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Autore: Ariel Bliss Russo    27/12/2010    2 recensioni
Buio. Lassù, regnava un silenzio prepotente, rotto solo dal suono dei clacson, dal rombo dei motori di auto e moto, dal ronzio indistinto di voci, dal verso ripetitivo delle cicale. Il cielo blu, scuro e pieno di stelle come tutte le notti, in quel momento pareva viola, cupo, pieno di nubi che oscuravano la luna e i piccoli luccichii che le si distendevano attorno. Minacciava di piovere. Quel pensiero passò rapido nella mia mente, ma si cancellò subito. Non era importante come gli altri. Avrebbe piovuto? Pioggia, acqua, mi sarei semplicemente bagnata..
Genere: Dark, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Without you .. I'm not nothing.

Buio. Lassù, regnava un silenzio prepotente, rotto solo dal suono dei clacson, dal rombo dei motori di auto e moto, dal ronzio indistinto di voci, dal verso ripetitivo delle cicale. Il cielo blu, scuro e pieno di stelle come tutte le notti, in quel momento pareva viola, cupo, pieno di nubi che oscuravano la luna e i piccoli luccichii che le si distendevano attorno. Minacciava di piovere. Quel pensiero passò rapido nella mia mente, ma si cancellò subito. Non era importante come gli altri. Avrebbe piovuto? Pioggia, acqua, mi sarei semplicemente bagnata. Il terrazzo, dov’ero io in quel momento, era pieno di quelle turbine collegate ai condizionatori degli appartamenti sottostanti. Facevano rumore, ma come il resto pareva muto, spento, come se non lo sentissi davvero. Il mio mondo pareva immerso in quel silenzio continuo, immortale. Ormai da due anni. Avevo provato con tutta me stessa a reagire, a uscire dal mio piccolo e vuoto universo e apprezzare ciò che mi circondava. Ma non aveva senso. Non ci ero riuscita. Più provavo a ridere, più una parte di me moriva. Più mi sforzavo di uscire dalla solitudine più cupa, più ci cadevo dentro. Perché ogni passo avanti voleva dire tre indietro. Perché ogni gesto, senza un piccolo sforzo di volontà, era nullo. Perché ormai avevo capito che per dare un senso alle mie azioni, avevo bisogno di te. Che anche se ciò che ci era successo era privo di logica, non mi importava. Che tutta quella confusione mi faceva impazzire, se tu non eri lì con me ad abbracciarmi. Che per non sentirmi sola avevo bisogno delle tue carezze, dei tuoi sorrisi. Che per sentirmi amata, avevo bisogno dei tuoi baci, anche se solo nei miei sogni, del tuo amore. Dello stesso amore che io, per paura, avevo rifiutato. Di un amore che si era inseguito per secoli, che mi aveva sempre ucciso, ma che stavolta mi aveva risparmiato. Tutte le volte che tu mi avevi amato, mi avevi vista morire. Tutto il tempo infinito che avevi usato per vagare in questo mondo, cercandomi, trovandomi, per poi vedermi scomparire di nuovo. Cos’era la mia paura, in quel momento, in confronto a tutte le volte che morendo ti ho spezzato il cuore? Qualcosa di stupido, che mi ha permesso di perderti. L’unica volta che avrei potuto essere davvero felice.. ho rinunciato. In fondo, chi crederebbe al ragazzo che si ama, se quello ti dice di essere immortale? Se ti dicesse che tu ti reincarni ogni diciasette anni, per poi morire dopo un piccolo bacio? Dopo esserti innamorata sempre di lui, in ogni vita, in posti ed epoche diverse? E che in quella vita, sareste potuti stare insieme solo senza baciarvi davvero? Ho avuto paura.. paura di tutto. Paura di essere davvero un ragazza che rinasce nei secoli. Paura che tu sia davvero ciò che dici di essere. Paura di morire di nuovo, se tutto fosse stato vero. Ma soprattutto, ciò che non avevo capito prima, ma che capivo in quel momento, era che la paura più grande era quella di perderti. Perché l’amore è così.. grande, immenso, ma fragile. Basta così poco, che tutto si rompe. E in quel momento, il tempo pareva fermarsi, mentre tutti quei rimorsi mi uccidevano secondo per secondo. Tu l’avevi uccisa. Avevi ucciso la fonte delle mie continue morti. L’avevi fatto per il nostro futuro. Ed io? Cosa avevo fatto? Ti avevo voltato le spalle, dicendo di voler essere normale, di poter far tornare tutto come prima. Ma la realtà era che non aveva senso per me essere normale, se dovevo rinunciare a te.  Se solo non fossi stata così stupida. Se solo avessi provato, anche solo per un istante, a pensare quanto sarebbe stata buia e dolorosa la vita senza di te.. non ti avrei mai detto di lasciarmi andare. Ma l’avevo fatto. Le conseguenze, avevo già capito, erano terribili. Come se, dopo momenti di luce e amore, la mia intera vita fosse sprofondata negli abissi più bui. Oramai non sapevo più cos’era la luce. Quella vera, che ti riscalda fino in fondo. L’avrei ritrovata solo ritrovando te, se mi era ancora possibile.

