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Autore: Bubbler    25/12/2010    1 recensioni
Ciao a tutti. Il mio nome è Robert, Robert Downey Jr.
23 anni a Settembre. Faccio diversi lavori part-time per potermi pagare l’università e oggi sono qui per.. no, al diavolo tutte queste stronzate.[..]
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Uuuh. Che mal di testa!
A giudicare dalla morbidezza, sono disteso su qualcosa di comodo. Un letto, forse.
O un divano. Quand’è che sono andato a dormire?
Di ieri sera ricordo soltanto che stavo tornando a casa, dopo il lavoro, quando mi sono ritrovato due strane ombre alle spalle. Così ho iniziato a correre quanto più velocemente ho potuto e loro mi erano dietro e stavo cercando un posto in cui nascondermi e poi devo essere inciampato in qualcosa e caduto e.. oh no. No.
Apro gli occhi di scatto e sospiro, sollevato.
Quei due non sono qui e non sono di certo legato, o non potrei mettermi a sedere come sto facendo.
Che sia stato tutto un sogno?
Eppure questo dolore mi sembra fin troppo reale. Tanto reale quanto quella mano calda che stringe la mia. Ewan?
Ewan è qui. Com’è possibile? Se ne sta addormentato accanto al mio letto in questa stanza che sembra tanto quella d’un’ospedale, eh già.
No, un attimo.
Ho detto ospedale?
Oddio oddio.
Ecco, adesso si che mi manca l’aria.
Con un movimento brusco sottraggo la mia mano dalla stretta di quella di Ewan e con entrambe inizio a tastare ogni parte del mio corpo a cui riesco ad arrivare, per constatare che non ci sia niente di rotto. Nessun danno permanente, insomma.
La mia espressione si storce in una smorfia di dolore quando le dita tastano l’addome e istintivamente cerco di sollevare la maglia, ma.. non è una maglia, quella che ho addosso.
Oddio oddio.
Sono davvero in ospedale.
Che è successo, eh? Si può uscire da questa stanza, vero?
Già mi ci sento stretto.
“Rob.. rob!”
Oh, questa voce mi arriva così distante.
Mi manca l’aria.
Mai scoperto di essere claustrofobici all’improvviso?
Beh, io si.
Ora.
Devo andarmene!
“Oh, ti sei svegliat..”
E infatti mi alzo, o almeno ci provo, ma mi sento girare la testa e sono costretto a lasciarmi ricadere di nuovo seduto sul lettino bianco.
“Fermo!”
Sento le sue mani bloccare le mie braccia e tenermi inchiodato lì prima che possa fare qualunque altra cazzata. Mi volto a guardarlo e vedo i suoi occhi dispiaciuti e preoccupati fissi nei miei.
“Non farti prendere dal panico, Rob. Va tutto bene.”
Mi sorride, ma io lo vedo che gli occhi, quel sorriso, non lo ricambiano.
“Che cosa mi è successo, Ewan?”
Gli chiedo, a voce bassa ma ferma. Voglio sapere, devo sapere.
Voglio sapere perché mi fa male la faccia, perché mi sento come se m’avessero usato a mo di punching-ball, perchè sono in questo cazzo di ospedale e come diavolo ci sono arrivato.
E lui, lui, con quegli occhi fissi nei miei non sa cosa fare. Gliela posso leggere in faccia, l’indecisione.
“Non è il momento, adesso, Rob. Sdraiati e non fare altre cazzate.”
Cerca di suonare deciso, ma io non ho voglia di starlo a sentire. Eppure, anche se vorrei tanto alzarmi e prenderlo a pugni finchè non mi dica la verità, me ne sto fermo e zitto e non so perché ma non riesco più a muovermi, forse sono paralizzato e terrorizzato  dall’idea che possa essermi successo il peggio del peggio del peggio.
E lui tutto questo riesce a leggerlo, riesce a leggerlo nonostante io stia facendo di tutto per evitare che lui possa scrutarmi dentro. E’ una cosa che odio perché mi fa sentire così.. fragile.
Lui lo sa, per questo non dice niente e finge di non aver visto nulla, mentre m’aiuta a ristendermi e mi copre bene con le coperte. Poi, chinandosi maggiormente verso di me, mi abbraccia.
Un abbraccio forte, di quelli che tolgono il respiro e talmente breve da non essere durato più d’un battito di ciglia.
Anch’io ti voglio bene, Ew. Ma non riesco proprio a dirtelo.
Chiude gli occhi, sospirando piano.
“Dormi adesso. Io resto qui con te.”
Ti sento, sai, bisbigliare al mio orecchio.
E io ci credo davvero. Dovrai essere lì. Stupido gentile scozzese.



