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Autore: Hayley Lyn    26/12/2010    1 recensioni
Storia della vita di un'ipotetica erede di Salazar Serpeverde, raccontata dal suo fantasma stesso. Storia di una semplice ragazza coetanea di colui che diventerò il mago più spietato del secolo,costretta ad essere ciò che non è da una società dove i maghi Purosangue erano al comando. Spero vi piacerà :D
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’ultima erede              

Capitolo due: Strillettera

 “ Pensa a cosa direbbe tuo padre!” mi dissi. Ripetei questa frase come un mantra per tutta la notte, mentre dormivo in quello che sarebbe stato il mio letto per i prossimi sette anni.

Quella notte non dormii bene. Il viaggio in treno mi aveva stancato parecchio, eppure non riuscivo a prendere sonno. Mi giravo e mi rigiravo tra quelle asfissianti trapunte verde smeraldo. Nella mia mente vagavano immagini inquietanti e spaventose. Quando finalmente riuscii ad abbandonarmi ad un sonno disperato, fui accolta da un incubo terribile. “ Sarebbe un disonore per la tua famiglia!”. La voce del Cappello Parlante ancora rimbombava nella mia testa. Ero nei corridoi di Hogwarts.  C’era anche mia madre. Indossava la sua divisa da Caposcuola. Mi venne vicino e mi strappò dal collo la sua spilla. “ Sei una perfida Serpe, non sei degna di questa spilla!” mi urlò. Gli incubi continuarono per tutta la notte. La mattina dopo mi svegliai in un bagno di sudore.  Mi accorsi che tutto il dormitorio mi guardava. Mi alzai schietta a mi fiondai in bagno a spazzolare i miei boccoli scuri. Scesi a fare colazione prima delle mie compagne e incontrai Tom. Parlammo di nuovo. Più lo conoscevo, più pensavo fosse strano. O forse particolare. Fatto sta che durante il primo anno divenimmo amici. Non c’era giorno in cui non ci incontravamo in biblioteca per leggere i libri del reparto proibito. Io riuscivo ad eludere la sicurezza. Ero una strega davvero eccezionale. Anche la professoressa MacGrannit era costretta ad ammetterlo. Nessuno dei suoi patetici Grifondoro riusciva a superarmi, in nessuna materia. Ma se i professori mi veneravano, al contrario la maggior parte dei ragazzi della mia casata mi disprezzavano. Non era difficile capirne il motivo. Ero pur sempre l’erede di un fondatore di Hogwarts, credevano che in un certo senso fossi raccomandata. Tom invece riusciva ad affascinare entrambi. Sia professori che alunni avevano molta stima di lui. Mi ritrovai ad esserne gelosa. Era l’unico del primo anno ad essere conosciuto in tutto il castello. Io e lui parlavamo molto. Soprattutto di ciò che avremmo fatto dopo Hogwarts. Ero ancora piccola, ma da brava Serpe, ero molto ambiziosa. Aspiravo ad una carica al Ministero della Magia, mi era sempre piaciuto il potere. Anche Tom aveva aspettative del genere. Io ci mettevo un po’ di fantasia in ciò che immaginavo mi riservasse il futuro, ma lui era sempre estremamente serio. Oltre ad essere ammirato da tutti per le sue doti, lo era anche per la sua bellezza. Era solo un undicenne, ma tutte quelle del primo anno avrebbero fatto qualsiasi cosa per lui. In effetti era davvero un bel ragazzino. Alto per la sua età, capelli scuri come i miei che gli ricadevano a ciuffi sulla fronte, pelle diafana e magnetici occhi verdi. Io ero una delle poche immune al suo fascino. Anche io ero molto ammirata per la mia bellezza esteriore. C’era chi pensava che fossi per metà Velaa, ma erano solo dicerie. Molti ragazzini mi avevano dedicato particolari attenzioni,però io non me ne curavo. Avevo solo undici anni, non sapevo cosa fosse l’amore. Forse non lo so ancora oggi. Tra di loro c’era un timido Tassorosso, Ryan Sullivan. Non so perché, ma mi colpì particolarmente. Ryan era dolce e gentile, si offriva sempre per portare i pesanti tomi di Incantesimi da un’aula all’altra, arrivando sempre in ritardo alle sue lezioni. Io ovviamente lo trattavo male. Ero fredda e distaccata, raramente lo ringraziavo. La verità era che nel profondo non pensavo davvero quelle cose brutte che gli dicevo. Lui comunque non si arrendeva. Ricordo che una volta tornai al mio dormitorio più presto rispetto al solito, e lo trovai sull’orlo di una crisi di nervi davanti all’entrata, con un mazzo di margherite in mano. Non seppi mai come faceva a sapere che erano le mie preferite. Non lo degnai di uno sguardo, presi i fiori e sussurrai un grazie stentato. Durante quell’anno, decisi di fare il provino come Cercatore per la squadra di Quiddich di Serpeverde. Non ci avevo mai giocato. In teoria non avrei potuto partecipare ,ero solo al primo anno. Con l’aiuto di Ryan, però riuscii ad allenarmi con buoni risultati. Lui era davvero bravo, riuscii a sfruttarlo per qualcosa. Mi presentai ai provini e convinsi il capitano, Edward Johnson, a lasciarmi provare. Edward era un ragazzo alto e robusto, era uno dei battitori. Appena mi vide, si erse in tutta la sua statura. Benché mi superasse di venti centimetri abbondanti, non mi faceva paura. Tutti avevano massimo rispetto nei miei confronti. Erano spaventati, chissà perché.

