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Autore: Hayley Lyn    18/12/2010    2 recensioni
Storia della vita di un'ipotetica erede di Salazar Serpeverde, raccontata dal suo fantasma stesso. Storia di una semplice ragazza coetanea di colui che diventerò il mago più spietato del secolo,costretta ad essere ciò che non è da una società dove i maghi Purosangue erano al comando. Spero vi piacerà :D
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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      L’ultima erede              

Capitolo uno: Smistamento

Il contesto di questa fan fiction non è farina del mio sacco ( purtroppo XD), ma è opera di quel genio di J.K.Rowling :D

 

Salve, io sono Isabella Serpeverde, sono un fantasma e vivo nascosta nella Camera dei Segreti.  Nessuno di voi sa chi sono, ma al contrario avrete sentito il mio cognome. Si tratta proprio di questo: il mio cognome. La causa dei costanti guai della mia vita passata.

Per raccontarvi la mia storia, mi sembra giusto cominciare dall’inizio. No, non dalla mia nascita. Bensì dalla mia condanna a morte: lo Smistamento al primo anno. Era il 1930. Ero un’undicenne aristocratica, proveniente da una ricchissima famiglia di maghi Purosangue. Vivevo in una suntuosa villa a Little Hangleton con la mia matrigna, Mathilda Malfoy. Mio padre, Maximilian Serpeverde, morì  quando ero molto piccola e di conseguenza non lo conobbi mai. Si risposò molte volte, dopo la morte della mia vera madre, Alexandra Nott, avvenuta a causa del parto. Non conobbi mai nemmeno lei. Mathilda fu l’ultima moglie di mio padre, di conseguenza fu lei a crescermi e a educarmi. Ero una bambina fredda e cinica, e grazie agli insegnamenti della mia matrigna, avevo un odio spudorato per i Mezzosangue e i Nati Babbani. Molte persone ritenevano che assomigliassi a mi madre. I tratti del viso dolci e armoniosi, la pelle pallida come la neve, i capelli del colore del fango e i grandi occhi verde palude. Si, ero davvero una bambina incantevole agli occhi di tutti.

 Un giorno di fine agosto, non ricordo con precisione quale, un grande allocco grigio atterrò sul tavolo in marmo pregiato della sala d’ingresso. Portava una lettera. Quella lettera…  la stessa che avevo aspettato per ben undici anni. Quella mattina ero chiusa in camera mia, Mathilda mi aveva punito severamente per lo scherzo che le avevo fatto. Niente di che, le avevo solo trasformato la sua beneamata maschera per il viso in vomito di drago, così che la sua faccia aveva assunto una strana sfumatura verdognola. Vidi l’allocco dalla finestra e mi fiondai di nascosto giù per le scale. Sapevo cosa significava. Era arrivato il momento in cui io, Isabella Serpeverde, avrei fatto il mio ingresso a Hogwarts , nella Casa di Serpeverde. Perché c’è qualcosa che non vi ho detto. Ero, e sono tutt’ora, l’unica erede di Salazar Serpeverde. Il mio destino era inevitabilmente tracciato.

Arrivai in cucina ansate, con il cuore che sbatteva impetuoso contro le costole. Nella corsa ero inciampata in una delle tende di velluto scuro del corridoio. Il mio grazioso vestitino si era sgualcito. Guardai sprezzante quell’indumento. Non mi piaceva. Non mi era mai piaciuto ciò che Mathilda mi costringeva a indossare. “È per mantenere alto il prestigio di famiglia. Non puoi continuare ad andare in giro con i tuoi stracci da cavallerizza. Cosa penserà la gente di me?” mi aveva detto. Era vero. Ero solita indossare i miei abiti da equitazione: semplici camice e pantaloni scuri. Ero sudata. Mi portai una mano alla fronte. Sciolsi quelle odiose trecce che mi facevano assomigliare ad una bambinetta e lasciai i miei capelli scuri fluire sulle spalle. Facendo attenzione, camminai verso la lettera e la aprii.

Cara signorina Serpeverde,

siamo lieti di informarla che è stata accettata come studentessa alla scuola di  Magia e Stregoneria di Hogwarts. È pregata di presentarsi al binario 9 e 3\4 della stazione di King’s Cross il primo di Settembre con l’elenco di materiale elencato nella pergamena allegata.