“Sono 3 dollari e 75”
E’ da un po’ che ho ripreso a lavorare.
Sorrido alla gente e faccio finta di nulla. Del resto, loro non hanno neanche più il coraggio di guardarmi in faccia.
Ben è stato gentile, con me, tutto il tempo che sono rimasto all’ospedale.
Mi ha spedito anche qualche regalino, ogni tanto, biglietto incluso.
Perché una volta tornato a casa li ho buttati quasi tutti nel cestino? Non ne ho idea.
Nel frattempo, ho iniziato a raccattare tutti gli oggetti che le persone non vogliono più.
Quella bambola di pezza un po’ scucita, quell’orsacchiotto senza naso e qualunque altra cosa imperfetta agli occhi della gente comune.
E così ora a casa mia, sul letto, c’è ad aspettarmi un piccolo e morbido Teddy a cui s’è scucito un’occhio-bottone. C’è una piccola Sally che, nonostante perda un po’ di sangue bianco dal fianco e abbia i capelli un po’ stinti, al mio rientro mi sorride ancora.
C’è un piccolo gatto nero che ho chiamato Cho e che tutti credevano portasse sfortuna.
C’è un piccolo Jack-in-the-box che non vuole più rientrare nel suo scatolo perché ha deciso di restare fuori a guardare che succede nel mondo.
La gente per strada mi evita.
Tutti tranne Ewan e i miei genitori e mio fratello che sembrano invece essere sempre gli stessi, anche se lo so che non dev’essere facile neanche per loro.
Da quando ho metà faccia smostrata e un occhio che non ci vede più, tutti gli altri credono che io sia da evitare come la peste. Come se potessi mischiare loro parte del mio male. Come se non volessero sentire neanche un po’ del mio dolore.

“Oh, mi scusi.”
“Non si preoccupi.”
Mormoro, con voce atona. Non poteva evitare di venirmi addosso? Certo che se la smettessi di guardare per terra, quando cammino..
“Jude. Mi chiamo Jude. Jude Law. Non.. non t’avevo visto.”
Da quand’è che siamo entrati in confidenza?
E’ in imbarazzo, lo vedo. E allora sollevo per bene il mento, scostando i capelli dal volto per lasciargli ben vedere tutt’è due le metà.
Lo sguardo che ha ora, quello sguardo pieno di stupore e dispiacere e qualcos’altro che non saprei definire lascio che mi scivoli addosso, ho imparato bene a evitare le occhiate della gente.
“Non te l’ho chiesto.” Sibilo, guardandolo come se volessi ammazzarlo. Uhm. Forse non è poi una così cattiva idea. Quei lineamenti così.. perfetti. Fini. Immacolati.
Devo allontanarmi.
Devo allontanarmi.
Presto.
E così lo supero in fretta, senza dargli tempo di dire qualcosa, qualunque altra cosa. M’intrufolo rapidamente nel bar dove lavoro, avviandomi subito verso la stanza sul retro in cui potrò cambiarmi.
“Ah, Rob. Oggi arriva uno nuovo. Trattalo bene, mi raccomando.”
Faccio appena in tempo a sentire queste parole di Ben, quando la porta s’apre e sento una voce familiare. “Salve. Sono qui per quel lavoro come cameriere..”
Spalanco l’occhio e mi volto per vedere chi è.
E, quando incontro di nuovo quei due occhi azzurri, mi ritrovo a corto di parole.
 
 
 
NdA:
Si, ho aggiornato proprio a Natale *-* (cosa del tutto casuale, ammetto xD)
E.. qui è entrato in gioco anche Jude ù.ù
Povero Rob, comunque :p Credo che quel che gli è successo sarà spiegato maggiormente in seguito.
Grazie a tutti quelli che hanno letto e a chi ha recensito: BlackCobra, aXce e cieli_neri    :D
Contenta che il primo capitolo vi sia piaciuto :D
  
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