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Autore: Iria    24/12/2010    9 recensioni
*God save us everyone!
Will we burn inside the fires of a thousand suns?*

Una raccolta di racconti legati assieme dalle tracce musicali del nuovo album dei Linkin Park.
Ci sarà ben poca positività in questi racconti e spero che comunque possiate apprezzare.
Aspetto una vostra opinione!
Iria
#1- The Requiem [584 parole] (Yurij Ivanov POV);
#2- The Radiance [788 parole] (Lievissimo Brooklyn x Garland);
#3- Burning in the Skies [1138 parole] (Boris/Yurij relationship);
#4- When They Come For Me [1076 parole] (Kei Hiwatari POV);
#5- Robot Boy [2460 parole] (Demolition Boys -Ivan, Sergej, Boris, Kei, Yurij- POV);
#6- Jornada Del Muerto [748 parole] (Takao Kinomiya POV).
Genere: Introspettivo, Song-fic, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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A Thousand Suns
-God Save us everyone-

Burning in the Skies

*I used the deadwood to make the fire rise: the blood of innocence's burning in the skies.
I filled my cup with the rising of the sea and pour it out in an ocean of debris*

Immergersi nel silenzio e soffocare.
Lo credevi possibile?
Io avevo sempre pensato che l'immobilità fosse simile ad una delicata coperta che, avvolgendoti, conduceva lungo il viottolo dei sogni o il sentiero angusto degli incubi.
Quanto poteva essere mortale la completa assenza di sospiri, respiri e l'impossibilità d'avvertire il vibrare d'un battito di ciglia..?
Il freddo inibiva i miei sensi.
Quella vigilia di Natale era più gelata delle altre e nell'aria immobile l'odore della legna che bruciava vanamente nel camino mi dava alla testa.
La mia vita non era mai stata particolarmente felice e come ogni anno, allo scadere dell'esistenza di quello vecchio, i rimorsi divoravano ogni singola parte del mio povero stomaco, che si contorceva preda di inenarrabili dolori e terribili spasmi.
Al mio fianco, poco lontano, lui mangiava i suoi karp s kapustoi(*) con una lentezza disarmante.
Portava il pesce alla bocca e, masticando, osservava un punto fisso avanti a sé, dal quale distoglieva gli occhi solo per posarli nuovamente sul piatto.
Il fuoco scoppiettava, ma non allegramente come l'avevo visto descrivere nei libri; anzi quell'agguerrita lotta di lingue rosse risultava piuttosto fastidiosa ai miei occhi stanchi.


 

Osservavi spesso il fuoco.
Bastava che me lo chiedessi, davvero: avrei potuto spingerti tra le fiamme senza farmi troppe seghe mentali.


Piano, senza disturbare il suo pasto, mi allungai per prendere la bottiglia d'acqua che aveva di fronte.
Non mosse un solo muscolo nella mia direzione, non diede alcun segnale d'aver avvertito il mio movimento.
Al solito.

*I'm swimming in the smoke of bridges I have burned. So don't apologize, I'm losing what I don't deserve...
What I don't deserve*

Ivanov..?” osai pronunciare il suo nome.
Avevo bisogno di farlo, per accertarmi che reagisse e, sì, che quindi continuasse ad odiarmi.
Mise giù forchetta e coltello, facendomi intendere che stava prestando misera parte del suo -sprecato, abusato e insostenibile- tempo alla mia altrettanto trascurabile persona.
Ma cosa avrei voluto dirgli?
Non ci eravamo mai rivolti davvero la parola e solo per un fortuito caso -quello d'esser stati... momentanei collaboratori.- conoscevamo i nostri reciproci nomi di battesimo.
Il suo silenzio mi pulsava nelle orecchie, fastidioso come il ronzio di una zanzara.
Era chiaro ed evidente: se non avessi continuato il mio discorso, avrebbe semplicemente finto d'essersi interrotto per lo squillo di un invisibile telefono o la visita di un improbabile ospite, ed avrebbe continuato a mangiare come se nulla fosse stato.
Ci disprezzavamo.
O meglio, mi disprezzava profondamente ed io, dall'alto della mia indifferenza, non avevo mai provato ad instaurare alcun rapporto con lui.
Vivevamo nello stesso luogo da vent'anni, forse, sopravvivendo col denaro che il nostro defunto benefattore vi aveva nascosto, ma nulla nel nostro modo di vivere lasciava intendere che ci fossimo anche solo mai visti.

Appartenevo a qualcosa che non avresti mai voluto avere...
Il tuo passato, il tuo presente ed il tuo futuro.
Una vita, praticamente.

Chinò nuovamente il viso sul suo piatto, come avevo previsto, e riprese a mangiare in tutta tranquillità.
Ma i movimenti, più rigidi, mi fecero capire che non avrebbe approvato un'altra interruzione alla sua solitaria cena natalizia.
Io non c'ero, non esistevo nei suoi pensieri e nelle sue fantasie.
Nulla di ciò che lo circondava faceva parte dei suoi piani.
Anche se mi chiedevo, e forse piuttosto ingenuamente, se avesse mai davvero avuto un qualche piano.