“ Sei del primo anno, non puoi fare le selezioni” mi disse poco convinto. Io feci un sorriso di scherno. Almeno una cosa l’avevo imparata da Mathilda.

“ Si che posso, se mi giudichi all’altezza. O forse devo ricordarti chi sono?” gli risposi, fredda. Non protestò quando mi fiondai su una Comet 200 della scuola e feci il primo giro di prova. Liberò il boccino, e dopo nemmeno cinque minuti, riuscii a prenderlo. Tutti gli spalti erano strabiliati. Fu così che divenni la più giovane Cercatrice di Serpeverde, suscitando l’invidia degli altri del primo anno. Partecipavo agli allenamenti tre volte alla settimana. Miglioravo a vista d’occhio e quando avevo tempo correvo subito sul campo per allenarmi. Il resto delle giornate le trascorrevo con Tom in biblioteca, a fare approfondimenti e leggere libri vietati agli studenti. I primi mesi trascorsero così, tra gli allenamenti e i compiti.

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 Arrivò dicembre e con lui tutta l’ondata di gelo e di neve solita del clima britannico. Adoravo la neve, era una delle poche cose più chiare della mia pelle. Quando cominciò a nevicare, ero per i corridoi con Ryan cercando di scollarmelo di dosso con i più sgraditi insulti. La verità era che guardandolo scherzare con gli altri amici, ero tremendamente invidiosa. Gli altri ragazzini non si comportavano cosi con me. Nemmeno Tom. A dir la verità non sapevo nemmeno perché lo frequentassi. Forse volevo solo un briciolo della sua fama. Ryan mi stava parlando di una noiosa lezione di Erbologia, quando indicò la finestra gelata in cima al corridoio. Senza rendermene conto, lo presi per mano e lo trascinai fuori. Appena lui si rese conto del nostro contatto arrossì visibilmente. Lo guardai scioccata e mollai la sua mano. Sentivo la neve sciogliersi a contatto con la mia pelle. La cosa mi sorprendeva, ero arrivata al punto di credere io stessa a ciò che si sussurrava.

“Non sono fatta di ghiaccio allora.” Pensai.  Scossi la testa, contraddetta. Ryan si accorse del mio strano cipiglio e mi venne vicino.

“ Isabella, va tutto bene?” mi chiese apprensivo. Era davvero dolce, ma io no.

“ Si Sullivan, forse è colpa della troppa vicinanza ad una schiappa come te” gli dissi senza pietà. Piegai la bocca in una smorfia di scherno. Vidi i suoi occhi azzurri scurirsi. Mi pentii immediatamente di ciò che avevo fatto. Cercai di rimediare.

