo qua spesso, te lo prometto. Ogni volta che
potremo prenderemo l’aereo e veniamo a trovarli. Sicuramente
verranno a trovarci anche loro … e anche a me mancheranno
tutti, ma ritorneremo talmente spesso che non farai neanche caso alla
nostra lontananza” cercai di spiegare in modo convincente.
“Gli
zii e i nonni non vengono con noi? E Jacob?“ mi chiese con
occhi dolci.
Jacob,
già. Come sarebbe riuscito a stare lontano da lei? E
Renesmee ne avrebbe sentito sicuramente la mancanza; ma io stavo
facendo tutto questo per noi, volevo una vita migliore per lei, e non
sofferente come era diventata la mia soltanto il giorno precedente.
Mi
sentii totalmente in colpa per la situazione in cui stavo mettendo mia
figlia e ricominciai a parlare con fatica. “Tesoro, loro non
possono venire con noi. Lo sai, sono sempre stati qua, e per noi si
tratta solo di un periodo … Non è definitivo. Ci
trasferiamo per un po’ e poi ritorniamo, che ne dici? Solo un
po’ di tempo …” le accarezzai la guancia
e vidi i suoi occhi inumidirsi e il suo sguardo triste.
“Renesmee,
non voglio costringerti … se vuoi puoi rimanere qua, se
questo ti rende felice. Verrei a trovarti il più spesso
possibile, e te rimarresti con gli zii e con i nonni. Tutto pur di
farti felice, tutto quello che vuoi” risposi.
Scosse
la testa decisa. “Voglio stare con te, con la mia
mamma” e mi abbracciò talmente forte da non
riuscire a respirare “Ti voglio bene”
sussurrò.
A
quelle parole non riuscii a trattenermi e una lacrima, di gioia questa
volta, bagnò la mia guancia.
Lei
ci sarebbe sempre stata, mi avrebbe permesso di andare avanti. Di farlo
anche per lei. Era come se mi fosse crollato il mondo addosso, e lei,
l’unica che riuscisse a risollevarlo.
Le
baciai una guancia. “Anche io ti voglio bene, e non immagini
quanto” sussurrai asciugandomi il volto bagnato.
Sorrise
per poi continuare a parlare. “Ma …
papà viene con noi, vero?”.
Sentii
il cuore in gola. Era l’unica domanda che non avrei mai
voluto sentirmi dire, l’unica domanda a cui non sapevo cosa
rispondere. Edward non mi aveva detto niente e mi stava rendendo sempre
tutto più difficile. Non sapevo niente del perché
se ne fosse andato, ne se fosse ritornato un giorno.
Da
quello che mi aveva fatto capire c’era stata una motivazione
del suo allontanamento, nonostante tutto mi fidavo ancora di lui e
volevo veramente sperare che non fosse stata una sua decisione
personale. Come il suo solito non ha voluto dirmi niente, la sua mania
di protezione era troppo forte, voleva in qualsiasi modo tenermi
lontana dal suo mondo e dai pericoli che potevano portare.
L’avevo
pregato per giorni di trasformarmi, anche dopo la nascita di Renesmee,
ed ero finalmente riuscita a convincerlo. Ma ora eccomi,ancora umana,
alle prese con le difficoltà di una vita, non poi
così normale.
“Ora
papà non è con noi ...” aggiunsi non
sapendo cosa dire “è dovuto andare via per un
po’... vedrai, ci raggiungerà presto…"
'Lo
spero ' pensai tra me stessa. Era come se cercassi di convincermi che
prima o poi sarebbe tornato, ma non potevo saperlo.
Renesmee
sentiva che c'era qualcosa che non andava, non faceva altro che
chiedermi di Edward. Cercavo di rispondere nel modo migliore, ma sul
serio non sapevo cosa inventarmi, perché non sapevo davvero
niente.
Non
chiedeva più di tanto, e speravo che questa lontananza di
Edward potesse non turbarla, ma immaginavo avesse capito più
o meno cosa era successo.
Dopo
la mia risposta non parlò più, si
ammutolì abbracciandomi stretta.
Decisi
di prendere la parola e di spezzare il silenzio cupo che si era creato.
"Sai, ho trovato una bella casetta per noi due, la casa dove ci
trasferiremo … la
tua camera è più grande della mia" risi "mi
aiuterai a sistemarla vero?" domandai scherzando.
"Davvero?"
sorrise "posso portare anche qualche cosa che è ora nella
mia camera? La coperta che mi ha regalato papà e i vestiti
di zia Alice?"
"Puoi
portare tutto quello che vuoi tesoro" la vidi sorridere "e naturalmente
i vestiti di zia Alice sarai costretta a portarli ... altrimenti chi la
sente?” scherzai cercando di essere più tranquilla
possibile. “Partiamo domani allora? Affare fatto?”
le domandai.
“Va
bene” rispose eccitata e mi prese per mano.