Cordiali saluti,

il Preside Armando Dippet.

Lessi la lettera più volte. Ero incredula. Nessuno si era mai rivolto a me con un tono tanto formale. Sorrisi , fiera di me. Dopotutto provenivo da una famiglia molto ricca, ero d’alta società. Con questi pensieri, piegai la lettera in malo modo e la infilai sotto la veste. Tornai in camera mia e mi stesi sul letto a baldacchino. Già mi vedevo con indosso la divisa dei Serpeverde. Eppure c’era qualcosa che mi turbava. Gli altri ragazzini non sapevano a quale Casa sarebbero stati assegnati. In un certo senso per loro sarebbe stata una specie di sorpresa. Per me invece era stato tutto programmato.

                                                  _____________________________________________________________________

Agosto passò in fretta. Non c’era giorno in cui Mathilda non mi impartisse ordini su come comportarmi a scuola. Fino ad allora non avevo mai studiato con altri ragazzi. Avevo sempre preso lezione da insegnanti privati, fin da piccola. Ero eccitata all’idea. L’ultimo giorno del mese la mia matrigna, scortata da due valletti, mi portò contro voglia da Madama McClan per comprare una divisa.

 “ Come ho fatto a non pensarci prima? Stupida ragazzina, quando credevi di dirmi che ne hai bisogno entro domani?” mi urlò contro quel pomeriggio. Io la guardai torva. Sapeva bene il perché di ciò che avevo fatto. Era da quando avevo nove anni che desideravo andare ad Hogwarts con la vecchia divisa di mia madre.

 Mathilda lei sa bene il perché, ho intenzione di indossare la divisa di mia madre!” le risposi, cercando di mantenere la calma.  Il suo viso, già naturalmente arcigno, si deformò ulteriormente in una smorfia canzonatoria.

 “ Tua madre era una sporca Corvonero! Dovresti vergognarti di ciò che hai detto!” mi rispose in tono duro, con un sorriso sadico. Ebbene, io non ero una ragazzina da lacrime. Ma in quel momento non riuscii a trattenerne una, mentre mi spingeva verso il camino per prendere la Metro Polvere.

Comprata quella maledetta divisa, tornai a casa stremata e mi chiusi in camera. Restai a fissare il soffitto in preda al panico, con i più assurdi pensieri che mi frullavano per la testa. La verità era che senza la vecchia divisa di mia madre, mi sentivo maledettamente vulnerabile. Non riuscii a dormire e verso mezzanotte mi alzai e aprii l’armadio. Tirai fuori la toga polverosa appartenuta ad Alexandra Nott e la stesi sul mio letto. Staccai la spilla da Caposcuola e la legai a un cordone blu. Lo allacciai intorno al mio sottile collo e mi addormentai.

La mattina dopo fui svegliata da un paio di servitori , che mi buttarono giù dal letto in malo modo e mi intimarono di recarmi in bagno. Assonnata, mi abbandonai nella vasca piena di bolle e mi lasciai pettinare i capelli. Dopo un’ora ero già pronta e zampettavo per la villa, controllando che non avessi scordato niente. Arrivai a King’s Cross in perfetto orario. I miei bagagli erano stati già caricati dai valletti. Guardai Mathilda, era arrivato il momento dei saluti. Il suo volto era impassibile e freddo. Non ci feci caso. Il mio sguardo scivolò sulla moltitudine di famigliole impegnate in smancerie: c’era chi si sbracciava per richiamare l’attenzione di un amico, chi piangeva per dover lasciare i genitori, chi si abbracciava. Il treno fischiò e feci un cenno alla mia matrigna.

“Arrivederci, Mathilda. Avviserò prima di tornare per le vacanze di Natale” le dissi in tono formale. Era tutto così strano. Ero l’unica che non sorrideva, tra quella folla. Mathilda abbassò lo sguardo gelido e mi fece un cenno d’assenso. Capii che era il massimo che potevo ottenere e mi avviai sola verso un vagone. Tuttavia non riuscii a fare a meno di notare un ragazzino. A quanto pare non ero l’unica senza genitori. Si avviava anche lui allo stesso vagone. Sembrava un giovinetto di buona famiglia:aveva un’espressione fiera, quasi arrogante e camminava a testa alta guardando tutto con freddezza. Non so perché, ma decisi che potevamo essere amici. Sembrava cos’ simile a me. O almeno, simile a ciò che dovevo essere.