“ Ma dai Ryan! Non te la sarai mica presa?” gli chiesi, sempre molto fredda. Vidi di sfuggita il sorriso illuminargli il viso roseo. Rimasi sotto la tempesta di neve per un’altra mezz’ora, ma poi il buonsenso del Tassorosso cominciò a farsi sentire.

“ Isabella, qui fa freddo, dovremmo tornare dentro se non vogliamo beccarci la febbre” mi disse in tono insicuro. Gli lanciai un’occhiataccia e tornammo tra le mura tiepide del castello.

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Quella sera incontrai Tom nella Sala comune dei Serpeverde. Aveva un’aria strana, arrabbiata. Non so il perché, ma mi avvicinai a lui. Subito mi venne in contro.

“ Cos’hai Tom?” gli chiesi. Con lui ero molto meno fredda. Gli portavo rispetto, in un certo senso. Mi guardò bieco.

“ Lo sai benissimo. È per colpa tua. Ti ho visto oggi con quel Mezzosangue Tassorosso! La mia reputazione andrà in frantumi per colpa tua! Come ti viene i mente di frequentare certa feccia? Quelli come lui non sono degni nemmeno di mettere piede in Diagon Alley.”

Continuai a fissarlo. Aveva ragione. Almeno secondo l’ideologia che mi era stata impartita. Ryan era un Mezzosangue, non potevo frequentarlo. Era tutto così strano. Avevo sempre sostenuto di odiarli,quelli come lui, ma un conto era dirlo senza conoscerli, e un conto era quello. Scossi la testa. Non salutai Tom e tornai al mio dormitorio.

La mattina dopo scesi a colazione e trovai una lettera scarlatta sotto il calice pieno di succo di zucca. Era una Strillettera. Non ne avevo mai ricevuta una, si mormorava che se non l’aprivi in tempo esplodesse. Impaurita, l’afferrai e corsi nel parco gelato. Arrivata in riva al Lago Nero l’aprii. Subito una voce stridula riempì l’aria. L’avrei riconosciuta tra mille.

Isabella Serpeverde! Sei una traditrice! Ieri sera verso mezzanotte, sono stata avvisata dal caro Tom di ciò che fai ad Hogwarts. Tu stupida ragazzina! Come ti permetti di infangare l’onore della tua famiglia frequentando un Mezzosangue qualunque!? Durante le vacanze non azzardarti a tornare a villa Malfoy, sarai cacciata dai servitori. Se la tua condotta continuerà ad essere questa, scordati di avere una famiglia!

Mathilda Malfoy.

Quando la Strillettera smise di parlare e si incenerì, io rimasi a lungo a piangere in riva al Lago. Ve l’ho detto, non ero una ragazzina da lacrime. Ma quella lettere mi aveva straziato il cuore. Non avevo nemmeno più una casa. Villa Serpeverde non esisteva più. Mathilda se ne era impossessata. Tornai su in sala comune verso le undici, continuando a piangere. Come faceva Tom a conoscere la mia matrigna? La stanza era vuota, il camino era acceso e irradiava tepore. Io però ne ero immune. Su una poltrona accanto ad esso c’era un pacco. Era un regalo di Natale. Non appena vidi il biglietto singhiozzai.

Cara Isabella,

ti auguro un felice Natale. Spero lo passerai nel migliore dei modi, in compagnia della tua famiglia.

Ryan Sullivan.

Non lo aprii nemmeno, lo gettai nel fuoco. Restai a guardarlo incenerirsi finche non esaurii le lacrime. Di rabbia, frustrazione, dolore. Se mia madre fosse stata ancora viva non avrei passato un Natale così. Strinsi tra le dita intorpidite la sua spilla blu e bronzo. Già, era il giorno della Vigilia. E lo avevo passato nel peggiore dei modi.

 

 

Ecco un altro capitolo di questa strana e inusuale fan-fiction! Spero vi sia piaciuto :D Colgo l’occasione per ringraziare Nimphalys per la sua recensione del capitolo precedente! Grazie a tutti quelli che l’hanno letto :)

Al prossimo capitolo!

Hayley

 

 

  
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