 

*We held our breath when the clouds began to form, but you were lost in the beating of the storm; and in the end, we were made to be apart: the seperate chambers of the human heart*

Da bambini, da mocciosi, non ci eravamo mai curati l'uno dell'altro.
Eravamo nella stessa banda di “monelli di strada” -per utilizzare una definizione comune ed affezionata a più narratori-, ma ognuno badava al proprio torna conto, facendo attenzione a non essere venduto da un compagno per qualche soldo, per un po' di pane, per un bicchiere di vodka o per un qualsiasi altro privilegio dalla durata di una notte soltanto.
Eppure, nonostante tutto, io e lui fummo fortunati.
Mentre il resto dei marmocchi moriva assiderato, noi eravamo ad osservarli dalle finestre del monastero che ci aveva accolti.
Al caldo, già.
Ma Yurij non mostrò mai alcun compiacimento per il netto miglioramento del nostro stile di vita e, soprattutto, del sicuro innalzamento della sua durata.
Più che altro, si impegnava con tutte le sue forze per trovare il concreto significato del proprio respiro e del battito del proprio cuore.
Eravamo insieme, quindi, legati l'uno all'altro a causa di uno stupido ed infantile scherzo del destino, però lui era veramente impegnato con tutto se stesso nel realizzare il progetto di Vorcov e Mister Hiwatari.

Era così disperata la tua ricerca di uno scopo...
Mi facevi pena alle volte, poiché intuivo quanto in basso sarebbe crollato il tuo vivere.


 

Il silenzio che accompagnava le nostre giornate, dunque, diventò la costante della mia esistenza.
Meno di zero per quel
povero ragazzino, l'importante per me era poter continuare a vedere il mondo.

*The blame is mine alone, for bridges I have burned. So don't apologize, I'm losing what I don't deserve.*

Il suo mutismo era davvero come un sonno profondo.
Mi intorpidiva, lasciandomi galleggiare in uno stato di assoluta insicurezza.
Esisto? O è tutta una proiezione di qualche genio malvagio?
Eppure, anche solo guardando le profonde ombre scure che segnavano i suoi occhi, non potevo non convincermi di quanto fosse reale e tangibile quella vita vissuta sotto tenui impulsi comatosi.
Yurij...” pronunciai stavolta, alzando lo sguardo, bene intento ad osservarlo.


 

Come mi aspettavo, non facesti una piega.
Dannazione...
Quanto disgusto covavi?
Ma, soprattutto, quanto verso te stesso?

Si alzò, prendendo il piatto vuoto per lavarlo ed ignorandomi bellamente.
Eh no.
Gli afferrai l'avambraccio magro e forte, ricevendo un'occhiata seccata e sprezzante in cambio.
“Volevo solo augurarti buon Natale.” dissi subito, ben sapendo che se avessi aspettato qualche altro secondo, non sarei stato in grado di aggiungere null'altro.
Sì, per tutta la serata il mio desiderio più grande era stato solo di dirgli quelle parole.

Non avrei saputo spiegarlo neanch'io...
Ma sentivo il costante bisogno, dopo tutto quel tempo, di costruire almeno un misero rapporto di conoscenza con l'adulto frigido che viveva con me.
Lui mi fissò per un paio di secondi, serio e senza alcun segno di sorpresa sul viso stanco e maturo.
E a cosa mi servirebbe?

Le fiamme nel camino s'erano indebolite, pronte a morire.
Dall'altra parte, in cucina, avvertivo Ivanov sciacquare i piatti sotto il getto dell'acqua sicuramente gelata.

Aggiunsi della legna per far ravvivare il fuoco ed il fumo acre mi solleticò le narici, avvolgendomi in un calore che sapeva di casa.
Alle mie spalle, quelle stesse fiamme si riflettevano nei suoi immobili occhi di un azzurro spento...
Quanto poteva ferire la completa assenza di un gesto d'affetto?
Era ben peggiore della solitudine o dell'agonia del suo silenzio.
Per un momento, notando che l'osservavo,
lui fece per distogliere lo sguardo con un ché di imbarazzato.
Poi parve rinsavire, per riprendere l'aspetto dello stesso uomo imperscrutabile di sempre: fece una smorfia, infastidito, tornando ai piatti lasciati sotto l'acqua che scorreva lenta.
Mmh... anche quell'ennesimo anno si sarebbe concluso nella più totale insofferenza.
Ma quanti ce ne restavano ancora,
Yurij?
L'innocenza della giovinezza era già bruciata e consumata al di là dei tuoi -
nostri- occhi...

 

*I used the deadwood to make the fire rise: the blood of innocence's burning in the skies*

Fine

(*) Karp s kapustoi: filetti di carpa con crauti, tipico piatto natalizio russo ^^.

Bhé, forse è un augurio di buon Natale un po' aspro, ma riflette il mio stato d'animo ultimamente.
Vuoto, confuso ed apatico.
Il testo della canzone non è tutto, sono solo le strofe principali =).
Mi auguro che, in un modo o nell'altro, possa avervi colpito quest'altra shot.
Grazie a tutti coloro che recensiranno e che hanno recensito.
E, ovviamente, al di là della storia, buon Natale.
Iria.

   
 
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