“Andiamo
a salutare il nonno Charlie, che ne dici?” dissi e non feci
in tempo a concludere la frase che Renesmee scese velocemente dal letto
e mi trascinò fino alla macchina parcheggiata davanti il
portone di casa Cullen.
.-.
“Papà?
Sei in casa?” quasi urlai mentre suonavo per
l’ennesima volta il citofono della mia ex casa.
Dopo
pochi secondi mio padre aprì la porta. “Ehi Bells!
Scusa tesoro..ero di sopra a sistemare la nuova attrezzatura da pesca e
non ho proprio sentito suonare” si giustificò
sorridendo a Renesmee per poi prenderla in braccio.
“Ciao
piccola, come stai?” disse baciandole la fronte.
“Bene”
rispose ricambiando il bacio “Nonno, posso andare di sopra a
vedere i tuoi attrezzi da pesca?” chiese Renesmee.
“Ma
certo, tesoro. Attenta a non romperli però, ok?”
rispose mio padre chiudendo la porta di casa.
Nessie
si precipitò verso le scale e in meno di un secondo
arrivò al piano superiore. Di solito si comportava come
tutte le altre bambine, ma lei era diversa, non era come tutte le
altre. Quando nessuno la vedeva si lasciava andare alla sua vera natura
e iniziava a correre talmente veloce, come un vampiro può
fare, da perderla anche di vista.
Questa
era una delle cose che mi preoccupavano di più.
Sarei
stata in grado di aiutarla? Ero
ancora un’umana a tutti gli effetti, mentre lei …
non proprio.
Fino
a quel momento me l’ero cavata, ma con l’aiuto di
Edward e della sua famiglia, e anche di Jake, ma non sapevo proprio
come comportarmi senza il loro aiuto. Avrei continuato anche senza di
loro, dovevo.
“Bella, come va? Edward non è venuto?”. Avevo messo in conto che avrei dovuto dare una risposta a questa domanda. Ogni volta che qualcuno pronunciava il suo nome, iniziava a mancarmi l’aria e precipitavo nel panico. Non avrei potuto raccontare niente neanche a lui, era impossibile farlo. Dovevo tenerlo lontano da quel mondo.
“No, papà. Io in realtà ... sono venuta a parlarti proprio di questo” risposi iniziando ad agitarmi. Decisi di sedermi accanto al tavolino della cucina. Mio padre assunse uno sguardo preoccupato e mi seguì.
“Bella,
devo preoccuparmi? Cosa è successo?”. No, non
è successo niente papà. Edward se ne è
solo andato, ed io non so ne il perché, ne se
tornerà. Ero alla ricerca delle parole giuste, di certo non
potevo esprimere quello che avevo appena pensato.
“Niente,
niente di grave” mentii “Abbiamo deciso di
trasferirci” mi liberai da quel peso. Mi dispiaceva vedere
mio padre triste, e sicuramente questa notizia non l’avrebbe
reso particolarmente felice.
Spalancò
gli occhi .“Ve ne andate?”. Lo sapevo, non
l’aveva presa bene.
“Si,
papà. Abbiamo avuto dei problemi e ... beh, dobbiamo
trasferirci per qualche mese. Ritorneremo presto, non rimarremo per
molto tempo. Solo ... solo il tempo necessario per rimettere tutto
apposto”.
Il
tempo necessario per non impazzire.
“Spero
non sia successo nulla di grave..” sussurrò debole
mio padre.
“No
... solo un problema con Edward e con la sua famigl..” non
feci in tempo a terminare che la voce di mio padre sovrastò
la mia .“Ok, Bella..non ti preoccupare, ho capito.”
Mio padre non si era mai interessato a quei tipi di problemi. Da quando era nata Nessie aveva capito che c’era qualcosa di diverso nella famiglia di Edward, rispetto a tutte le altre famiglie. Da quando Jacob si era trasformato davanti ai suoi occhi non ne aveva più voluto sapere. A lui bastava che gli fossimo vicino, e non era mai stato un uomo che si intrometteva troppo, non era da lui. Sarebbe rimasto senza di me qualche mese, saremmo tornate a trovarlo, ovviamente. Sapevo che non era solo, però. Aveva Sue. Sembrava che ultimamente le cose si stessero facendo più serie, e non c’era da meravigliarsi se al mio ritorno mi fossi trovata Seth e Leah come fratellastri. Non era da escludere questa possibilità. Lasciavo mio padre nelle mani di quella santa donna.
Continuò
a parlare dopo qualche secondo di silenzio. “Dove vi
trasferite? Lontano immagino..” vidi il suo sguardo assente.
Mi
sentivo in colpa, in colpa per tutto. “In Alaska, ad
Anchorage. Ho trovato una buona università per quei mesi.
Non so se potrò terminarla lì, non credo. Spero
di poter tornare prima”.
Mio
padre annuì. “Almeno siamo nello stesso
continente. Mi aspettavo peggio. Verrete spesso a trovarmi
vero?”.
“Si,
papà. Te lo prometto. Non sarà per
molto”. Questo davvero non potevo saperlo, ma lo speravo.