-Daniel..- sussurrai al vento. Sentire il tuo nome fra le mie labbra, rendeva un po’ più concreta la possibilità di riaverti accanto a me.

-Karen..- sentì alle mie spalle, sussultando. I rumori non mi avevano ifluenzata fino a quel momento. Perché quello non era un rumore come un altro. Non era una Voce come un’altra. Quella.. era la Sua voce. Mi girai lentamente, come se facendolo troppo velocemente avrei fatto sparire quella proiezione che pareva reale. Eppure, girandomi, era lì. Sotto la pioggia che aveva iniziato a cadere senza che io me ne accorgessi. Alto, d’una bellezza assurda, capelli color bronzo bagnati e incollati al viso, piccoli riccioli ancora visibili. Occhi verdi, profondi, stupendi, parevanno illuminarsi quando incrociavano i miei. Naso perfetto e labbra carnose e rosse. La felpa nera, i jeans strappati dello stesso colore zuppi di pioggia erano incollati al corpo d’un Dio, magro e scolpito, e gli anfibi neri ai piedi. Daniel.. pareva una visione, troppo bello per esistere realmente, troppo bello per amare proprio me, io troppo stupida e ingenua per meritare il suo amore.

Mosse qualche passo, azzerando la distanza fra di noi. Da quanto sognavo quel momento? Da sempre. Cosa dovevo fare? Forse, chiedergli scusa per quanto sia stata stupida, per quanto abbia sbagliato ad abbandonarlo, e di quanto mi sia mancato tutto di lui. I suoi occhi, i suoi capelli, il suo corpo sul mio, le sue labbra che mai avevano toccato le mie, i suoi sorrisi. Invece, con voce tremante, diedi la parola alla parte del mio carettere arrogante e impulsivo: -Che ci fai qui?-. Mi pareva di averlo appena sussurrato, ma lui aveva sentito perfettamente.

-Mi hai chiamato tu..- rispose semplicemente, rimanendo serio. Dai suoi occhi traspariva sincerità, felicità nel rivedermi, ma anche la tanta tristezza e solitudine che io gli avevo recato.

-E’ da tanto tempo che ti chiamo, Daniel.. perché sei venuto solo ora?- ecco, stavo ricominciando con tono accusatorio. Come se fosse colpa sua.. lui non potrebbe mai sbagliare! E’ stata colpa mia. L’ho perso, e vedendolo di nuovo davanti a me in quell’istante, avevo paura che se ne andasse di nuovo.

Alzò debolmente la mano bagnata e la poggiò sulla mia guancia, ma quel tocco parve così caldo.. mi trasmetteva gli stessi brividi di sempre.. non per il freddo, ma perché era semplicemente lui a toccarmi. I suoi occhi mi leggevano dentro, come avevano fatto tanto tempo prima, quando non sapevo niente, quando eravamo felici.