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L’Espresso per Hogwarts era completamente pieno. In tutti i vagoni c’erano ragazzi impegnati nelle attività più strane. Avevo timore, così strinsi più forte la spilla di mia madre. Il misterioso ragazzino mi seguiva, neanche lui era riuscito a trovare un posto. Infine mi sedetti con lui in uno scompartimento occupato da alcuni del primo anno. Appena mi fui sistemata, pensai bene di presentarmi.

“ Ciao, io sono Isabella Serpeverde. Tu come ti chiami?” gli chiesi. Al solo sentir del mio cognome, tutto lo scompartimento si girò verso di me e gli occhi smeraldini del ragazzino scintillarono.

“Io sono Tom OrvolosonRiddle” rispose freddo, insicuro se pronunciare il suo cognome. Probabilmente non doveva sembrargli poi così importante in confronto al mio. Sorrisi dentro di me.

Per tutto il viaggio parlammo ininterrottamente. Scoprii che non aveva genitori e che il professor Silente lo aveva convocato personalmente, porgendogli l’invito a partecipare alle lezioni. Mi disse che era un Purosangue discendente di una famiglia molto prestigiosa. Strano,non avevo mai sentito il suo cognome.

Arrivammo ad Hogwarts verso sera e non appena scendemmo dal treno, fummo guidati da un vecchio guardiano. Appena entrati nel castello, una giovane professoressa dall’aria severa ci fece mettere in fila , in attesa di essere Smistati. Io ero una delle ultime. Prima di me Tom fu chiamato e fu smistato a Serpeverde. Almeno avrei avuto un compagno.

“Isabella Serpeverde!” tuonò la professoressa McGrannit. Tutta la Sala Grande ammutolì. Ero abituata a queste reazioni, ma mi sentii lo stesso a disagio. Mi avviai verso lo sgabello dove era poggiato un cappello consunto. Mi sedetti e aspettai che la professoressa me lo posasse in capo.

Faceva una strana sensazione indossarlo. Era come se lui ti entrasse in testa e riuscisse a leggerei tuoi pensieri.

“Oh, si bambina… riesco a leggerti nel pensiero!” sentii nella mia testa. Mi lasciai sfuggire un singhiozzo spaventato. Era davvero inquietante.

“ Bene, vediamo… Isabella Serpeverde. Dal tuo cognome non c’è bisogno di applicarsi molto per capire dove smistarti. Saresti una perfetta Serpe. Sei fredda, determinata e ambiziosa. Ma cosa vedo nella tua testa? Mmm… Staresti bene anche tra i Corvovero. Hai un’intelligenza particolarmente sviluppata e un forte amore per la cultura…” mi sussurrò. Per un attimo fui pervasa da speranze irraggiungibili. Sarei stata nella stessa Casa di mia madre! Ma il Cappello Parlante continuò a riflettere.

“ Ma sarebbe uno scandalo mandare a Corvonero l’unica erede di Salazar Serpeverde! Sarebbe un disonore per la tua famiglia! Ahimè , bambina… per il tuo stesso bene mi vedo costretto a affidarti a Serpeverde”. Così spalancò la piega che fungeva da bocca e urlò ciò che mi avrebbe marchiato a vita.

“SERPEVERDE!”. A malapena sentii le urla di giubilo della tavolata verde-argento. Scesi dallo sgabello e mi avviai verso i miei nuovi compagni. Ostentai un sorriso impeccabile per tutta la sera. In fondo, cosa credevo? Di poter essere un’anonima Corvonero? Non era da me abbassarmi a certi livelli. “ Pensa a cosa direbbe tuo padre!” mi dissi. Ripetei questa frase come un mantra per tutta la notte, mentre dormivo in quello che sarebbe stato il mio letto per i prossimi sette anni.

 

Cari lettori, questo è il primo capitolo di una fan fiction che intendo continuare( a meno che non sia a corto di ispirazione! XD)

  Spero vi sia piaciuto, e sarei molto felice se lasciaste qualche recensione giusto per esprimere la vostra opinione. E perché no, anche per criticare ;D

Al prossimo capitolo!

Hayley J

 

 

  
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