Sentii
Renesmee scendere di corsa dalle scale e mio padre le rivolse uno
sguardo dolce per poi dirmi: “Prenditi cura di lei,
ok?”
“Certo,
papà”. A quelle parole cercò di
nascondere una lacrima dagli occhi, e la ricacciò dentro.
“Quando
partite?” domandò.
“Domani..”
Renesmee ormai ci aveva raggiunto ed era salita in braccio a Charlie.
“Se
la mamma dovesse scordarsi, ricordale di tornare a trovarmi, ok
tesoro?” si rivolse a Renesmee che annuì
abbracciandolo stretto. Rimanemmo a chiacchierare per altri dieci
minuti.
Mi
alzai dalla sedia. Avevo ancora molte cose da sistemare, e il giorno
seguente saremmo partite. Mancava davvero poco.
Renesmee
salutò per l’ennesima volta Charlie e corse verso
la macchina.
“Grazie
papà, grazie di tutto. Ci vediamo presto”.
Sussurrai mentre mio padre mi abbracciava stretta davanti
all’ingresso.
Scesi
le scale. “Ti voglio bene, Bells” parlò
ad alta voce mentre raggiungevo la macchina.
“Anche
io te ne voglio, papà”. Dallo specchietto vedevo
in lontananza mio padre agitare una mano in segno di saluto.
--
Stavo
sistemando le ultime cose da mettere in valigia. Mancavano poche ore
ormai, il cielo si stava oscurando e la notte iniziava a farsi sentire.
Ero
nella mia camera, vuota, senza di lui. Non sarei riuscita a stare in
questa casa, ne ero convinta. Ogni piccola cosa mi ricordava lui. Mi
muovevo per casa e sentivo la sua voce e vedevo la sua faccia nella mia
mente. Sarei impazzita qua, dovevo andare via, si.
Renesmee
era agitata, quasi contenta. Da ore era chiusa nella sua camera a
piegare e a sistemare le sue cose nella valigia. Mi rendeva felice
vederla in quel modo. L’aveva presa piuttosto bene, ed era
una bambina forte. Però, più passavano i minuti,
più mi rendevo conto che avesse capito tutto. Cercava di non
farmelo notare, ma io la conoscevo troppo bene, e stava sicuramente
facendo di tutto per nascondere la sua tristezza.
“Bella..”
sentii una mano sulla spalla. Mi voltai di scatto.
“Jacob,
mi hai spaventato!”
“Scusa”
mormorò triste guardando le valigie sopra il letto
“Sei proprio decisa allora?”
Annuii
con la testa e abbassai lo sguardo “Devo, Jake. Non posso
rimanere qua, non ce la posso fare. Sto impazzendo, e non posso
permetterlo.”
“Se
è questo che pensi io ... io mi scuso Bella. Sono stato uno
stupido ieri ... non dovevo attaccarti in quel modo” mi
voltai e alzai lo sguardo.
“Jake,
non ti devi scusare. Hai ragione. Probabilmente sono solo un egoista e
codarda, lo ammetto. Ma non ce la faccio a rimanere, capisci? Mi sento
uno schifo per quello che sto facendo. Renesmee è di
là che a stento trattiene le lacrime ed ... io ... oh Jake,
sono una pessima madre ...” le lacrime iniziarono a sgorgare
dai miei occhi e Jacob fu subito al mio fianco.
“Bella,
ma cosa stai dicendo? Non farti venire in mente queste cose, ti prego.
Renesmee ha bisogno di te ... e se te sei felice lo è anche
lei. Stai facendo la cosa giusta” mi confortò Jake.
Continuai
a parlare nonostante le lacrime. “Lo spero. Non voglio
turbarla, non voglio farlo. Da quando Edward se ne andato io non mi
riconosco più, non sono più la stessa Jake. Non
posso sapere se sarò in grado di ... di farla stare bene, se
lei starà bene con me. Perché diavolo se ne
è andato via? Ho bisogno di lui ... ho bisogno di Edward,
Jake ...” asciugai le lacrime con il palmo della mano.
“Vengo
con voi” disse deciso.
“Cosa?”
risposi sorpresa.
“Mi
devo prendere cura di voi. Farò quello che Edward avrebbe
voluto vedere ... non posso lasciarvi andare da sole ...”
“Sul
serio, Jake?” risposi sbalordita.
Annuì.
“Mai stato più serio di così. Non posso
lasciarvi sole … io non posso”. Già,
non saremmo state sole. Ci sarebbe stato per la seconda volta. Per la
seconda volta avrebbe preso il posto che spettava a Edward. Sarebbe
stato il nostro punto di forza, sarebbe stato il nostro unico appoggio.
Mi addormentai tra le sue braccia, stanca, sfinita dal dolore.
--
I
Cullen ci aspettavano. Li abbracciai a uno a uno, con le lacrime agli
occhi.
“Ti
servirà” mi sussurrò Carlisle
lasciandomi tra le mani un cellulare precaricato. Annuii, confusa.
E ce ne andammo.