-Non ti ho mai lasciata sola Karen.. ti sono sempre stato vicino, senza farmi vedere.. le volte in cui mi chiamavi, beh.. dovevo accertarmi che tu mi volessi davvero. Ho sbagliato.. in tutto.. ho agito solo per puro egoismo, solo per avere te.. per poterti amare come- si bloccò un attimo, scrutando il mio viso -..come non sono mai riuscito a fare prima, quando ti perdevo ogni volta..-

Quelle parole fecero accellerare il mio cuore inevitabilmente, come succedeva ogni volta. Il mio viso non era bagnato solo dalla pioggia, ma anche da lacrime silenziose che si confondevano con quelle del cielo. La presa della sua mano si fece più forte e mi fece avvicinare a lui, fino a quando le sue braccia mi circondarano la vita, cullandomi dolcemente come se cantasse una ninna nanna.

-Non darti tu la colpa.. è successo tutto a causa mia e della mia stupida paura.. ho capito solo ora che non era il passato a terrorizzarmi, ma un possibile futuro senza di te, che ho sperimentato e con cui non voglio più avere a che fare.. mai, mai più..- dissi, con la voce soffocata dalla sua felpa. Lo sentì accarezzarmi i capelli, poi mi alzò il viso e mi guardò dicendo: -Se tu vuoi, io ci sarò in ogni secondo della tua vita.. per sempre.. devi volerlo tu..- lo interruppi, prima che continuasse con ciò che già sapevo.

-Fino a quando morirò.. e non ti potrò stare davvero vicino, Daniel.. perché siamo diversi..-. Lo vidi sorridere, dolce, mentre mi spostavano i capelli bagnati dal viso.

-Sai che giorno è oggi?- mi chiese, confondendomi. Certo che lo sapevo.. era il 29 Gennaio, e..

-La mezzanotte è passata.. ho diciassette anni adesso..- dissi debolmente fra me, per poi guardarlo. Lui annuì, senza mai lasciarsi scappare quell’aria dolce e sexy che adoravo.

-Esatto.. quando ti ho detto di aver ucciso la fonte delle tue morti precedenti..- cominciò, cercando di non spaventarmi, ma io annuì, e lui continuò: -Non ti ho detto che, dopo i diciassette anni, i Reincarnati diventano Immortali..- lo sentì trattenere debolmente il respiro, per farmi digerire la notizia. Io.. Immortale?

-Vuoi dire che.. io non.. non morirò mai?-. Annuì.

-E.. che tu ed io.. staremo davvero insieme per sempre.. senza essere diversi.. senza aver paura di perderci?-. Con un sorriso stupendo e abbagliante persino in una nottata nera e piovosa come quella, annuì. Sarei potuta rimanere scioccata, ferma a pensare, tremare di paura, addirittura respingerlo e dirgli che era pazzo.. ma dopo averlo perso una volta, non volevo rischiare di nuovo. Feci salira le mani sul suo petto forte e muscoloso, per poi fermarmi alle sue spalle e avvicinarmi. Le nostre fronti si sfiorarono, mentre sussurrammo l’uno il nome dell’altra.. e poi ci baciammo. Fu qualcosa di irreale e fantastico, mi si mozzo il respiro e il cuore prese a galoppare così velocemente che avevo paura mi uscisse dal petto. Mi avvolse più forte a sé con le braccia attorno alla vita, mentre il bacio si faceva più profondo e passionale, nell’aria si sentiva tutto ciò che avevamo provato stando lontani e che ora ci manteneva forti e uniti. Avevamo tanto tempo per stare insieme, io ne avevo altrettanto per capire meglio ciò che eravamo, ma quello che in quel momento era davvero importante era stare insieme a lui.

-Ti amo..- mi sussurrò, quando ci staccammo un attimo per riprendere fiato.

-Ti amo anch’io..- gli dissi con gli occhi lucidi, mentre la pioggia bagnava i nostri volti legati da quel bacio eterno, senza fine.

   
 
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